Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Lunedì, 16 Settembre 2024

Invasione tedesca a Croto…

Set 12, 2024 Hits:169 Crotone

XX Edizione del Premio …

Ago 21, 2024 Hits:546 Crotone

Un Eroe Senza Mantello: A…

Ago 12, 2024 Hits:762 Crotone

Isola Summer 2024, ecco g…

Lug 05, 2024 Hits:1333 Crotone

Premio Pino D'Ettoris: al…

Lug 01, 2024 Hits:1090 Crotone

San Giuda Taddeo presenta…

Mag 27, 2024 Hits:1637 Crotone

Al Salone del libro Loren…

Mag 15, 2024 Hits:2320 Crotone

L'Istituto Ciliberto-Luci…

Mag 14, 2024 Hits:1600 Crotone

Maggioranza assoluta a Cameron. Il partito conservatore di David Cameron ha ottenuto, alla fine dello spoglio, 331 seggi alla Camera dei Comuni, cioè la maggioranza assoluta dell'assemblea. Lo scrutinio è ancora in corso e Cameron può ulteriormente incrementare il bottino ma già adesso ha i numeri per formare il governo da solo. "Ho visto la regina e formerò un nuovo governo. Ci sarà un referendum sul nostro futuro in Europa''. Queste le prime parole del premier confermato al momento di rientrare al numero 10 di Downing Street dopo l'incontro con la regina Elisabetta a Buckingham Palace. In mattinata il premier britannico aveva twittato "Un futuro migliore per tutti" con la foto di un abbraccio a sua moglie Samantha, mostrando la sua soddisfazione per il risultato delle elezioni. "Una nazione, un Regno Unito, ecco come spero di governare se sarò abbastanza fortunato da continuare come primo ministro" aveva proseguito.  I Laburisti si fermano invece a 232, quasi 100 seggi sotto, molto meno di quanto i sondaggi prevedessero

Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, "conta" sul fatto che il nuovo governo britannico farà in modo che la Gran Bretagna resterà nell'Unione europea. In un messaggio in cui si congratula con David Cameron per la vittoria nelle elezioni, Tusk sottolinea di essere "profondamente convinto che non ci sia una vita migliore fuori della Ue, per nessun paese". "Una Ue migliore" è comunque "interesse non solo della Gran Bretagna ma di tutti gli stati membri", aggiunge

Il premier conservatore britannico David Cameron e' arrivato a Buckingham Palace per incontrare la regina Elisabetta dopo la vittoria elettorale di ieri. Si avvia cosi' l'iter per la formalizzazione del suo secondo mandato come primo ministro prima della formazione di un nuovo governo.

 

Questa è la vittoria più dolce", "abbiamo sconfitto anche i sondaggi e i commentatori". Così stamattina il premier britannico David Cameron rivolgendosi agli attivisti del Partito Conservatore e invitandoli a celebrare il risultato delle elezioni di ieri. "Quel che più conta è che abbiamo ancora l'opportunità di servire il Paese

Ed Miliband ha annunciato le sue dimissioni da leader del Labour. Lo ha dichiarato in conferenza stampa dopo la sconfitta del suo partito nelle elezioni politiche britanniche. ''La Gran Bretagna ha bisogno di un partito laburista forte ed è tempo che qualcun altro assuma la sua leadership'', ha aggiunto. Miliband ha affermato che prenderà temporaneamente le redini del partito la sua vice, Harriet Harman, sino a quando non ci sarà la nuova sfida per la leadership. Si è detto molto dispiaciuto per la sconfitta e affermato di aver fatto tutto il possibile. ''Il Labour è stato una grande forza per il progresso a cui ho aderito all'età di 15 anni'', ha sottolineato Miliband, aggiungendo che come già fatto in passato il partito si riprenderà dopo questa sconfitta.

Nick Clegg ha annunciato le sue dimissioni da leader dei libdem. Lo ha dichiarato in conferenza stampa dopo la debacle del suo partito nelle elezioni politiche britanniche. Per Clegg è stato ''semplicemente straziante'' vedere molti colleghi e amici perdere i loro seggi alla Camera dei Comuni. Ha affermato che la responsabilità per la sconfitta ricade su di lui e che i libdem pagano il prezzo di essere stati al governo. ''La paura e l'ingiustizia hanno vinto. Il liberalismo ha perso. Ma ora più che mai dobbiamo continuare a lottare'', ha aggiunto, sottolineando che è ''un'ora buia'' per il partito ma che i valori liberali devono essere

Nigel Farage ha annunciato le sue dimissioni da leader dell'Ukip. Lo ha dichiarato in conferenza stampa dopo la sconfitta nel seggio di South Thanet per la Camera dei Comuni. Curiosamente Farage ha aggiunto che si prenderà l'estate per riposarsi e riflettere se ricandidarsi come leader del partito euroscettico a settembre. Ha sottolineato di aver mantenuto la promessa di dimettersi fatta nei mesi scorsi nel caso in cui non fosse entrato nella Camera dei Comuni. ''Sono un uomo di parola'', ha affermato. Ha detto anche che il partito non ha commesso nessun errore nella campagna elettorale ma è stato penalizzato dal sistema elettorale

"Una Gran Bretagna fuori dall'Ue sarebbe un disastro innanzitutto per la Gran Bretagna stessa, quindi sono fiducioso che con o senza referendum la posizione di Londra sarà favorevole a restare nell'Ue". Lo ha detto il ministro degli esteri Paolo Gentiloni dopo il voto, riferendosi "a qualsiasi governo, incluso uno conservatore", esca vincitore.

Niente da fare per Nigel Farage: il leader anti-Ue e anti-immigrazione dell'Ukip resta fuori dalla Camera dei Comuni. Nel suo collegio e' stato battuto di 2.000 voti circa dal conservatore Craig MacKinlay. L'Ukip - pur ottenendo il 12,5% e crescendo rispetto alle ultime elezioni politiche britanniche - resta così per ora con un solo seggio.

"Una notte molto difficile e deludente" per il labour. Così twitta questa mattina il leader laburista britannico Ed Miliband che ringrazia gli iscritti e i sostenitori. Il leader sconfitto nelle elezioni aggiunge che "il prossimo governo avrà l'enorme responsabilità di unire il paese. Ciò che ci unisce è molto di più di quanto ci divide", aggiunge.

Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha avuto una conversazione telefonica con Angela Merkel per parlare delle trattative in corso con i creditori internazionali. «Hanno discusso dei negoziati a Bruxelles e si sono scambiati i loro punti di vista», ha spiegato una fonte interna al governo ellenico senza rivelare ulteriori dettagli.

E stamattina è stato un incontro a Francoforte tra il vice primo ministro ellenico, Yannis Dragasakis, e il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Diversi funzionari europei sperano che il raggiungimento di un’intesa porti la Bce ad allentare la stretta imposta sulla vendita di obbligazioni a breve termine di debito greco.

Il vice ministro greco delle Finanze Dimitris Mardas ha assicurato che il pagamento di 200 milioni di euro del prestito ricevuto dal Fondo monetario internazionale (Fmi) sarà completato entro oggi, mercoledì. Lo ha detto lo stesso Mardas intervistato ieri sera dalla tv privata Mega Channel alla quale ha inoltre precisato che la Ragioneria generale dello Stato e l'ente per la gestione del Debito Pubblico hanno già compiuto i passi necessari per effettuare il pagamento. Alla domanda circa il prossimo pagamento del prestito di 750 milioni di euro, che è dovuto il 12 maggio, il vice ministro ha affermato che, se sarà necessario, verrà ripagato con i depositi dei fondi pensione che non sono stati ancora trasferiti alla Banca della Grecia.

Il governo greco programma una tassa speciale per le cinquecento famiglie più ricche del paese.
È quello che scrive la Bild. Il tabloid tedesco cita una nuova lista di riforme del ministero delle Finanze greco, che sarebbe già stata inviata a Bruxelles.Ma la realta potrebbe essere un altra e piena di contrasti scrive ancora Bloomberg, non è chiaro quanta liquidità sarebbe ancora disponibile nelle casse elleniche. Tanto che, nonostante le rassicurazioni di Atene – che si dice pronta a onorare la scadenza del 12 maggio, quasi un miliardo da rimborsare al Fmi – c’è chi scommette sull’eventualità di un default senza un accordo entro la fine del mese.

Anche il Financial Times ha pubblicato un importante retroscena secondo il quale Atene sarebbe così lontana dagli obiettivi del piano di salvataggio da rischiare di perdere «l’appoggio vitale del Fondo monetario internazionale a meno che i creditori europei non cancellino una parte significativa del suo debito sovrano». Il fondo – per bocca di Poul Thomsen, capo del dipartimento europeo dell’Fmi – avrebbe avvisato l’eurozona di questa eventualità.

Troppi paletti diversi da parte del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea, impossibile per Atene riuscire a soddisfare entrambi. Così un funzionario europeo all’agenzia Bloomberg sui colloqui in corso tra i rappresentanti della Grecia e dei suoi creditori internazionali.

Atene è infatti in trattativa con i suoi creditori internazionali per l’esborso dell’ultima tranche del secondo piano di salvataggio, la quale sarà versata solo a seguito di un’intesa su un piano di riforme, come stabilito nel corso dell’eurogruppo di febbraio: 7,2 miliardi di euro di cui la Grecia ha disperatamente bisogno per non finire in bancarotta già questo mese.

Non ci sarà un accordo finale sulla Grecia all’Eurogruppo di lunedì. Lo ha confermato lo stesso ministro delle finanze ellenico Yannis Varoufakis dopo l’incontro con il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici, mentre l’esecutivo di Atene diramava una nota in cui è arrivato ad accusare Ue e Fmi di seguire “strategie differenti” sulla Grecia, con la prima che chiude a una ristrutturazione del debito e il secondo che non cede su pensioni e lavoro.

Tuttavia, ha ribadito Moscovici, la Commissione europea non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro, «in nessun caso». «Juncker come io stesso siamo molto attaccati all’integrità della zona euro – ha dichiarato nel corso della conferenza stampa di presentazione delle ultime previsioni economiche -. Non è semplicemente una zona a cambi fissi: è di più, è una moneta unica concepita per essere irreversibile». «Il giorno in cui questa irreversibilità non fosse più garantita, e non dobbiamo lasciare che si facciano questi sogni, la questione diventerebbe chi è il prossimo – ha avvisato il commissario per gli Affari economici – e la zona euro perderebbe forza».

Una “grossa contraddizione” alla luce della quale il governo greco “ha deciso di non legiferare sulle riforme prima di un accordo” tra i creditori. In pratica, è la tesi di Atene, il problema non è la credibilità delle riforme, ma il fuoco incrociato di Fondo monetario internazionale, creditori e Commissione Ue, ciascuno irremovibile sul suo rispettivo punto fermo, che starebbe impedendo di raggiungere un compromesso per risolvere lo stallo a pochi giorni dalla scadenza di una nuova rata dei debiti del Paese nei confronti dell’ F.m.i.

Secondo la fonte ellenica, da un lato c’è il Fmi, che non vuole accettare alcun compromesso sulla liberalizzazione del mercato del lavoro e sul taglio delle pensioni, nonostante sia molto difficile stabilire un punto d’incontro con Atene su questi punti. Lavoro e pensioni rappresentano infatti le “linee rosse” da non oltrepassare secondo il programma con cui Syriza ha vinto le elezioni.

Tsipras, come ha dichiarato in più occasioni, non intende cedere senza prima interpellare i cittadini greci attraverso un referendum. E poi c’è la Commissione europea, che insiste sugli obiettivi di bilancio e rifiuta di considerare una svalutazione del debito greco.

Decine di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia per protestare contro la riforma della scuola del governo Renzi, per uno sciopero generale che alcuni sindacalisti hanno definito "il più grande di sempre". Manifestazioni sono in corso in sette città. I cortei più partecipati a Roma e Milano, dove a fianco di insegnanti, personale della scuola e studenti, stanno sfilando i segretari generali dei sindacati confederali e autonomi e molti esponenti politici, anche del Pd.

Il popolo della scuola, studenti compresi, scende in piazza contro la riforma di Matteo Renzi"Siamo almeno in 100mila", dicono gli organizzatori. Governo e maggioranza, se da una parte ribadiscono la bontà del disegno di legge e l'intenzione di andare avanti, dall’altra non rinunciano a lasciare una porta aperta al dialogo, viste anche le modifiche apportate al ddl in commissione alla Camera

Come quello apportato ieri sera in Commissione cultura alla Camera, a firma Pd, nel quale si mitiga il potere dei presidi, uno dei punti più contestati del ddl. La Camera dovrebbe licenziare entro il 19 maggio il testo della "Buona scuola", che poi passerà all’esame del Senato. Il presidente della Commissione Istruzione di Palazzo Madama, il dem Andrea Marcucci, ha reso noto che chiederà a Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo di essere auditi sulla riforma"Vediamo se questa volta Cgil, Cisl ed Uil hanno realmente intenzione di fare proposte realiste e concrete", ha aggiunto il senatore del Pd spiegando poi, però, di aver preso questa decisione da tempo e "senza aver sentito nessuno del governo. Mi sembrava semplicemente una cosa giusta da fare e l’ho proposta".Intanto :

A Roma il corteo è partito da piazza della Repubblica, preceduto da alcuni flash mob degli studenti: "Siamo in centomila", hanno detto gli organizzatori. Corteo anche a Bolzano, dove oggi è atteso il premier Renzi per un incontro di partito. Sua moglie, insegnante a Pontassieve, sta svolgendo invece regolarmente le sue lezioni. 

Dietro lo striscione 'Sciopero generale l'unione fa la scuola 5 maggio 2015 riformiamola insieme' è partito da piazza della Repubblica a Roma il corteo organizzato dai sindacati per protestare la riforma della scuola proposta dal Governo Renzi. Sono molte migliaia i partecipanti che, mentre la testa del corteo è a Santa Susanna, continuano ad arrivare per unirsi alla manifestazione. In testa i leader sindacali, tra cui il segretario della Uil Carmelo Barbagallo. Gli insegnanti aderenti ai Cobas hanno bloccato a Roma un tratto di viale Trastevere, dove ha sede il ministero dell'istruzione, nella giornata di sciopero contro il ddl "buona scuola". Alcune centinaia di manifestanti aderenti ai Cobas stanno inscenando un sit-in davanti al Miur con striscioni, musica e cori.

Un Matteo Renzi con le orecchie d'asino e la scritta 'bocciato' su entrambe. Questa è una delle numerose rappresentazioni del presidente del Consiglio al corteo di Milano contro la riforma della scuola. In particolare, su un camioncino dei sindacati il premier viene invitato a 'studiare l'inglese'. Sul retro della sagoma si legge: 'Renzi vai ha squola'.

Migliaia di insegnanti e studenti sfilano in corteo per le vie del centro di Torino per protestare contro la "Buona Scuola del governo Renzi". Sventolano insieme le bandiere dei sindacati confederali, dei cobas, dei cub e di Rifondazione Comunista. I sindacati confederali e la Gilda avevano organizzato un presidio in piazza Carlo Alberto ma si è formato un lunghissimo corteo che ha bloccato il traffico in molte vie centrali della città.

È partito da poco il corteo contro il ddl sulla riforma della scuola, nel centro di Bari, dove sono confluite circa 15mila persone - secondo gli organizzatori - provenienti da Puglia, Calabria e Basilicata. Secondo le stesse fonti sarebbero chiuse tra l'80 e il 90% delle scuole pugliesi. Il corteo di docenti, partito da piazza Castello, si incontrerà con quello degli studenti partito da una piazza antistante all'università. "Renzi non esagerare, la nostra scuola non rovinare", "Difendiamo la scuola perché non muoia" sono alcuni degli slogan scelto dai manifestanti. In particolare, sono molto i docenti che hanno creato e sventolano manifesti funebri sui quali si annuncia la "morte della scuola pubblica".

Sono partiti da piazza Marina studenti, professori, precari e personale amministrativo della scuola che anche a Palermo, come in altre sei piazze italiane, sono scesi in piazza contro la riforma della scuola voluta dal governo Renzi. Secondo i sindacati sono circa seimila i manifestanti che stanno percorrendo le strade del centro intonando cori e slogan. Il corteo si snoda controllato da polizia, carabinieri e vigili urbani. Al momento la testa del corteo è in via Roma (dove ha incrociato qualche centinaio di studenti partiti da piazza Verdi), mentre la coda è ancora in fondo a corso Vittorio Emanuele, a circa 200 metri. Il concentramento per i comizi è previsto a piazza Verdi.

Un corteo di circa mille persone, tra insegnanti, studenti e genitori sta sfilando nel centro di Aosta contro la riforma della scuola proposta dal governo Renzi e in discussione in Parlamento. Gli slogan degli striscioni: 'No alla rottamazione della scuola', 'Contro il ddl dei padroni', 'Precari usa e getta'. I sindacati valdostani della scuola chiedono anche, al governo regionale, di non applicare in toto la normativa nazionale beneficiando delle prerogative della Regione autonoma.

Blitz notturno degli studenti di Università e scuole aderenti a Udu e Rete degli Studenti davanti al Ministero dell'Università e la Ricerca, alla vigilia dello sciopero di oggi di tutto il comparto scuola. Alcuni giovani hanno esposto uno striscione davanti alla sede del ministero, in Viale Trastevere a Roma, con la scritta "Vogliamo una scuola buona davvero", inscenando un flash mob le cui immagini sono state poi caricate su Youtube. L' Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti medi hanno voluto così, si afferma in una nota, "dire no ai provvedimenti sulla Buona Scuola" e "ribadire la nostra totale contrarietà ai metodi che sono stati utilizzati da parte del Governo nella costruzione di questa riforma, gli stessi metodi che vorrebbero propinarci con la Buona Università". "Il percorso sulla Buona Scuola, come rischia di essere quello prefigurato sulla Buona Università, si è rivelato un processo esclusivo e decisionista - sostiene Gianluca Scuccimarra, coordinatore dell'Unione degli Universitari - in cui l'ascolto degli studenti, degli insegnanti, dei genitori è stata solo una finta facciata". "Oggi siamo in piazza contro la Buona Scuola, accanto alle lavoratrici e ai lavoratori in questo sciopero generale - ha aggiunto Alberto Irone, portavoce della Rete degli studenti medi - perché tutto il mondo della scuola si deve unire contro le politiche di un Governo che, con il ddl Buona Scuola, trasformerà la scuola italiana in un luogo autoritario e aumenterà le diseguaglianze". "Le nostre Scuole e le nostre Università non sono in vendita - ha concluso -: quella di oggi sarà solo la prima di tante mobilitazioni perché senza studenti non ci può essere né Buona Scuola né Buona Università".

Il ministro Giannini, in una intervista a Qn, ha definito lo sciopero "politico", "senza presupposti" e legato a "strategie elettorali", accusando i sindacati di essere su "posizioni antiche". In una intervista a Radio 24, questa mattina, ha poi sottolineato che, se da sette anni non c'era uno sciopero generale del comparto, è perché "da sette anni non ci si occupava di scuola per cambiarla". Il ministro ha poi parlato della mancata assunzione degli idonei usando una metafora: "Una cosa è avere la patente, una cosa è acquistare la macchina", precisando che "non hanno vinto un concorso". Mentre riferendosi agli sgravi fiscali per le famiglie che mandano i figli alle scuole paritarie, ha affermato che "equivale a riconoscere la libertà educativa". 

Della contestata figura dei presidi prevista dalla riforma ha parlato invece, a Radio anch'io, il sottosegretario Davide Faraone, per dire che "sul ruolo del dirigente scolastico il governo non torna indietro. Abbiamo rafforzato sì il ruolo del collegio dei docenti e del consiglio d'istituto, ma il ruolo del preside-sindaco non è in discussione". Tra i primi commenti politici allo sciopero, quello del parlamentare Pd Pippo Civati, in piazza a Roma, secondo il quale "questo è uno sciopero non politico, perché la politica non rappresenta più nessuno, perché il Pd ha tradito i suoi impegni elettorali e ha fatto una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica". Con lui anche Stefano Fassina, che, riferendosi ai presidi, sostiene che "la scuola non può essere una caserma con un capo che comanda".

In corteo a Roma anche Susanna Camusso, segretario della Cgil: "Si trasforma la scuola in una scuola che vale solo per quelli che hanno condizioni agiate, mentre invece il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione". Furlan della Cisl, in piazza a Milano, ha detto che "questa riforma l'ho letta bene, non mi piace", mentre Barbagallo, della Uil, ha affermato che la scuola italiana "non ha bisogno di podestà", ma di essere "pubblica, libera e democratica". "Sarà il più grande sciopero della storia della scuola italiana - sottolineano i Cobas che manifestano autonomamente sotto la sede del ministero dell'Istruzione - è la prima volta che i sei principali sindacati scioperano insieme".

"L'obiettivo è dire che siamo a un bivio: da un lato quelli che protestano soltanto, lamentano, fanno l'elenco delle difficoltà. In alcuni casi hanno ragione, non possiamo dire che va tutto bene e raccontare barzellette. Ma loro sono destinati a crogiolarsi nelle loro proteste" mentre dall'altro lato c'è chi "fa le cose". Lo dice Matteo Renzi. "Oggi abbiamo il coraggio di rimettere in moto le energie migliori partendo dalla scuola. Ci sono tante persone che protestano: qualcuno dice che protestano sempre ma noi ascoltiamo le protesta, è giusto affrontarla ed entrare nel merito", aggiunge Renzi. "Abbiamo intrapreso il percorso di grandi Riforme e andremo avanti con testa dura", dice il presidente del Consiglio. "Abbiamo tenuto la promessa della legge elettorale varata ieri e andiamo avanti su questa strada".

"C'è la disponibilità del Senato a sentire i docenti che oggi hanno scioperato". Lo ha detto il Presidente del Senato, Piero Grasso. "Perché per la buona scuola - ha aggiunto - serve un confronto positivo per arrivare a soluzioni possibilmente condivise. La scuola è dei docenti e dei ragazzi ed è il futuro del Paese".

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI