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Ursula von der Leyen rieletta presidente della Commissione Europea

La delegazione di Fratelli d'Italia ha espresso voto contrario alla riconferma di Ursula von der Leyen. "Votare a suo favore avrebbe contraddetto alcuni nostri principi fondamentali. Diverse questioni ci hanno impedito di supportarla", ha spiegato Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d'Italia e co-presidente del gruppo Ecr, in seguito al voto per la presidenza della Commissione europea. "Tuttavia, desideriamo mantenere un dialogo estremamente costruttivo", ha aggiunto, sottolineando che "durante il mandato, ci concentreremo sulle questioni sostanziali".

Delusione emerge dal fronte di destra: Procaccini (FdI) ha dichiarato: “I principali perdenti delle elezioni europee, come i Verdi, i socialisti alla Timmermans e i liberali del partito di Macron, sono quelli che hanno guidato il destino di Ursula von der Leyen, alla quale Ursula von der Leyen stessa si è affidata. Avremmo preferito una scelta differente, la rispettiamo, e nei prossimi giorni lavoreremo sui contenuti in maniera seria e responsabile, ma decisa”.

"Congratulazioni a Ursula von der Leyen! Siamo orgogliosi del grande lavoro di squadra del PPE per sostenere la tua rielezione alla guida della Commissione europea. Puoi contare sempre su Forza Italia per costruire un'Europa più competitiva, più sicura e promotrice di pace." Così ha dichiarato il ministro degli Esteri, vicepresidente del Consiglio dei ministri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, in merito alla riconferma di von der Leyen alla presidenza della Commissione europea.

Nel punto stampa che si è tenuto dopo il voto, Carlo Fidanza ha spiegato che il voto favorevole dei Verdi per la conferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue ha “reso impossibile” il sostegno di Fratelli d’Italia. In particolare, Fidanza ha fatto riferimento alle scelte di questi giorni, alla piattaforma politica e alla “ricerca di un consenso a sinistra fino ai Verdi” da parte della politica tedesca, la cui rielezione rappresenta un segno di discontinuità rispetto “al forte messaggio di cambiamento” emerso dalle ultime elezioni europee. In ogni caso, FdI assicura che non viene pregiudicato il rapporto di lavoro istituzionale e che la scelta del partito di Giorgia Meloni non comprometterà la definizione “di un ruolo adeguato in seno alla prossima commissione che l’Italia merita“.

La Lega, invece, aveva annunciato il suo voto contrario tramite le parole del suo capo delegazione Paolo Borchia, che oltre a suggerirle più accortezza nell’uso degli sms, in riferimento al caso Pfizer, ha spiegato che servirebbe un altro presidente della Commissione Ue. La strada è in salita ora secondo la Lega, alla luce della maggioranza “variopinta” a sostegno di Ursula von der Leyen, ma non manca un attacco al “finto centrodestra che ha chiesto i voti veri degli elettori di centrodestra per poi andare a formare una maggioranza di comodo con la sinistra“.

Di umore diverso Forza Italia, che ha votato a favore della rielezione di Ursula von der Leyen, infatti il vicepremier Antonio Tajani, nonché segretario nazionale di FI e ministro degli Esteri, su X ha twittato per fare le congratulazioni e dirsi orgoglioso del lavoro svolto dal Partito popolare europeo (PPE) per sostenere la sua rielezione: “Conta sempre su Forza Italia per costruire un’Europa più competitiva, più sicura e portatrice di pace“, ha concluso.

“L’Europa si trova ora di fronte a una scelta chiara. La scelta di affrontare da soli il mondo incerto che ci circonda. Oppure unire le nostre società e unirci intorno ai nostri valori. Una scelta per far prevalere gli estremisti e gli acquiescenti. O di garantire che le nostre forze democratiche rimangano forti”. Con queste parole Ursula von der Leyen si è presentata agli occhi della Commissione Ue nel giorno più atteso, quello in cui l’aula deciderà su una sua eventuale conferma alla presidenza.

I primi dati indicano che ci sarebbero stati più di 50 franchi tiratori, e i voti decisivi sono stati quelli dei Verdi a sostegno della Presidente. La candidata tedesca ha ottenuto 401 voti, superando di gran lunga il limite richiesto di 360. Con il supporto annunciato dei Greens, la maggioranza teorica che includeva Popolari, Socialisti e Liberali avrebbe dovuto essere di 454 voti. Di conseguenza, i franchi tiratori sembrano essere stati oltre 50.

“Due settimane fa, un primo ministro europeo ha visitato Mosca. "Questa cosiddetta missione di pace non è stata altro che una missione di acquiescenza, un atto di appeasement, una politica di eccessive concessioni", ha affermato Ursula von der Leyen, riferendosi a Viktor Orban. "Solo due giorni dopo, i jet di Putin hanno bombardato un ospedale pediatrico. È stato un messaggio del Cremlino per intimidire tutti noi. Nessuno desidera la pace più dell'Ucraina e l'UE sosterrà l'Ucraina per tutto il tempo necessario". Applausi e grida di "Bravo Orbán" si sono levati nell'aula di Strasburgo dai banchi dei Patrioti mentre la presidente condannava il viaggio a Mosca del primo ministro ungherese. Le grida sono state sovrastate da un prolungato applauso dell'aula in risposta alle parole della presidente della Commissione, che ha respinto categoricamente il viaggio di Viktor Orbán a Mosca.

Mentre l'America sotto la guida di Trump si impegna a distanziarsi e a far sostenere agli alleati i costi degli aiuti militari transoceanici, l'Europarlamento, celando dietro una facciata di unità, è colto dal panico. Benché non sia ancora stato dichiarato apertamente, le fratture emergenti all'interno dei gruppi politici nell'aula di Bruxelles potrebbero paralizzare l'operato della Commissione. Distinzioni vengono fatte sia a destra che a sinistra, con votazioni che seguono ordini dispersi.

Le delegazioni italiane non fanno eccezione, e il Pd si è diviso addirittura in tre parti sulla proposta di rafforzare le capacità delle industrie militari. Ma il problema è generale. Basti pensare alle posizioni, lontane da quelle della maggioranza, del terzo gruppo più numeroso presente in Parlamento, quello dei Patrioti. Non a caso a Roma la situazione è speculare, con Salvini che si oppone all’invio di armi e si mette di traverso rispetto al resto del centrodestra.

Gli interventi sulla guerra non possono sottostare a mille distinguo. Il punto fondamentale è che le decisioni devono essere veloci. E c’è da aspettarsi che nel prossimo futuro fioccheranno gli emendamenti, e che il percorso del Parlamento Europeo sarà irto di ostacoli e di rallentamenti. Non esattamente quello che sarebbe necessario, almeno nelle intenzioni di chi vorrebbe continuare ad aiutare Zelensky per evitare la vittoria di Putin. In gioco non c’è tanto l’unità dei gruppi, che è già saltata sia a destra che a sinistra. Ma la possibilità di continuare con le politiche attuali. 

Anche perché diversi Paesi europei, Italia compresa, sono sottoposti a procedure di infrazione per deficit eccessivo. Dove troveranno le risorse per aumentare le spese militari? Tagliando ulteriormente il Welfare? Così ci sarebbe il rischio di disordini sociali, anche in Francia e Germania. E se verrà eletto Trump e gli Usa faranno un passo indietro, il castello di carte sarà destinato a crollare. Per questo Zelensky, che non è uno sprovveduto, ha aperto ai negoziati di pace con la Russia. 

Con l’America di Trump e un’Europa debole, sa che per l’Ucraina sta per suonare l’ora della resa. A meno che The Donald non perda le elezioni. Per questo il 6 di Novembre, quando verrà proclamato il nuovo Presidente Usa, ci sarà la resa dei conti. E il mondo potrebbe trovarsi proiettato in un’altra Era dai contorni non ancora definiti.

 

Fonte varie agenzie 

 

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