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"E' il momento più difficile e più affascinante dell'intera legislatura. Questa legislatura, che finirà nel 2018, fa venire i brividi". Lo ha detto, secondo quanto riferisce chi è presente, il premier Matteo Renzi ai deputati Pd riuniti in assemblea alla Camera.

"Queste elezioni dicono che col Renzi 2 non si vince, devo tornare il Renzi 1. E basta primarie nel Pd". In un colloquio con la Stampa, il premier fa il punto dopo i ballottaggi: "non ho scelto io i candidati: fosse per me la stagione delle primarie sarebbe finita". E promette cambio di ritmo: "riforme più vicine, dovrò aumentare i giri, non diminuirli". "Questo è un Paese moderato, vince chi occupa il centro. Con personalità - aggiunge il segretario del Pd - perché se invece degli originali corrono le copie, allora non funziona". Renzi prende come esempio il caso Liguria: "La Paita non ha perso perché il candidato di Civati le ha tolto dei voti che probabilmente non sarebbero andati comunque a lei, ha perso perché nell'ultima settimana il 5% degli elettori di centro si è spostato verso Toti". Nel promettere un cambiamento nel partito, Renzi aggiunge: "Anche perché tra un anno si vota nelle grandi città. Torino, Milano, Bologna, Napoli, forse Roma". Roma? gli chiede l' intervistatore, Massimo Gramellini. "Se torna Renzi 1, fossi in Marino non starei tranquillo".

Dopo il tornante, duro per il Pd, dei ballottaggi, Matteo Renzi, di fronte all'assemblea del gruppo parlamentare non si nasconde e ammette senza mezzi termini che "questo è il momento più difficile della legislatura". La riunione è convocata per eleggere il successore alla guida del gruppo della Camera dopo le dimissioni di Roberto Speranza nei giorni del voto sull'Italicum. Renzi candida Ettore Rosato, attuale vice capogruppo, la persona, sottolinea il premier che "ha caratteristiche di tenacia, determinazione necessarie per guidare il Gruppo più numeroso della storia della Repubblica e che dovrà gestire riforme ambiziose".  In mattinata la 'Stampa' aveva pubblicato un colloquio con il premier dopo i ballottaggi nel quale il premier criticava lo strumento delle primarie per la scelta dei candidati locali.

"Ettore Rosato è il candidato naturale alla guida del gruppo. Ci vuole una leadership autorevole". dice Matteo Renzi all'assemblea del gruppo Pd alla Camera, nel proporre Ettore Rosato per l'incarico di presidente. "E' una proposta di cui mi assumo la responsabilità, se ci sono proposte alternative fate pure", aggiunge.  "Di fronte a noi - ha detto Renzi - ci sono molte sfide, dalle riforme ai diritti civili. Ci vuole quindi una leadership autorevole del gruppo". "In questi due anni - ha aggiunto - il lavoro svolto da Rosato lo rende il candidato naturale. Ettore ha caratteristiche di tenacia, determinazione necessarie per guidare il Gruppo più numeroso della storia della Repubblica e che dovrà gestire riforme ambiziose". Matteo Renzi ha spiegato che, scegliendo Ettore Rosato come nuovo capogruppo del Pd, ha scelto la continuità: "C'erano due strade, o la riforma complessiva del gruppo-partito in un nuovo equilibrio o affrontare in modo più agile il solo problema del capogruppo".

 

La popolazione residente in Italia è sostanzialmente arrivata alla crescita zero: i flussi migratori riescono a malapena a compensare il calo demografico dovuto alla dinamica naturale. Lo rende noto l'Istat. Nel 2014 siamo arrivati a 60.795.612 unità, con un aumento di appena 12.944 rispetto all'anno precedente.

La popolazione straniera ha fatto registrare un incremento di 92.352 unità, portando i cittadini stranieri residenti nel nostro Paese a 5.014.437, pari all'8,2% dei residenti. Il lieve incremento della popolazione iscritta in anagrafe, spiega l'Istat nel bilancio demografico 2014, è dovuto in larga misura alle ultime rettifiche legate alla revisione delle anagrafi, effettuata da tutti i Comuni italiani tra il 2012 e il giugno 2014, a cui si devono aggiungere anche le ricomparse di persone precedentemente cancellate per irreperibilità censuaria (+96.468, di cui 53.427 stranieri), ma già effettivamente presenti sul territorio.

Al netto delle rettifiche dovute alla revisione anagrafica, il cui saldo residuale si attesta a +10.869 unità, l'incremento è stato molto limitato (2.075 unità complessive, pari a +0,003%), da attribuirsi esclusivamente alle migrazioni dall'estero, che compensano appena il calo di popolazione dovuto al saldo naturale negativo. Se i residenti si scompongono in base alla loro cittadinanza (italiana e straniera), la componente italiana risulta in diminuzione (-83.616), seppur mitigata dall'acquisizione della cittadinanza italiana di una parte sempre più ampia della componente straniera (+130 mila circa).

Il movimento naturale della popolazione (nati meno morti) ha fatto registrare nel 2014 un saldo negativo di quasi 100 mila unità, che segna un picco mai raggiunto nel nostro Paese dal biennio 1917-1918 (primo conflitto mondiale). Sono stati registrati quasi 12 mila nati in meno rispetto al 2013.

Anche i nati stranieri continuano a diminuire (-2.638), pur rappresentando il 14,9% del totale dei nati. La mortalità resta stabile, con una lieve diminuzione in valore assoluto (-2.380).

Il premier lo aveva atteso a lungo sotto il sole fuori dal media center, prima di rientrare nell'area riservata alle autorità, per poi uscire nuovamente quando effettivamente Putin è arrivato.

Era infatti prevista originariamente alle 10.45 la cerimonia di avvio del Russia Nationald Day, slittata fino ad ora per l'assenza dell'ospite più illustre. Stretta di mano tra Matteo Renzi e Vladimir Putin a Expo. Il presidente russo, accolto al suo ingresso dal commissario unico, Giuseppe Sala, accompagnato da Renzi si è accomodato nello spazio riservato alla cerimonia ufficiale per la celebrazione della giornata della Russia. Dopo i saluti inziali Putin ha preso la parola. "La Russia e l'Italia sono legate da legami molto stretti, è una storia che conta cinque secoli. L'Italia è un investitore importante per la Russia, e con l'Italia collaboriamo nell'arena internazionale, e tra i primi abbiamo appoggiato candidatura italiana all'Expo 2015". E ancora: "Da 160 anni la Russia partecipa all'Expo, all'Expo del 1906 a Milano raccogliemmo molte decorazioni. Il padiglione russo ad Expo 2015 è tra i più grandi con più di 4mila metri quadri di superficie".

"Cerchiamo di rispettare gli interessi di entrambi i Paesi. I rapporti culturali, commerciali e politici durano da più di 500 anni", ha affermato il leader russo.

Matteo Renzi al national day russo. "Lavoreremo insieme" alla Russia - ha detto Renzi - "per riuscire insieme a ripartire dalla tradizionale amicizia italo-russa, per affrontare le sfide, sia quelle che ci vedono su posizioni differenti sia su quelle che ci vedono sulle stesse posizioni". "Il lavoro che ci vede insieme noi vogliamo che abbia un futuro"."Mi piace ricordare qui oggi una frase di Dostoevskij che rappresenta una pietra miliare della civiltà letteraria del mondo: 'La bellezza salva il mondo'!, ha detto il premier ringraziando il presidente russo per la sua visita in Italia.

"Viviamo un quadro internazionale difficile, anche per questioni che non ci vedono unite, ma che dovranno vederci sempre più dalla stesa parte, a cominciare dalla minaccia terroristica globale", ha detto il premier

Misure di sicurezza particolarmente rigorose ad Expo per l'arrivo del presidente della Russia. Alcune aree dell'esposIzione di Milano sono "off limits", particolarmente rigoroso e accurato il servizio d'ordine. Il programma della visita è stato definito dopo una serie di sopralluoghi che hanno coinvolto si indicazione di Palazzo Chigi e del Cremlino una novantina di persone.

Putin vedrà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Papa. In serata un incontro con Silvio Berlusconi che il Cremlino ha da poco confermato.

Al incontro a Expo tra il presidente russo Vladimir Putin, in visita in Italia, e il premier Matteo Renzi,il primo ministro Italiano  ha sottolineato la necessità che i due Paesi siano uniti nella lotta al terrore.

"L'Italia è un grande partner della Russia in Europa". "Da oltre 500 anni - ha aggiunto - vi sono "rapporti strettissimi tra i nostri due Paesi".

Tensione sul nodo delle sanzioni alla Russia dopo la crisi Ucraina nel giorno della visita del presidente russo Putin in Italia. "Se l'Ue - avverte il ministro dello Sviluppo economico Alexiei Uliukaiev rispondendo a una domanda dell'agenzia Tass a Milano - manterrà le sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina, anche Mosca manterrà le proprie restrizioni nei confronti dell'Unione europea". Ma - dice ancora il ministro, in Italia con Putin - "difficilmente l'Ue deciderà di inasprire le sanzioni contro Mosca per la crisi ucraina. Questo perchè "la maggioranza dei Paesi Ue ottiene conseguenze negative dall'introduzione delle sanzioni".

Intanto, però, da Strasburgo arriva un segnale in proposito con l'approvazione del rapporto sullo stato delle relazioni Ue-Russia in  Aula a Strasburgo nel quale si chiede la revisione critica dei rapporti a causa della violazione deliberata da parte di Mosca dei principi democratici e del diritto internazionale sullo sfondo della crisi ucraina. Mosca - si legge, tra l'altro nel testo - "non è più un partner strategico della Ue".

Gli italiani non la pensano né come il premier né come il capo dei vescovi. Anzi, bocciano totalmente le politiche sull'immigrazione adottate dal governo. Secondo un sondaggio Ixè per Agorà, infatti, il 66% sostiene che l’esecutivo guidato da Renzi sta affrontando male l'emergenza immigrati. Disco verde, invece, dal 24% degli intervistati. Secondo il sondaggio, del resto, il 73% considera l’immigrazione un problema per l’Italia. Solo il 19%, al contrario, la giudica un’opportunità.

Ed e pure sempre acceso il dibattito politici sull'immigrazione, soprattutto alla luce degli episodi nelle stazioni di Milano e di Roma. "Non si può pensare che la globalizzazione sia il pretesto per rinchiudersi. Nel mondo di oggi ci sono tanti che abbaiano alla luna, vivono sulle paure e pensano che l'unica dimensione sia chiudersi a chiave in casa. Non è così". Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando nella sede della Regione Lombardia, seduto accanto a Roberto Maroni. "Non si riferiva a me, io uso il cervello, ma purtroppo non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire", ha infatti risposto ai giornalisti l'ex leader della Lega, che in questi giorni ha duramente polemizzato col governo per la gestione dei profughi. Secondo Maroni, specie dopo l'aggressione con un machete a un macchinista di un treno ieri sera a Milano, in Italia in questo periodo "la paura c'è e deriva da fatti concreti, non da chiacchiere: il governo deve intervenire e non so che cosa aspetta". Un intervento che il presidente della Lombardia ha ribadito necessario per gestire in maniera differente l' accoglienza dei profughi. "Penso che non sia una gestione da paese civile quella attuale - ha concluso -, l'ho detto anche a Renzi. Dove vanno messi gli immigrati? In luoghi idonei, non lasciati a bivaccare nelle stazioni".

Via subito i profughi collocati nelle località turistiche del Veneto e basta nuove allocazioni: a chiederlo il presidente del Veneto Luca Zaia in una lettera ufficiale inviata oggi ai Prefetti del Veneto. Nella missiva, Zaia si fa portavoce degli allarmi, dei timori e degli appelli a lui rivolti da sindaci, cittadini e imprenditori del turismo veneto, che vedono minacciato il buon esito della stagione estiva dall'invio di profughi, già avvenuto in varie località

Ora pero esiste anche un fatto che mette in allarme la sicurezza Italiana a confermare le paure  è un immigrato del Corno d'Africa, intercettato alla stazione ferroviaria di Bolzano: sui barconi possono nascondersi anche dei terroristi. A dispetto delle chiacchiere di chi per mesi ha insistito a dire che era assolutamente impossibile che tra i migranti potesse nascondersi anche un solo terrorista: "Arrivano con la barca in Sicilia, la polizia li ferma ma loro non vogliono restare - spiega - Vengono fermati perché a volte tra di loro può nascondersi un terrorista. Fanno la fotografia segnaletica e poi se ne vanno, la polizia li lascia andare."
Ce lo avevano detto le forze dell'ordine, la magistratura, gli addetti sanitari: ce lo aveva detto, innanzitutto, il buonsenso.
Tra i migranti di Bolzano, in gran parte cristiani che fanno di tutto pur di passare in Germania, sembra difficile che possa celarsi un potenziale terrorista intenzionato a colpire il nostro Paese in nome dell'ideologia islamista. Eppure tra chi arriva in Sicilia degli infiltrati ci sono, come conferma con realismo anche chi arriva proprio dall'Africa.

Oltre questo e stato anche un sanguinario fatto di cronaca come quello del capotreno preso a colpi di machete da una gang di latinos ad aprire gli occhi degli ultimi buonisti. Eppure Matteo Renzi tuona ancora contro chi gli dice che la misura è colma. "Non si può pensare che la globalizzazione sia il pretesto per rinchiudersi. Nel mondo di oggi ci sono tanti che abbaiano alla luna, vivono sulle paure e pensano che l’unica dimensione sia chiudersi a chiave in casa. Non è così". Ma gli italiani, per fortuna, non la pensano così. E, sondaggi alla mano, sono pronti a dargli il ben servito.

Un premier scollato totalmente dalla realtà è quello che emerge nelle ultime ore. Travolto dagli scandali di Mafia Capitale e incapace di gestire la portata dell'emergenza immigrazione, continua a inveire contro il centrodestra che chiede misure urgenti accusando, ora la Lega Nord ora Forza Italia, di fomentare l'odio e la paura. "Serve un ideale comune, serve la forza delle idee, non limitarsi a vivacchiare e vivere di paure - spiega - quante persone, nel momento complesso che viviamo, pensano si possa fare affidamento sugli istinti più bassi vivendo di paure, minacce, inquietudini". Lo stesso fa il Vaticano che negli ultimi giorni si è lasciato andare a profluvio di comunicati stampa per chiedere all'Italia di continuare ad accogliere gli immigrati. "Sicurezza e legalità sono un dovere preciso di uno stato democratico e civile - commenta il presidente della Cei, cardinal Angelo Bagnasco - ma questo dovere non può essere chiusura e non accoglienza verso chi è disperato".

Se Leonardo aveva la sua vigna a Milano, Michelangelo aveva i suoi terreni da formaggio a Casteldurante, oggi Urbania” . Ad affermarlo al
Corriere del Sud è il geologo  Rodolfo Coccioni, del Dipartimento di Scienze della Terra , della Vita e dell’Ambiente esperto in Patrimonio Culturale ed Analisi del Paesaggio dell’Università di Urbino . Coccioni  ha ritrovato “i terreni di Michelangelo , destinati al pascolo per produrre, appositamente per il grande artista italiano, protagonista del Rinascimento, il cascio di guaime, oggi conosciuto come “Casciotta di Urbino”, formaggio D.O.P. a pasta semicotta fatto con una miscela di latte prevalentemente ovino e subordinatamente di latte vaccino.

Michelangelo era appassionatissimo di questo formaggio fresco e dolce, dell'antico Ducato di Urbino – ha proseguito Coccioni -  prodotto con
latte di animali nutriti con il guaime, l'erba tenera che rinasce dopo la prima falciatura. Sembra addirittura che si nutrisse quasi esclusivamente della casciotta d'Urbino se in una delle celebri Rime si legge: “L'anima mia dal corpo ha tal vantaggio, che se stasat' allentasse l'odore, seco non la terre' 'lpan e 'l formaggio”. Tanto che per garantirsene un'abbondante scorta, mentre era impegnato con la Piazza del Campidoglio e con la Basilica di San Pietro in Vaticano e la sua Cupola, aveva fatto affittare, come risulta da un atto notarile del 12 febbraio 1554, tre poderi con casa e terreno nei pressi di Casteldurante dal suo domestico e più stretto collaboratore, nativo proprio di questa cittadina, Francesco Amatori”.

Dunque tutto è negli atti ed è stato ricostruito da Rodolfo Coccioni del Dipartimento di Scienze della Terra e della Vita dell’Università di Urbino ed ideatore del Corso di Alta Formazione per la figura del Narratore del Gusto e della Cultura , Comunicatore del Benessere e Selezionatore delle Tipicità Italiane che verrà lanciato in conferenza stampa all’EXPO di Milano il 13 Giugno .

“Nell'atto notarile tra l'Amatori e i fittuari dei terreni  - ha continuato al corriere del sud Coccioni -  si menzionano i tre poderi “Vicelicet uno detto de Collonello, secundo detto delli Camporesi, tertio nuncupato de Ca la Ricciola...” e si legge tra i patti“Item che siano obligati mandare a Roma al detto Francesco lire venticinque de cascio di guaimo, et detto Francesco sia tenuto di pagare la vettura et li fittuarii siano tenuti a mantenere le bestie nell'essere che le trovano, et la lana servarla per fare mattarazzi”.

I terreni di questi poderi, che oggi hanno rispettivamente i toponomi di Campi Resi, C. Colonnelli e La Ricciola, hanno una naturale vocazione al pascolo degli ovini per le loro caratteristiche geologiche e geomorfologiche: si tratta infatti di terreni prevalentemente sabbiosi, quindi leggeri e asciutti, e acclivi”.

E ci sono numerosi scambi epistolari che confermano anche quanto Michelangelo fosse amante di questo formaggio oggi D.O.P.

“Così scrive madonna Cornelia Colonnelli , vedova dell’Amatori – ha concluso Coccioni – a Michelangelo, il 1 Gennaio del 1557 : “Perchè oggi è il dì de anno nuovo, dove a noi è usanza recognioscere li patroni, per questo mando a Vostra Signoria un fardeletto de cascio de guaimo de peso de livere otto”. Ed ancora il 18 Novembre del 1559:
“Vi mandiamo sei casciotti de guaime de peso de livere diece et un prosciutto de peso libere tredece”. Oggi questi terreni li abbiamo ritrovati e testimoniano quanto sia fondamentale il racconto culturale , storico e geologico di un prodotto tipico italiano dalla sua terra alla tavola. Buon appetito Michelangelo! Questi stessi prodotti potrebbero essere per storia e territorio patrimonio dell’Umanità e patrimonio geologico a conferma della loro unicità”.

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