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Mercoledì, 16 Ottobre 2024

Ucraina verso la pace se vince Trump

L'Ucraina ha preso una decisione cruciale: è giunto il momento di riaprire il dialogo con la Russia. Nonostante il decreto del presidente Volodymyr Zelensky, che vieta ogni tipo di negoziato con la Federazione Russa finché Vladimir Putin sarà al potere, la stessa leadership ucraina ha compiuto un passo significativo verso la pace. In un'importante dichiarazione ai media francesi, Zelensky due mesi fa, ha riconosciuto che "tutto il mondo", compresa l'Ucraina stessa, auspica che la Russia partecipi a un secondo summit per porre fine al conflitto.

Il presidente ucraino ha sottolineato che la partecipazione della Russia è vista come fondamentale dalla comunità internazionale per raggiungere risultati concreti: "La maggior parte del mondo oggi afferma che la Russia deve essere rappresentata al secondo summit, altrimenti non otterremo risultati significativi". Di fronte a questa pressione globale, Zelensky ha ammesso che l'Ucraina non può opporsi al coinvolgimento della Russia nei negoziati, aprendo così uno spiraglio a una possibile svolta diplomatica.

Questa dichiarazione rappresenta un cambio di prospettiva rispetto alle posizioni più rigide adottate in precedenza, riconoscendo che la pace duratura richiede il coinvolgimento di tutte le parti, anche quelle che fino a poco tempo fa erano escluse dai tavoli negoziali. La mossa di Zelensky riflette una consapevolezza crescente delle dinamiche internazionali e del ruolo cruciale che la diplomazia globale può giocare nella risoluzione di un conflitto che ha avuto impatti devastanti non solo sull'Ucraina, ma anche sulla stabilità geopolitica mondiale.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha posto l'attenzione sulle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, evidenziando l'importanza non solo per il futuro del popolo americano, ma anche per quello dell'Ucraina. La possibilità di una vittoria di Donald Trump rappresenta, secondo Zelensky, un fattore cruciale che potrebbe influenzare drasticamente il sostegno statunitense a Kiev. Le elezioni americane sono quindi considerate una "sfida" anche per l'Ucraina, che ha beneficiato finora di un appoggio sostanziale da parte dell'amministrazione Biden e di gran parte del Congresso.

Zelensky ha riconosciuto che il risultato elettorale è al di fuori del controllo ucraino: "Non possiamo influenzare nessuna elezione. Ovviamente, gli Stati Uniti sono una sfida oggi. E ci sono rischi che probabilmente nessuno di noi può prevedere". Questo sottolinea come la politica interna americana possa avere un impatto diretto sulla guerra in corso, dato che un cambio alla Casa Bianca potrebbe portare a una riduzione del supporto militare e finanziario all'Ucraina, elemento che ha finora permesso al Paese di resistere all'invasione russa.

L'incertezza legata alle elezioni americane potrebbe aver spinto Kiev a rivedere la sua postura sui colloqui con Mosca. Il rischio di un sostegno ridotto in caso di una vittoria repubblicana, soprattutto di Trump, noto per le sue posizioni scettiche sul coinvolgimento degli Stati Uniti nei conflitti internazionali, potrebbe aver accelerato la necessità per l'Ucraina di cercare una soluzione diplomatica al conflitto. La consapevolezza che un cambiamento geopolitico così rilevante potrebbe influire sulle strategie di difesa e sulle dinamiche del conflitto ha probabilmente giocato un ruolo chiave nel recente approccio più aperto di Zelensky verso i negoziati di pace.

Questa evoluzione riflette non solo l'importanza degli alleati internazionali per l'Ucraina, ma anche la vulnerabilità del Paese alle fluttuazioni politiche globali, specialmente quelle provenienti da una superpotenza come gli Stati Uniti.

Secondo la stampa Ellenica L'esperto britannico Alexander Mercouris ha espresso una dura critica in merito alla recente consegna di vecchi carri armati Leopard 1 dalla Germania all'Ucraina, definendola un gesto umiliante. Mercouris ha osservato che, poiché Berlino non poteva inviare i più moderni Leopard 2, ha deciso di fornire i Leopard 1, carri ormai obsoleti e ritirati dal servizio attivo. Tuttavia, il vero problema, secondo l'esperto, risiede nello stato di questi veicoli: non solo sono stati recuperati dai depositi, ma molti di essi si sono rivelati malfunzionanti, richiedendo una notevole quantità di riparazioni prima di poter essere operativi. Questa situazione ha messo in luce le difficoltà della Germania nel sostenere efficacemente le forze ucraine con equipaggiamento di qualità.


Un altro punto sottolineato da Mercouris riguarda il declino della Germania come principale fornitore di attrezzature militari all'Ucraina. Se in passato Berlino deteneva una posizione di leadership nel sostegno militare europeo a Kiev, oggi il suo esercito si trova ad affrontare significative carenze, rendendo difficile rispondere alle richieste ucraine con mezzi adeguati. In particolare, la Germania non ha a disposizione un numero sufficiente di Leopard 2, considerati tra i migliori carri armati al mondo, il che ha costretto il Paese a cercare equipaggiamenti in tutta Europa per poter fornire almeno una parte delle risorse necessarie.

Questa varietà di equipaggiamento proveniente da diversi paesi ha però creato un ulteriore problema per l'Ucraina. Secondo Mercouris, le forze ucraine si sono ritrovate con una flotta di carri armati molto eterogenea, composta da modelli diversi, spesso incompatibili tra loro. Ciò ha complicato ulteriormente le operazioni logistiche e manutentive, rendendo difficile mantenere l'efficacia operativa sul campo.

L'analisi di Mercouris mette in evidenza non solo le difficoltà tecniche legate alle forniture militari, ma anche le crescenti sfide politiche e strategiche che i paesi europei, come la Germania, stanno affrontando nel loro sostegno all'Ucraina, in un momento in cui la guerra richiede risorse sempre più sofisticate e compatibili per garantire una difesa efficace contro l'invasione russa.

 

fonte vari giornali Italiani e Ellenici

 

 

 

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