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Venerdì, 01 Novembre 2024

Riforme, ok della Camera

Un Senato composto da 100 senatori eletti dai Consigli regionali, con meno poteri nell'esame delle leggi; nuovo Federalismo, con abolizioni delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni, con alcune competenze strategiche riportate in capo allo Stato. Ecco i punti principali della riforma che la Camera si accinge a votare in seconda lettura.

La Camera ha approvato il ddl sul nuovo Senato con 357 sì e 125 no e il testo ora torna a Palazzo Madama in terza lettura. Il Movimento cinque stelle è rimasto fuori dall'Aula al momento del voto mentre Sel ha protestato mostrando la Costituzione. Tensione nel Pd sul provvedimento. Mentre Forza Italia si divide e in 17 scrivono al Cav criticando le scelte sul provvedimento. Soddisfatto il premier Matteo Renzi che ha parlato di un Paese che ora è "più semplice e giusto".

Sara' l'unica Assemblea legislativa e anche l'unica a votare la fiducia al governo. I deputati rimangono 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi.

"E' davvero doloroso per me essere qui oggi ma lo faccio con l'orgoglio di chi ha il compito di testimoniare la contrarietà al tentativo di rovinare la Costituzione imposto con metodi fascisti". Lo dice in Aula il deputato M5S Danilo Toninelli, unico presente del suo gruppo per fare la dichiarazione di voto intervenendo durante le dichiarazioni di voto sul ddl riforme.

La minoranza Dem critica contenuto e metodo utilizzato sulla riforme. "Il Patto del Nazareno - avverte Pier Luigi Bersani - non c'è più, non si dica che non si tocca niente. O si modifica in modo sensato l'Italicum o io non voto più sì sulla legge elettorale e di conseguenza sulle riforme perchè il combinato disposto crea una situazione insostenibile per la democrazia". Oggi - spiega Bersani in Transatlantico - tanti deputati hanno dato un'ulteriore prova di responsabilità confidando sulla possibilità di migliorare la legge perchè per noi doveva rimanere aperta la discussione sull'art.2 sulla composizione del Senato. Si è detto che se no il patto del Nazareno implodeva e quindi si è blindato il testo ma noi pensiamo che su questo punto si debba tornare". Per l'ex leader Pd, però, la riforma istituzionale è "nel campo del pensabile ma se la si unisce al modello dell'Italicum, un modello iper-maggioritario con parlamentari per lo più nominati e senza che si capisca chi li nomina. Così si entra nel campo dell'impensabile e non ci può essere disciplina di partito che tenga".

"Oggi benvenuti tutti all'opposizione". E' quanto afferma Raffaele Fitto che, dopo il no di Fi sulle riforme, avverte: "Ora l'essenziale è che non ci sia la riserva mentale, nel prossimo passaggio al Senato, una volta passate le elezioni regionali, di riprendere a fare pasticci come è accaduto fino a quindici giorni fa".  "Sarebbe facile, per me e per gli amici con cui ho condiviso lunghi mesi di solitudine nel Palazzo, nel nostro tentativo di emendare la modesta e inadeguata proposta di riforma costituzionale avanzata dal Governo. Sarebbe facile ricordare i nostri emendamenti, e come venivamo trattati per il solo fatto di averli proposti", premette Fitto. "Ma, in politica così come nella vita personale, serve a poco dire: 'Ve l'avevamo detto'. Dico invece con positività: 'Oggi benvenuti tutti all'opposizione'".

Forza Italia vota no alle riforme ma 17 deputati hanno sottoscritto un documento in cui si conferma il voto contrario esprimendo però forti critiche alle linea: "Voteremo contro non per disciplina di gruppo ma per affetto e lealtà nei tuoi confronti". A firmare il documento in cui si esprimo critiche "alla linea scelta" sono tra gli altri Massimo Parisi, Luca D'Alessandro, Daniela Santanchè, Laura Ravetto, Monica Faenzi, Ignazio Abrigani, Luca Squeri, Basilio Catanoso, Antonio Marotta, Giovanni Mottola, Giuseppe Romele, Marco Martinelli, Carlo Sarro, Gregorio Fontana, Giorgio Lainati e Paolo Russo, oggi assente perchè malato. "Di fronte alla notizia che Renzi non ha la maggioranza in Parlamento - ha detto Renato Brunetta - guardo con tolleranza queste sensibilità diverse" emerse in FI, che sono "ingiustificabili" dopo un "anno sofferto di Patto del Nazareno.

Ed ecco i punti della nuova riforma :

Continuera' a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sara' composto da 95 eletti dai Consigli Regionali, piu' cinque nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avra' competenza legislativa piena solo sulle riforme costituzionali e le leggi costituzionali e potra' chiedere alla Camera la modifica delle leggi ordinarie, ma Montecitorio potra' non tener conto della richiesta. Su una serie di leggi che riguardano il rapporto tra Stato e Regioni, la Camera potra' non dar seguito alle richieste del Senato solo respingendole a maggioranza assoluta.

I 95 senatori saranno ripartiti tra le regioni sulla base del peso demografico di queste ultime. I Consigli Regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti; uno per ciascuna Regione dovra' essere un sindaco.

I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l'autorizzazione del Senato. Autorizzazione obbligatoria anche per processare un senatore per un reato d'opinione.

Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come l'energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del governo, la Camera potra' approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, "quando lo richieda la tutela dell'unita' giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale".

Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori (via i rappresentanti delle Regioni previsti oggi). Nei primi quattro scrutini servono i due terzi dei voti, nei successivi quattro i tre quinti; dal nono basta la maggioranza assoluta.

Cinque dei 15 giudici Costituzionali saranno eletti dal Parlamento: 3 dalla Camera e 2 dal Senato.

Serviranno 800.000 firme. Dopo le prime 400.000 la Corte costituzionale dara' un parere preventivo di ammissibilita'. Potranno riguardare o intere leggi o una parte purche' essa abbia un valore normativo autonomo.

Salgono da 50.000 a 250.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Pero' i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.

Nelle nome transitorie del provvedimento è previsto che, prima che vada a regime il testo, su richiesta di almeno il 25% dei parlamentari, la Corte Costituzionali esprima un giudizio preventivo sulla costituzionalità delle leggi elettorali in corso di approvazione

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