Ieri sulla Libia era intervenuto anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. L’obiettivo della conferenza sulla Libia che si terrà domenica a Roma, ha detto il capo della Farnesina al Financial Times, è di dare "la spinta decisiva" all’accordo per un governo di unità nazionale che contribuisca ad arginare l’Isis.
"L’atteggiamento ostruzionistico di poche minoranze non può trascinare le cose troppo a lungo perché altrimenti la situazione del Paese peggiorerà sotto molti punti di vista e le minacce alla sicurezza potrebbero aumentare, a partire dal Daesh (acronimo arabo dell’Isis, ndr)".
"Porteremo una massa critica dal punto di vista diplomatico ma l’accordo deve essere forgiato dai libici", ha aggiunto. Il ministro degli Esteri non si è voluto pronunciare sulla possibilità di raid aerei internazionali o sull’invio di truppe per sostenere la stabilizzazione della Libia.
"Credo sia prematuro speculare sugli scenari", ha spiegato, "se c’è una richiesta , l’Italia è pronta ad avervi un ruolo, a patto che vi sia la cornice legale di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e una richiesta del governo libico». «Di certo non agiremmo da soli", ha precisato. Quanto al conflitto siriano, Gentiloni ha sottolineato che c’è uno spiraglio per avviare un negoziato per la transizione. "La situazione è molto più aperta rispetto a due o tre mesi fa", ha osservato, "ma si tratta di una fessura, non di un’autostrada".
"È del tutto realistico creare una coalizione internazionale contro il terrorismo, se si smette di cercare di condizionare questo obiettivo con i tentativi di trarre vantaggi geopolitici unilaterali". Poi ha aperto alla collaborazione con il nostro Paese: "Siamo molto vicini agli italiani e lo dimostra il fatto che negli ultimi 15 anni con tutti i governi italiani si sono stabiliti rapporti fiducia indipendente dai partiti politici al potere. E questo la hanno confermato Renzi e Putin che si sono incontrati cinque volte da ottobre 2014".
"Non so se al Baghdadi sia in Libia - ha detto ancora Lavrov - ma abbiamo informazioni che l’Isis sia presente a Sirte e che oltre alle milizie locali ci siano sue cellule e che Sirte divenga una filiale di Raqqa: questo suscita preoccupazione.