Mia Martini, una vita in un film: Io Sono Mia
Da Mimì, nome di fragile eroina pucciniana, a Mia, donna-persona di spiccata identitá, la distanza potrebbe sembrare tanta. Ma per Domenica Rita Adriana Bertè, artisticamente nota come Mia Martini, non lo è mai stata. Perchè in lei hanno convissuto caratterialmente dei contrasti forti come la sua Calabria. C'è chi l'ha paragonata a Edith Piaf, lei che ammirava Etta James! Ed in effetti Mia Martini era interprete di "anima" soul, dagli inizi jazz, ma imbevuta di melodia latina da strutturare in canzoni d'arte, italiane ed estere, grazie a qualitá vocali uniche e ad un selezionato repertorio di autori che avevano scritto per lei (Lauzi, Conte, Battisti, Mango, Baglioni, Califano, De Andrè, Gragnaniello, il suo Fossati, e vari altri), repertorio che aveva saputo far proprio. "Una fuoriclasse", l'aveva definita Fabrizio Frizzi. E tale appare nel film "Io sono Mia", diretto da Riccardo Donna, protagonista una Serena Rossi calata appieno nel personaggio, per una produzione della Eliseo Fiction di Luca Barbareschi in collaborazione con Rai Fiction, sugli schermi cinematografici dal 14 al 16 gennaio e in tv su Rai1 il 12 febbraio. Un profilo artistico/biografico della cantante sí, ma principalmente uno suo spaccato umano tracciato, nel biopic, sulla base della calibrata sceneggiatura di Monica Rametta.
In un giorno del febbraio 1989 si colloca l'inizio della pellicola, quello del ritorno al Festival di Sanremo: eccola alle prove di Almeno tu nell'universo, interrotte dal flashback mnemonico, il pensiero alle mura domestiche, al canto da adolescente, alle immagini di famiglia, a volte scomode, alla Roma underground del '70 con sua sorella Loredana, alle difficoltá a inserirsi in un mondo irto di insidie. Finalmente arriva l'ingaggio, il primo lp, Oltre la collina, l'ingresso d'impatto nel mercato discografico, con Padre davvero, l'esplosione con Piccolo Uomo, Minuetto...
La macchina da presa si sofferma ancora sul mare di fronte l'Ariston. Mia è ferma sulla spiaggia a stemperare l'emozione per quel palcoscenico.
Poi torna a rappresentare dialoghi con i produttori che la umiliano rivelandole l'indecorosa maldicenza sul suo conto. È un precipitare drammatico " dalle stelle alle stalle" (titolo di una rivista musicale dell'epoca) di una musicista che anche Aznavour apprezza. E per di più si rende necessario un intervento alle sue corde vocali con la paura di non poter cantare più. Pare l'anticamera dell'abisso. Ma c'è la voglia di risorgere, e ciò avviene con E non finisce mica il cielo, nel 1982. Ma delusioni affettive e la stessa morte dell'impresario in un incidente stradale ne paiono frenare la volontá di lotta contro le avversitá. La scena torna ab initio, alla cittá dei fiori, dentro il suo teatro più famoso mentre la Martini intona "Sai, la gente è strana..." . Un trionfo, quella sera, a coronamento di una carriera e di un'esistenza irripetibili. Un successo inossidabile anche senza vincere formalmente il Festival. La pellicola ne dá conto, e stoppa la narrazione in quel momento apicale per Mia, la Nostra Mia.
Nel cast fra gli altri Maurizio Lastrico (Andrea), Lucia Mascino (Sandra, la giornalista), Dajana Roncione (Loredana), Antonio Gerardi (Alberigo Crocetta), Nina Torresi ( l'amica Alba). Gli arrangiamenti sono firmati da Mattia Donna & La femme piège.