L’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Levi di Portici, in provincia di Napoli, ha organizzato il convegno “La ricerca della felicità – Gli orizzonti spirituali dei giovani” il prossimo 7 novembre alle ore 10 che si svolgerà presso l’Auditorium della Parrocchia dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria in Via Federico Rossano 1 a Portici.
L’incontro prenderà il via con i saluti iniziali del Professor Giovanni Liccardo, ideatore dell’iniziativa, Dirigente Scolastico dell’Istituto di Istruzione Superiore Carlo Levi. A seguire interverranno il Dott. Giovanni Tagliaferro, Docente invitato presso Università “Giustino Fortunato” di Benevento, il Professor Umberto R. Del Giudice, Docente incaricato presso l’Istituto di Studi superiori “Donnaregina” di Napoli, il Don Federico Battaglia, Direttore Diocesano presso l’Ufficio per la Pastorale Giovanile della Curia Arcivescovile Arcidiocesi di Napoli, il Professor Vincenzo Anselmo Sj, Vice Preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale-Sezione S. Luigi di Napoli. Il congresso verrà coordinato dal Professor Antonio S. Romano, Vice Direttore dell’Istituto di Scienze Religiose Interdiocesano “Ss. Apostoli Pietro e Paolo” dell’Area Casertana – Capua.
Il Professor Giovanni Liccardo ci spiega quali siano state le motivazioni e le ragioni che gli hanno suggerito di organizzare questo evento: “Il tema dell’incontro nasce dalla constatazione diffusa oggi che il vero problema dei giovani non è economico o sociale, né è relativo al comportamento o agli atteggiamenti relazionali, né tantomeno valoriale. In realtà, si avverte in loro una profonda crisi spirituale; in altre parole, il vero problema è chi crede ancora che Gesù sia vivo: questo è il punto. Non solo. Il loro essere nel mondo oggi convive con tre grandi crisi: ambientale, pandemica e bellica, con conseguenze che colpiscono particolarmente i ragazzi, ancora che gli adulti. Evidentemente, in loro si genera la convinzione di un futuro difficile da immaginare, sicuramente tutt’altro che felice, anzi di un futuro o tristissimo o che non esiste affatto; insomma, si nota una disaffezione dei giovani nei confronti della vita. Dunque, la vera questione da affrontare anche a scuola, prima ancora dei contenuti o della preparazione culturale, è la disperazione, la mancanza di speranza dei giovani. Molto più spesso essi sono circondati da adulti che non hanno sufficiente speranza nella vita, che non hanno più motivazioni, che non sanno dire ai ragazzi perché la vita ha senso e perché vale la pena di viverla. Quindi, a seguito di questo nichilismo imperante, perché i giovani dovrebbero impegnarsi? Come dirigente, dunque, ho ritenuto fondamentale che nella mia scuola si parlasse di spiritualità, perché anche se è difficile farlo, necessario è dire poco. Siamo tutti, e i giovani soprattutto, a un punto così estremo di crisi che solo un’apertura della nostra coscienza individuale e collettiva alla dimensione spirituale, o transpersonale, potrà traghettarci fuori dallo sfacelo di questi tempi. È uno sfacelo anche interiore: la gente sta male, i giovani stanno male. Parlarne non è un optional, è un bisogno di sopravvivenza. Ai giovani si deve proporre un nuovo stile di vivere la fede che sappia umanizzare il cristianesimo. Anche al mondo della scuola è affidato il compito di accogliere la provocazione del mondo giovanile e mettere mano a rinnovare il suo impianto formativo. Su queste tematiche si confronterà il panel di relatori indicati nella locandina (non a caso tutti impegnati in strutture formative per docenti e/o sacerdoti)”. Questa importante conferenza offre lo spunto e l’opportunità di approfondire temi e argomenti che riguardano la vita di ogni persona in modo da riuscire a gestire anche a livello pratico le difficoltà e i problemi che gli educatori possono incontrare durante lo svolgersi della loro attività. Per educatori non intendo solo chi attua tale professione a livello lavorativo, ma tutti coloro che, in qualche modo, vengono a contatto con il variegato e multiforme universo giovanile, tra cui in primis i genitori, le figure di accudimento primario, la famiglia, i sacerdoti e i “docenti” che possono essere chiunque si relaziona e si inserisce nel percorso di vita dei giovani.