Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Venerdì, 01 Novembre 2024

E’ stata presentata a Roma da Piera Detassis l’11a edizione della Festa del Cinema, dal 13 al 23 ottobre 2016; la manifestazione, prodotta da Fondazione Cinema per Roma con la presidenza di Piera Detassis, e sotto la direzione artistica di Antonio Monda, celebra il meglio del cinema e lo festeggia ogni giorno con una programmazione composita, costituita da grandi anteprime, indimenticabili film del passato, incontri con i protagonisti, con l’obiettivo di appassionare tutti, dall’addetto ai lavori al semplice spettatore. L’Auditorium Parco della Musica è il fulcro dell’evento con le sue sale e il, classico red carpet. Il “Villaggio del Cinema”, che sorge di fronte al complesso ideato da Renzo Piano, è punto di riferimento per i visitatori con stand dei partner, punto informativo, area ristorazione. Nel Villaggio è allestita la tensostruttura “Mazda Cinema Hall”, da circa 800 posti, che accoglie una parte delle proiezioni. La Festa coinvolge anche il resto della capitale, con proiezioni in alcuni cinema della città, dal centro alla periferia, ed eventi presso le strutture culturali più importanti.

In programma non solo cinema ma anche tanta musica: tra gli altri, Renzo Arbore, Jovanotti, Paolo Conte, Michael Bublé.

"Rovesciare il tavolo da gioco oltre i confini dell’Auditorium, lavorare sulla continuità, sul territorio metropolitano e laziale con Cityfest. Per me Roma è una festa mobile, una festa migrante, che spinge per il coinvolgimento e la formazione del pubblico: un evento per la città, per tutti alla portata di tutti. E dedico questa undicesima edizione allo scomparso Gian Luigi Rondi, di cui presenteremo il libro che aveva appena ultimato,’ Incontri". Ha detto, tra l’altro, la Detassis 

La Festa aggiunge anche un drive in all’Eur, un red carpet il 18 ottobre in via Condotti, poi spazio all’arte con Gilbert & George, alla musica con Michael Bublé, Elio e le Storie Tese, il documentario 'The Rolling Stones Olé Olé Olé! : A Trip Across Latin America', alla critica con una tavola rotonda alla presenza delle firme di New York Times A.O. Scott e Los Angeles Times Justin Chang. Con un bilancio di circa 3 milioni e mezzo di euro come l’anno scorso (il totale della Fondazione Cinema per Roma, spalmato anche sul mercato MIA, il Fiction Fest e il Cityfest è di 10 milioni), la Festa parte dal +6% di biglietti venduti nel 2015 con tre parole d’ordine lanciate dal direttore artistico Antonio Monda: "Discontinuità: nessuna cerimonia, né madrine e vallette; varietà; internazionalità, con una quarantina di titoli provenienti da 26 Paesi diversi". Monda snocciola altri numeri: 32 presenze di prima grandezza sul tappeto rosso; 24 prime mondiali, il doppio dell’anno scorso; gli accrediti con un +9% sul 2015. Tre le retrospettive, curate da Mario Sesti: Tom Hanks, cui il 13 ottobre verrà consegnato il premio alla carriera, con 15 titoli; American Politics, nell’imminenza delle elezioni presidenziali americane; Valerio Zurlini.

Poi, gli omaggi: il 60° dei David; una mostra fotografica di Luigi Comencini; Dino Risi; Mario Monicelli, con il restauro de 'L’armata Brancaleone'; Alberto Sordi, con 'Fumo di Londra'; Gillo Pontecorvo con 'Queimada'; Citto Maselli e Gregory Peck, i cui figli presenzieranno alla proiezione di 'Vacanze romane' a Trinità dei Monti. Tra i titoli in cartellone, tra cui 'The Birth of a Nation, Denial, Florence Foster Jenkins' di Stephen Frears con Meryl Streep (presente), il caso 'Manchester by the Sea', 'Fritz Lang', 'Snowden', 'The Hollars', 'Il segreto di Jim Sheridan', Monda traccia qualche fil rouge: "Diversità: sessuale, razziale e religiosa; lavoro, con tre dei quattro film italiani, 'Napoli ‘44',' 7 minuti', 'Maria per Roma' e 'Sole cuore amore', che vi fanno riferimento; la politica; l’Olocausto, con Denial e un documentario.

 

I NUMERI DELL’UNDICESIMA EDIZIONE :

44 film e documentari nella Selezione Ufficiale

di cui 4 “Tutti ne parlano” e 3 in collaborazione con Alice nella città

4 Eventi Speciali

14 incontri

5 pre-aperture

3 retrospettive | 10 omaggi

11 documentari nelle linee di programma Riflessi | 7 film della nostra vita

17 altri eventi della Festa

26 Paesi partecipanti nella Selezione Ufficiale: Argentina, Austria, Australia, Belgio, Canada, Colombia, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, Iran, Irlanda, Israele, Italia, Lussemburgo, Messico, Mongolia, Pakistan, Palestina, Perù, Polonia, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svizzera.

 

 Un ampio programma i cui dettagli si possono approfondire sul sito

www.romacinemafest.org

 

Il prossimo 13 ottobre 2016 alle ore ore 20,45
presso la "Sala Trevi" del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma - Vicolo del Puttarello 25,  si terra' la presentazione del film "FIGLI DEL SET", un omaggio alle figure professionali che hanno contribuito a fare grande il nostro Cinema.
Nel corso della serata interverranno:
Carlotta Bolognini, Alfredo Lo Piero, Fabio Frizzi, Gianni Garko, George Hilton, Alessandro Rossellini, Saverio Vallone, Stefano Jurgens, Marco Spoletini, Matteo Musumeci. Moderatore dell'evento sara' Steve Della Casa.
All'interno di ogni famiglia si cela da sempre una preziosa eredità, costituita da ricordi, fotogrammi di vita fatti di passioni ed emozioni, che vengono custoditi con cura, quasi a proteggerli dall' altrui invadenza. Le persone più fortunate ereditano il cosiddetto germe della creativita' dai propri genitori, oppure dai nonni, per poi esprimersi nelle varie accezioni dell'arte, fra le quali il Cinema.
Sulla base di tali considerazioni, ha preso vita il progetto "FIGLI DEL SET", nell'ambito del quale  tanti uomini e donne, che hanno ricevuto attraverso il  proprio DNA, sin dal loro primo giorno di vita,  il dono di essere artisti, si incontrano.
Nel docufilm si sono raccontati: Manolo Bolognini, Renzo Rossellini, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Fabrizio Frizzi, George Hilton, Danny Quinn, Saverio Vallone, Alessandro Rossellini, Vera Gemma, Fabio Frizzi, Alex Partexano, Marina Baldi, Stefania Lerro, Alberto Dell'Acqua, Daniele Nannuzzi, Claudia Nannuzzi, Simone Bessi (Anna Mode), Pietro Tenoglio, Francesco Frigeri, Franco Corridoni, Desiree Corridoni, Maria Grazia Fantasia, Raffaella Fantasia, Margherita Spoletini, Giuditta Simi, Federica Tessari, Fabio Melelli, Carlotta Bolognini, Claudio Risi, Maria Teresa Corridoni, Claudio Pacifico.
Il docufilm, tratto da un’idea di Carlotta Bolognini, per la regia di Alfredo Lo Piero, descrive con puntualita' oltre cinquant'anni di storia italiana e del cinema d’autore, attraverso i racconti di tanti figli
d'arte che si ritrovano a cena, su invito di Carlotta Bolognini, rappresentante di una fra le più
prestigiose famiglie di cineasti, con lo zio, il regista Mauro, scomparso da anni, e il padre, il
produttore Manolo. La straordinaria voce narrante del film e' quella del bravissimo attore Giancarlo Giannini.
Nel corso di una breve intervista per il nostro giornale, ho rivolto a Carlotta Bolognini la seguente domanda: "I grandi Maestri del passato hanno conferito lustro a livello internazionale al nostro Cinema. Ritiene che esista, almeno potenzialmente, la possibilita' di ritrovare l'antico splendore?" La produttrice ha risposto: "il mio parere e' che oggi, forse, non esistono piu' le condizioni per ritrovare quel lustro. Il Cinema, inteso come "Arte di fare Cinema" si e' trasformato,  probabilmente anche per il fatto che  le persone stesse sono cambiate; tutto e' in continuo movimento. Io ho avuto la fortuna di vedere, di respirare "la passione" per questo lavoro attraverso gli occhi di mio padre e di mio zio e di tutte le persone che ho conosciuto nei vari set, meravigliosi tecnici, attrezzisti, costumisti, scenografi, truccatori, che curavano ogni minimo particolare con una dedizione che non ho piu' ritrovato. Queste persone non potro' mai dimenticarle! Oggi, quando mi reco su un set, mi manca quell'odore inconfondibile...Non vedo la passione, la ricerca, la cultura, la buona organizzazione ed io sinceramente non mi ritrovo in tutto questo. Quindi, preferisco non fare film, per dedicarmi esclusivamente al Centro Culturale Mauro Bolognini; collaboro con il Laboratorio di Arte di Catania diretto da Alfredo Lo Piero. Inoltre, sono in giuria e collaboro con il Premio Gianni Di Venanzo di Teramo. In questo modo riesco a mantenere vivo il ricordo dei lavori e della personalita' di mio zio e mio padre".
La produttrice, anche co-sceneggiatrice del film, in conferenza stampa ha inoltre  dichiarato: " Questo film e' un grande atto d'amore. Tutto è iniziato da un libro che ho dedicato a mio padre per i suoi 90 anni. Da lì è nato il desiderio di rendere omaggio a tutte le persone di grande talento che avevo conosciuto sui set cinematografici, come il maestro d'armi Franco Fantasia, il capogruppo Pippo Spoletini.
Ad ogni settore della produzione è stato dedicato  un riconoscimento, per evidenziare come in un set tutte le varie figure professionali concorrono in ugual misura al successo di un film".
Un’operazione nostalgia, rivolta soprattutto ai giovani, molti dei quali non conoscono personaggi di elevata statura, come Fellini, Rossellini e Visconti. Fino a poche decine di anni fa, nella realizzazione di un film si puntava essenzialmente alla qualita', al risultato, piu' che alle esigenze di cassetta; oggi le dinamiche sono decisamente diverse.
Il regista del film Alfredo Lo Piero, che insieme a Carlotta Bolognini ha curato anche la sceneggiatura, ha affermato che questo film rappresenta una lezione per il cinema di oggi.
Il docufilm "FIGLI DEL SET", prodotto nel 2015, e' stato gia' presentato come evento speciale al "Giffoni Film Festival" ed ha vinto il Premio "Gianni Di Venanzo", il Premio "Raf Vallone", il Premio "ITFF International Tour Film Festival" ed il Premio "Dea Alata" a Venezia conferito alla produttrice Carlotta Bolognini.
La fotografia e' di Giuseppe Bennica, il montaggio di Marco Spoletini, la scenografia di Mirko Miceli, i costumi di Alfonso Zappulla. Le musiche sono di Matteo Musumeci.
L'ufficio stampa e' stato curato da Luisa  Santonocito e Francesco Caruso Litrico.

Il Teatro dell’Angelo di Roma inaugura la sua stagione con “Libere Clausure”, uno spettacolo di Marina Pizzi, in scena dal 5 al 16 ottobre, per la regia di Francesca Satta Flores, e con un cast eccellente composto da Angiola Baggi, nel ruolo di Madre Paola, Maria Cristina Fioretti, che interpreta Irma, ed Eugenia Scotti, nella parte della giovane Benedetta. In un antico monastero benedettino, dove lo scorrere del tempo è scandito dalla preghiera e dal lavoro paziente delle monache, due visioni della vita si scontrano: il cinismo della nostra epoca e la spiritualità e la sua inconsapevole ricerca. 

Libertà vs prigioni: l’incontro-scontro fra un’immobiliarista senza scrupoli e una combattiva badessa benedettina.Scritto da Marina Pizzi, autrice televisiva e teatrale, esperta di comunicazione istituzionale, per molti anni in Rai e negli ultimi a TV2000, 

Due “clausure” così distanti che si sfiorano e inevitabilmente s’intrecciano. In quattro quadri e un epilogo si snodano la storia di Irma, intrigante immobiliarista senza scrupoli, e di Madre Paola, coraggiosa e combattiva badessa di un convento in rovina. Per trovare una soluzione concreta per il bene della sua comunità, la religiosa accetta di incontrare Irma e valutare le sue “vantaggiose” proposte, ma la storia si complica perché i disegni dell’affarista sono ben diversi dalle attese di Madre Paola. Una giovane novizia, Benedetta, è testimone partecipe e inquieta dello snodarsi della vicenda. Fra colpi di scena e momenti di grande intensità ci si chiede: “Ma dov’è la libertà?”. “Libere Clausure” è uno spettacolo coinvolgente che porta lo spettatore ad interrogarsi sulle proprie prigioni e sulla vera libertà, sulle condizioni di isolamento inconsapevole a cui conduce anche l’odierna dittatura tecnologica, e lo fa con un linguaggio delicato, a tratti poetico e con inattesi momenti di ironia. È una storia di ricerca, di attese e di speranza, un percorso esperienziale che spinge il pubblico a mettersi in gioco. 

“La vita contemplativa è un invito a “stare”, mentre noi siamo abituati a muoverci freneticamente alla ricerca di senso – afferma al corriere del sud l’autrice, Marina Pizzi - Forse se imparassimo a riconoscere le nostre prigioni ci muoveremmo verso un percorso di libertà e di pace. La clausura non è affatto una prigione ma un luogo, fisico e dell’anima, di libertà dai desideri”. Spiega la regista Francesca Satta Flores: “Sulla scena le dimensioni e le tensioni che sempre abitano le nostre profondità e che, di tanto in tanto, ci capita di percepire distintamente: la speranza e la paura, la fiducia e il disincanto, la stanchezza e la lotta tenace per aspirare alla felicità. L’allestimento riporta il gioco tra i personaggi all’interno dell’animo di ciascuno, dove ci si trova a fare i conti con i confini delle proprie personali clausure e a scegliere, liberamente, se e in quale misura oltrepassarli”. 

“Ci sono punti incredibili di contatto tra me e il personaggio di Irma, e l’arrivo del testo di Marina Pizzi nella mia vita è stato pieno di significato e catartico - confida al Corriere del Sud Maria Cristina Fioretti - Come Irma mi trovo da anni ad affrontare un mondo lavorativo, quello dello spettacolo, che ha al suo centro superficialità, vuoto di senso, smania di emergere a tutti i costi. E come Irma ho avuto la fortuna di incontrare qualcuno che mi ha aiutato a rallentare, a fare silenzio. E lì in quel silenzio ho iniziato ad ascoltare, e in quel silenzio Dio mi ha parlato”. Infine Eugenia Scotti sul personaggio di Benedetta: “È una ragazza “in cerca” della sua strada e della vocazione della sua vita. Si muove lungo il confine tra clausura e libertà senza preconcetti su cosa sia la reale clausura e cosa la reale libertà. Lavorare su Benedetta mi ha principalmente incuriosito, soprattutto nell’approfondire i momenti della sua ricerca e il suo rapporto con gli altri personaggi”.

“Mi piace molto Madre Paola. Al di là del discorso sulla Fede, che alcuni possono accettare altri no, lei risponde al bisogno di punti fermi” afferma al nostro giornale l’interprete, Angiola Baggi, che spiega: “Quello più importante è il potersi riconoscere. Anche con tutte le contraddizioni. Il non essere quello che si è per caso. In un'epoca in cui tutto e il contrario di tutto vanno sempre bene, la 'scelta' assume un’importanza vitale. E poi mi piace la sua età: di sapienza, ironia, distacco e attaccamento alle cose. E la sua ruvidezza, che molto spesso fa anche ridere. Un personaggio completo e complesso. Bellissimo da recitare”. 

Ne abbiamo parlato con l’autrice, Marina Pizzi: Come nasce l’idea di uno spettacolo teatrale dedicato al tema della clausura? 

“Innanzitutto desidero ringraziare Antonello Avallone, direttore artistico del Teatro dell’Angelo, che ha creduto in questo progetto. Lo spettacolo nasce dall’aver realizzato i docu-film de “I passi del silenzio”, andati in onda su TV2000, la tv della Conferenza Episcopale Italiana: un itinerario fra i monasteri di clausura italiani che per la prima volta si sono aperti ad un racconto televisivo. È stato un “viaggio” alle radici della spiritualità che ci ha permesso di incontrare eremiti e comunità – Cistercensi, Camaldolesi, Trappisti, Benedettine, Clarisse, Carmelitane e Domenicane - che conducono una vita lontana dagli occhi del mondo, in luoghi che spesso non è concesso visitare, mistici che dedicano la loro esistenza alla contemplazione di Dio nella solitudine e nel silenzio, uno sguardo su vite semplici, per molti incomprensibili. Abbiamo potuto raccontare giornate scandite dalla preghiera, dai gesti profondi della liturgia e dal quotidiano impegno del lavoro. È stata per me una scoperta e insieme un privilegio, un viaggio anche dentro me stessa, e ho voluto condividere con gli altri una finestra su questo mondo affascinante ed eloquente”. 

Cosa l’ha affascinata del mondo della vita contemplativa? “Mi ha molto colpita la scoperta della semplicità come valore, il ritorno all’essenziale che scandisce la vita all’interno dei monasteri, unito ad una inattesa concretezza che nasce dalla vicinanza alla vita reale. Un messaggio per tutti”. 

La domanda che fa da sfondo alla narrazione potrebbe essere questa: quali sono le vere “prigioni”? Quelle di chi vive schiavo delle regole della società o quelle di chi sceglie la libertà di una vita di preghiera? “In effetti la vita contemplativa è un invito a “stare”, mentre noi siamo abituati a muoverci freneticamente alla ricerca di senso. Forse se imparassimo a riconoscere le nostre prigioni ci muoveremmo verso un percorso di libertà e di pace profonda. La clausura non è affatto una prigione ma un luogo, fisico e dell’anima, di libertà dai desideri”. Cosa può dire alle donne una figura come quella di Madre Paola? “Madre Paola è una donna vera, una donna di oggi, una donna appassionata, intensa, coraggiosa, che ha fatto un percorso complesso per arrivare alla vita contemplativa, ma è anche una manager e dunque una figura che riunisce in sé due dimensioni: la sensibilità spirituale e la concretezza che è necessaria per gestire il convento, con tutte le esigenze organizzative ed economiche che non di rado la interpellano e talvolta la mettono in crisi”.

E quella della novizia Benedetta ai giovani? “Come i giovani di oggi Benedetta è piena di dubbi e incertezze, anche riguardo la scelta del monastero, e ci dice che tutti abbiamo bisogno di una guida: lei la trova in Madre Paola, ma il suo percorso lo fa da sola, è libera, non condizionata dalle fascinazioni della vita di molti suoi coetanei, è una giovane a suo modo rivoluzionaria, antisistema, controcorrente. E questa rivoluzione la fa col sorriso, facendo scelte che ci sorprenderanno”. Fa da sfondo il tema della conservazione dei beni culturali italiani: l’affarista Irma cerca di acquistare per pochi soldi l’antico convento benedettino in rovina.. 

“La tutela del patrimonio edilizio e artistico, che è un fiore all’occhiello del nostro paese, è un’esigenza di primaria attualità. Riguarda i beni culturali italiani e anche quelli della Chiesa ed è paradossale dover aspettare che si verifichino terremoti - come l’ultimo, devastante, nell’Italia centrale - per porre attenzione al tema. I monasteri e le chiese in genere, inoltre, custodiscono opere d’arte, arredi e strutture che oltre al valore artistico e culturale hanno un valore simbolico e sacrale importante: preservarli dal decadimento è un atto doveroso verso tutta la comunità”. “Libere Clausure” sarà in scena dal 5 ottobre ma per una fortunata combinazione lei inaugura la stagione teatrale romana con un secondo spettacolo, “Barbieri”, una commedia brillante, fresca e poetica, ambientata all’isola di Ponza – che sarà in scena al teatro Tor Bella Monaca di Roma dal 29 settembre e ha appena debuttato alla XXX edizione del Todi Festival - dal tono decisamente diverso. 

C’è qualcosa che accomuna le due opere? “Ad accomunarle è il tema dell’isolamento: quello delle monache di clausura e quello di chi vive su un’isola. Un tema che ho voluto guardare da prospettive diverse, raccontando storie distanti ma sempre attingendo alla mia esperienza. In fondo l’opera intimista da un lato e la commedia brillante dall’altro descrivono due aspetti della mia personalità: da una parte l’attitudine all’introspezione e ad una riflessione profonda sulla vita, dall’altra l’entusiasmo per la vita, il piacere della leggerezza, la propensione all’ottimismo alla fiducia e a leggere la vita con ironia. Come persona ho sempre considerato un privilegio riuscire a far sorridere gli altri, accendere sentimenti positivi, donare leggerezza e gioia. Quando ci sono riuscita mi sono sentita felice”. 

“Libere Clausure” è uno spettacolo coinvolgente, che porta lo spettatore ad interrogarsi sulle proprie prigioni e sulla vera libertà, e lo fa con un linguaggio delicato, a tratti poetico e con accesi momenti di ironia. È una storia di ricerca, di attese e di speranza, un percorso esperienziale che spinge il pubblico a mettersi in gioco. In quattro quadri e un epilogo si snodano la storia di Irma, intrigante immobiliarista cinquantenne senza scrupoli, e di Madre Paola, coraggiosa e combattiva badessa di un convento ricco di opere d’arte ma quasi in rovina. Per trovare una soluzione concreta per il bene della sua comunità, Madre Paola accetta di incontrare Irma e valutare le sue “vantaggiose” proposte, ma la storia si complica perché i disegni di Irma sono ben diversi dalle attese di Madre Paola. Una giovane novizia, Benedetta, è testimone partecipe e inquieta dello snodarsi della vicenda. Per la regia di Francesca Satta Flores, protagoniste Angiola Baggi, Maria Cristina Fioretti ed Eugenia Scotti, lo spettacolo inaugura la programmazione del teatro dell’Angelo di Roma, in scena dal 5 al 16 ottobre, in nove repliche. 

 

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI