Il rapporto elaborato dal CENSIS e le valutazioni espresse da autorevoli Agenzie ed Istituti ci mostrano l’immagine di una Italia che, progressivamente e in modo inesorabile, sta profondamente cambiando. Per far fronte alle sfide che il futuro ci prepara, sono necessari sia una nuova e diversa mentalità, sia operare delle scelte maggiormente radicali rispetto a quelle adottate, fino ad oggi, dai nostri governanti.
Il 47° rapporto Censis, relativo alla situazione generale dell’Italia, riporta che sono in costante aumento le famiglie che vivono una situazione di forte disagio economico e, quindi, socio-esistenziale.
Quello che appare subito evidente è che quel benessere economico vissuto dalle famiglie italiane fino ad un decennio addietro, oggi, si è notevolmente affievolito.
Particolarmente inquietante appare la situazione inerente alle possibilità di lavoro, con una disoccupazione che sembra non volersi più arrestare, anche se i mezzi di comunicazione di massa, nel decorso mese di gennaio, lasciavano intravedere una importante ripresa a seguito di un numero non trascurabile di persone che hanno trovato, finalmente, una opportunità lavorativa.
È, ormai, un luogo comune, una frase fatta, che gli italiani aspirano a divenire dipendenti pubblici; persone che, una volta ottenuto un impiego, vi si aggrappano per l’intero periodo lavorativo. Questo non corrisponde affatto alla realtà, in quanto, proprio l’ultimo rapporto Censis, mette in evidenza che sono molti quelli che, non appena si è presentata loro l’occasione, non hanno esitato affatto a lanciarsi in una nuova e diversa esperienza.
È, forse, il caso di ricordare che, oggi, sia i giovani che i meno giovani, si stanno avvicinando con crescente interesse a lavori, quali: il commercio, l’agricoltura, l’allevamento, il turismo, oltre ai lavori stagionali. I motivi di queste scelte sono da ricercare nella esigenza di rendersi indipendenti, di disporre di un reddito in grado di soddisfare almeno le esigenze primarie, di sentirsi utili a se stessi ed alla propria famiglia.
Sebbene questi positivi segnali, il mercato del lavoro appare ancora alquanto immobile, bloccato, stagnante e non in grado di soddisfare le richieste che, quotidianamente, diventano sempre più pressanti.
Le spese delle famiglie sono notevolmente diminuite non solo per quanto riguarda l’acquisto di capi di abbigliamento, dell’uso dell’automobile, delle visite mediche, ma anche per l’acquisto di prodotti alimentari. Basti pensare che anche le misure adottate inerenti al dimensionamento dellestrutture ospedaliere ha fatto sì che l’insorgere di una malattia diventi, per molte famiglie, un qualcosa particolarmente difficile da affrontare. I risparmi si sono ormai esauriti, quindi, anche il pagamento delle bollette, delle visite mediche, dei ticket sanitari, ecc., rappresenta un ostacolo non facile da superare.
Il rapporto Censis muove, comunque, da una critica alquanto importante alla attuale nostra classe politica. Nel Rapporto 2013 si legge che, soprattutto nell’ultimo periodo, sono emerse alcune criticità, quali: la rissosità, l’ostinazione, l’incompetenza, la superficialità di una classe politica incapace di affrontare e risolvere, o quanto meno attenuare, i tanti problemi che stanno spingendo l’intera nazione in un abisso da cui difficilmente potrà fare ritorno, se non a costo di enormi sacrifici a carico dei soliti cittadini.
Nel rapporto si legge, inoltre, che i nostri politici, per mantenere salde e inamovibili le loro poltrone, utilizzano e si avvalgono, da tempo, delle ormai evidenti difficoltà economiche in cui versa la maggior parte delle famiglie italiane; classe politica che non perde occasione per cercare di dimostrare, con persuasive e convincenti argomentazioni, la propria solerzia, la propria diligenza e il proprio impegno per dare, finalmente, solidità e garanzie all’intero sistema economico e finanziario italiano e, di conseguenza, delle famiglie, pur sapendo che tutte le manovre che intendono adottare non apporteranno mai nessun cambiamento concreto, valido e sostanziale alla odierna situazione, ma serviranno solo a perpetrare il noto enunciato latino “Mutatismutandi”, ovvero cambiare tanto per cambiare, tanto la sostanza delle cose resterà sempre la stessa.
Si tratta di una instabilità politica divenuta ormai cronica; infatti, corruzione, sprechi, illeciti, malaffare, dilagano sempre di più. Infatti sono proprio questi gli elementi sostanziali che continuano a creare disavanzo del debito pubblico, disoccupazione e conseguente calo dei consumi.
Raffaele Squitieri, Presidente della Corte dei Conti, nel suo discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario 2015 ha affermato che “Crisi economica e corruzione procedono di pari passo, in un circolo vizioso, nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra”. Ed afferma ancora che la crescita, di cui tanto si parla, “è continuamente minacciata dalla crescente corruzione e dalla illegalità”, e che “il pericolo più serio per la collettività è una rassegnata assuefazione al malaffare, visto come un male senza rimedi”. Ecco perché, rivolgendosi a Sergio Mattarella, neoeletto Presidente della Repubblica, precisa ulteriormente: “Non possiamo permetterci che questo accada”.
Certamente siamo tutti d’accordo con le incisive, mordaci ed efficaci parole del Presidente Squitieri, ma siamo ugualmente convinti che se si vuole, di fatto, combattere la corruzione, il malaffare, gli illeciti, gli sprechi, gli sperperi, le appropriazioni indebite, in una parola, la “Criminalità economica”, è necessario e vincolante rendere la giustizia più efficiente e veloce e, soprattutto, avere la certezza della pena.
Ma occorre anche dare ai giovani, oltre alla certezza di un lavoro e alla fiducia nella giustizia, la consapevolezza che ognuno di noi è in grado di cambiare qualche cosa, che ognuno di noi può e deve contribuire a cambiare le cose, a migliorare il nostro Paese, senza cullarsi nell’attesa che debbano farlo sempre e solo gli altri. Puntare sempre il dito troppo in altro, ci porta a giustificare ogni nostro comportamento, anche quelli sbagliati.
Ora, perché i giovani, come dice il Presidente“Non vedano il male come qualche cosa di inevitabile, o, peggio, non si abituino al male, abbiamo bisogno di esempi di vita positivi, abbiamo bisogno di veri preti, di veri maestri, di veri genitori, in una parola, di veri educatori!”.
Spesso si sente dire:“Ci vorrebbe una rivoluzione!”, è vero, e ne siamo anche convinti tutti, ma si tratta, però, di una rivoluzione culturale ed educativa; di una rivoluzione che scardini dagli animi delle persone la sfiducia e la rassegnazione;di una rivoluzione che porti speranza, consapevolezza del bene comune, voglia di lottare per la costruzione di una comunità migliore!
E’, certamente, facile e comodo, ma assolutamente inutile, puntare sempre il dito solo contro i nostri politici; non perché siano improvvisamente divenuti fulgidi esempi di onestà e rettitudine, ma perché questo serve solo a “lavarci la coscienza”. Spesso sentiamo dire: “Ormai, non ci si può far niente, quindi tanto vale …..!”, oppure “E’ tutto un mangia mangia, quindi …. mangiamo anche noi quello che possiamo!”.
E’ anche vero che il pesce puzza dalla testa, ma parlare solo di questo aspetto, non facciamo altro che alimentare il disinteresse per la “Cosa pubblica”. Dovremmo ricordare sempre, invece, che ilmale generalizzato non è affatto un male minore.Setutti, o quanto meno in tanti,agiscono e si comportano male, questo non significa che sono autorizzato a farlo anch’io!
Spesso ci lamentiamo per l’evasione fiscale, ma, a volte, siamo anche noi i primi a preferire uno sconto al posto della ricevuta fiscale. Altre volte ancora, per far valere un nostro diritto, cerchiamo la raccomandazione, la conoscenza, non siamo disposti a lottare per averlo perché ci spetta.
È anche vero che in taluni uffici pubblici ci sono delle persone che non fanno bene il loro dovere, che non controllano, che non comunicano, ecc…ecc……, ma è altrettanto vero chein talune circostanzela persona scorretta è proprio il singolo cittadino.
Certamente, molto dipende dall’educazione e dall’esempio che abbiamo ricevuto nelle nostre famiglie, anche perché troppo spesso preferiamo non ricordare l’espressione evangelica “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”, cosa che, invece, dovremmo assumere come nostra“Regola di vita!”.
Ebbene, sono anche queste quelle famose “Gocce che fanno il mare!”.