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Marco Di Vita: il percorso di un artista completo che spazia fra i vari generi espressivi dai dipinti, ai fumetti fino alla poesia

Marco Di Vita, artista che dipinge quadri, disegna vignette e scrive poesie, fa sapere che: “Fin da piccolo ho espresso la mia creatività artistica tramite il disegno abbinato alla scrittura; ho sempre rappresentato i miei pensieri e le mie emozioni attraverso il disegno dei fumetti e la realizzazione di dipinti, scrivendo anche poesie. Ai tempi della scuola, che ho frequentato a Torino, quando l’insegnante ci consegnava i fogli protocollo su cui scrivere i temi prima in brutta copia e poi in bella, io elaboravo di getto i miei pensieri senza il bisogno di trascriverli nuovamente su un’altra copia e gli insegnanti rimanevano stupiti e perplessi di questa mia subitanea modalità espressiva. La mia docente, che era molto severa, un giorno mi chiese il permesso di leggere i miei temi a voce alta davanti a tutta la classe dato che li considerava belli e toccanti nei contenuti, perciò utili da diffondere anche agli altri alunni. Sono molto grato a questa docente perché colse subito i miei interessi letterari e spesso, senza dire niente a nessuno, mi consegnava dei libri per approfondire e migliorare la mia passione umanistica. Terminati gli studi obbligatori, ho iniziato a lavorare come magazziniere e nei mercati settimanali per guadagnarmi da vivere e, contemporaneamente, ho deciso di iscrivermi all’Istituto per ottenere il diploma di perito grafico-fotografico dato che mi sentivo portato per svolgere questa disciplina. Durante il periodo di questi studi la mia anima ribelle e il mio spirito di protesta sono riusciti a esprimersi nella realizzazione di opere artistiche fra cui i murales. All’epoca, questi dipinti erano proibiti in quanto considerati alla stregua di graffiti che deturpavano l’ambiente, ma io ritenevo già allora che fossero in grado di abbellire certi contesti urbani caratterizzati da degrado e decadenza architettonica. Il mio primo grande fumetto fu la rappresentazione di tutta la Divina Commedia che composi fra i 10 e i 12 anni e reinventai il ruolo di Dante fra varie saghe e storie fantastiche. Devo tutto quello che ho appreso alla mia professoressa di arte, la Roncarolo, severissima e molto professionale, con cui avevo creato un rapporto basato sulla sincerità e mi considerava uno dei suoi migliori allievi, mi rimproverava spesso dicendomi che avevo la faccia tosta di dire sempre la verità. Sono sempre stato tenace e un giorno decisi di disegnare con le matite colorate l’opera di tela su olio dell’impressionista francese Pierre-Auguste Renoir “La Grenouillère” che rappresenta la scena parigina del pontile con uomini e donne, la barca, l’acqua che si riverbera sul fiume creando un effetto scintillante grazie al sole che contrasta fra le fronde degli alberi. La professoressa Roncarolo mi disse che era impossibile realizzare tale dipinto utilizzando le matite colorate anziché il pennello, ma io mi impuntai nella mia decisione e, alla fine, mi diede il massimo dei voti. Ho sempre amato le sfide e le provocazioni, così un altro giorno mi presentai in classe senza il materiale per disegnare, senza i colori, insomma non portai volutamente con me nessuno strumento di lavoro pittorico. Allora, sempre la stessa docente, con pazienza mi insegnò una tecnica particolare con la penna che, facendo una pressione sempre più forte sul foglio, creava degli effetti ottici di sfumature di blu intenso e così realizzai il coniglietto del pittore impressionista Rembrandt. Quando portai a scuola una scatola di pastelli a olio caran d’ache, la professoressa mi insegnò le tecniche del graffio, ossia colorando il foglio bianco ad esempio di giallo chiaro e dando delle coperture col rosso, grattando con un pennino la cera, si rivelava all’occhio il colore giallo che era nascosto sotto il rosso e così realizzai dei tessuti damascati con i pastelli. Sempre con questa tecnica artistica riprodussi il raro quadro di Edvard Munch “La Danza della Vita” che simboleggia la vita stessa in cui, a sinistra dell’opera, è rappresentata una donna vestita di bianco, nel centro ci sono persone che danzano e, a destra, una donna vestita di nero che impersona la morte. Gli studi che ho svolto mi sono serviti nel mio percorso di vita artistica per ottenere sempre nuove e creative composizioni utilizzando diverse e svariate forme pittoriche e contaminando fra di loro le varie arti per creare un genere nuovo e unico. L’arte è la mia compagna di vita e nei momenti più bui mi ha sempre sostenuto offrendomi nuove possibilità e spunti di approfondimento umano e valoriale in quanto ritengo che l’arte, in tutte le sue variegati espressioni, debba essere un veicolo e un motore di diffusione di conoscenza e valorizzazione dei contenuti che promuove e che crea”.

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