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Venerdì, 01 Novembre 2024

La comunicazione autentica secondo Papa Francesco

La foto del Papa con i giornalisti

Nel Messaggio per la XLVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali (24 gennaio 2014, memoria di san Francesco di Sales) Papa Francesco ha, fra l’atro, affermato: «Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino» (p. 2).

Se ne è parlato il 2 dicembre 2014 al convegno tenuto a Roma sul tema “Informazione religiosa – Le nuove frontiere della formazione giornalistica”, promosso dall’Unione Cattolica della Stampa Italiana. Nell’occasione è stato presentato il volume del giornalista Massimo Enrico Milone, responsabile della struttura Rai Vaticano, “Pronto? Sono Francesco. Il Papa e la rivoluzione comunicativa un anno dopo”(Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, pp. 240), che analizza il linguaggio diretto e colloquiale di Papa Francesco, i suoi discorsi ai comunicatori e i contenuti di un rapporto mediatico che segna decisamente un cambio d’epoca.

Papa Francesco e la comunicazione sociale.

La riflessione del Papa riguarda da un lato, la comunicazione sociale come missione di evangelizzazione e dall’altro, il contesto dei media come luogo di un nuovo “abitare” umano, fatto di incontro e dialogo ma anche di esclusione e isolamento, ovvero di “periferie esistenziali", che si snodano attraverso internet. Il Papa esorta ad essere presenti nelle reti digitali tenendo presenti due obiettivi: il primo è la ricerca di un incontro autentico con l’altro; il secondo è la ricerca della verità attraverso le domande sul senso autentico della vita.

 

Internet e conoscenza: un nuovo contesto.

Nel messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2014, intitolato “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, Papa Francesco indica «il rischio di un uso distraente dei media», di un accesso disordinato all’informazione, che offre alle persone un eccesso di risposte a domande non richieste, mentre si indebolisce la capacità di porre domande sul significato autentico dell’agire e del vivere. Scrive infatti il Papa che «la velocità dell’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. […] L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci». E ancora, nel discorso ai ministranti di lingua tedesca, il Papa afferma che «Internet e i telefonini, i prodotti del progresso tecnologico, che dovrebbero semplificare e migliorare la qualità della vita, e talvolta distolgono l’attenzione da quello che è realmente importante».

 

Contro il determinismo tecnologico.

Uno snodo cruciale della riflessione di Papa Francesco riguarda il rapporto tra comunicazione e tecnologia. Non è rispettosa della verità dell'uomo la convinzione secondo cui i media siano in grado di predeterminare le relazioni personali. Al contrario, secondo Papa Francesco «la comunicazione è una conquista più umana che tecnologica», e l'uomo deve orientare i media al perseguimento della verità. Anche Papa Benedetto XVI, nel Messaggio per la Giornata delle Comunicazioni sociali del 2011, afferma che «se usate saggiamente, le nuove tecnologie possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano».

 

Internet, nuova "periferia esistenziale".

Come ha notato padre Antonio Spadaro nel suo blog Cyberteologia, il significato di “prossimo” cambia a causa della rete che relativizza lo spazio e il tempo: nasce il concetto di “reti di prossimità”. La Chiesa di Papa Francesco è «una Chiesa accidentata che esce per strada», e «le strade sono quelle del mondo dove la gente vive [tra cui] anche quelle digitali». Ulteriore senso della missione è quello di impegnarsi a dare voce a chi non ce l’ha, di «rendere visibili volti altrimenti invisibili». «Se la comunicazione non ci rende più “prossimi” - scrive il Papa -, allora non risponde alla sua vocazione umana e cristiana. “La rete è una nuova periferia esistenziale, affollata di una umanità che cerca una salvezza o una speranza».

 

Internet e missione.

Secondo Papa Francesco, «internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti [...] è un dono di Dio”. Sembrano risuonare le parole contenute nella EvangeliiGaudium(Esortazione Apostolica sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale, 24 novembre 2013): «la sfida di scoprire e trasmettere la mistica di vivere insieme [...] che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità» (n.87). Infatti, lo spazio mediale negli ultimi dieci anni è passato da una logica trasmissiva a una logica di condivisione. Papa Francesco, citando Benedetto XVI nel messaggio per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2013, ricorda che la testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi, ma con la volontà di incontrare gli altri «con rispetto nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana».

 

Papa Francesco, il più cliccato sul web.

Papa Francesco ha dimostrato di saper interpretare appieno la logica di condivisione tipica dei media digitali. Secondo una ricerca condotta da 3rdPlace, nel 2013 il Papa è stato il personaggio con maggiore visibilità su internet, se confrontato con altri leader mondiali, con un volume di oltre 49 milioni di menzioni in internet. Grazie alla sua comunicazione dialogica, Papa Francesco non solo è estremamente popolare in rete, ma risulta più efficace di molti noti personaggi che fondano la propria comunicazione sul web, vantando un seguito che esprime un altissimo livello d’interazione con i suoi messaggi. Il successo di papa Papa Francesco sui media digitali non è casuale, ma discende da una profonda coscienza della natura di questi strumenti. Papa Francesco fa un uso meno “trasmissivo” e più “partecipativo” dei mezzi, facendo del contesto mediale un luogo di autentico incontro personale.

La copertina del libro di Milone

“Etica digitale”: da Benedetto a Francesco

 

Giulio Lizzi, giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Filosofia della comunicazioneall'Università di Perugia, si è già occupato delMagistero di Benedetto XVI sulla comunicazione sociale nelle colonne di questa stessa rubrica (cfr. Il Corriere del sud, anno XXI, n. 8, Crotone 16 agosto 2012, p. 3; il contributo è ora raccolto nel libro Leserate di San Pietroburgo oggi, a cura di Giuseppe Brienza ed Omar Ebrahime, Presentazione di Marcello Veneziani, Edizioni Solfanelli, Chieti 2014, alle pp. 105-109).Collaboraredell'ufficio stampa della Conferenza episcopale umbra e redattore della stazione radiofonica diocesana Umbria Radio, sta da tempo approfondendo, con trasmissioni, blog ed articoli come quello qui pubblicato, i principi di quella “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”, che è il titolo del primo Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Socialidi Papa Francesco.

«La comunicazione mediale -ha scritto infatti Lizzi nel suo recente saggioElementi di riflessione per un’etica della comunicazione orientata al bene comune, - è oggi largamente ispirata a una concezione individualistica, declinata in scelte editoriali che privilegiano tre modelli di etica della comunicazione: il criterio dell’efficienza (modello standard della comunicazione), il criterio dell’audience, il criterio dell’utilità. Ciascuno di questi modelli esalta un particolare aspetto della comunicazione, ponendolo a fulcro di un’etica. […] Elemento centrale di questa riflessione è la convinzione che i media siano luoghi di costruzione di relazioni fra persone e che, in virtù di ciò, possano offrire spazi di autentica relazione e cooperazione, di condivisione culturale e formazione, promuovere la responsabilità sociale e il perseguimento del bene comune: che possano, in una parola, farsi artefici di una nuova prossimità (Conferenza Episcopale Italiana, 2004)» [cfr. Pierluigi Grasselli(a cura di),Idee e metodi per il bene comune, Franco Angeli editore, Milano 2009, (pp. 248-256) p. 248].

Lizzi ha pubblicato articoli sull’etica digitale sia per L’Osservatore romano sia perl’Avvenire e, sull’argomento, ha scritto diversi saggi per il gruppo editoriale Springer(che ha sedi a Berlino, Heidelberg, negli Stati Uniti e nei Paesi Bassi). Collabora con il Centro culturale "Le Serate di San Pietroburgo" di Roma e, come consulente in web marketing, lavora per diverse aziende di Roma e Milano (http://www.eticadigitale.com/).

Giuseppe Brienza 

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