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i martiri del ventesimo secolo

Il Santo Padre Papa Francesco ci aveva invitato in questo Triduo Pasquale a pregare per i tanti cristiani perseguitati e uccisi in nome della loro fede, ma l’invito diventa pressante dopo la carneficina compiuta dai fondamentalisti islamici somali nel campus universitario di Garissa in Kenya, con la barbara eliminazione di almeno 150 giovani studenti cristiani. Dunque la Pasqua 2015 è una Pasqua di martirio, ha ricordato nell’omelia del Venerdì Santo padre Raniero Cantalamessa, ma anche i testi delle stazioni della Via Crucis al Colosseo e ancora nelle parole del Pontefice è stato un continuo riflettere sul martirio di tanti nostri fratelli.

Padre Cantalamessa per le sue riflessioni utilizza un dipinto raffigurante l’”Ecce homo” del pittore fiammingo del XVI JanMostaert, in questo dipinto che viene raffigurato il supplizio di Gesù, vediamo, dice il frate,“Gesù che non può più muovere neppure un dito; è l’uomo ridotto all’impotenza più totale, il prototipo di tutti gli ammanettati della storia”. Citando il filosofo Pascal, ha detto: “Cristo è in agonia fino alla fine del mondo, in ogni uomo o donna sottoposti agli stessi tormenti”. Pertanto il predicatore ha chiesto “per una volta”, di non pensare alle “piaghe sociali, collettive”, come “la fame, la povertà…Di esse si parla spesso- anche se mai abbastanza-, ma c’è il rischio che diventino delle astrazioni”. “Pensiamo invece alle vittime concrete, ai perseguitati, ai torturati, che oggi nella maggior parte dei casi sono cristiani”.

Padre Raniero ha ricordato i ventuno cristiani copti uccisi dall’Isis in Libia il 22 febbraio scorso e ha invitato a pregare per tutti gli “Ecce homo”, cristiani e non che in questo momento soffrono a causa della loro fede.

I cristiani perseguitati sono stati ricordati anche nelle meditazioni delle stazioni della Via Crucis, in particolare è stato menzionato il martirio di ShahbazBhatti, il ministro cattolico pakistano ucciso dai fondamentalisti islamici nel 2011. Infine papa Francesco ha rammentato che il cammino doloroso di Gesù continua ancora oggi con tanti “nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Cristo sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice.

Ecco il Papa denuncia un aspetto ignobile di questa drammatica tragedia della persecuzione e del martirio dei cristiani, c’è un silenzio compliceda parte di tutti noi, dell’Occidente laico, ma anche di quello cristiano; spesso ci facciamo vincere dalla pigrizia e dall’indifferenza. Davvero, “rischiamo di essere tutti, istituzioni e persone del mondo occidentale, dei Pilato che si lavano le mani”, ha scritto in questi giorniGalli della Loggia.

Peraltro come è stato detto anche nel convegno di Milano“…perseguiteranno anche voi”, organizzato da Alleanza Cattolica e da Integra onlus, troppe sono le pagine “strappate “dei libri di Storia, come quelle dei circa 45 milioni di cristiani uccisi per la loro fede nel solo secolo XX. In questi giorni mi è capitato di leggere il mirabile volume del giornalista americano Robert Royal, “I Martiri del ventesimo secolo”, sottotitolo: “Il volto dimenticato della storia del mondo”, pubblicato da Ancora Editrice (2002).

Da qualche anno ritorna nel nostro vocabolario la parola “martire”, per qualche tempo ce ne eravamo dimenticati. E in particolare dopo l’11 settembre 2001, con l’attentato del commando suicida contro le “Torri Gemelle” aveva assunto una valenza terribile, inquietante e distruttiva. Ma i martiri cristiani di cui si parla nel libro di Royal sono un’altra cosa, naturalmente anche quelli dei nostri giorni. Questi uomini e donne, a volte anche bambini, “non hanno cercato la morte a tutti i costi: hanno amato la vita fino all’ultimo”, scrive padre Bernardo Cervellera nella prefazione al libro. Peraltro è stato spiegato bene da Introvigne che cosa si intende per martirio: sono i cristiani che offrono volontariamente la loro vita per Cristo e per la Chiesa e sono potenzialmente circa un migliaio e tra questi, naturalmente c’è ShabazBhatti. Poi ci sono i cristiani uccisi a causa diretta o almeno indiretta della loro fede, oltre centomila all’anno. Uno ogni cinque minuti. Eppure se ne parla così poco. I martiri, secondo Cervellera, “non sono nemmeno degli eroi solitari, sacrificati (ab-negati) a qualche valore o ideologia. Essi sono martiri cristiani. Sono morti a causa della loro fede, uccisi proprio da chi voleva contrastare la fede e tutti i valori che da essa ne conseguono”. Il libro di Royal ha il pregio di mostrare la qualità “cristiana” del martirio e di non soffermarsi soltanto sull’atto finale, violento , dell’uccisione del testimone. Padre Cervelleraè direttore dell’Agenzia Fides , che ogni anno compila una lista speciale di uomini e donne religiosi missionari che sono morte violentemente. Questi missionari spesso sono impegnati in territori particolarmente a rischio, e hanno dato la vita gratuitamente per non venire meno al loro impegno per i poveri e i più deboli. A volte il martirio, appare come qualcosa di ordinario e non di straordinario, di eccezionale, ma“esso è la dimensione fondamentale di tutta la vita dei cristiani”. 

Papa Francesco durante il suo viaggio nella Corea del Sud, parlando dei martiri coreani dopo aver ricordato di tramandare, raccontare e far conoscere la loro storia, ha detto: “…i martiri ci richiamano a mettere Cristo al di sopra di tutto e a vedere tutto il resto in questo mondo in relazione a Lui e al suo Regno eterno (…) i martiri – ha affermato Papa Francesco – ci provocano a domandarci se vi sia qualcosa per cui saremmo disposti a morire”

E’ stato San Giovanni Paolo II a lanciare per primo il messaggio che il secolo XX è un secolo di martiri. Nella sua lettera “Tertio millennio adveniente” (n.37) egli afferma: “Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze”.

Il libro di Royal, pubblicato proprio in occasione del Giubileo del 2000, risponde all’invito del Papa a non perdere la memoria di queste grandi testimonianze. E qui viene ricordato la specialità del libro dello scrittore americano. Certo la Chiesa in tutti i secoli ha avuto martiri, perché dobbiamo ricordare in particolare, quelli del XX secolo? Perché è stato il periodo con il “maggior numero di martiri cristiani e anche il periodo in cui si è cercato di ignorare (o addirittura occultare) il più possibile l’esperienza del martirio”. Infatti secondo la World Christian Encyclopedia, compilato dallo studioso protestante David Barret (esperto di statistiche), “nel XX secolo vi sono stati oltre 45 milioni di martiri, cioè cristiani che hanno perduto la vita prematuramente in una situazione di ostilità verso il cristianesimo”. In pratica più dei 2/3 della somma totale del martirio dagli inizi del cristianesimo. 

Il libro di Royal fa una mappa ben approfondita (507 pagine) unageografia del martirio, che inizia con la tragedia messicana , della rivolta dei Cristeros, la cosiddetta Cristiada, del 1926, che si oppose al governo massonico di Calles. Royal si sofferma sulla splendida figura del gesuita Miguel Augustin Pro. Poi seguono i capitoli riguardanti le varie persecuzione dei cristiani, in particolare Europa, dove c’è stato il più alto numero di vittime, causate peraltro, per la maggior parte dal socialcomunismo, a cominciare dall’Unione Sovietica, e dagli anni del terrore in Ucraina. Si potrà dare l’impressione che ci sia un po’ di pregiudizio, scrive Royal. Ma la realtà dei fatti, parla chiaro. In questo secolo i morti causati a motivo del comunismo sono stati almeno 100 milioni, sia in Urss, che in Cina. Per questo le vittime del comunismo occupano lo spazio maggiore. Altro fatto clamoroso, che può sembrare anche questo un pregiudizio. “Gran parte delle persone di cui parleremo sono morte in Europa (…)Paradossalmente, una delle civiltà e delle culture più avanzate del mondo ha prodotto le atrocità peggiori del XX secolo”. Si pensi alla barbarie e alle atrocità commesse durante la guerra civile spagnola, durata solo tre anni (1936-39). Mentre per altri casi, omicidi di massa e repressioni, durati decenni e magari ancora in atto come in Sudan, Nord Corea e ora in Medio Oriente. Devono ancora essere studiati e bisogna ancora valutarli.

Una cosa è certa per Royal, ancora oggi nelle Chiese si incontra una certa resistenza nell’accettare l’idea di martirio. “Per molti cristiani d’oggi sembra essere una nozione d’altri tempi, un retaggio del passato, che non ha nessun rapporto con la quotidianità della loro vita di fede”. Il giornalista americano ha scritto queste parole quindici anni fa, ora si spera che i cristiani abbiano maggiore consapevolezza, soprattutto dopo i tanti massacri di queste ultime settimane.

vignetta di Marcello Sartori sulla 'Presidenta' Boldrini

«Certe pubblicità che noi consideriamo normali, con le donne che stanno ai fornelli e tutti gli altri sul divano, danno invece un’immagine della donna che non è normale e non corrisponde alla realtà delle famiglie». Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, intervenendo ieri alla consegna a Roma del "Premio Immagini Amiche", riconoscimento alle pubblicità “rispettose” delle donne. L’immagine di una donna e madre di famiglia che si prende cura, anche in cucina, dei suoi cari, sarebbe quindi da bandire in quanto “anormale”.

Cosa dire alle 5 milioni di casalinghe che, in Italia, sono già discriminate da tanti punti di vista? Il numero delle donne che si dedicano prevalentemente al “lavoro familiare”, nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni, infatti, resta molto alto, anche se negli ultimi anni in sensibile un calo (negli ultimi dieci anni la riduzione è stata solo di 3-400 mila unità).

Con tutti i problemi che ci sono in termini di strumentalizzazione della donna e del suo indispensabile ruolo materno e sociale, questa della “pubblicità progresso”, ci sembra davvero una assurdità. Ci si sarebbe aspettato piuttosto dal Premio promosso dall'Unione Donne in Italiaun discorso sui media e cartelloni pubblicitari che «usano» il corpo femminile. Per vendere occhiali, jeans o hi-fi, ci troviamo spesso di fronte a gigantografie insensate. Queste, sì, che offendono le donne e la famiglia, paragonando il corpo femminile ad un oggetto “di contorno” di beni materiali e di consumo.

Una lancia, da questo punto di vista, se la meriterebbe il sindaco di Roma Ignazio Marino che, se rispetterà il senso della delibera approvata dal Campidoglio nel luglio 2014, dovrà vietare gli spazi pubblicitari del Comuneai cartelloni e manifesti pubblicitari che associno il corpo della donna«ad immagini che lo equiparano ad un oggetto ed in maniera sessista».

Questo annuncio è stato dato dal primo cittadino proprio durante la cerimonia di consegna del “Premio Immagini Amiche” ma, dalla presidente della Camera, ci si poteva aspettare qualche parola (e iniziativa)in più in questo senso. E invece ecco il catechismo vetero-femminista secondo il quale «È mortificante per il paese che non ci si accorga di quanto il pregiudizio sia entrato nel nostro modo di pensare; consideriamo normali pubblicità che in altri paesi non andrebbero mai in onda sulla tv pubblica perché propongono uno schema e un assetto di famiglia non rispettoso dei ruoli all'interno delle famiglie, in cui ciascuno fa la sua parte», ha aggiunto la Boldrini.

Il 5 marzo scorso la presidente della Camera aveva detto anche di peggio, affermando di ritenere inaccettabili «quelle pubblicità che valorizzano solo il focolare domestico: c’è nella nostra vita ma non c’è solo quello. Se la donna la riduci ad un oggetto ne fai quello che vuoi».

L’esaltazione della famiglia tradizionale equivarrebbe quindi ad uno spot “sessista”? Sì, secondo la nostre più alta caricaistituzionale al femminile. Tanto che nel novembre scorso in un convegno la Boldrini invitò addirittura le aziende italiane ad evitare gli “spot sessisti”. Ma di che stiamo parlando? Certi palcoscenici servirebbero piuttosto per denunciare la violazione, da parte di non poche imprese in Italia, del divieto di licenziamento per la donna in maternità che, ricordiamolo, secondo il nostro ordinamento dovrebbe andare dall'inizio del periodo di gestazione e fino al compimento di un anno di età dei figli.

Con la schiavitù della tratta internazionale a fini sessuali (comprese le baby-prostitute!), o quella “nuova” degli uteri in affitto, soprattutto per le donne dei Paesi poveri, la terza carica dello Stato ci viene a propinare la “crociata” per non far trasmettere più miss Italia dalla Rai-Tv? Nel luglio 2013, infatti, la Boldrini si guadagnò una mareadi critiche definendo una «scelta civile» quella della televisione pubblica dieliminare dai propri palinsesti quella kermesse colpevole, a suo avviso, di far sfilare «le ragazze italiane in tv con un numero». No comment.

Le 5 milioni di casalinghe italiane, comunque, “ringraziano” la terza carica dello Stato per l’attestazione di stima verso il “lavoro familiare”. Che, in realtà, è una vera e propria missione. Ma quelle delle donne reali, evidentemente, sono solo pretese destinate ad essere superate dai “miti del progresso” nei quali, tanto cecamente, crede anche il “nostro” presidente della Camera.

"Per l'amor di Dio, apri la porta!". Sono queste le ultime parole del comandante della Germanwings, rivelate dalla scatola nera dell'aereo caduto sulle Alpi. Lo riferisce la Bild am Sonntag. Secondo il tabloid, nella registrazione si sente urlare anche "Apri questa maledetta porta!".

Non si finisce di scavare nella vita del copilota ma prove reali non ce ne sono ha riferito Kumpa. "Non ci sono prove che abbia annunciato precedentemente le proprie intenzioni e non abbiamo trovato lettere che contengano una confessione da parte sua", ha spiegato il procuratore. Insomma non si può speculare. E quello che si continua a scoprire tra le macerie non allevia il male o la paura. La clinica universitaria di Duesseldorf ha consegnato proprio oggi alla procura - invece che venerdì come previsto - le cartelle cliniche del copilota. A confermarlo è stata una portavoce dell'ospedale, dove il 27enne era andato alcune settimane fa per il "chiarimento di una diagnosi", di cui però non sono stati forniti ulteriori dettagli e nemmeno in quale reparto sia stato. Tra febbraio e il 10 marzo, Lunitz è stato almeno in tre occasioni nelle strutture mediche. La scorsa settimana, l'ospedale ha smentito che fosse stato curato nella clinica per depressione.

Intanto è giallo sul certificato di idoneità di volo di Lubitz. Quello del 2014, ancora valido al momento della catastrofe, è stato rilasciato dall'Aeromedical center della Deutsche Lufthansa di Monaco. Ma la compagnia di volo reagisce: Lufthansa ha tre centri aeromedici, ma non ha comunque accesso agli atti. Alla fine sa soltanto se un pilota è idoneo o no e l'idoneità prevede comunque il consenso dell'ufficio federale del Luftfahrt-Bundesamt (Lba). "Lufthansa ha tre Aeromedical center e 20 medici specializzati, ma anche se un pilota si rivolge a uno di questi centri, il che peraltro non è obbligatorio, la compagnia non ha accesso agli atti medici: è a conoscenza soltanto dell'idoneità o meno a volare", fa sapere la compagnia di volo. Intanto la Bild am Sonntag ha pubblicato un'altra indiscrezione, secondo la quale qualcuno, "un buon conoscente di Lubitz", potrebbe aver avvertito la compagnia, mettendo in dubbio la capacità di volare del giovane. Una circostanza smentita dalla compagnia e non confermata dagli inquirenti: "E' assolutamente escluso che i vertici della compagnia o della flotta o qualsiasi carica rilevante sia stata raggiunta da una notizia del genere".

Secondo la Bild la ragazza di Andreas Lubitz è incinta. Titola infatti: "La ragazza di Lubitz aspetta un bambino?". Sabine L., ma il nome non è quello vero, viveva a Düsseldorf con il copilota della Germanwings. Secondo Spiegel, avrebbero voluto sposarsi. Sabine è un'insegnante di matematica e inglese, e avrebbe raccontato nella scuola in cui lavora nel Nordreno-Westfalia, qualche settimana fa, di aspettare un bambino. La coppia si era conosciuta in un Burger King di Montabaur, cittadina di origine del copilota, dove entrambi lavoravano da ragazzi. Lubitz a 18 anni aveva questo piccolo impiego, retribuito 400 euro al mese, proprio per potersi pagare le ore di volo.

Secondo tanti giornali e agenzie di stampa puo essere che aveva una malattia nascosta che è improvvisamente riemersa dopo una banale crisi di coppia, provocando una strage. Andreas Lubitz, il co-pilota dell'Airbus 320 della Germanwings che ha causato lo schianto dell'aereo con 150 persone a bordo contro una montagna francese soffriva di depressione, ma nessuno dei suoi datori di lavoro lo sapeva. ''Un giorno - aveva confidato alla ex fidanzata - farò qualcosa che cambierà completamente il sistema, e tutti conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno. Lo ha fatto - ha detto - perché si è reso conto che a causa dei suoi problemi di salute il suo grande sogno di lavorare per Lufthansa, di un lavoro come capitano e come pilota di voli a lungo raggio sarebbe stato praticamente impossibile''

''Durante i voli era una persona carina e aperta. Privatamente era molto tenero, un uomo che aveva bisogno d'amore. Era una brava persona, in grado di essere tanto dolce. Mi regalava fiori'', racconta sotto anonimato la ventiseienne, che fa l'assistente di volo. Poi il quadro cambia: ''Abbiamo parlato sempre molto anche di lavoro e in quei frangenti era un'altra persona. Si arrabbiava per le condizioni in cui dovevamo lavorare. Troppo poco denaro, paura per il contratto, troppa pressione''.

Da quando ho sentito del disastro mi torna sempre in mente una frase che ha detto. 'Un giorno farò qualcosa che cambierà l'intero sistema e tutti allora conosceranno il mio nome e se lo ricorderanno'. Non ho mai capito cosa intendesse, ma ora ha un senso''. La relazione è durata cinque mesi, in cui i due hanno spesso volato insieme e condiviso stanze d'hotel nascondendo la relazione ai colleghi, racconta Bild. ''Ci siamo conosciuti l'anno scorso su un volo, ci siamo scambiati i numeri di telefono e siamo rimasti in contatto. Di lì le cose sono cresciute, ma non ho mai voluto che diventasse ufficiale. Per questo ci incontravamo in hotel, perché non mi piace mischiare l'amore con il lavoro''.

Andreas Lubitz, il copilota del volo Germanwings schiantatosi sulle Alpi francesi, prima di iniziare la carriera professionale di pilota era stato classificato come ''a rischio suicidio'' ed era per questo in terapia. Lo ha reso noto la procura di Duesseldorf. Il trattamento psicoterapeutico era stato comunque concluso prima dell'inizio del percorso che lo ha portato alla licenza di volo professionale, ha precisato ancora il portavoce parlando durante un incontro con la stampa convocato in procura nella città tedesca.

Gli investigatori hanno trovato antidepressivi nell'appartamento di Andreas Lubitz, il copilota responsabile dello schianto dell'Airbus A320 con 150 persone a bordo. Lo riferisce il quotidiano tedesco Die Welt am Sonntag. Quest'ultimo cita uno degli investigatori il quale ha detto che Lubitz soffriva di una "grave malattia psicosomatica" e la polizia ha trovato farmaci per curarla. La stessa fonte ha aggiunto che il copilota soffriva anche di "una grave depressione e sindrome da affaticamento".

Andreas Lubitz si era sottoposto ad un trattamento perché aveva un problema agli occhi che potrebbe aver messo in pericolo la sua capacità di continuare a lavorare come pilota. Lo riferisce il New York Times che cita due fonti vicine alle indagini. La rivelazione del possibile problema agli occhi fornisce un nuovo elemento sul 28 enne pilota che ha fatto schiantare l'Airbus contro le alpi francesi con 150 persone a bordo. Non è chiaro quanto grave fosse il problema o se sia legato alle sue condizioni psicologiche.

Un commando armato ha preso in ostaggio un magistrato nella sede del Palazzo di Giustizia di Caglayan, sul versante europeo di Istanbul. E' il  procuratore Mehmet Selim Kiraz, responsabile delle indagini sulla morte di Berkin Elvan, un quindicenne colpito alla testa da una capsula di gas lacrimogeno nel giugno 2013, durante le proteste anti-governative a Gezi Park, e deceduto in ospedale nel marzo dell'anno scorso senza mai essere uscito dal coma. Autori del rapimento sarebbero militanti del Dhkp-C, un gruppo fuori legge di estrema sinistra. Nell'edificio sono entrate le forze speciali e la polizia ha avviato trattative.  L'ufficio del primo ministro turco ha imposto il silenzio stampa sull'operazione.

La polizia ha avviato trattative con i presunti membri del gruppo Dhpk-C che tengono in ostaggio il magistrato Mehmet Selim Kiraz al sesto piano del palazzo di Giustizia di Istanbul, ha indicato il vice-procuratore capo della megalopoli del Bosforo Vedat Yigit citato da Hurriyet. Il gruppo  ha lanciato un ultimatum alle autorita' turche chiedendo che entro le 15.36 locali l'agente che nel 2013 sparo' un candelotto lacrimogeno che colpi Berkin Elvan alla testa faccia una confessione 'in diretta'

Nell'edificio sono stati sentiti colpi di arma da fuoco. Una foto fatta circolare sui social media mostra Kiraz con un uomo alle spalle che con una mano gli tiene tappata la bocca e con l'altra gli punta una pistola alla tempia. Sul muro dietro di loro si vede la bandiera del Dhkp-C.

Il movimento armato di estrema sinistra turco Dhkp-c, che oggi ha rapito in tribunale il magistrato Mehmet Selim Kiraz, è inserito nella lista dei gruppi terroristi di Turchia, Ue e Stati Uniti. Secondo le agenzie di stampa il Gruppo fondato nel 1978 con il nome di Sinistra rivoluzionaria, è un movimento di ispirazione marxista-leninista. Nel 1994 ha preso l'attuale nome di 'Fronte-Partito di liberazione del popolo rivoluzionario'. Nel 2008 la sua leader Asuman Akca fu arrestata con l'accusa di voler assassinare l'allora premier Recep Tayyip Erdogan. Rilasciata nel 2012, è stata uccisa poco dopo da un uomo identificato dalle autorità come un membro del Pkk.

Dagli anni '70 a oggi il gruppo ha compiuto e rivendicato diversi omicidi e attentati. L'ultimo risale allo scorso 6 gennaio, quando una donna kamikaze si è fatta saltare in aria in una stazione di polizia a Istanbul, uccidendo un agente e ferendone un altro in modo serio. Nel rivendicare l'attentato il Dhkp-C dichiarò la volontà di "punire gli assassini di Berkin Elvan", il quattordicenne ucciso durante le manifestazioni di Gezi Park, sulla cui morte ha indagato il magistrato sequestrato oggi. Il primo febbraio del 2013 in un altro attacco kamikaze all'ambasciata americana ad Ankara morì una guardia addetta alla sicurezza. L'attacco più sanguinoso perpetrato dal gruppo terroristico sino ad ora è avvenuto il 10 settembre 2001 quando una donna kamikaze si fece esplodere davanti alla sede della polizia nella centrale piazza Taksim, ad Istanbul, uccidendo tre persone e ferendone almeno 20.

leader europei sono stati sul luogo del disastro, hanno sorvolato una zona disseminata di lamiere, corpi e disperazione. Il presidente francese,Hollande, Merkel, e Rajoy, hanno sorvolato a Seyne les Alpes sulle Alpi francesi.

Non era mai successo che tre Leader Europei avevano fatto una cosa del genere andare sul posto dove e stata consumata la caduta di questo aereo e a dire la verita fa piu fitto il mistero di questa tragedia

Quando una persona trascina con sè nella morte altre 149 persone, non è suicidio, è un'altra cosa". Lo ha detto il presidente di Lufthansa, Carsten Spohr, in una conferenza stampa. ''Anche se non sono un giurista'', ha precisato. ''Siamo scioccati, possiamo solo speculare sui motivi. Non abbiamo conoscenza di quel che ha potuto muovere il copilota a fare questa terribile scelta''.

Si fa sempre più fitta la rete di misteri che circonda la figura di Andreas Lubitz il copilota della Germanwings, che ha deciso di far schiantare l Airbus A320 sulle Alpi francesi, suicidandosi e provocando la morte di altre 149 persone. Con il passare delle ore aumentano i dubbi sull'idoneità al volo del 27enne e sulla veridicità delle certificazioni conseguite, mentre gli investigatori hanno trovato, nel corso delle perquisizioni nelle due abitazioni in cui viveva, certificati di malattia che il giovane pare abbia tenuto nascosti alla compagnia aerea e ai colleghi.

"La passione di Lubitz era volare sulle Alpi", ha raccontato Dieter Wagner, nel Centro volo di Montabaur, cittadina di origine del copilota. "Con l'Associazione - ha affermato l'uomo - abbiamo fatto delle escursioni sulle Alpi francesi. Lui era amico di mia nipote e volavano insieme". Nella missione in Francia con l'Associazione avrebbero sorvolato una zona a pochi chilometri da dove è avvenuto l'impatto dell'Airbus A320 con la montagna.

Secondo il quotidiano tedesco Bild, che ha avuto accesso ai documenti ufficiali dell'Autorità tedesca di supervisione del trasporto aereo, sostiene la tesi della depressione. Il 27enne, rivela il giornale, ha attraversato "un episodio depressivo pesante" nel 2009 ed è stato sottoposto a cure psichiatriche. Da allora Lubitz seguiva un trattamento "medico particolare e regolare". Queste informazioni, aggiunge il quotidiano, erano state trasmesse a Lufthansa, la compagnia aerea tedesca della quale fa parte Germanwings. Addirittura, secondo il tabloid, Lubitz durante l'addestramento come pilota fu dichiarato parzialmente inadatto a volare e indicato con l'acronimo 'Sic', cioè bisognoso di controllo medico speciale continuo. Secondo Bild, il centro aeromedico di Lufthansa ha confermato che l'informazione fu passata alle autorità federali per il trasporto aereo tedesche. A dichiarato inadatto al volo sarebbe stata la scuola di volo di Phoenix, in Arizona, dove tutti i futuri piloti di Lufthansa sono addestrati. In più, sempre secondo Bild, Lubitz aveva avuto "una pesante crisi di coppia con la sua ragazza", con la quale doveva sposarsi il prossimo anno, una "pena d'amore che lo ha segnato profondamente".

il copilota avrebbe nascosto alla compagnia e ai colleghi alcuni certificati medici, compreso quello che lo collocava in malattia per un periodo che comprendeva anche il giorno della tragedia. A dirlo è la Procura di Duesseldorf, dopo aver esaminato i documenti trovati nelle residenze di Andreas. Gli investigatori, che giovedì ha perquisito le due case del copilota dell'aereo, avevano riferito di aver fatto una scoperta "molto significativa": una traccia che potrebbe spiegare cosa abbia spinto il giovane nella sua follia omicida. Gli inquirenti hanno perquisito tanto la casa dei genitori a Montabaur, un'elegante cittadina a nord di Francoforte, che il suo appartamento all'ultimo piano di una palazzina residenziale di Dusseldorf, portando via un computer, un portatile ed altri documenti. Il giovane si divideva tra le due case, quella in cui vivono i benestanti genitori e un fratello minore, e l'elegante appartamento a Dusseldorf, che pare condividesse con una fidanzata. "Abbiamo trovato qualcosa che ora analizzeremo".

Nessuna certificazione della Federal Aviation Authority (FAA): la notizia, riportata dal sito web Aviation Business Gazette e  ripresa ieri da molti media, secondo la quale il 27enne copilota aveva conseguito la certificazione, è falsa. Come riporta Newsweek, per soddisfare i requisiti necessari per diventare un copilota di una compagnia aerea statunitense, bisogna avere un'esperienza di almeno mille ore di volo, mentre, come le autorità tedesche hanno confermato, Lubitz ne aveva solo 630. Nel database FAA, infatti, non risulta alcuna certificazione. Dubbi anche sul sito che ha diffuso la notizia, registrato a nome di un privato, che non è possibile rintracciare, e che presenta pagine simili a quella dedicata a Lubitz.

Andreas non ha lasciato nessuna lettera di addio prima di intraprendere il volo che lo ha portato al suicidio. Lo ha reso noto la procura di Duesseldorf, che ha ordinato le perquisizioni a Montabaur e nell'abitazione di Dusseldorf. "Non sono stati nemmeno trovati elementi che possano far pensare a uno sfondo politico o religioso" per la tragedia, hanno poi confermato gli inquirenti.

Aveva iniziato a volare con la compagnia Lufthansa dal settembre del 2013 e aveva 630 ore di volo. "Non è possibile escludere che casi come questo possano accadere, anche con tutte le misure di sicurezza del mondo", ha detto Carsten Spohr, amministratore delegato di Lufthansa. Lubitz ha iniziato l'addestramento nel 2008 e sei anni fa l'ha interrotto per un periodo piuttosto lungo. Il capitano, invece, aveva più di 6mila ore di volo ed era pilota della Germanwings dal maggio 2014. In precedenza aveva lavorato per la Lufthansa e per Condor.

Lubitz avrebbe sospeso il suo addestramento come pilota per ''una sindrome da burnout, una depressione'', almeno secondo quanto scrive il sito del quotidiano tedesco Faz citando la madre di un'amica d'infanzia, con cui cui il 28enne si sarebbe confidato in passato.

Secondo un amico, nell'ultimo anno le condizioni mentali di Andreas Lubitz erano peggiorate e si era sempre più chiuso in se stesso. Lo ha raccontato, a condizione di anonimato, una persona che conobbe sei anni fa il copilota del volo Germanwings. Frequentò con lui un corso per pilotare alianti. Prima che Lubitz diventasse copilota a fine 2013, i due erano usciti spesso per andare al cinema o in locali notturni. Tuttavia, in due feste di compleanno cui entrambi hanno partecipato l'amico aveva notato che Lubitz si era chiuso in se stesso, tendeva a isolarsi e parlava molto poco. "Volare era la sua vita. Di solito era un amico tranquillo, ma nell'ultimo anno era peggiorato", ha raccontato.

"L'aereo - ha spiegato il Procuratore ai Giornalisti - era azionato con il comando automatico.

Il comandante aveva detto al pilota: 'Ti lascio il comando' ed è andato in bagno. Poi il copilota ha bloccato l'accesso alla cabina e si è rifiutato di aprire.

Ai comandi dell'aereo c'era quindi il copilota e, stando ai dati recuperati dalla scatola nera, era vivo al momento dell'impatto. E' dunque "rimasto solo" in cabina ed ha "attivato i bottoni per azionare la discesa dell'aeroplano"

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