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Il Papa: giornalisti umili per cercare la verità

L’incontro di Papa Francesco con la stampa estera, ricevuta in Vaticano, non è stato un semplice scambio di cortesia ma una vera e propria lezione di giornalismo. Che il pontefice sia un attento e arguto comunicatore non è una novità. Ma con le sue parole Bergoglio, ancora una volta, ha toccato tutti i temi fondamentali del giornalismo: l’abc delle sue regole deontologiche e fondative, troppo spesso dimenticate nella pratica di una professione sempre più povera e tirata via, ma anche richiami alla trasformazione digitale, più subita che guidata dalla categoria.

Non è un caso che il Papa sia partito dai concetti di verità e giustizia, senza i quali viene meno, o dovrebbe venire meno, lo stesso ruolo sociale della professione:  “Vi esorto a operare secondo verità e giustizia, affinché la comunicazione sia davvero strumento per costruire, non per distruggere; per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare, non per monologare; per orientare, non per disorientare; per capirsi, non per fraintendersi; per camminare in pace, non per seminare odio; per dare voce a chi non ha voce, non per fare da megafono a chi urla più forte”.

In un tempo in cui molti diffondono fake news, l’umiltà ti impedisce di smerciare il cibo avariato della disinformazione e ti invita ad offrire il pane buono della verità». È l’analisi, evidentemente amara, della comunicazione odierna che Papa Francesco condivide con i 400 membri dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, ricevuti sabato mattina in Sala Clementina

il Papa ha accolto i giornalisti della Stampa Estera in Italia, ricevuti in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico grazie all' ex Presidente della stampa Estera Esma Cakir corrispondente Turca, che ha seguito e ha realizzato questa visita che viene dopo piu di 35 anni dal primo incontro con i corrispondenti e del Santo Padre Giovanni Paolo II. "La Chiesa vi stima, anche quando mettete il dito sulla piaga, e magari la piaga è nella comunità ecclesiale. Il vostro è un lavoro prezioso perché contribuisce alla ricerca della verità, e solo la verità ci rende liberi", ha sottolineato in uno dei primi passaggi del discorso. "Le dittature, infatti, - ha sottolineato aggiungendo un pensiero a braccio - la prima cosa che fanno è di togliere o limitare la libertà di stampa".

Francesco si è soffermato soprattutto sull'umiltà, come una delle caratteristiche fondamentali del lavoro giornalistico, precisando però che "giornalisti umili non vuol dire mediocri, ma piuttosto consapevoli che attraverso un articolo, un tweet, una diretta televisiva o radiofonica si può fare del bene ma anche, se non si è attenti e scrupolosi, del male al prossimo e a volte a intere comunità". "L’umiltà del non sapere tutto

Un monito ai giornalisti che raccontano le vicende italiane all'estero e quasi un anatema alle fake news. "Operare secondo verità e giustizia, affinché la comunicazione sia davvero strumento per costruire, non per distruggere", ha detto Papa Francesco rivolgendosi all'Associazione stampa estera in Italia ricevuta in udienza in Vaticano. Uno strumento "per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare, non per monologare; per orientare, non per disorientare; per capirsi, non per fraintendersi; per camminare in pace, non per seminare odio; per dare voce a chi non ha voce, non per fare da megafono a chi urla più forte". E poi l'invito alla stampa estera a non dimenticare il dramma dei migranti, con "Il Mediterraneo che si sta convertendo in cimitero".

La libertà di stampa e di espressione è un indice importante dello stato di salute di un Paese. Non dimentichiamo che le dittature, una delle prime misure che fanno, è togliere la libertà di stampa o ‘mascherarla’, non lasciare libera la stampa” ha detto Papa Francesco ai membri dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, ricevuti in udienza stamani nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, riferendosi alle statistiche sui giornalisti uccisi mentre facevano il loro lavoro con “coraggio e dedizione in tanti Paesi, per informare su ciò che accade durante le guerre e le situazioni drammatiche che vivono tanti nostri fratelli e sorelle nel mondo”.

"Abbiamo bisogno di giornalisti che stiano dalla parte delle vittime, dalla parte di chi è perseguitato, dalla parte di chi è escluso, scartato, discriminato. C'è bisogno di voi e del vostro lavoro per essere aiutati a non dimenticare tante situazioni di sofferenza, che spesso non hanno la luce dei riflettori, oppure ce l'hanno per un momento e poi ritornano nel buio dell'indifferenza", ha detto Papa Francesco. "Le guerre dimenticate, ancora sono in corso - ha detto a braccio - ma la gente si dimentica" perchè "non sono all'ordine del giorno". Francesco ha quindi esortato i cronisti a scrivere un articolo sulle "guerre dimenticate dalla società ma ancora in corso". Poi ha domandato: "Chi parla dei rohingya, chi parla degli yazidi? Loro continuano a soffrire...". 

“Il giornalista umile e libero cerca di raccontare il bene, anche se più spesso è il male a fare notizia”, ha evidenziato Francesco. Di qui l’incoraggiamento a raccontare “la realtà di chi non si arrende all’indifferenza, di chi non fugge davanti all’ingiustizia, ma costruisce con pazienza nel silenzio”. “C’è un oceano sommerso di bene che merita di essere conosciuto e che dà forza alla nostra speranza”.

"Abbiamo bisogno di giornalisti che stiano dalla parte delle vittime, dalla parte di chi è perseguitato, dalla parte di chi è escluso, scartato, discriminato. C'è bisogno di voi e del vostro lavoro per essere aiutati a non dimenticare tante situazioni di sofferenza, che spesso non hanno la luce dei riflettori, oppure ce l'hanno per un momento e poi ritornano nel buio dell'indifferenza", ha detto Papa Francesco.

"Voglio ringraziarvi per quello che fate - ha detto ancora - perchè ci aiutate a non dimenticare le vite che vengono soffocate prima ancora di nascere; quelle appena nate che vengono spente dalla fame, dagli stenti, dalla mancanza di cure, dalle guerre; le vite dei bambini-soldato, le vite dei bambini violati. Ci aiutate a non dimenticare tante donne e uomini perseguitati per la loro fede o la loro etnia, discriminati, vittime di violenze e della tratta di esseri umani. Ci aiutate a non dimenticare che chi è costretto - da calamità, guerre, terrorismo, fame e sete - a lasciare la propria terra non è un numero, ma un volto, una storia, un desiderio di felicità".

Poi la Presidente dell' Associazione  P.Thomas ha invitato Papa Francesco alla nostra sede mentre li ha consegnato la nostra tessera professionale e cosi il Papa Francesco e diventato membro onorario della stampa estera con il num. 5313 grazie all' idea del collega Gustav Hofer.

 

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