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Venerdì, 18 Ottobre 2024

Ricordando Roberto Fondi

Nessuno si è accorto della scomparsa di Roberto Fondi. Nessuno, anche tra quelli più vicini ad alcune sue idee come la critica nei confronti dell’evoluzione darwiniana. La notizia era apparsa solamente sul sito del Corriere di Siena del 14 maggio scorso con queste parole: “La comunità accademica di Siena e il mondo della scienza piangono la scomparsa del professore Roberto Fondi, stimato docente del Dipartimento di Geologia dell'Università di Siena. Aveva 81 anni e da tempo combatteva contro una inesorabile malattia. Nato a Montale nel 1943, il professor Fondi si è distinto nel corso della sua carriera per il contributo significativo nel campo della paleontologia dei vertebrati. Amato e stimato dagli studenti, la sua ricerca, che ha spesso sfidato le convenzioni, si è concentrata sullo studio di metodologie tassonomiche quantitative, un approccio che ha portato a nuove comprensioni nella classificazione scientifica. Ma Roberto Fondi non è stato solo un accademico di grande valore, ma anche un intellettuale di profonda cultura, noto per la sua critica rigorosa all'evoluzionismo darwiniano insieme a Giuseppe Sermonti. I suoi studi e le numerose pubblicazioni, tra cui tre libri fondamentali per la ricerca ormai introvabili (tra questi "Dopo Darwin: Critica all'evoluzionismo" e "La révolution organiciste") hanno contribuito a posizionarlo tra i più eminenti studiosi a livello mondiale. In gioventù, Fondi ha avuto anche un ruolo attivo in politica, militando nella destra nazionale e nei primi anni ‘70 punto di riferimento di Ordine Nuovo a Siena. A metà anni ‘90 è stato tra i fondatori del Circolo culturale Federico II, legato ad Alleanza Nazionale, dimostrando il suo costante interesse per il dialogo culturale e politico. Un aspetto meno noto, ma altrettanto importante della sua vita ha riguardato la vicinanza e il seguito del pensiero del filosofo Julius Evola, che ha influenzato profondamente il suo percorso intellettuale e che lo ha portato ad approfondire le tematiche sul pensiero tradizionale, l'esoterismo e l'apertura alle correnti culturali più stimolanti della filosofia europea. Il Professore Roberto Fondi lascia un'eredità di conoscenza e di passione per la ricerca oltre ad un grande contributo al mondo accademico e al dibattito culturale. La sua scomparsa è una grande perdita per la comunità scientifica e per la destra sociale. Le esequie si terranno in forma strettamente privata. Riposerà al cimitero di Sant'Andrea a Montecchio (Siena)”.

Parole che ben descrivono la vita e le opere di Fondi che si laurea nel 1968 in Scienze Naturali all’Università di Siena. Si occupa di anatomia comparata dei molluschi e dal 1970 è cultore della materia presso la Facoltà di Paleontologia sempre a Siena. Nel 1975 si reca a Tucumán, in Argentina, dove studia tassonomia demogenetica con Alfredo Sacchetti, direttore del Centro de Investigaciones Demogeneticas. Abbandona la ricerca della filogenesi degli organismi e si dedica alla ricerca tipologica. Nel 1976 insegna per un anno micropaleontologia. È membro del Centro Internazionale di Comparazione e Sintesi e membro corrispondente italiano del Centrum Argentino. Tiene relazioni a numerosi convegni e lezioni sul tema della critica paleontologica all'evoluzionismo. Nel 1980 si butta in un’avventura “rischiosa”: la critica all’evoluzionismo. Lo fa assieme ad un altro grande scienziato, Giuseppe Sermonti (1925-2018) e gira l’Italia a presentare il volume pubblicato dall’editore Rusconi. Nel 1980 Fondi ha 37 anni e una carriera accademica ancora davanti, il gesto è forte, l’establishment scientifico è tutto schierato dall’altra parte, ma la Scienza, quella vera va proclamata senza paura. Sermonti e Fondi lo fanno scientificamente e siamo per sempre grati a questi due personaggi che ci lasciano l’insegnamento dell’onestà scientifica e intellettuale. Fondi prende strade che lo allontaneranno dal pensiero del prof. Sermonti e chiarisce in una intervista a Giovanni Monastra la sua idea alternativa di critica all’evoluzionismo: l’organicismo. Nel 1993 diventa ordinario di Paleontologia al Dipartimento di Geologia dell'Università di Siena. Dal 1969 e il 2011 ha al suo attivo 63 pubblicazioni, per lo più sul tema della critica all'evoluzionismo (non solo paleontologico) tradotte in inglese e francese. Altre pubblicazioni reperibili anche nei siti di libri usati: Organicismo ed evoluzionismo. Intervista sulla nuova rivoluzione scientifica (a cura di G. Monastra, Padova/Roma, 1984, Il Corallo/Il Settimo Sigillo); La rivoluzione organicista. Entretien sur les nouveaux courants scientifiques (con prefazione di R. Chauvin, introduzione di G. Monastra; completamente riscritto, edizione francese di Organicismo ed evoluzionismo ; Parigi, 1986, Livre-Club du Labyrinthe); Università riformata o demolita? (Milano, 2003, ASEFI).

Di seguito l’ultima intervista che il professor Fondi ha rilasciato ad una pubblicazione del suo paese natale, Montale (Pistoia), che sintetizza il suo pensiero sull’evoluzionismo.

 

Roberto Fondi – un paleontologo contro l’evoluzionismo

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di Giacomo Bini

Noi di qua, il trimestrale, Testata Giornalistica Quarrata Montale Agliana, marzo 2023

Nonostante abbia messo radici a Siena fin da quando aveva poco più di 10 anni, Roberto Fondi ha sempre conservato un grande affetto per il nostro territorio e, in modo particolare, per quello della Stazione di Montale. Nel 1943, infatti, mentre gli aerei nordamericani attraversavano il cielo sganciando i loro carichi distruttivi, egli nasceva proprio lì, nella casa dei suoi nonni, ben conosciuta in tutta la zona in quanto includente, oltre alla parte abitativa, anche una rivendita di sali, tabacchi e generi alimentari combinata con una macelleria e un salumificio. A Siena, una volta terminati gli studi classici e poco dopo aver conseguito la laurea in Scienze Naturali presso la locale Università, è stato assunto nel corpo docente di quest’ultima quale insegnante di Paleontologia, ruolo che egli ha svolto dal 1970 al 1999. Fin dal suo primo ingresso nel mondo accademico, comunque, Fondi è risultato rivelarsi come un soggetto del tutto fuori dal coro, come testimoniano i suoi articoli e i suoi purtroppo ormai introvabili libri: “Dopo Darwin: Critica all’evoluzionismo”, “La révolution organiciste” e “Università riformata o demolita?” In sintesi si può dire che in Italia – ma forse anche nel resto dell’Europa – Fondi è stato l’unico paleontologo professionista che ha osato dichiararsi apertamente come anti-evoluzionista.

Com’è iniziata la sua passione per la paleontologia?

«Siccome fin da quando frequentavo le elementari sono stato affascinato, come tanti altri ragazzi, dal mondo dei dinosauri e di tutte le altre forme di vita che hanno popolato il nostro pianeta e che poi sono scomparse, per saperne di più ho deciso di fare il paleontologo».

Qual è il contributo della paleontologia alle scienze della natura?

«La Paleontologia ha dato due formidabili e fondamentali contributi. In primo luogo, ha dimostrato che la vita sul nostro pianeta, da quando è comparsa fino ai giorni nostri, non è rimasta sempre la stessa così come la vediamo attualmente (e come generalmente si è creduto fino a tutto il XVIII secolo: basti pensare a Linneo), ma si è diffusa e perpetuata nel corso del tempo cambiando ripetutamente di configurazione ed aumentando generalmente in complessità».

Questo dato di fatto è quello che si definisce evoluzione?

«L’uso del termine “evoluzione biologica” è da ritenersi appropriato soltanto a condizione che sia inteso unicamente in senso generico: come dire cioè, ad esempio, l’evoluzione degli stili architettonici, o delle armi da fuoco, o dei casi di suicidio nel corso del tempo. Diventa invece inappropriato e fuorviante se lo si intende nel senso indicato dai seguaci dell’evoluzionismo (tutti gli – ismi vanno sempre accolti in modo critico!), ossia del paradigma secondo cui l’evoluzione biologica consisterebbe né più né meno che in un mero processo di “discendenza con modificazione da progenitura comune”, cioè implicante la connessione ereditaria diretta e la spiegazione con gli antecedenti, e perciò descrivibile semplicemente – come hanno creduto Lamarck, Erasmus e Charles Darwin e tutti i loro epigoni – tramite il canonico modello lineare dell’albero genealogico. In piena conformità con la logica di tipo ordinario, insomma, l’evoluzione della vita non sarebbe altro che il risultato di un processo deterministico-causale svolgentesi all’insegna della continuità, della diacronicità (post hoc, ergo propter hoc), della località e della divergenza».

Perché secondo lei l’evoluzionismo è sbagliato?

«La Paleontologia dimostra il contrario – e qui risiede il suo secondo formidabile e fondamentale contributo alle scienze della natura – ci presenta un panorama inaspettato e sconcertante ove dominano la discontinuità, l’interazione non-lineare, la sincronicità, la non-località e la convergenza. Per dirla in modo più terra-terra: gli ipotetici alberi genealogici che dovrebbero descrivere l’evoluzione delle forme di vita sulla Terra si presentano sistematicamente… con i rami amputati! La miriade di punti di ramificazione che dovrebbero corrispondere ai progenitori comuni (i famosi “anelli di congiunzione”) postulati dagli evoluzionisti rivela, insomma, di essere né più né meno come l’araba fenice: “che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”. E poiché questo quadro vale per tutti i gruppi viventi, sarebbe davvero anomalo aspettarsi che soltanto il genere umano vi faccia eccezione».

 

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