Il premier Matteo Renzi torna ad attaccare le politiche di sola austerity e invita l'Ue a fare il suo mestiere.
"Stiamo facendo una battaglia in Europa. La bandiera dell'Europa - ha detto il premier - è qui con noi e la teniamo al nostro fianco ma l'Europa faccia il suo mestiere, che è promuovere la crescita e non solo l'austerity, investire sul futuro e non solo in burocrazia".
Per troppo tempo - prosegue Renzi - abbiamo sprecato tempo perché qualcuno ha pensato di far vincere la cultura dell’austerity e quindi ha dimezzato gli investimenti pubblici in Italia, con un ragionamento filosofico suicida che ha portato la riduzione di 20 miliardi di finanziamento". "Non lasceremo - ha aggiunto - che l’Italia commetta gli errori del passato quando si è deciso di tagliare sulle opere pubbliche perché chi taglia sulle opere pubbliche sta tagliando il suo futuro, la sua possibilità di crescita".
Parlando in Sicilia, nel cantiere della statale Agrigento-Caltanissetta, il premier dice che "la stagione delle chiacchiere è finita, qui ci sono i soldi, altri 470 milioni: sono stati liberati e compito vostro è spenderli bene. Non ci sono più alibi". Poi arriva il passaggio sull'Ue e la bandiera: "Abbiamo tutti una battaglia che svolgiamo in Europa... la bandiera è qui e la teniamo con noi, ma l’Europa faccia il suo mestiere che è promuovere crescita e futuro e non solo austerity e burocrazia".
La manovra economica dell'Italia potrebbe non rispettare le regole Ue. Lo rileva la Commissione che oggi ha espresso le proprie valutazioni sulle leggi di bilancio dei vari Paesi.
La bozza di legge di bilancio italiana 2017, scrive Bruxelles, è "a rischio di non rispetto" dei requisiti del Patto Ue, perché "potrebbe risultare in una deviazione significativa dall'aggiustamento verso l'obiettivo di medio termine". Lo stesso rischio c'è per altri 5 Paesi: Belgio, Cipro, Lituania, Slovenia, Finlandia.
"Per il Belgio e l'Italia che sono nel braccio preventivo" del Patto di stabilità e "devono rispettare la regola del debito", "a breve la Commissione Ue ritornerà con un rapporto sul debito", ha annunciato il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis.
"Per l'Italia il gap è più ampio" rispetto agli impegni richiesti ma "una parte significativa della deviazione" di bilancio "è associata ai costi del sisma" e alla "drammatica" situazione che si è creata "e alla gestione dei flussi migratori", ha affermato il commissario Ue agli affari economici Pierre Moscovici, assicurando che "ne terremo conto".
Intanto nella vita reale e sempre più precaria la condizione dei minori in Italia: secondo l'Atlante dell'infanzia di Save the Children, quasi un minore su tre è a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre i bambini di 4 famiglie povere su 10 soffrono il freddo d'inverno per la mancanza di riscaldamento. Da una delle mappe dell'Atlante, elaborata dall'Ingv, e pubblicata dalle agenzie di stampa emerge inoltre che 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica.
In Sicilia un giovane su 4 tra i 18 e i 24 anni (24,3%) interrompe gli studi precocemente, fermandosi alla licenza media inferiore, a fronte di una media nazionale del 14,7%. Lo dicono i dati diffusi da Save the Children nel settimo Atlante dell'Infanzia a rischio intitolato "Bambini, Supereroi" e pubblicato per la prima volta da Treccani. Inoltre, circa un alunno 15enne siciliano su 3 non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura e più di 1 bambino o ragazzo tra i 6 e i 17 anni su 2 non legge neanche un libro all'anno. Ad esporre i piccoli al pericolo povertà ed esclusione sociale è anche il titolo di studio dei genitori, almeno per 6 minori italiani su 10, e la Sicilia è particolarmente a rischio, dato che la metà degli adulti dell'Isola tra i 25 e 64 anni è ferma alla licenza media inferiore.
"In Puglia la percentuale dei bambini e dei ragazzi fino a 17 anni in povertà relativa supera di molto la media italiana: il 32% rispetto al 20%". A rilevarlo è il settimo 'Atlante dell'Infanzia' di Save the children che ha analizzato la situazione italiana relativa alla "infanzia a rischio". Secondo l'indagine "la povertà diffusa, i servizi mancanti che spesso caricano tutta la spesa sulle spalle delle famiglie, hanno portato il Mezzogiorno d'Italia a percentuali più alte delle medie italiane". La ricerca sottolinea poi che "i bambini pugliesi dai 6 ai 17 anni che non hanno visitato monumenti o siti archeologici sono più di 4 su 5 (84,4%)", mentre "3 su 4 non sono andati a mostre o musei (74,3%)". In Puglia, inoltre, "i dati dei minori in Comuni con dissesto o riequilibrio finanziario sono particolarmente allarmanti: contro una media nazionale del 7,4% (minori 0-17 anni sul totale della popolazione), nella provincia di Foggia i minori che vivono in comuni con dissesto o riequilibrio finanziario sono il 26% mentre in quella di Taranto toccano addirittura il 33,6%".
E' quanto emerge dai dati del 7/o Atlante dell'Infanzia 'Bambini, Supereroi' di Save the Children, quest'anno per la prima volta pubblicato da Treccani. In particolare in Emilia-Romagna, un alunno di 15 anni su cinque non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura. La percentuale di giovani emiliani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, tocca il 13,3%, con un'incidenza maggiore tra i maschi (16,4%). Tra i ragazzi della regione, quattro su 10 non hanno letto nemmeno un libro lo scorso anno e sei su 10 non sono andati a teatro.
Barack Obama è arrivato ad Atene, prima tappa del suo ultimo tour europeo da presidente degli Stati Uniti che lo porterà anche a Berlino.
A una conferenza stampa prima di partire per il tour Europeo si concentra soprattutto su questioni di politica interna, con al centro della discussione Trump e quello che la sua amministrazione farà, con la rassicurazione, non troppo scontata, che il nuovo presidente "intende rispettare gli impegni presi con una Nato forte", nonostante lui stesso abbia detto finora che vuole più impegno dagli alleati.
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"Ha espresso un grande interesse a mantenere ferme le nostre relazioni di base", dice Barack Obama, citando uno degli argomenti di cui i due hanno discusso nel loro recente incontro per un primo passaggio di consegne.
"La mia squadra - ha poi assicurato Obama - è pronta ad accelerare i prossimi passi necessari per assicurare una transizione morbida e resteremo in contatto anche mentre siamo in viaggio".
Non ha tuttavia negato di essere preoccupato. "Non è un mistero che tra noi vi siano enormi differenze". Dicendo però di credere a un Trump più pragmatico che ideologico.
Intanto come scrive il corrispondente Giovani Masini di Il Giornale d Atene morire di austerity nel 2016 e una cosa assurda sctive il quotidiano Italiano : Un rapido sguardo per controllare che la telecamera sia spenta, poi le mani si tuffano nella borsa per stivare i pannolini e il latte in polvere donato dai volontari. Lo sguardo stanco di Eugenia è lo stesso di tantissime madri che in Grecia non hanno più soldi per pagare il necessario ai propri bambini. Gli omogeneizzati, gli occhiali, le vaccinazioni. Quando la crisi economica morde e le forze vengono meno, le donne come Eugenia vengono alla Clinica della comunità metropolitana di Atene
Un ospedale continua il quotidiano della famiglia Berlusconi di volontari alla periferia della capitale per assicurare cure gratuite a chi è stato lasciato senza niente dalle politiche di austerity che da anni devastano la Grecia. A due passi da un luogo simbolo della città, l’aeroporto Hellinikon – ora abbandonato e riconvertito in un sordido campo di accoglienza per migranti – sorge un piccolo poliambulatorio che per moltissimi ateniesi è ormai un sostegno imprescindibile.
Nascosta fra i capannoni industriali in rovina e le piante d’oleandro, continua il Giornale la clinica è stata aperta nel 2011 per iniziativa di un gruppo di medici guidati dal cardiologo Giorgios Vichas. Lo sguardo vispo sotto una chioma corvina appena punteggiata di grigio, Vichas ci accoglie nel suo studio facendosi largo fra gli scatoloni colmi di medicine. “Queste ci vengono donate da cittadini di tutta Europa – spiega indicando le confezioni tutt’intorno – Ma anche da greci di tutte le classi sociali.”
Ogni mese il dottore e i suoi novanta colleghi volontari visitano fino a duecentocinquanta persone a settimana, con un aumento dell’affluenza nell’ultimo anno. A aiutarli scrive il quotidiano Italiano dal suo corrispondente d Atene anche ragazzi e pensionati da mezza Europa, spesso inquadrati in associazioni specializzate come Griechenland Hilfe, che ogni anno spedisce dall’Austria veri e propri convogli di aiuti umanitari.
“Viene da noi chi non può permettersi di pagare l’assicurazione sanitaria – chiarisce Vichas – al quotidiano Italiano Donne con bimbi ancora in fasce, uomini disoccupati, anziani. Vengono da tutte le zone di Atene, quelle popolari e quelle che un tempo erano considerate borghesi.”
Secondo il quotidiano Italiano Il governo di Alexis Tsipras ha ripristinato l’assistenza sanitaria gratuita ai disoccupati ma paradossalmente, spiegano i volontari, questa mossa ha ingolfato ancora di più gli ospedali già oberati di lavoro. Mettendo a nudo un altro gravissimo problema del sistema sanitario ellenico: l’ormai cronica mancanza di personale medico-infermieristico.
Nei nosocomi privi di strumentazioni e farmaci scarseggiano anche i professionisti: “Le misure di austerity imposte con i vari memorandum approvati negli anni – scuote la testa Vichas – impediscono di assumere nuovi medici a tempo indeterminato”.Secondo la Federazuine Panellenica dei dipendenti degli ospdali pubblici... all’ospedale Kratico Gennimatas di Atene oltre il 40% delle posizioni sono vacanti.
Le Nazioni Unite hanno evocato oggi "dettagli emersi" sull'uso di armi chimiche da parte dei miliziani dell'Isis in Iraq e notizie sullo stoccaggio a Mosul di "grandi quantità" di ammoniaca e zolfo poste in zone dove sono presenti civili. Lo ha detto a Ginevra la portavoce Ravina Shamdasani dell'Ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani.
L'Onu ha inoltre denunciato l'affiorare di nuove prove di fosse comuni, sullo sfruttamento sessuale di donne e bambine, torture e uccisioni, reclutamento di bambini e altre gravi violazioni da parte di miliziani dell'Isis in Iraq. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Ra'ad Al Hussein ha esortato a un'azione immediata per garantire i diritti ed i bisogni delle vittime, assicurare la giustizia e riferire la situazione in Iraq alla Corte penale internazionale.
Ed e questo lo scenario lasciato a risolvere il nuovo inquilino della Casa Bianca che sta lavorando alla sua squadra di governo. Il transition team avrebbe già delineato una 'short-list' per le posizioni chiave, con i fedelissimi del presidente eletto in pole position e nessuna donna in corsa. Dopo anni lontano dal 'potere' di Washington a causa della crisi economica, Wall Street potrebbe tornare protagonista, con l'amministratore delegato di JPMorgan JAMIE DIMON papabile per il Tesoro, incarico per il quale girano anche i nomi dell'ex di Goldman Sachs STEVE MNUCHIN e l'investitore CARL ICAHN.
Anche se i giochi restano aperti, con Trump che avrà l'ultima parola, il nome di RUDY GIULIANI, l'ex sindaco di New York braccio destro di Trump che ha appoggiato fin dall'inizio della campagna, è in corsa per varie posizioni. Con i suoi trascorsi e il pugno duro usato negli anni '90 nella Grande Mela, Giuliani sembra favorito per il ruolo di segretario alla Sicurezza nazionale o direttore della Cia. Un'altra ipotesi per Giuliani è quella di ministro della Giustizia, ruolo per cui è in corsa anche CHRIS CHRISTIE.
Fedelissimo di Trump dopo aver accantonato le aspirazioni presidenziali, Christie è di recente più defilato dopo i problemi giudiziari sullo scandalo del George Washington Bridge, che ha portato alla condanna di due assistenti del governatore del New Jersey. Per la sicurezza nazionale un'ipotesi, anche se poco probabile, e' quella di SARAH PALIN. L'ex governatore dell'Alaska non ha mai nascosto che sarebbe stata interessata a un posto nell'amministrazione, ma le sue chance per il ministero degli interni sembrano limitate. A Palin potrebbe andare la guida dell'agenzia per le risorse naturali. Il neurochirurgo pediatrico BEN CARSON, ex rivale alla Casa Bianca di Trump, potrebbe approdare alla Sanità, divenendo così il protagonista di una delle prime battaglie di Trump, l'abolizione dell'Obamacare, che ha promesso nei primi 100 giorni.
A capo dello staff Trump valuta il numero uno del Republican National Committee RIENCE PRIEBUS, ma anche NEWT GINGRICH, l'ex speaker della Camera che ha aspirato alla Casa Bianca nel 2012. Gingrich è in corsa anche per la posizione di segretario di Stato.
Per il dopo John Kerry, Trump valuta anche i senatori dell'Alabama JEFF SESSION o del Tennessee BOB CORKER, ma anche il presidente del Council on Foreign Relation RICHARD HASS. Nella short list per la Difesa ci sarebbero oltre al senatore Session, il parlamentare della California DUNCAN HUNTER e JIM TALENT, dell'American Enterprise Institute.
Alla Casa Bianca come consigliere è quasi certo arrivi KELLYANNE CONWAY, la manager di origini italiane della campagna di Trump, che ha ammesso si aver ricevuto un'offerta per un posto. Per la comunicazione sono in corsa JASON MILLER e HOPE PICKS, che ha fatto da portavoce per la campagna di Trump dopo aver lavorato nelle public relation della società di Ivanka Trump.
"Con Trump perderemo due anni: il tempo che faccia il giro del mondo che non conosce": lo ha detto il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker rispondendo alle domande dei ragazzi alla Corte di Giustizia Ue a Lussemburgo. "Gli americani in generale non hanno attenzione verso l'Europa", ha detto Juncker secondo quanto riporta il giornale lussemburghese Le Quotidien. "Riguardo a Trump, credo di capire che lui pensi che il Belgio sia un villaggio da qualche parte nel nostro continente... In breve, dovremo mostrargli e spiegare cos'è l'Europa".
"E' vero che l'elezione di Trump comporta dei rischi di vedere gli equilibri intercontinentali disturbati sui fondamentali e sulla struttura", visto che "ho una lunga vita politica, ho lavorato con quattro presidenti Usa e ho constatato che tutto quello che si dice in campagna elettorale è vero un po' per tutti purtroppo", ha detto ancora il presidente della Commissione Ue rispondendo agli studenti alla Corte di Giustizia a Lussemburgo.
Sinceramente da vecchio cronista non ci riesco a capire queste manifestazioni contro il nuovo Presidente eletto democraticamente da la maggioranza degli Americani : Non si placano le proteste negli Stati Uniti contro l'elezione alla Casa Bianca di Donald Trump. La polizia di Portland, in Oregon, ha sparato pallottole di gomma e usato spray al peperoncino per disperdere una manifestazione anti-Trump degenerata in rivolta: 29 persone sono state arrestate.
"Ci uniremo tutti e ne saremo orgogliosi": così su Twitter Donald Trump lancia un appello alla luce delle proteste esplose in molte città americane contro la sua elezione. "Amo il fatto - aggiunge il neo presidente su Twitter - che i piccoli gruppi di manifestanti la scorsa notte abbiano mostrato passione per il nostro grande Paese".
Arrestato in Sudan il terrorista tunisino Moez Fezzani, conosciuto come Abu Nassim, considerato tra i reclutatori dell'Isis in Italia. Lo si apprende in ambienti dell'antiterrorismo.
Avrebbe fatto parte, tra il '97 e il 2001, di una cellula del 'Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento' con base a Milano che reclutava uomini da inviare nei Paesi in guerra. Nel 2014 è stato condannato definitivamente a Milano per associazione per delinquere con finalità di terrorismo; nel 2012 era stato assolto in primo grado e espulso dall'Italia.
Fezzani era ricercato in base ad un mandato di cattura internazionale, dopo la condanna definitiva a 5 anni e 8 mesi, emesso dalla Procura Generale della Repubblica di Milano per associazione per delinquere con finalità di terrorismo.
Dopo tre anni, nel 2012, fu espulso. Durante il suo trasferimento a Malpensa, Fezzani si lanciò fuori dall'auto della polizia e per qualche giorno riuscì a far perdere le proprie tracce. Ma dopo poco fu scovato a Varese, nascosto nell'abitazione di un amico. Nel 2014 Fezzani è stato condannato definitivamente a Milano per associazione a delinquere con finalità di terrorismo.
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Secondo un report riservato stilato dai servizi segreti italiani nel gennaio 2015, dopo l'attacco al giornale satirico Charlie Hebdo, Fezzani era inserito in una lista di 25 nomi di persone partite per la Siria a combattere tra le fila dell'Isis. Così veniva definito: "Ex estremista tunisino oggi legato alla formazione terroristica Ansar al Sharia". Lo scorso agosto era stato annunciato il suo arresto (poi smentito) in Libia.
Fezzani sarebbe stato implicato anche nel sequestro dei quattro tecnici italiani della ditta Bonatti, rapiti in Libia il 19 luglio 2015.
E' stato individuato in Sudan grazie al lavoro delle due agenzie di intelligence italiane. Nato a Tunisi nel 1969, Fezzani è considerato militante di Al Qaida in Afghanistan, è noto da oltre un ventennio per le sue attività nell'ambito di una delle formazioni satellite di Al Qaida, Ansar Al Sharia Tunisia (AST). Catturato in Pakistan nel 2002, è stato detenuto nella base statunitense di Bagram e poi estradato in Italia. Nell'aprile 2012, dopo un periodo di detenzione, viene espulso in Tunisia.
Successivamente viene localizzato in Libia, dove gestisce campi di addestramento per aspiranti mujaheddin. Nell'estate 2013, raggiunge la Siria, per poi rientrare nuovamente in Libia nel 2014 dove recluta aspiranti combattenti. Era ricercato dalla Tunisia, per l'organizzazione degli attentati al Museo del Bardo e all'Hotel Imperial di Sousse.
Sono bastate quattro ore: dall'80% di possibilità di vittoria, Hillary Clinton è crollata a un drammatico 6%. Un declino inesorabile che dalla chiusura dei primi seggi all'una italiana, ha visto Donald Trump avanzare inesorabilmente fino a ribaltare le previsioni: alle 5 del mattino le sue chances di conquistare la Casa Bianca, secondo il New York Times, sono pari al 94%. È sua la decisiva Florida, insieme ad altri due stati chiave come l'Ohio e il North Carolina. Smentiti i sondaggi che alla vigilia del voto davano Hillary in vantaggio sul tycoon, seppur con un margine che non lasciava niente di scontato.
«Speriamo che sia femmina, se fosse Trump il nuovo presidente sarebbe un disastro», aveva detto Renzi ancora lunedì. E adesso che gli americani, a dispetto di ogni previsione e anche del buonsenso, hanno scelto The Donald, il premier italiano è costretto a rivisitare la sua opinione. Anche se lo fa in punta di piedi. Così: «Abbiamo di fronte un mondo che vede dei cambiamenti inattesi. Chi avrebbe mai detto, un anno fa, che la campagna di Donald Trump, non solo per le elezioni ma anche per le primarie, avrebbe potuto ottenere consenso prima all'interno del partito repubblicano e poi nell'America profonda? E invece è accaduto, e noi oggi diciamo che abbiamo rispetto per il voto del popolo americano e che collaboreremo con la nuova presidenza degli Stati Uniti d'America
Per Matteo Renzi è il giorno del Grande Imbarazzo. Fino alla vigilia del voto americano, il premier ha fatto un tifo forsennato a favore di Hillary Clinton.
Bisognerà vedere quanto Trump vorrà collaborare con l'Italia e più in generale con l'Europa. La sua campagna elettorale è stata improntata a slogan isolazionisti e protezionisti. Tipo la minaccia di uscire dalla Nato e il disimpegno da tutti i teatri di crisi internazionali.
Il governo russo è pronto a "un dialogo costruttivo per la cooperazione" con il futuro presidente americano Donald Trump ma non sente "nessuna euforia": lo ha dichiarato il vice ministro degli Esteri russo Serghiei Riabkov.
"Non vorrei - ha detto Riabkov - che il nostro pubblico avesse l'impressione che siamo pieni di rosee speranze. Bisogna dire che le posizioni dichiarate dai rappresentanti della campagna di Trump e dalle persone che lo circondano nei confronti della Russia sono state abbastanza dure e noi non abbiamo visto nessun motivo per rivedere in qualche modo la nostra valutazione che negli Usa durante la campagna elettorale si è formato difatti un consenso dei due partiti su base antirussa". Riferendosi alle relazioni tra Usa e Russia con i vari presidenti americani, il vice ministro ha sottolineato che "ci sono stati dei periodi in cui si partiva bene, con buona comprensione, e poi la situazione si trasformava in crisi".
Durante la campagna elettorale per le presidenziali americane, "ci sono stati dei contatti" tra la Russia e i membri del team di Donald Trump, ha aggiunto il vice ministro russo, secondo quanto riferisce Interfax. Rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se questi contatti si intensificheranno dopo la vittoria di Trump, Riabkov ha risposto: "Si tratta di questioni di lavoro, e la successione delle azioni dipenderà dai temi che affronteremo. Naturalmente continuiamo questo lavoro anche dopo le elezioni".
Intanto oggi Trump sarà ricevuto alla Casa Bianca da Barack Obama. Un incontro che servirà a cominciare quel passaggio di consegne che in America dura oltre un mese. Sarà un periodo di transizione in cui il nuovo presidente dovrà formare il nuovo governo e scegliere chi mettere nei posti chiave dell'amministrazione. Poi, concluso il processo elettorale con l'insediamento del nuovo Congresso e il voto dei grandi elettori, il giorno dell'ingresso di Donald Trump e della nuova first lady Melania alla Casa Bianca, il 20 gennaio prossimo. Ad attendere Trump ci sarà un Congresso 'amico'. Perché dalle urne dell'Election Day è uscita anche una schiacciante vittoria del Grand Old Party, che mantiene il controllo sia della Camera dei Rappresentanti che del Senato.
Il cosiddetto 'transition team' del nuovo presidente Usa Donald Trump avrebbe gia' elaborato una 'short list' di 41 nomi per riempire le varie caselle della futura amministrazione. Lo riportano alcuni media. Tra i nomi individuati ci sarebbero l'ex sindaco di New York Rudi Giuliani, in pole, come ministro della giustizia, e il deputato Duncan Hunter come possibile capo del Pentagono.
Decine di migliaia di persone al grido di 'Not My President' sono scese in strada in tutti gli Stati Uniti per protestare contro l'elezione di Trump. Le due manifestazioni piu' imponenti a New York e Chicago. Almeno 30 persone sono state arrestate a Manhattan dove si e' svolta una imponente manifestazione contro Donald Trump. In migliaia, nonostante la pioggia, si sono radunati a Union Square e hannno poi sfilato verso Midtown fino alla blindatissima Trump Tower sulla Fifth Avenue , dove si trova l'abitazione del nuovo presidente Usa. Paralizzato per ore il traffico nella zona. Tensione ed arresti anche a Columbus Circle, all'ingresso Nord di Central Park, dove si trova il grattacielo del Trump Hotel. Tutta l'area dove si trova la residenza del nuovo presidente, uno dei cuori pulsanti dello shopping e del turismo a Manhattan, e' blindatisssima. I voli sopra la zona sono stati vietati. L'isolato della Trump Tower e' circondato da camion 'anti-bomba' pieni di sabbia e da decine di agenti alcuni in tenuta antisommossa. Questi ultimi presidiano anche l'ingresso della residenza della famiglia Trump.
Ci avevano detto che sarebbe stata l'apocalisse finanziaria. Ma così non è stato...L'agenzia internazionale Standard and Poor's conferma "Aa+" al rating degli Stati Uniti. L'outlook, in più, resta stabile. E l'orizzonte dei mercati si rasserena dopo lo choc per la vittoria di Trump alle elezioni americane. Non è certo un mistero che la finanza mondiale tifasse per Hillary Clinton. In più di un'occasione hanno reso pubblico il proprio endorsement. Tuttavia l' appello all' unità appena e stato eletto e la mano tesa della sua avversaria sembrano aver rassicurato i mercati. Se la vittoria dei "Leave" al referendum sulla Brexit si era risolta in qualche seduta volatile seguita da un ritorno alla normalità, non solo il trionfo di Trump non ha causato alcuna apocalisse sui mercati ma l'indomani le turbolenze hanno addirittura lasciato il passo ai guadagni. Il temuto "Trump Slump" non si è quindi verificato, anzi, è stato seguito da un "Trump Bump", con l'andamento rialzista di Wall Street che ha trainato le borse europee a una chiusura decisamente positiva.
Ci ha visto giusto anche stavolta. Come del resto ad ogni occasione da trentadue anni a questa parte. Nonostante il parere contrario dei sondaggisti e di gran parte dei media, pronti a scommettere sulla vittoria di Hillary Clinton, Allan Lichtman, sessantanovenne storico e docente dell’American University di Washington, aveva infatti pronosticato il trionfo dell’outsider Donald Trump.
Un metodo denominato Keys to the White House e basato su tredici affermazioni/domande chiave per comprendere le dinamiche delle elezioni presidenziali americane:
1. Mandato del partito: dopo le elezioni di metà mandato, il partito in carica ha guadagnato seggi alla Camera dei deputati rispetto alle precedenti elezioni di metà mandato
2. Competizione: non c’è stata competizione per la nomination del partito in carica
3. Incarico: il candidato del partito è anche il presidente in carica
4. Terzo partito: non c’è un terzo partito significativo o una campagna elettorale indipendente 5. Economia a breve termine: l’economia non è in recessione durante la campagna elettorale
6. Economia a lungo termine: la crescita economica pro capite durante l’ultimo mandato è stata uguale o maggiore a quella dei due mandati precedenti
7. Cambio di linea politica: l’amministrazione in carica ha realizzato importanti cambiamenti nella politica nazionale
8. Instabilità sociale: non c’è stata una prolungata instabilità sociale durante l’ultimo mandato
9. Scandali: l’amministrazione in carica è incontaminata da importanti scandali
10. Fallimenti militari e/o in politica estera: l’amministrazione in carica non ha subito rilevanti fallimenti militari o in politica estera
11. Successi militari e/o in politica estera: l’amministrazione in carica ha ottenuto considerevoli successi militari o in politica estera 1
2. Carisma del candidato del partito in carica: il candidato del partito in carica è carismatico o è un eroe nazionale
13. Carisma dello sfidante: il candidato del partito sfidante non è carismatico né un eroe nazionale
Le ragioni di questa indovinata predizione? Tanta esperienza e, soprattutto, un metodo matematico a quanto pare infallibile.
«Sulla base dei 13 tasti - aveva spiegato a settembre Lichtman in un’intervista al Washington Post - si potrebbe prevedere una vittoria di Donald Trump. In questo momento i democratici sono fuori - sicuro - di cinque. La chiave 1 è il mandato del partito: nelle elezioni di medio termine si sono schiacciati. Chiave 3: il candidato non è il presidente in carica. Chiave 7: nessun grande cambiamento di politica nel secondo mandato di Obama. Chiave 11: nessun grande successo di politica estera. E chiave 12, Hillary Clinton non è un Franklin Roosevelt. Ancora una chiave e i democratici sono in calo, e noi abbiamo Gary Johnson (candidato del Partito Libertariano n.d.r.). Se lui ottenesse il 5 per cento dei voti anche la chiave 4 sarebbe falsa: la sesta per i democratici. Quindi tutto sembra indicare una vittoria di Trump». Aveva proprio ragione lui.
Stando a questo sistema/questionario inventato nel 1860 e illustrato da Lichtman, che lo utilizza con successo dalle elezioni del 1984, nel libro Predicting the Next President, se ad almeno sei delle precedenti considerazioni si risponde con un “falso”, a esultare nelle Presidenziali non sarà il partito in carica bensì quello sfidante. Esattamente ciò che è capitato al partito Repubblicano di Donald Trump.
La stampa americana, sempre assai snob quando gli conviene, l'ha definita una «C-List», ossia una lista di serie C, nonostante il nome più grande tra i sostenitori Vip di The Donald fosse in realtà il più famoso oltre che il più blasonato di tutti: Clint Eastwood, che oltretutto ha incontrato più volte Trump nel corso del 2016. Tra gli altri supporter si contano Puff Diddy (vero nome Sean Combs), ex di Jennifer Lopez che invece ha tifato per Hillary, poi Mike Tyson, Chuck Norris, il leader dei Kiss Gene Simmons, il giocatore di football Tom Brady, l'eroe della chitarra rock Ted Nugent, la Tila Tequila famosa per il suo decollète, e uno dei personaggi cult della tv anni Settanta e Ottanta: Lou Ferrigno, celebre per L'incredibile Hulk nonché due volte Mister Universo. Due metri e 137 chilogrammi di peso che sono arrivati a dire: «Donald è il migliore».
Naturalmente una frase accolta tra i sorrisi di sufficienza della grande stampa. Dopotutto, la «C-List» non spostava voti. Ma solo ieri si è confermato che non ne ha spostato neanche la roboante «A-List». E ora che Clinton ha perso e Clint ha vinto, si fanno i conti. Ovviamente è iniziato il cosiddetto «band wagoning», ossia quel fenomeno tipicamente italiano di salire sul carro del vincitore.
Sulla poltrona che è stata di Obama si siederà il magnate colorato d'arancione e il Presidente emerito della Repubblica mastica amaro. Giorgio Napolitano non riesce a capacitarsene, ma la realtà è lì sotto gli occhi di tutti: Donald Trump è stato eletto 45esimo presidente degli Stati Uniti d'America. In un intervento pubblicato oggi sul quotidiano torinese La Stampa Napolitano prova ad analizzare "l'impensabile" trionfo del tycoon nella corsa per la Casa Bianca, contro "gli equilibri sociali ed elettorali, le basi di convivenza civile, la dialettica partitica" tradizionali della galassia a stelle e strisce.
Il predecessore di Sergio Mattarella scrive di "un rigetto di istituzioni e regole tradizionali", intriso di "demagogia, irragionevolezza, carica distruttiva e disgregativa". In definitiva dal suo ragionmento emerge il ritratto della vittoria di chi è insoddisfatto di ogni tipo di establishment e colpito dalla globalizzazione. Dopo un rapido mea culpa per le politiche europee di austerity che "non sono valse dinnanzi alla crisi" (sic), Napolitano invita i democratici sconfitti a fare autocritica.
E conclude augurandosi che il moderato discorso della vittoria rifletta, "ci auguriamo", qualche consapevolezza delle responsabilità di un presidente
Negli Stati Uniti, Lady Gaga a parte, si mette in pratica per lo più con il silenzio, a meno di non essere come Susan Sarandon che, odiando pubblicamente Hillary Clinton, ha subito espresso il suo favore per l'altro candidato democratico Bernie Sanders e poi ha evitato altre dichiarazioni. Una situazione più o meno simile a quella verificatisi dopo l'elezione di George W. Bush, quando alcune rockstar (tra le altre anche Pearl Jam, Neil Young e REM) avevano addirittura organizzato un tour musicale negli Stati Uniti contro il candidato repubblicano. Centinaia di migliaia di biglietti venduti ma zero influenza alle urne. Idem adesso. Con una differenza.
Si è creata una «Zero-List», ossia la lista delle celebrità come Madonna o Bruce Springsteen o Robert De Niro che risultano ininfluenti ai fini elettorali. Per loro probabilmente è stato l'ultimo endorsement presidenziale e, senza dubbio, l'ultimo apertamente invocato dai candidati. A conferma che, per restare credibile, il pop deve essere popular e trasversale. Se smette di esserlo e si schiera apertamente, dimostra di non avere più alcun peso specifico.
Nessuno, compresa la generosa Madonna che aveva promesso più sesso orale per tutti gli elettori di Clinton, fino a ieri sera ora italiana ha fiatato dopo lo sberlone elettorale della loro protegèe. E dire che in questi ultimi dodici mesi erano scesi in campagna elettorale manco fossero candidati. Molti in modo garbato, come negli ultimi giorni Beyoncé o Rihanna o Meryl Streep o Katy Perry.
Altri in maniera molto meno civile come un insolitamente arrabbiato Robert De Niro che non ha usato giri di parole: «Trump è un maiale, lo prenderei a pugni, mi fa arrabbiare che questo paese sia al punto di consentire a quest'idiota di arrivare sin qui». Noblesse oblige. Nel complesso, la lista dei clintoniani è lunghissima: da Leonardo Di Caprio, Richard Gere, Jessica Alba, Ben Affleck fino a Jennifer Aniston, Justin Timberlake, Bruce Springsteen, Jon Bon Jovi e via dicendo. Uno spiegamento di grandi nomi che, secondo gli analisti, non ha spostato gli equilibri di voto. Né stavolta né nelle altre campagne elettorali.
L'unica eccezione (e sono sempre gli analisti a confermarlo) è stato l'endorsement di Oprah Winfrey nel 2007 a Barack Obama. E lo conferma anche la schiera di vip che nel corso di questi ultimi mesi si è espressa a favore di Donald Trump
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