Il copilota barricato in cabina con l'intenzione di distruggere l'aereo
Il copilota, un tedesco di 28 anni, barricato all'interno della cabina con l'intenzione di "distruggere l'aereo". E il comandante che cercava invano di sfondare la porta per scongiurare il disastro tra le urla dei passeggeri.
E' il racconto scioccante della prima scatola nera dell'airbus del Germanwings ritrovata, rivelato a Marsiglia il procuratore. Prima il copilota Andreas Lubitz ed il comandante chiacchieravano. Poi il comandante è uscito fuori dalla cabina ma al ritorno ha trovato la porta sbarrata ed ha cercato di aprirla. Il resto è sotto gli occhi del mondo: lo schianto dell'aereo sulle Alpi, gli passeggeri lo capiscono al ultimo istante e si sono messi a urlare.
Vittime in un dramma che pian piano sta trovando delle spiegazioni. I passeggeri si sono accorti all'ultimo momento di quello che stava succedendo e si sono messi a urlare.
Andreas Lubitz, 28 anni ed originario di Montabaur (Renania-Palatinato), era di nazionalità tedesca e "non è segnalato come possibile terrorista". Alla richiesta di quale origine etnica fosse l'uomo, il procuratore non ha saputo rispondere, escludendo per il momento la pista terroristica.
E' questa la ricostruzione fornita da Brice Robin, e come riportano le agenzie di stampa e i giornali Italiani il procuratore che si occupa dello schianto aereo dell'Airbus A320 della Germanwings, nel corso di una conferenza a Marsiglia... "L'aereo - ha spiegato il Procuratore ai giornalisti - era azionato con il comando automatico. Il comandante aveva detto al pilota: 'Ti lascio il comando' ed è andato in bagno. Poi il copilota ha bloccato l'accesso alla cabina e si è rifiutato di aprire. Ai comandi dell'aereo c'era quindi il copilota e, stando ai dati recuperati dalla scatola nera, era vivo al momento dell'impatto. E' dunque "rimasto solo" in cabina ed ha "attivato i bottoni per azionare la discesa dell'aeroplano".
Andreas Guenter Lubitz, tedesco, dello stato della Renania, aveva 28 anni.
Era nato a Montabaur, aveva preso lezioni di Brema e frequentato la Lufthansa Flight School. Nel 2013, quando era entrato alla Germanwings dopo l'abilitazione al volo aveva lavorato per 11 mesi come steward prima di prendere servizio in cabina di pilotaggio, aveva ottenuto anche il certificato d'eccellenza della Faa, l'organismo statunitense della sicurezza del volo ed era stato inserito nel prestigioso FAA Airmen Certification Database. Nello scorso autunno aveva preso il brevetto di pilota di aliante nel club 'LSC Westerwald' in Renania, vicino alla sua città natale. E proprio sul sito internet della scuola di volo è stato inserito un ricordo di Lubitz "con grande tristezza, i membri piangono Andreas, da tempo membro della nostra associazione, e tutte le vittime del disastro".
Volava da sempre, era pilota di aliante già da adolescente quando è morto aveva già completato 630 ore di volo. Interrogato dai giornalisti sulla religione e l'etnia di Lubitz, il Procuratore di Montpellier ha spiegato di non avere risposte precise in merito, ma che non era quella la strada da seguire. Non è stato classificato come terrorista. Secondo quanto detto dall'amministratore delegato di Lufthansa, Carsten Spohr, Lubitz "aveva superato tutti i test medici e psichici ed era atto al volo al 100%".
L'unica cosa che risulta è che "aveva sospeso per qualche mese la formazione", ma anche questa viene considerata una cosa normale. E dopo questa sospensione, ha spiegato ancora Spohr, sono stati effettuati di nuovo tutti i test di valutazione psico attitudinale. I familiari del comandante e del copilota sono stati informati delle indagini. Si trovano in una località riservata separati dai familiari dei passeggeri.
Una prima ricostruzione del profilo di Andrea Lubitz è stata fornita da Gabriele Wieland, sindaca di Montabaur, cittadina di 12.500 abitanti della Renania-Palatinato. "Viveva con i genitori a Montabaur e aveva una casa anche a Duesseldorf", ha spiegato la Wieland.
Il copilota è rimasto solo al comando" dell'aereo. E' questa la ricostruzione fornita da Brice Robin, e come riportano le agenzie di stampa e i giornali Italiani il procuratore che si occupa dello schianto aereo dell'Airbus A320 della Germanwings, nel corso di una conferenza a Marsiglia. Il comandante ha provato a entrare in cabina, una volta uscito, "ha bussato più volte con colpi violenti", ma "non ha ricevuto risposta" secondo il procuratore è rimasto vivo fino allo schianto. Robin ha parlato di "gesto volontario". Il copilota è rimasto da solo in cabina e ha azionato "volontariamente" la discesa dell'aereo. Per i primi 20 minuti, ha riferito ai giornalisti, il comandante e il copilota hanno degli scambi verbali "normali" e "cordiali". Dalla registrazione, sottolinea, non emerge "nulla di anormale".
Poi, il comandante prepara il briefing per l'atterraggio a Duesseldorf e "la risposta del copilota sembra laconica". A quel punto, ha proseguito Robin, si sente il comandante chiedere al copilota di prendere i comandi ed il rumore di un sedile e di una porta che si chiude. Presumibilmente, il comandante si è assentato dalla cabina per "soddisfare un bisogno fisiologico". Il copilota "in quel momento è solo e manipola i comandi per azionare la discesa dell'apparecchio".
Robin ha poi aggiunto che il respiro del copilota è registrato nella scatola nera fino al momento dell'impatto, il che significa che si è deliberatamente rifiutato di aprire al comandante rimasto fuori.
Il magistrato ha quindi escluso l'ipotesi di un malore del copilota che era ai comandi: "Il respiro che si ascolta dalle registrazioni è quello di una persona normale". Stando alla ricostruzione degli inquirenti, il copilota ha iniziato a far perdere quota all'aereo dopo essersi rifiutato di aprire la porta della cabina.
I motivi del gesto, secondo Robin, sono totalmente ignoti. Comandante e copilota "non sono classificati come terroristi", ha specificato il procuratore. "Ignoriamo totalmente la ragione se non come la volontà di distruggere questa aereo", ha aggiunto il magistrato. Ai giornalisti che chiedevano notizie sulla religione del pilota, facendo riferimento a una ipotesi di terrorismo, Robin ha risposto: "Non credo che si debba ricercare in quella direzione.
Al momento nulla ci dice che si tratti di terrorismo. Sono state chieste le origini personali, familiari e professionali del copilota di nazionalità tedesca", ha poi specificato Robin. Sull'ipotesi legata al suicidio, Robin ha ribadito di non poter dire altro, oltre che "lui ha volontariamente permesso la perdita di quota, totalmente anomala, che non aveva alcun motivo per fare".
Nel corso della conferenza stampa, Robin ha confermato che durante il volo, anche dopo la perdita di quota, "nessun messaggio di allerta o mayday è stato ricevuto dai controllori aerei". Dalla cabina di pilotaggio, ha spiegato, "non è stata data risposta ai numerosi appelli lanciati dai controllori aerei".
I passeggeri "si sono resi conto di quanto accadeva solo pochi istanti prima dell'impatto", ha affermato il procuratore. Nella registrazione della scatola nera, ha spiegato Robin, "si sentono le urla dei passeggeri sono poco prima dell'impatto".
Carsten Spohr, amministratore delegato di Deutsche Lufthansa, nel corso di una conferenza stampa a Colonia, ha confermato che Andreas Lubitz aveva "superato tutti i test medici, ma anche tutti i test psicologici, era atto al volo, al cento per cento. Indipendentemente da quanto la sicurezza sia in primo piano, un avvenimento simile non si può mai escludere del tutto". Secondo Spohr, "entrambi i piloti avevano superato i test, avevano fatto la scuola di pilotaggio a Brema e poi a Phoenix, in Arizona". L'ad ha spiegato che "il copilota ha cominciato la formazione nel 2008 e dopo ha avuto un periodo di sospensione di 11 mesi, nel 2013 è stato assunto da noi come primo ufficiale e ha cominciato a lavorare su questo tipo di velivolo". "C'è stata una lunga interruzione nei 6 anni della sua formazione dove abbiamo esaminato le sue capacità, le prestazioni di volo erano perfette, senza alcun problema", ha assicurato Spohr, ribadendo che durante il volo di andata non era stato notato alcun comportamento anomalo da parte del copilota. "Siamo veramente sconvolti, turbati", nemmeno "nell'incubo più terribile potevamo immaginare quello che è successo", ha poi aggiunto l'ad esprimendo stupore per l'azione deliberata di Lubitz: "Noi della Lufthansa scegliamo il personale di cabina con attenzione, è parte del nostro Dna. Non guardiamo solo capacità alle tecniche e cognitive ma anche ai profili psicologici", ha assicurato Spohr. I piloti della Lufthansa "rimangono e sono i migliori al mondo", ha aggiunto Spohr, "ho la fiducia più totale e completa nei nostri piloti, che rimangono e sono i migliori al mondo". "Fanno parte integrante del nostro marchio e per me quello che è accaduto è veramente una cosa tragica e impensabile", ha sottolineato.
Ed ora cala l'ombra del suicidio o di un attentato sulle cause della tragedia dell'Airbus Gernanwings. Secondo Le Figaro, "l'indagine sulla sicurezza aerea potrebbe presto trasformarsi in un'indagine criminale. L'ipotesi di un attentato o del suicidio del pilota in servizio rimasto nella cabina di pilotaggio potrebbe assumere spessore nelle prossime ore". "E' il comandante di bordo che si trovava nella cabina di pilotaggio e il copilota che si trovava all'esterno.
Prima di essere separati, i due uomini si esprimevano in tedesco", ha aggiunto Le Monde.fr riferendosi a quanto accaduto nel volo Germanwings precipitato in Francia.
Dall'audio registrato dalla scatola nera del volo Germanwings emerge che uno dei piloti era rimasto fuori dalla cabina di pilotaggio prima dello schianto, non potendo rientrare e per motivi ancora non chiari.
Lo scrive il New York Times citando una fonte coinvolta nelle indagini. Secondo la fonte citata dal New York Times, dall'audio risulta che il pilota rimasto chiuso fuori dalla cabina avrebbe tentato di rientrare bussando prima piano senza ricevere risposta. Avrebbe continuato ad insistere sempre più, senza ricevere risposta. Fino a tentare di abbattere la porta: "Si sente che sta tentando di buttare giù la porta".