Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 01 Novembre 2024

Nei giorni scorsi inaftti l'intelligence francese aveva girato ai colleghi italiani una segnalazione importante: era stato trovato a Cannes un biglietto firmato da "pentiti" (o forse "redenti) dell'Isis in cui erano indicati i treni che sarebbero dovuti diventare vagoni della morte in mano ai terroristi.

"Il giorno 14 gennaio - era scritto nel biglietto anonimo - due attentati sui treni delle 6.41 da Ventimiglia a Torino e quello delle 11.05 da Ventimiglia a Milano". L'intelligence italiana ha verificato che il treno diretto a Torino in realtà conclude la sua corsa a Roma, per questo il questore Imperia ha allertato tutte le forze di polizia delle città che sarebbero potute essere coinvolte dall'eventuale minaccia jihadista. L'intelligence francese, invece, sta ancore verificando se il biglietto sia autentico o se si tratti un falso allarme. La data indicata dal presunto "pentito di Isis", infatti, non ha portato con sé alcun attacco terroristico sui treni italiani, ma gli investigatori - come scrive il il Messaggero stanno comunque mantenendo alta l'allerta finché non verrà accertata la provenienza del messaggio anonimo.

L'allerta era stata diffusa a Roma, Torino, Milano, Genova e Firenze. Sono le città italiane attraversate dai treni in partenza da Ventimiglia su cui si erano concentrate le attenzioni della procura di Imperia.

Come riferisce il quotidiano Il Giornale la radicalizzazione passa insomma attraverso le prediche dell'odio disseminate da alcuni imam durante le preghiere quotidiane seguite dai 7.646 musulmani delle nostre galere. E per capire come le prediche dei cattivi maestri rischino d' influenzare le menti degli 11mila detenuti provenienti da Paesi di religione musulmana ecco i passaggi dell'analisi del Dap, in cui un criminale comune spiega la progressiva adesione delle tesi dello Stato Islamico. «In tale luogo il ristretto avrebbe conosciuto delle persone che lo ascoltavano e superavano l'afflizione della pena rivolgendosi a Dio. La fede li univa, e mentre lui cercava di rispondere in maniera sempre più solerte ai dettami del Corano, cresceva nel gruppo l'odio nei confronti dei loro carcerieri e di tutti quelli che mancavano nei loro doveri verso Dio. In questo momento sarebbe cambiata radicalmente la sua mentalità portandolo anche a pensare che chiunque non avesse rispettato la sharia avrebbe meritato la morte per decapitazione».

Sono le voci dell'odio continua il Giornale . Voci che riecheggiano quotidianamente dietro le sbarre delle nostre prigioni. Incoraggiate da alcuni dei 148 sedicenti imam che predicano nelle carceri e vengono identificati nel documento segreto del Dipartimento amministrazione carceraria di cui il Giornale pubblica alcuni stralci. Ma quelle voci non sono vacue esternazioni. Come spiega l'«Analisi di contesto e scenario 2016» sul fenomeno della radicalizzazione nelle carceri, quelle parole e quelle tesi servono a manipolare i detenuti musulmani «convincendoli a odiare coloro che professano altre fedi religiose».

Per capirlo ecco i passi di una «preghiera collettiva», scrive il quotidiano Italiano, citata nel documento, in cui un imam, ascoltato e registrato dal Nucleo Investigativo Centrale invita a denunciare i collaboratori delle forze dell'ordine e a mantenere atteggiamenti omertosi. «Chi collabora con le forze dell'ordine come informatore, devi raccontare quello che ha fatto. Mentre chi ruba, dice bugie, fa un omicidio, tu non devi andarlo a raccontare. Imparate a non raccontare i fatti dei vostri fratelli». Lo stesso imam in un'altra parte della predica insegna a disprezzare la civiltà europea. «In tutta l'Europa non c'è pudore né rispetto, è pieno di malattie e d'immoralità». Passaggi che gli analisti del Dap interpretano come «un chiaro esempio d'intolleranza per qualsiasi religione che non sia quella musulmana», per far capire che «chiunque non sia seguace di questo culto è un miscredente, un alleato di Satana e pertanto un nemico di Dio».

PUBBLICITÀ

inRead invented by Teads

Atteggiamenti da cui scaturiscono le numerose manifestazioni di esultanza con cui, come ammette l'analisi del Dap, sono state salutate le stragi dell'Isis in Europa. «Il detenuto, a voce alta, a seguito degli attentati di Parigi dell'11 novembre 2015, pronunciava frasi quali: Li dobbiamo fare fuori tutti, noi siamo i più forti prima i francesi e poi anche gli italiani. E poi ancora: Adesso tocca agli italiani, sottolinea il Giornale simulando l'esplosione di colpi da arma da fuoco». Ma gli esempi citati dall'analisi del Dap non si fermano qui. «Nella sera del 22 marzo 2016 alcuni detenuti hanno esultato per l'attentato terroristico di Bruxelles. Gli stessi, infatti, venivano sorpresi in camera a festeggiare ballando e gridando je suis Paris, je suis Bruxelles. Ascoltando il telegiornale che parla dei fatti di Parigi del 13 novembre 2015 il detenuto ha esultato con urla di gioia per oltre cinque minuti. Fonte confidenziale riferivano che un detenuto, durante la visione in tv della notizia dell'accoltellamento di 8 persone in un centro commerciale in Minnesota rivendicato dall'Isis, ha applaudito dicendo «ha fatto bene, Allah lo ricompenserà sicuramente. Se io fossi fuori farei una cosa peggiore al costo di morire perché andrei in Paradiso». La stessa fonte riferiva che un altro detenuto nell'apprendere della bomba scoppiata a New York esultava con le mani, alzando la testa al cielo e dicendo «Deve scoppiare tutta l'Italia». Passi inquietanti che raccontano come, prima dell'Italia, rischiano di scoppiare le sue carceri.Questa sarebbe la loro considerazione :  «Se dovesse passare un agente di custodia, una donna, un medico, questi non sono nulla davanti a Dio. L'agente di custodia è un cane infedele e finirà all'inferno».

"Tra tre settimane" ci sarà un piano "forte e coraggioso" per Alitalia, dice il presidente Luca Cordero di Montezemolo: il progetto su cui già si lavora "sarà ulteriormente rivisitato da un advisor industriale condiviso tra i due soci perchè non deve essere solo dei manager ma pienamente condiviso da soci arabi e soci italiani". Rispettare i tempi "si deve", "è imperativo". Sarà la base per un "costruttivo" confronto con Governo e sindacati, "triangolo importante per affrontare in modo drastico e condiviso il modello di business".

 

La situazione di Alitalia ci dice che l'azienda «è stata gestita male». Lo dice il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda parlando a Radio anch'io rispondendo a una domanda sulla situazione della compagnia aerea e sul rischio di esuberi. «È un'azienda - ha detto - totalmente privata che ha problemi significativi di gestione. Non esiste che si parli di esuberi prima di parlare di piano industriale. Nessuna azienda si salva senza piano industriale».

Il ministro ha affermato che le colpe della gestione di Alitalia «non devono ricadere sui lavoratori». Calenda ha ricordato che l'azienda è privata e che il giudizio spetta agli azionisti ma che il Governo non vuole sentire parlare di esuberi prima di parlare del piano industriale. 

 

La situazione di Alitalia surriscalda il clima nel trasporto aereo. In vista dello sciopero generale del settore in programma il 20 gennaio e considerata la «grave situazione» della compagnia, i sindacati hanno messo nero su bianco la loro preoccupazione e inviato una lettera al governo per chiedere un incontro «urgentissimo». 

 

Ieri in vista dello sciopero generale del settore in programma il 20 gennaio e considerata la "grave situazione" della compagnia, i sindacati hanno messo nero su bianco la loro preoccupazione e inviato una lettera al Governo per chiedere un incontro "urgentissimo". E non potendo ancora aprire l'atteso confronto sul Piano di rilancio della compagnia, hanno anche aperto formalmente le procedure che potrebbero portare alla proclamazione di uno sciopero a febbraio.

 

Nella missiva inviata al Governo, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo chiedono "un urgentissimo incontro al fine di valutare ogni utile possibile decisione". Sul tavolo ci sono le problematiche del Fondo di solidarietà del settore (alla base dello sciopero di venerdì 20), il cui funzionamento, nonostante alcune "novità positive", è pesantemente aggravato dalle molte crisi aziendali. A questo si aggiunge poi l'annosa questione della vertenza Alitalia: le notizie emerse dopo l'incontro con il Governo, e il conseguente rinvio della presentazione del Piano industriale alle organizzazioni sindacali, hanno "generato ulteriore tensione - avvertono i sindacati - sia tra i lavoratori coinvolti di Alitalia che del settore". 

 

E' in questo clima di incertezza e preoccupazione che i sindacati, denunciando l'assenza di un confronto sul Piano industriale e la presenza di "atti unilaterali nei confronti del lavoro, in violazione del contratto e degli accordi", hanno aperto formale vertenza nei confronti di Alitalia: una procedura che, se non dovessero arrivare risposte, porterà ad un primo stop a febbraio. I sindacati chiedono che non venga eluso un confronto con loro e si dicono fin da subito disponibili ad un "percorso serio" con l'azienda sia sul Piano industriale che per l'apertura del tavolo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro scaduto a fine dicembre.

 

Intanto e stato raggiunto accordo  raggiunto tra Alitalia e le banche creditrici, principalmente Intesa Sanpaolo e Unicredit. A tarda notte, dopo una maratona durata svariate ore, il pool di banche impegnate finanziariamente con la compagnia aerea posseduta al 49% da Etihad ha accettato la conversione in equity (cioè in azioni) di parte dei propri crediti.

 

L'accordo prevede che venga rapidamente elaborato un nuovo piano industriale e novità rilevanti anche relativamente alla governance. Potrebbe infatti cambiare l'assegnazione delle deleghe e non è escluso che si arrivi alla sostituzione dell'attuale amministratore delegato, l'australiano Cramer Ball.

 

«Il Consiglio di amministrazione di Alitalia ha approvato oggi la seconda fase del piano industriale della Compagnia», rende noto l'azienda in un comunicato. L'assemblea degli azionisti «ha deliberato un finanziamento a breve termine per consentire al management di avviare, nei prossimi 60 giorni, un negoziato con i principali stakeholder» allo scopo «di ottenere il loro impegno su misure che portino a una radicale riduzione dei costi», continua la nota, che indica il taglio dei costi come «unico modo per garantire il sostegno di lungo termine di soci e istituti finanziari e assicurare così la sostenibilità dell'azienda». 

 

Intanto si organizzano i Aeroporti di Roma e sono tante le iniziative per aumentare i flussi di passeggeri. Non solo modernizzando i terminal, visto che è in via di completamento l'avancorpo T3 che ospiterà il più grande centro commerciale all'interno di un aeroporto. Ma anche ampliando l'offerta: Delta AirLines raddoppia su Atlanta con la connessione diretta giornaliera Roma–Minneapolis, mentre, sempre senza scali intermedi, Air Transat connetterà settimanalmente la Capitale con Vancouver. Alitalia non è da meno e si rafforza sul Centro e Sud America con il lancio delle destinazioni Santiago del Cile e Città del Messico. A questo si aggiunge il nuovo collegamento verso Pechino a partire dal 18 luglio. Korean Air,invece, porterà le frequenze sulla rotta Roma-Seoul fino a sei a settimana. 

 

 

Anche Ryanair aumenterà i voli internazionali (Malta, Kos, Kerkyra, Creta eccetera) e verso la Calabria e la Sicilia. Più frequenze per la Costa Azzurra invece per Alitalia. Decolleranno da Roma anche i Dreamliner 787-900 di Air Canada che aumenta i collegamenti e i B786 300 di Air China.

Risultati positivi nel primo trimestre di quest'anno. L’aeroporto di Fiumicino ha registrato volumi del 3,4% superiori a quelli del 2015, con oltre otto milioni di passeggeri. La crescita è sostenuta dal mercato internazionale, in particolar modo dal Nord America (+16,7%) e dall’Estremo Oriente (+13,4%). Un dato, quello del far East, che si deve alle novità lanciate alla fine dello scorso anno, vale a dire la rotta Roma-Wuhan-Canton di China Southern e il nuovo volo Roma- Xi’an, servita da Hainan Airlines. 

Lo sviluppo sulle tratte intercontinentali è la sfida che il nuovo amministratore delegato deve vincere. Può contare su un piano industriale ambizioso messo a punto da Castellucci che vuole cambiare tutto rispetto al passato. In sintonia con le ambizioni e le potenzialità della Capitale.

 

 

Sul breve e medio raggio sono molte le nuove connessioni estive. Vueling arriverà a offrire oltre 60 città collegate: in particolare, per l’estate 2016 ci saranno una decina di nuove rotte internazionali. A far “base” su Fiumicino da aprile c’è anche la Norwegian Air, che ha scelto lo scalo romano come punta di diamante per i suoi nuovi 737. Nuove rotte quindi sulla Roma-Stoccolma e per diversi Paesi del Nord Europa. 

 

 

Più passeggeri, rotte e investimenti per Adr che dalla prossima settimana avrà anche una nuova guida operativa. La cura Atlantia, o meglio quella avviata da Giovanni Castellucci, l'amministratore delegato del gruppo della famiglia Benetton, che ha messo la faccia sul rilancio in grande stile dello scalo romano, sta dando i frutti sperati. L'obiettivo è quello di offrire servizi migliori e di aumentare il traffico, cambiando volto ad un aeroporto che vuole essere un grande hub mondiale. Proprio Castellucci ha indicato Ugo de Carolis come nuovo amministratore delegato di Aeroporti di Roma. La nomina sarà ufficializzata nell’assemblea convocata per il prossimo 20 aprile. 

 

 

Manager di esperienza internazionale, de Carolis lavora da 8 anni nel gruppo come ad di Telepass. Nato a Roma nel 1965, si è laureato in Ingegneria Meccanica alla Sapienza. Ha lavorato in multinazionali in Italia e all’estero come Procter & Gamble, General Electric e CNH Industrial, di cui ha guidato le attività aftersales negli Usa. Sempre martedì Monica Mondardini sarà nominata presidente. L'attuale numero uno del gruppo Espresso conosce bene la realtà aeroportuale di Roma, in quanto fa già parte del consoglio di amministrazione di Atlantia.

 

 

L'Enac ha sospeso nove dipendenti di una sede territoriale a seguito della segnalazione ricevuta dagli organi inquirenti in merito a un indagine che ha portato all'emissione di avvisi di garanzia nei confronti dei nove lavoratori per "irregolarità nelle timbrature in ingresso e in uscita dalla sede di servizio". Il Direttore Generale dell'ENAC, Alessio Quaranta - si legge in una nota - ha provveduto a sospendere in via cautelare i nove dipendenti coinvolti nelle indagini.

 

l'Enac, nello stigmatizzare i comportamenti sottolinea che, "ove confermati, potrebbero portare a più drastici provvedimenti di natura disciplinare".
Il Direttore Generale, al contempo, ha attivato i relativi procedimenti di natura disciplinare per l'accertamento delle illiceità segnalate, al fine di una verifica dei comportamenti dei nove dipendenti anche a livello amministrativo e civile, considerando anche la costituzione di parte civile nell'eventuale procedimento penale.

 

L'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, prosegue la nota, "continuerà ad assicurare agli organi inquirenti e alla Magistratura tutto il proprio supporto per ogni ulteriore approfondimento che fosse ritenuto necessario affinché venga fatta piena luce sui fatti e vengano perseguite le eventuali responsabilità, a tutela dell'onorabilità e della professionalità dell'Ente e di tutti i dipendenti che svolgono con correttezza, onestà e trasparenza le attività istituzionali di regolamentazione, controllo e vigilanza sul settore aeronautico".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I terremoti si susseguono, la cronaca li registra. Ma per fare presto e bene la ricostruzione, un metodo c’è. E’ il “metodo Raineri”.

Giovanni Raineri, piacentino, fu ministro “delle Terre Liberate” nel 1920, con Nitti e Giolitti. La situazione (del Veneto, in special modo) che si trovò a dover affrontare, era quella di un’immane tragedia. La descrisse lui stesso nelle sua memorie, pubblicate or ora dall’Istituto per la storia del Risorgimento/Comitato di Piacenza e dalla Banca di Piacenza:  “Rovina e abbandono ovunque e tracce profonde della devastazione compiuta dalla guerra, asportazione completa di quanto poteva essere dotazione o scorta delle aziende”.

In poco più di un mese, però, Raineri (cooperatore nato, tra i fondatori della Federconsorzi) varò il R.DL. 29.4.1920 e, cioè, la costituzione di Consorzi fra i danneggiati, fedele al principio che sempre lo guidò: doversi anzitutto dare “forte e rapido impulso alla ricostruzione e riparazione degli immobili di proprietà privata” perché “bisognava togliere il più presto possibile la popolazione, che numerosa vi dimorava, dal vivere nelle baracche, riconducendola alla vita sana, fisicamente e moralmente, della casa fissa: in altri termini, all’ordinata vita famigliare”. Il che “in aggiunta alle provvidenze deliberate dallo stato con eccezionale tempestività e proporzionalità rispetto ai danni patiti, nuove negli annali della storia mondiale, avrebbe contribuito a rasserenare gli spiriti, a ricondurre le popolazioni al tranquillo lavoro di un tempo, proficuo ai singoli, proficuo alla patria”. Il mezzo – chiaramente, e come Raineri spiegò – era quello di “chiamare gli stessi danneggiati ad assolvere il compito”: “Non più, dunque, lasciare ad iniziative di privati (o di enti, o di politici) di cacciarsi fra i danneggiati e lo stato, col proposito di fare luogo alle ricostruzioni e di speculare in proprio”. Così, testualmente, lo statista piacentino.

Naturalmente, il “metodo Raineri” suscitò immediate proteste: dei politici e degli enti locali, anzitutto (perché finanziava direttamente i danneggiati, eliminando l’intermediazione politica, per non dire di peggio) e poi, ovviamente, anche delle imprese dei grossi appalti (per le stesse identiche motivazioni di prima). Tutti costoro insieme – infatti – inscenarono una grande protesta a Venezia, in occasione di un discorso del ministro. Ma Raineri li piantò in asso, ne approfittò per fare un giro nelle zone danneggiate, parlare lui direttamente (in incognito, senza sceneggiate di variopinte scorte) con la gente, sentendone il polso (entusiasta). Ebbe, piena, la solidarietà politica e morale di Giolitti e continuò imperterrito nella sua opera provvidenziale.

La ricostruzione del Veneto risultò un modello per tutti, produsse risultati ben superiori a quelli della stessa Francia, che pure – sotto la regìa di Poincarè – ebbe aiuti, alla Conferenza di pace, ben superiori a noi (in ragione – aveva inizialmente preteso quel Paese – addirittura di 89 parti alla Francia, 10 al Belgio e 1 all’Italia). Soprattutto, non vi fu nessun scandalo, neanche l’ombra della corruzione, che salta invece immancabilmente fuori col sistema dei “grossi appalti” (la corruzione, infatti, si combatte alla Raineri, se la si vuole davvero combattere; si combatte così, tagliandole l’erba sotto i piedi: non, con grida manzoniane, “pene esemplari”, aggravio di adempimenti che ottengono il solo scopo di molestare gli onesti). Non ebbe neppure ragione di manifestarsi – a proporre, a sollecitare e così via – quella pletora di “benefattori” che vogliono il nostro bene (e il loro interesse): con certificazioni varie; con, financo il famigerato libretto casa (cassato da molteplici sentenze della Corte costituzionale), con controlli eccezionali, con nuove metodologie per costruire, al di là di quella sismica.

Così, il “metodo Raineri”, naturalmente, da noi non si adotta più. Lo impediscono i burocrati, i politici, gli enti locali, i grossi appaltatori di lavori pubblici. Tutti, loro e le loro corporazioni, sempre per la stessa identica ragione. E arrivederci al prossimo scandalo annunciato.

Nasce da una segnalazione di Francesco Di Maio, responsabile della sicurezza della società Enav spa, l'indagine della Polizia Postale e della Procura di Roma (beneficiando "della piena collaborazione" delle autorità Usa) sull'attività di cyberspionaggio messa in piedi dall'ingegnere Massimo Occhionero e dalla sorella. 

Cosi un ingegnere nucleare di 45 anni, Giulio Occhionero, e la sorella Francesca Maria, 49 anni, entrambi residenti a Londra ma domiciliati a Roma e conosciuti nel mondo dell'alta finanza capitolina. Sono le due persone finite in carcere per il presunto cyberspionaggio di poilitici e istituzioni, tra cui Renzi e Draghi.

Il primo marzo del 2016 Di Maio "segnalava - si legge nell'ordinanza cautelare del gip Maria Paola Tomaselli - l'avvenuta ricezione di una email contenente un allegato malevolo, da cui ricevuto il 26 gennaio precedente e apparentemente inviato dallo studio legale del professor Ernesto Stajano".

Questa mail era risultata sospetta perché Di Maio non aveva mai avuto relazioni dirette con Stajano né con il suo studio legale. E così, anziché visualizzarla e scaricarne l'allegato, l'ha inviata per l'analisi tecnica alla società Mentat Solutions srl, che opera nel settore della sicurezza informativa e della malware analysis. Dall'esame dei dati tecnici si scopriva che questa mail partiva dal mittente Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., utilizzando un mail server di proprietà della società Aruba spa con indirizzo IP 62.149.158.90. Da verifiche fatte presso Aruba risultava che l'indirizzo Ip "apparteneva ad un nodo di uscita della rete di anonimizzazione TOR, stratagemma informatico che di fatto impedisce l'identificazione dell'effettivo utilizzatore". L'account mittente (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) faceva parte - hanno scoperto quindi gli inquirenti - di una serie di account collegati a studi legali risultati compromessi a seguito di una infezione informatica. Dall'istruttoria è poi emerso che il file analizzato presentava numerose analogie con un altro malware diffuso in precedenti campagne di spear-phishing che dipendenti della società Mentat avevano già avuto modo di studiare nell'ottobre del 2014, quando la società Eni spa era stata destinataria di messaggi 'malevolì al pari dell'Enav. 

L'indagine è partita dalla segnalazione al Cnaipic dell'invio di una mail: indirizzata all'amministratore di rilievo di un' infrastruttura critica nazionale, conteneva il virus Eyepyramid. Seguendo quella traccia gli investigatori sono risaliti alla rete botnet che, sfruttando il malware, riusciva ad acquisire da remoto il controllo dei computer e dei sistemi informatici delle vittime.

Gli indizi raccolti in altre inchieste lasciano intendere che la vicenda di spionaggio scoperta dalla Polizia "non sia un'isolata iniziativa dei due fratelli ma che, al contrario, si collochi in un più ampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza secondo le modalità" adottate da Giulio e Francesca Maria Occhionero. E' quanto scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare. Il riferimento è al "diretto collegamento" tra le condotte di cui i due sono accusati "ed interessi illeciti oscuri": un collegamento "desumibile dal rinvenimento, nel corso delle indagini, di quattro caselle di posta elettronica già utilizzate per attività similari, secondo quanto emerso dalle indagini relative alla cosiddetta P4". In ogni caso, precisa il giudice, "allo stato un collegamento con altri procedimenti penali non è dimostrato".

Giulio Occhionero è legato "con gli ambienti della massoneria italiana, in quanto membro della loggia 'Paolo Ungari - Nicola Ricciotti Pensiero e Azione' di Roma, della quale in passato ha ricoperto il ruolo di maestro venerabile, parte delle logge di Grande Oriente d'Italia".

Gli indizi raccolti in altre inchieste - secondo quanto scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare - lasciano intendere che la vicenda di spionaggio scoperta dalla Polizia "non sia un'isolata iniziativa dei due fratelli ma che, al contrario, si collochi in un più ampio contesto dove più soggetti operano nel settore della politica e della finanza secondo le modalità" adottate da Giulio e Francesca Maria Occhionero. Il riferimento è al "diretto collegamento" tra le condotte di cui i due sono accusati "ed interessi illeciti oscuri": un collegamento "desumibile dal rinvenimento, nel corso delle indagini, di quattro caselle di posta elettronica già utilizzate per attività similari, secondo quanto emerso dalle indagini relative alla cosiddetta P4". In ogni caso, precisa il giudice, "allo stato un collegamento con altri procedimenti penali non è dimostrato".

Spiati politici e figure istituzionali come l'ex premier Renzi, pubbliche amministrazioni, studi professionali e imprenditori di livello nazionale. Lo ha scoperto la Polizia che ha smantellato una centrale di cyberspionaggio che per anni ha raccolto notizie riservate e dati sensibili.

Intanto cambia il capo della Polizia postale alla luce dell'inchiesta sul cyberspionaggio. Il capo della polizia Franco Gabrielli ha disposto l'avvicendamento al vertice, e all'attuale direttore, Roberto Di Legami, è stato assegnato un nuovo incarico. Tra i motivi alla base della decisione anche l'aver sottovalutato la portata dell'indagine sullo spionaggio dei politici senza informare i vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza. Alla fine dell'estate un primo scivolone di Di Legami sul caso Cucchi.

Il mio assistito nega di aver fatto attività di spionaggio, i server all'estero li aveva per lavoro". E' quanto affermato dall'avvocato Stefano Parretta, difensore di Giulio Occhionero, prima di entrare nel carcere di Regina Coeli dove è previsto l'interrogatorio di garanzia dopo gli arresti di ieri. "Oggi risponderà alle domande del gip - aggiunge - ha cose da chiarire: questa è una vicenda ancora tutta da scrivere e lui nega di aver fatto alcunchè di illecito".

Ai due vengono contestati i reati di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato ed intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. Le indagini degli investigatori del Cnaipic, il Centro nazionale anticrimine informatico della Polizia postale, hanno accertato che i due fratelli gestivano una rete di computer (botnet) - infettati con un malware chiamato 'Eyepyramid' - che avrebbe loro consentito di acquisire, per anni, notizie riservate e dati sensibili di decine di persone che, a vario titolo, gestiscono la funzione pubblica e delicati interessi, soprattutto nel mondo della Finanza.

Il malware Eye Pyramid è vecchio c'è bisogno di un team che lo aggiorna, aggiunge funzionalità e lo rende invisibile. Lo spiega all ansa l'esperto di sicurezza Andrea Zapparoli Manzoni, che sottolinea come i due arrestati, sono sconosciuti al mondo degli hacker, "sono dei prestanome, dietro c'è uno sponsor". "Spiare quasi 20 mila persone vuol dire un'operazione in scala industriale - osserva l'esperto - e fare restare invisibile il malware per lungo tempo presuppone capacità di alto livello che non sono nelle possibilità delle due persone arrestate. Tra i domini usati, ad esempio, c'è eyepyramid.com che non userebbe neanche una persona sprovveduta. Questa è una storia affascinante a cui manca un pezzo".

Risultano spiati inoltre gli account di diverse altre figure istituzionali. Tra questi l'ex premier Mario Monti, l'ex Governatore della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni, dell'ex comandante Generale della Guardia di
Finanza, Saverio Capolupo. Ed ancora Piero Fassino, Paolo Bonaiuti, Mario Canzio, Vincenzo Fortunato, Fabrizio Cicchitto e Ignazio La Russa.

Ma in mano ai due fratelli c'era un database che conteneva un elenco di 18.327 username il nome con cui un utente viene riconosciuto online di cui 1.793 corredate da password e catalogate in 122 categorie denominate 'Nick' che indicano la tipologia di target ...politica, affari, etc... oppure le iniziali di nomi e cognomi.

Tra i portali oggetto dell'attività dei due anche quello della Banca d'Italia, della Camera e del Senato. E risultano "compromessi" pure due computer in uso ai collaboratori del cardinale Gianfranco Ravasi, dal 2007 presidente del Pontificio Consiglio della cultura, della Pontifica Commissione di archeologia sacra e del consiglio di coordinamento tra accademie pontificie. L'organizzazione aveva immagazzinato le informazioni trafugate in alcuni server sequestrati in Usa.

L'identità dell'autore della strage di capodanno a Istanbul è stata accertata - conferma il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, intervistato dall'agenzia Anadolu. Cavusoglu non ha fornito il nome né altri dettagli sulla persona identificata, che è ancora ricercata. L'agenzia Anadolu ha detto che finora 20 persone sono state fermate nell'ambito delle indagini sulla strage, costata la vita a 39 persone. 

Una caccia senza sosta ma ancora senza esito in tutta la Turchia al killer di Capodanno, che al momento ha un volto ma non un nome.

Dalle immagini in tv e sui giornali giurano di averlo riconosciuto alcuni vicini di casa nella provincia anatolica di Konya, dove l'uomo si sarebbe trasferito a fine novembre con la moglie e i 2 figli piccoli, probabilmente per non dare nell'occhio. Proveniente da un Paese dell'Asia centrale, come sembrano suggerire anche i tratti somatici: forse dal Kirghizistan o dall'Uzbekistan, anche se non cade l'ipotesi dell'origine dalla regione cinese dello Xinjiang, dove risiede la minoranza uigura, turcofona e musulmana.

La stessa polizia turca lo ha lasciato andare dopo un controllo all'aeroporto di Istanbul. Solo una somiglianza con il killer del 'Reina', il cui volto da ore circola su tutte le tv dopo la pubblicazione di un video-selfie girato nella zona di piazza Taksim, forse per inviare un messaggio sulla sua presenza in città. Il vero attentatore, per gli inquirenti, ha anche un passato in Siria, dove l'Isis lo avrebbe addestrato per la strage. Ma sullo scambio di persona le autorità turche continuano a mantenere un rigido silenzio. Forse, suggeriscono alcuni esperti, per far credere al killer che la polizia non sia così vicina alla sua cattura inducendolo a qualche passo falso.

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI