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Venerdì, 18 Ottobre 2024

No all'Ucraina nella Nato, troppo pericoloso

Sono Stati Uniti e Germania i Paesi che più si oppongono a un ingresso dell'Ucraina nella Nato nel breve periodo. Lo hanno detto fonti diplomatiche dell'Alleanza, mentre a Washington si apre il vertice che celebra il 75mo anniversario della Nato, anche alla presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Le fonti hanno parlato di "una forte opposizione" di Berlino e Washington a un invito a Kiev prima che abbia rispettato le precondizioni necessarie, ricordando che il summit potrebbe concludersi come quello a Vilnius dello scorso anno, dove, nonostante le pressioni, Kiev non venne invitata a entrare. "Gli ucraini erano piuttosto irritati quando hanno concluso che la porta era aperta, ma non così tanto. E credo che lo scenario per il vertice di Washington sia lo stesso", hanno sottolineato le fonti.

Intanto no all’adesione dell’Ucraina alla NATO. È l’appello sottoscritto da 61 esperti di fama mondiale nell’ambito delle Relazioni internazionali in vista del Summit della NATO in corso dal 9 all’11 luglio, a Washington, DC. All’iniziativa – lanciata da William Ruger, direttore dell’American Institute for Economic Research, e Stephen Wertheim, senior fellow del Carnegie Endowment for International Peace, hanno aderito, tra gli altri, il docente e politologo di Harvard, Stephen M. Walt, il professor John J. Mearsheimer dell’Università di Chicago, il politologo Andrew Bacevich, fondatore del think-tank Quincy Institute, Barry Posen, docente di scienze politiche al MIT e direttore del Security Studies Program, oltre a Paul R. Pillar, accademico ed ex veterano statunitense, e moltissimi altri tra studiosi, accademici e ricercatori. Sono le voci degli esperti “fuori del coro” che in questi anni si sono opposti alla politica estera statunitense in Ucraina e all’internazionalismo liberale dell’amministrazione Biden. “Alcuni spingono affinché la NATO avvicini significativamente l’Ucraina all’adesione, ad esempio definendo un processo di adesione per Kiev o invitando il Paese ad aderire a tale processo. Qualsiasi passo del genere non sarebbe saggio”, avverano gli esperti nella lettera diffusa sui media americani.

La lettera sostiene che una futura adesione ucraina alla NATO “ridurrebbe la sicurezza degli Stati Uniti e degli alleati, con un rischio considerevole per tutti”, mettendo in discussione il fatto che una mossa del genere, come sostengono alcuni, possa scoraggiare un conflitto in futuro. “Alcuni sostengono che l’atto di far entrare l’Ucraina nell’Alleanza dissuaderebbe la Russia dall’invadere nuovamente l’Ucraina. Si tratta di wishful thinking“, notano.

Dall’annessione della Crimea del 2014, osservano gli esperti nella lettera, gli alleati della NATO hanno dimostrato con le loro azioni di “non ritenere che la posta in gioco del conflitto, per quanto significativa, giustifichi il prezzo della guerra. Se l’Ucraina dovesse entrare nella NATO, la Russia avrebbe motivo di dubitare della credibilità della garanzia di sicurezza dell’Alleanza Atlantica e avrebbe l’opportunità di mettere alla prova e potenzialmente rompere l’alleanza. Il risultato potrebbe essere una guerra diretta NATO-Russia o il disfacimento della NATO stessa” affermano.

C’è poi un grande equivoco di fondo che va sfatato: “Lo scopo dell’Alleanza Atlantica”, sottolineano, “non è quello di dimostrare stima per gli altri Paesi; è quello di difendere il territorio dell’Alleanza e rafforzare la sicurezza dei suoi membri”. Gli esperti lanciano così un appello ai leader occidentali affinché rivedano le loro posizioni.

Non sono solamente riflessioni di carattere geostrategico a porre interrogativi su una futura adesione dell’Ucraina nella NATO. Come riportato dal Telegraph, che cita un alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa, Zelensky si sentirà dire durante il vertice che il suo Paese è “troppo corrotto” per fare parte dell’Alleanza in questa fase. “Dobbiamo fare un passo indietro e applaudire tutto ciò che l’Ucraina ha fatto in nome delle riforme negli ultimi due anni”, ha dichiarato il funzionario al The Telegraph. “Mentre continuano a fare queste riforme, vogliamo elogiarli, vogliamo parlare di ulteriori passi che devono essere fatti, in particolare nell’area della lotta alla corruzione. È una priorità per molti di noi”, ha aggiunto la fonte. Se tale indiscrezione verrà confermata, non è esattamente ciò che Zelensky sperava e auspicava di sentirsi dire.

Jens Stoltenberg ha affermato che “l’Ucraina sarà in cima all’agenda del summit”. Tuttavia, nonostante le grandi aspettative di Kiev, come nota anche il Csis, l’Ucraina probabilmente non riceverà un invito formale ad unirsi all’alleanza. Almeno per ora. Tuttavia, Kiev ha compiuto passi da gigante nell’ultimo periodo verso l’agognata integrazione europea, avviando i colloqui formali per l’adesione del Paese all’Ue. Inoltre, l’UE ha firmato un nuovo “Impegno di Sicurezza Congiunto” per sostenere l’Ucraina  nei prossimi anni, mentre le nazioni del G7 hanno concordato di prestare all’Ucraina oltre 50 miliardi di dollari ricavati dai beni russi sequestrati. 

Il tema con ogni probabilità sarà al centro del bilaterale che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avrà nella giornata di giovedì con il presidente americano Joe Biden. Il faccia a faccia è stato anticipato dalla Casa Bianca, che ricorda che quello di giovedì sarà il terzo incontro tra Biden e Zelensky in un mese: il 7 giugno si erano visti in occasione delle celebrazioni per l'80mo anniversario dello sbarco in Normandia e la settimana dopo al G7 in Italia, dove avevano firmato un accordo sulla sicurezza.

In vista del summit di Washington, si profilano promettenti prospettive per Kiev. Fonti diplomatiche citate da Reuters indicano un imminente consenso collettivo sull'approvazione dei finanziamenti UE – 40 miliardi di euro all'anno – sollecitati dal segretario Stoltenberg per un sostegno continuativo al paese in conflitto. mentre il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, si trovava al Pentagono, il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha annunciato che dagli USA verranno erogati ulteriori due miliardi e trecento milioni di dollari in aiuti all'esercito ucraino. Questi fondi provengono dall'Usai – Iniziativa di assistenza alla sicurezza ucraina – e dal Pda presidenziale, che permette l'acquisizione di armamenti dalle riserve statunitensi. Sono assicurati sistemi di difesa aerea, armi anticarro e munizioni per i sistemi Patriot. Tuttavia, questa non è l'unica notizia che precede il summit NATO: oltre alle positive, emergono anche alcune preoccupazioni.

Il noto piano di Trump per terminare la guerra in un solo giorno – come hanno rivelato fonti interne al suo entourage al giornale Politico – in caso di una sua vittoria alle prossime elezioni presidenziali, includerebbe l'inizio dei negoziati con Putin e l'interruzione del processo di adesione dell'Ucraina alla NATO. Il leader di Washington negozierebbe direttamente con il suo omologo di Mosca su quali territori cedere alla Federazione. Tuttavia, Kiev ha già dichiarato di non essere disposta a compromessi per porre fine al conflitto.

Durante il vertice della NATO, si è sostenuto che l'Alleanza non dovrebbe spingere l'Ucraina verso l'adesione; anzi, "Avvicinare l'Ucraina all'adesione potrebbe peggiorare la situazione". Il documento, sottoscritto dal presidente dell'American Institute for Economic Research William Ruger e da Stephen Wertheim del Carnegie Endowment for International Peace, porta anche le firme di professori di prestigiosi istituti e università americane quali Harvard, MIT, Notre Dame International Security Center, Bush School of Government, Boston College, Institute for Global Affairs, tra gli altri.

Gli studiosi argomentano che l'ingresso dell'Ucraina nella NATO potrebbe fornire al Cremlino un pretesto per scatenare un conflitto senza fine, "un incentivo a continuare la guerra"; questo giocherebbe a favore della narrativa anti-occidentale di Putin, mentre "le sfide poste dalla Russia possono essere gestite senza l'ingresso dell'Ucraina nella NATO". Il pericolo per il paese è quello di trasformarsi nel teatro di "uno scontro prolungato tra le due principali potenze nucleari del pianeta".

 

Fonti varie agenzie 

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