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Donald Trump nuovo presidente degli Stati Uniti

Un appello all'unità. Ma soprattutto una mano tesa agli ultimi, a quegli americani che l'amministrazione Obama ha dimenticato. Il discorso del nuovo presidente americano, Donald Trump, è un proposito a fare "l'America di nuovo grande", proprio come recita lo slogan che lo ha portato alla Casa Bianca. 

''E' una notte storica. Gli americani hanno parlato, e hanno eletto il loro campione'', ha detto Mike Pence, il candidato alla vice presidenza di Trump, salendo sul palco allestito all'Hilton con la sua famiglia.

Affiancato dall'uomo che sarà il suo vice, il governatore dell'Indiana Mike Pence, che lo presenta parlando di "una notte storica" e ringraziando gli americani per la fiducia accordata, Trump fa presente ai suoi che la Clinton lo ha appena chiamato per ammettere la sconfitta. E dopo settimane e mesi in cui l'ha chiamata "crooked Hillary", la corrotta, e "nasty woman", donna cattiva, cambia completamente registro e usa toni decisamente più concilianti."Vi prometto che non vi deluderò - assicura - faremo un lavoro eccellente". La speranza è che, alla fine dei quattro anni ("e forse anche otto anni"), gli americani possano dire che "veramente valeva la pena lavorare per questo" e che saranno "orgogliosi" di ciò che è stato fatto. "La campagna è terminata - conclude il taycoon - ma il nostro lavoro è appena all'inizio".

Trump ha vinto nettamente, e il Partito Repubblicano, che pure dall’ascesa di Trump era stato sconvolto e umiliato, ha ottenuto la maggioranza al Senato (51 seggi contro 47) e alla Camera dei Rappresentanti (236 seggi contro 191). Dopo otto anni di un potere democratico peraltro poi dimezzato (il Congresso Usa era già a maggioranza repubblicana) si passa a un Presidente che ha rivoltato il partito come un calzino al cui fianco ci sarà un Congresso repubblicano

La clamorosa ma non imprevedibile vittoria elettorale di Donald Trump lascia attoniti i faziosi ma offre infiniti spunti di riflessione ai laici veri, a quelli che non hanno paura della realtà né di farsi interrogare da essa. Uno di questi spunti è questo. Barack Obama lascia la Casa Bianca dopo otto anni molto discutibili ma che non hanno particolarmente scosso il suo prestigio personale. Tutti i sondaggi del 2016, l’anno del suo passo d’addio, gli hanno regalato risultati non malvagi. Il 57% di approvazione (con il 17% di indecisi) secondo Gallupp, il 52% (e 6%) secondo Rasmussen Reports, il 52% (e 5%) secondo Fox News e così via. La candidata del Partito democratico, Hillary Clinton, aveva lavorato con lui al Dipartimento di Stato e si presentava in linea di continuità con la sua politica. Non parliamo, poi, dell’appoggio offerto alla causa democratica dall’alta finanza, dal complesso militar-industriale, dal mondo dello spettacolo, da quasi tutti i media.

Una rivoluzione, insomma. Che nessuno aveva visto o voluto vedere. Da questo si possono trarre conclusioni. Una quanto abbiamo visto succedere con Trump è solo la replica di quanto era già successo con la Brexit. Qualunque sia l’opinione in proposito, è innegabile che l’ipotesi di una vittoria del “Leave” al referendum del giugno scorso è stata a lungo schernita, scartata. E considerata con stupore misto a panico solo nelle ultimissime ore prima del voto.

Chi ha qualche anno in più ricorderà il 1994, l’anno della discesa in campo di Silvio Berlusconi contro la “gioiosa macchina da guerra” della sinistra. Anche allora, risatine e qualche pernacchia. Fino allo scrutinio dei voti.

È un meccanismo che si ripete implacabile 

E due, scontata e poco interessante, è che con la maggior parte dei giornali ci si può ormai al più incartare il pesce. Sono diventati, ormai e quando va bene, gli house organ di questa o quella lobby. Faziosi e pallisti. Inaffidabili.

Cosi flop della Clinton - dunque - che lo chiama e gli concede la vittoria. Trump vince in quasi tutti gli 'swing state', tra gli altri Florida, Ohio, Virginia, Iowa e Nevada.

L'elezione del candidato Repubblicano pesa sui mercati ma il paventato panico non c'è.

Il tycoon, tra l'altro, lancia messaggi rassicuranti. "Sarò il presidente di tutti gli americani", ha promesso Trump.  ''Cercheremo alleanze, non conflitti, nel mondo'', dice ancora Trump, sottolineando che gli Stati Uniti "andranno d'accordo con tutti coloro che vorranno andare d'accordo con noi".

"Che bella e importante serata! Gli uomini e le donne che sono stati dimenticati non lo saranno più. Saremo tutti più uniti che mai". Così Trump sul suo profilo Twitter, 'President-elect of the United States'.

Il presidente americano Barack Obama si è congratulato con Donald Trump per la sua vittoria alle elezioni e lo ha invitato alla Casa Bianca domani. Lo riferisce la stessa Casa Bianca

Agli antipodi l'atmosfera tra i fan di Clinton, che hanno lasciato il Javits Center tra le lacrime. "Andate a casa, non avremo niente da dire stasera", dice John Podesta, il manager della campagna di Hillary Clinton, intervenendo al Javits Center.

DONALD JOHN TRUMP. Nato a New York, nel Queens, il 14 giugno del 1946 (70 anni), viene soprannominato The Donald e ama farsi definire tycoon. Non si è fatto proprio da solo. Suo padre Fred era un facoltoso investitore da cui ha ereditato un'impero immobiliare.

Nel 1959 per problemi comportamentali lascia il liceo ed entra nella New York Military Academy. Dal 1966 comincia a lavorare nell'azienda di famiglia e nel 1968 si laurea alla Wharton School of Finance and Commerce, in Pennsylvania, dove ha studiato economia e real estate.

Nel 1971 è a capo della Trump Organization con sede a Manhattan che possiede quasi 20 mila edifici ed appartamenti in tutta New York. Nel 1977 sposa la prima moglie, Ivana Zerlnickova, da cui ha tre figli: Donald jr., Eric e Ivanka.

Dalla fine degli anni '70 comincia la sua scalata personale, che lo porterà a costruire diversi grattacieli con il suo nome a New York e in giro per gli Usa, oltre ai casinò di Atlantic City e ai resort come quello di Palm Beach in Florida.

Nel 1992 divorzia dalla prima moglie e l'anno dopo sposa Marla Maples (da cui divorzia nel '99) dopo la nascita di Tiffany.

Nel 2004 diventa una star tv con il reality 'The Apprentice', e nel 2005 sposa una modella slovena, Melania Knauss, da cui nasce Barron William.

Nel 2015 annuncia la sua candidatura alla Casa Bianca dopo essersi battuto per dimostrare (invano) che Barack Obama era nato in Africa.

Le reazioni alla vittoria di Donald Trump secondo le agenzie di stampa Italiane oscillano tra la soddisfazione e la preoccupazione.

"I legami tra Ue e Usa sono più profondi di qualsiasi cambiamento politico. Continueremo a lavorare insieme, riscoprendo la forza dell'Europa". Così l'Alto commissario Federica Mogherini su Twitter dopo l'elezione di Donald Trump.

NATO. "La Nato è importante per la sicurezza collettiva in Europa, ma lo è anche per quella degli Stati Uniti" perché "l'unica volta che è stato invocato l'art.5" per la difesa collettiva l'Alleanza "è stato dopo l'attacco agli Usa" del 9/11 con l'intervento in Afghanistan. Lo ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg dopo essersi "congratulato con Donald Trump" per l'elezione aggiungendo di "non vedere l'ora" di discutere col nuovo presidente, ricordando che "l'impegno alla difesa collettiva" è "assoluto e garantito". 

RUSSIA. Vladimir Putin. "Abbiamo sentito le dichiarazioni elettorali dell'allora candidato alla Casa Bianca Donald Trump mirate a ripristinare i rapporti fra la Russia e gli Usa. Noi capiamo e ci rendiamo conto che sarà un percorso difficile dato il deterioramento in cui si trovano le nostre relazioni. La Russia è pronta a far la sua parte e desidera ricostruire i rapporti a pieno titolo con gli Usa".  Putin si è "congratulato" con Donald Trump per la vittoria e si augura che i "rapporti russo-americani possano uscire dalla crisi". Il presidente russo - che ha inviato un telegramma al nuovo presidente Usa - si dice "sicuro" che il dialogo fra Mosca e Washington, basati sul rispetto reciproco, rispondano "agli interessi dei due paesi". Lo fa sapere il Cremlino citato dalla Tass.

Tra i primi a parlare i russi con il presidente delle Commissione Affari Esteri del Senato Konstantin Kosachev: si "concretizza una piccola speranza" per migliore i rapporti russo-americani, anche se Trump "sarà frenato dal Congresso a trazione repubblicana".  "Ma - aggiunge - meglio rispetto alla disperante prospettiva di un'America guidata dalla Clinton", ha aggiunto. 

EUROPA. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e quello della Commissione Jean Claude Juncker si sono congratulati con Donald Trump in una lettera congiunta. "Oggi - scrivono - è più importante che mai rafforzare le relazioni transatlantiche. Non dovremmo risparmiare alcuno sforzo per assicurare che i legami tra noi restino forti e duraturi". Nella missiva, Tusk e Juncker hanno anche invitato Trump a visitare l'Europa per un summit Ue-Usa appena possibile.
Poi sempre Tusk: "Questa mattina ci siamo congratulati con il presidente eletto Donald Trump ma, nonostante sia una scelta democratica dei cittadini americani, siamo consapevoli delle nuove sfide che porta", di cui la prima è "l'incertezza delle nostre relazioni transatlantiche". Tusk ha quindi rivolto un "appello", dopo quello all'unità Usa da parte di Trump, "all'unità Ue e transatlantica", ricordando le "origini comuni" dovute agli immigrati europei in Usa e l'aiuto Usa per costruire l'Ue.
Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha affermato che con Donald Trump presidente Usa "sicuramente la relazione transatlantica diventerà più difficile". Schulz, intervistato dal primo canale pubblico tedesco Ard, ha fatto un parallelo con "le grandi paure" suscitate da Ronald Reagan e ha premesso che "il sistema degli Stati Uniti è forte abbastanza per reggere un presidente Donald Trump e integrarlo". Dopo l'ufficialità nel congratularsi con Donald Trump, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha espresso la "speranza che rispetterà i diritti e le regole fondamentali". Questo è un momento difficile nelle relazioni Usa-Ue - ha ribadito - ma Trump merita pieno rispetto". "Le campagne elettorali sono cosa diversa dalla politica - ha aggiunto - spero che ora ci sia un ritorno alla razionalità e che Trump si attenga alla costituzione americana". "Noi - ha concluso - siamo pronti a collaborare".

MESSICO. "Ovviamente il Messico non pagherà per il suo maledetto muro": molto dura la prima reazione dell'ex presidente messicano Vicente Fox dopo l'elezioni alla Casa Bianca di Donald Trump, che ha fatto della costruzione di un muro sulla frontiera fra gli Usa e il suo vicino meridionale un leitmotiv della sua campagna elettorale. Fox, uno dei leader del Partito di Azione Nazionale (Pan, opposizione di destra), ha detto che Trump è "un uomo d'affari mediocre" che "non capisce la differenza fra condurre un'impresa e governare un paese come gli Stati Uniti". "Se gli venisse veramente in mente di costruire il suo muro, scoprirà che noi messicani siamo come i nostri peperoncini: piccoli, ma piccanti", ha sottolineato l'ex presidente.

FRANCIA. "Dopo il Brexit, dopo l'elezione di Trump, l'Europa non si deve piegare. L'Europa deve essere più solidale e più attiva e più offensiva. Non dobbiamo abbassare la testa, serve un'Europa piu solidale, non dobbiamo chiuderci su noi stessi. In questo mondo di incertezze la Francia e l'Europa hanno oggi il compito di rassicurare": lo ha detto il ministro degli Esteri francese, Jean Marc Ayrault, intervistato in diretta su France 2. "Gli USa - ha aggiunto .- sono i nostri alleati. Vogliamo continuare a lavorare con loro. Se i risultati saranno confermati ci congratuleremo con Donald Trump". "Questa elezione americana apre un periodo di incertezza. Va affrontata con lucidità e chiarezza": lo ha detto il presidente francese, Francois Hollande, commentando la vittoria di Donald Trump alla Casa Bianca. Bisogna essere "vigili e sinceri" con il partner Usa, ha precisato Hollande, congratulandosi "com'è naturale che sia" con il candidato repubblicano.

"Oggi gli Stati Uniti, domani la Francia": lo scrive in un tweet Jean-Marie Le Pen, commentando i primi risultati delle elezioni Usa. In un altro cinguettio il fondatore del Front National parla di "formidabile calcio nel sedere ai sistemi politico-mediatici mondiali e anche francesi". "I popoli hanno bisogno di verità e coraggio. Brava America!", conclude il fondatore dell'estrema destra francese, aggiungendo: "Viva Trump".

GERMANIA. Germania e gli Usa sono legati da "valori" comuni e la Germania offre a Donald Trump una "stretta collaborazione": lo ha detto a Berlino la cancelliera Angela Merkel congratulandosi per la sua elezione.

Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier ha detto che sebbene le elezioni americane sono andate "diversamente" da quanto molti avrebbero desiderato "dobbiamo accettare" l'elezione di Donald Trump. Steinmeier, in una dichiarazione fatta a Berlino e trasmessa in diretta dalla tv N24, ha detto inoltre che ora "nulla e' piu' facile, molto diventa piu' difficile".

ISRAELE. Donald Trump "è un amico sincero dello stato di Israele. Agiremo insieme per portare avanti la sicurezza, la stabilità e la pace nella nostra regione". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu che si è felicitato con il presidente eletto. "Il forte legame tra Usa e Israele - ha aggiunto - si basa su valori, interessi e destino comuni. Sono sicuro che Trump ed io - ha concluso - continueremo a rafforzare l'alleanza speciale tra i due paesi e la eleveremo a nuove vette

 EGITTO. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi si è congratulato con Donald Trump per la vittoria alle elezioni presidenziali americane. Lo rende noto la presidenza del Cairo. Sisi ha "augurato a Trump successo nel suo lavoro e ha auspicato una nuova era nei rapporti tra i due Paesi con un rafforzamento delle relazioni di cooperazione a tutti i livelli tra l'Egitto e gli Stati Uniti" ma anche della "pace e della stabilità nella regione mediorientale alla luce delle grandi sfide che sta affrontando".

TURCHIA. "Il popolo americano ha fatto la sua scelta e con questa scelta negli Stati Uniti inizia una nuova stagione. Auguro un futuro felice agli Stati Uniti, interpretando favorevolmente la scelta del popolo americano". Così il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sull'elezione di Donald Trump alla presidenza Usa.

COREA DEL SUD. La presidente sudcoreana Park Geun-hye ha sollecitato un rapido avvio della cooperazione con la nuova amministrazione Usa rimarcando la necessità di lavorare a stretto contatto di fronte alla crescente minaccia nucleare e sui missili della Corea del Nord. Nella riunione del Consiglio sulla sicurezza nazionale, Park ha sollecitato tutto il governo a "fare il massimo" per assicurare che sotto l'amministrazione Trump Seul e Washington lavorino insieme in modo "deciso" perché Pyongyang rinunci ai suoi piani attraverso "pesanti sanzioni".

GRAN BRETAGNA. Gran Bretagna e Stati Uniti rimarranno "partner stretti e vicini". Lo ha detto la premier britannica Theresa May congratulandosi con Donald Trump per l'elezione alla presidenza degli Usa. May si augura di parlare della "relazione speciale" fra i due Paesi "nella prima occasione possibile".

IRAN. "Il risultato delle elezioni negli Stati Uniti non ha alcun effetto sulle politiche della Repubblica islamica dell'Iran". Lo ha detto il presidente iraniano, Hassan Rohani, nel corso di una riunione di gabinetto riportata nel sito ufficiale della presidenza. Per Rohani, "il risultato dell'elezione indica instabilità all'interno degli Usa e sarà necessario un lungo tempo per la rimozione di questi problemi e differenze interni".

TURCHIA. "Ci congratuliamo con Trump. Invito apertamente il nuovo presidente all'estradizione urgente di Fethullah Gulen, la mente, l'esecutore e l'autore dello scellerato tentativo di colpo di stato del 15 luglio" in Turchia. Così il premier di Ankara, Binali Yildirim, dopo l'elezione di Donald Trump alla presidenza Usa, sottolineando che la consegna di Gulen alle autorità turche potrebbe rappresentare un "nuovo inizio" nelle relazioni tra i due Paesi, già segnate da una "partnership strategica".

SERBIA. "Che magnifica notizia. La democrazia e' ancora viva". Cosi' il premier conservatore ungherese Viktor Orban ha commentato la vittoria di Donald Trump nelle presidenziali Usa, con un messaggio su Facebook riferito dai media serbi.

CINA. Il presidente cinese Xi Jinping ha inviato un messaggio di congratulazioni al neo presidente Usa Donald Trump affermando di voler lavorare con lui nel rispetto del "win-win principle", vale a dire di una collaborazione vantaggiosa per entrambe le parti. E' quanto riportano i media ufficiali, in merito alla prima reazione della massima leadership di Pechino alla vittoria di Trump alle presidenziali americane.

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