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Harris-Trump, il dibattito televisivo non porta al colpo del ko

Il confronto televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump ha messo in luce due visioni opposte dell'America e del mondo, non solo per quanto riguarda le politiche, ma anche per stile e strategia. 

Uno dei temi più caldi è stato l'aborto. Trump ha accusato i Democratici di permettere l'uccisione di bambini dopo la nascita, una dichiarazione che ha provocato una forte reazione e la smentita del moderatore. Harris ha risposto con fermezza, accusando l'ex presidente di diffondere disinformazione, ribadendo come la sua posizione sia lontana dalla realtà legale e sociale degli Stati Uniti.

Sull'immigrazione, Trump ha rilanciato una vecchia accusa: gli immigrati clandestini ruberebbero animali domestici per mangiarli. Anche in questo caso, il moderatore ha dovuto precisare l'assenza di prove a supporto di tali affermazioni, evidenziando come Trump sia rimasto ancorato a retoriche populiste, senza fornire dati concreti.

Quando si è trattato di politica estera, lo scontro si è acceso ulteriormente. Trump ha accusato Harris di odiare Israele e ha ipotizzato che, se diventasse presidente, Israele potrebbe scomparire in due anni. 

Trump ha cercato di fare leva sulla guerra in Ucraina, promettendo di risolvere il conflitto con una semplice telefonata ai leader di Russia e Ucraina. Questa semplificazione di un problema complesso ha fatto apparire la sua strategia poco realistica, ma è stata comunque efficace per il suo pubblico, che cerca soluzioni immediate.

Il dibattito ha toccato anche l’economia, con Harris che ha sottolineato il suo impegno per la classe media, presentando numeri e dati a supporto. Trump, invece, ha criticato il lavoro dei Democratici, accusandoli di non aver fatto nulla di significativo durante il loro mandato.

Uno degli aspetti più interessanti del confronto è stato l'assenza di menzioni all'11 settembre, un evento che solitamente unisce i candidati nel ricordo. Questo silenzio ha rappresentato una rottura con il passato, evidenziando come la campagna elettorale abbia oscurato persino un evento così simbolico.

In conclusione il dibattito televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump ha messo in evidenza due visioni politiche profondamente divergenti, riflettendo stili e strategie completamente opposti. Da una parte, Harris ha adottato un approccio aggressivo fin dall'inizio, puntando a destabilizzare Trump con un attacco diretto nella prima mezz'ora, il momento cruciale in cui si forma l'opinione degli spettatori. Ha attraversato il palco per stringergli la mano, gesto che ha preso Trump alla sprovvista, seguito da un attacco frontale: "Questo governo è stato un disastro". Harris ha mirato a ridicolizzare il suo avversario, accusandolo di "aver svenduto l'America a Putin", concludendo che i leader mondiali lo deridono e lo considerano un "disastro".

Trump, fedele al suo stile provocatorio e populista, ha cercato di difendersi citando come ammiratore il premier ungherese Viktor Orban, ma questa scelta ha suscitato critiche, considerando la figura controversa di Orban in Europa. Quando è stato attaccato sul controverso Project 2025, il piano della destra per una transizione autoritaria, Trump ha cercato di prendere le distanze, affermando di "non avere nulla a che fare" con esso, replicando una tattica simile per l'insurrezione del 6 gennaio 2021, che ha definito "pacifica e patriottica".

Sul fronte della politica estera, Trump ha adottato un tono più aggressivo, accusando Harris di "odiare Israele" e sostenendo che se diventasse presidente, Israele "scomparirebbe in due anni". Ha cercato di guadagnare punti promettendo che, da presidente, telefonerebbe direttamente a Putin e Zelensky per risolvere la guerra in Ucraina, semplificando eccessivamente una questione complessa. Ha anche fatto dichiarazioni imprecise sul numero di vittime in Ucraina, confondendo i dati reali.

Nel finale, i messaggi dei due candidati hanno ripreso i temi abituali: Harris ha sottolineato il suo impegno per la classe media, mentre Trump l'ha accusata di non aver ottenuto risultati concreti durante il suo mandato. Sorprendentemente, entrambi hanno evitato di menzionare l'11 settembre, una ricorrenza che in passato ha sempre rappresentato un momento di unità nazionale.

Il dibattito si è concluso senza la tradizionale stretta di mano, con i due candidati che hanno voltato le spalle l'uno all'altro, simbolo di un confronto non solo politico, ma anche profondamente personale e divisivo.

 

Fonte varie agenzie

 

 

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