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Venerdì, 01 Novembre 2024

Mentre fervono i preparativi per l’imminente evento che vedrà la presentazione in prima nazionale del manuale “Il corpo nella demenza: la Terapia Espressivo Corporea Integrata” (Edizioni Maggioli Sanità) il metodo TECI, ideato dalla dottoressa Elena Sodano, è protagonista di un’altra importante tappa del suo cammino: la presentazione dello studio scientifico.

Grazie ad un protocollo di ricerca siglato con la dottoressa Alba Malara, presidente della SIGG Calabria, infatti, l’applicazione del metodo e i risultati ottenuti dalla sua sperimentazione, sono stati illustrati nel corso del X Convegno Interregionale SIGG Calabria – Sicilia /VIII Convegno Regionale SIGG Calabria, i cui lavori si sono svolti il 6 e il 7 ottobre presso la Cittadella Regionale.

I risultati della sperimentazione svolta con i pazienti dello Spazio Al.Pa.De. del Centro Diurno della Ra.Gi. Onlus, presieduta dalla stessa Elena Sodano, psicologa e terapeuta psico-corporea, sono stati illustrati dalla dottoressa Carla Putrino, psicologa e psicoterapeuta.

Partendo dalla constatazione che la problematica del progressivo e costante invecchiamento della popolazione della maggior parte dei Paesi a sviluppo avanzato è alla base del notevole incremento del numero di persone affette da demenza, la relazione della dottoressa Putrino si è poi soffermata sulla descrizione della sintomatologia di queste malattie. Esse compromettono le funzioni cognitive e al tempo stesso alterano la personalità e il comportamento ed oggi non esistono terapie che possano impedire la progressione anatomica e funzionale di queste patologie, che dunque conducono alla perdita progressiva di tutte le capacità e funzioni corporee del paziente che ne è affetto.

La TECI (Terapia Espressivo Corporea Integrata) è fondata essenzialmente sulla relazione corporea ed emozionale che si instaura tra terapeuta e paziente e sul recupero e la decodificazione di quei simboli che per il paziente diventano espressione di desideri, paure, di una identità e un inconscio che prendono forma mediante l’espressione del libero movimento corporeo.

L’obiettivo dello studio scientifico è stato quello di  valutare l’efficacia di questo “trattamento” su un campione di anziani affetti da demenza.

I pazienti coinvolti sono stati 15, di cui 9 uomini, la cui età media era di 74 anni e 6 donne di età media 73 anni. Sono stati tutti sottoposti a valutazione multidimensionale geriatrica al momento del ricovero (T0) e rivalutati a cadenza bimestrale per la durata di 6 mesi (prima valutazione novembre 2016, ultima valutazione maggio 2017) (T1). Le attività di Teci terapia, chiamate giochi, si sono svolte tre volte a settimana dalle 9 alle 12 sia in un contesto di gruppo che individuale. Il GIOCO rappresenta il filo conduttore di tutte le attività terapeutiche proposte ai pazienti che riescono a trovare nel processo espressivo, libero e creativo il collegamento tra un mondo interno e il mondo esterno.

Tra le attività che il gruppo di pazienti ha potuto sperimentare c’erano il movimento simbolico, auto-espressivo, di Fonosimbolismo e le tecniche di Expression Primitive, di Contact Care e danzaterapia.

Inoltre, durante le varie attività sono stati utilizzati materiali come cuscini, stoffe, foulard colorati, teli, lenzuola, palloni di varia grandezza, colore e materiale. E ancora fili, nastri, corde, cerchi, bastoni di legno, cannucce, bastoncini di bambù, strumenti musicali, elastici, lane e carte sonore. Ci sono state poi anche le “cose”, ossia capi di abbigliamento e oggetti vari appartenuti ai pazienti stessi. Tutte le attività proposte sono state supportate dalla musica masterizzata a 432 Hz.

Per quanto riguarda i risultati, le rivalutazioni effettuate sui pazienti hanno evidenziato un miglioramento dello stato cognitivo, del tono dell’umore e della qualità della vita. Inoltre occorre sottolineare anche una diminuzione sostanziale della messa in atto dei comportamenti problematici.

Dati i risultati della sperimentazione scientifica, si può concludere che il metodo TECI apre nuove possibilità di relazione con il paziente affetto da demenza. I risultati dimostrano effetti positivi sulle performance cognitive, emotive e comportamentali. La TECI rappresenta una “fusione” di corpi che diventano strumenti di riabilitazione. A differenza della maggior parte delle terapie riabilitative questo metodo ribalta completamente il modo di prendersi cura, focalizzandosi sulle funzioni emotive, espressive, esperienziali e sulle abitudini ancora custodite nel corpo dei pazienti e che, attraverso la libera espressione corporea emergono e diventano grammatiche corporali cognitive (ecco l’aspetto integrato di TECI) che devono essere comprese e decodificate per poi dare risposte operative e concrete ai pazienti.

Anche quest’anno, com’è ormai consuetudine, Palermo e il suo meraviglioso centro storico, si trasformeranno nel dolcissimo Villaggio del Gelato, rigorosamente artigianale, in occasione dello “Sherbeth” 2017. La prestigiosa manifestazione internazionale, dedicata all’alimento che fa letteralmente impazzire milioni di appassionati, è alla sua “nona” e per 4 giorni le sue dolci sinfonie di gusti e colori, la faranno da padrone nel capoluogo siciliano. Primo “violino”, di questa orchestra di gelatieri, provenienti da tutte le latitudini, il maestro gelatiere lametino, Francesco Mastroianni.

Al prestigioso e rinomato artigiano calabrese, già ambasciatore del gelato nel mondo, è stato, infatti, riservato, il posto d’onore ad aprire la serie di stand allestiti per l’occasione, neanche a farlo apposta, proprio davanti al famoso teatro “Massimo”. Questa collocazione, fortemente voluta dagli organizzatori, dà a Mastroianni, l’onore e l’onere di aprire il lungo percorso di degustazione che le migliaia di visitatori e assaggiatori, ogni anno sempre più numerosi allo Sherbeth, tra le coloratissime delizie in coppetta o cono, non fa differenza, preparate da gelatieri provenienti da tutto il Globo.

Per Mastroianni è un periodo importante. Infatti, il gelatiere ha, da poco, coronato il suo sogno di dare vita nella sua Lamezia, ad una vera e propria sua “Casa” di leccornie, fatta non solo gelati, ma anche di finissima pasticceria, cioccolateria e confetteria. Inoltre, trattandosi di “Casa”, a giorni sarà lanciata una gamma di piccole prelibatezze pensate dalla famosa chef tedesca Nadia Christina Tappen, per l’aperitivo e per spezzare la fame di metà giornata.

Infine, sicuramente vincente, è il gusto presentato dal maestro gelatiere, ovvero quella nocciola di Calabria che, dopo la Tonda piemontese, è senza dubbio, una delle più pregiate. Infatti, la “Tonda Calabrese” è una prerogativa della Valle dell’Ancinale, nelle Pre Serre vibonesi, dove, dopo i primi tentativi degli anni ’60, è nato un vero Consorzio per la tutela e la valorizzazione di questo antichissimo frutto, dalle straordinarie proprietà benefiche. La nocciola calabrese, scelta da Mastroianni ormai come simbolo della sua partecipazione all’evento palermitano, ha raddoppiato la produzione annua in Calabria nel corso degli ultimi 50 anni, raggiungendo ben 8.500 quintali (su 200 ettari di superficie coltivata) e viaggiando velocemente, verso il riconoscimento dell’indicazione geografica tipica.

Il CSM di Catanzaro, diretto dal dott. Francesco Lamonica, ha avviato fin da inizio anno il Progetto denominato Culturalmente, mirato alla stimolazione e al rafforzamento dell’assetto cognitivo dei pazienti coinvolti e, di conseguenza, al recupero e potenziamento di comportamenti, competenze, conoscenze e assunzione di ruoli, nonché al miglioramento della capacità di interazione personale, sociale e familiare tale da sostanziare un più soddisfacente livello di qualità della vita.

Il progetto è stato promosso dal modulo di Riabilitazione inserito tra le attività superspecialistiche che annovera il CSM di Catanzaro e che effettua trattamenti integrati in pazienti con disturbi psichici ai fini del miglioramento dell’azione terapeutica globale. Il modulo è coordinato dalla dott.ssa Luigia De Stefano con la collaborazione delle seguenti figure professionali: educatore prof. dr Fabrizio Tavano, dr.ssa Annagiulia Greco, dr.ssa Caterina Gigliotti, assistente sociale Raffaela Clericò.

Nel primo semestre di attuazione, il Progetto si è svolto con una giornata a settimana di training di gruppo per il recupero e il potenziamento cognitivo mediante la tecnica dell’IPT (Terapia Psicologica Integrata) ed un incontro a cadenza mensile di psicoeducazione con i familiari dei pazienti coinvolti; gli stessi hanno avuto inoltre la possibilità di sperimentare in maniera complementare uno spazio apparentemente ricreativo-socializzante con valenze però abilitanti; il tutto veicolato da un percorso di attivazione della rete sociale atta a favorire la fruizione socio-culturale del territorio calabrese, ovvero un programma di uscite guidate col supporto di specifici partners (enti, associazioni del settore, ecc.) presso luoghi di interesse artistico-storico-paesaggistico ed eventi culturali in genere.

Tali iniziative hanno avuto lo scopo di mettere alla prova la tenuta dei comportamenti sociali acquisiti dai pazienti nel percorso abilitante, e stimolare autonomia e gestione del sé, interazione nel gruppo e in ambiente sociale allargato, conoscenza del territorio e capacità di fruire del patrimonio culturale più vicino traendone consapevolmente un arricchimento personale, esercitando con tale forma di partecipazione il ruolo di cittadini attivi e consapevoli nonostante il disagio e/o disadattamento di cui si è portatori.

Il CSM Catanzaro ha inaugurato il programma di uscite sul territorio lo scorso 29 marzo effettuando la prima visita guidata presso il Polo Museale S. Domenico di Taverna sulle tracce dei luoghi di vita e della produzione artistica del pittore Mattia Preti, riconosciuto tra i massimi esponenti della pittura napoletana e del Seicento italiano. Il gruppo ha potuto ammirare le opere dell’autore nel locale Museo Civico, nell’occorrenza dei 25 anni dalla sua fondazione, nelle chiese di S. Domenico e S. Barbara; ed ancora, ha effettuato una breve visita alla cittadina di taverna e agli altri luoghi lì presenti di interesse paesaggistico e storico. Non sono mancati spunti di discussione e approfondimento che hanno stimolato i partecipanti al gruppo ad intrattenere un vivace confronto con la guida turistica locale. La giornata ha avuto la sua prosecuzione con il pranzo consumato in un noto locale della Sila degustando prodotti tipici del territorio montano alla fine del quale ha avuto luogo un momento di intrattenimento musicale che ha visto protagonista un giovane del gruppo utenti , abile suonatore di fisarmonica.

Il secondo appuntamento socio-riabilitativo esterno ha avuto luogo il 21 giugno u.s. con la visita guidata presso il Museo della Certosa di Serra S. Bruno e il complesso di S. Maria del Bosco alla scoperta dell’itinerario spirituale e storico della presenza dell’ordine certosino in Calabria e della figura esemplare di San Bruno di Colonia, il pranzo in un agriturismo del posto e quindi la visita al Parco polifunzionale naturalistico di Villa Vittoria di MongianaIn entrambi i casi, come nelle intenzioni dell’equipe che ha accompagnato il gruppo, composta dal Direttore dott. Lamonica, le dott.sse Destegìfano e Greco, la psicologa dott.ssa Gigliotti, l’educatore professionale dott. Tavano, l’infermiera Formolo e 4 tirocinanti del corso di laurea in Tecnica della Riabilitazione Psichiatrica dell’università Magna Graecia di Catanzaro, le due iniziative hanno pienamente raggiunto gli scopi prefissi di formazione, incontro e interazione sociale, stimolazione ad apprendere dal territorio e a saper assumere comportamenti socialmente adeguati (a fronte della stimolazione ed esercitazione sul versante cognitivo ricevuta presso il Servizio), alla stregua di ogni cittadino abile e titolare di diritti di cittadinanza piena.

La riuscita non solo delle iniziative esterne e l’apprezzamento variamente manifestato dai partecipanti, ma anche i buoni esiti conseguiti sul piano clinico e riabilitativo grazie al programma settimanale di recupero cognitivo, confortano in pieno la scelta della prosecuzione su tale indirizzo abilitante delle attività di tipo integrante del CSM Catanzaro, determinando quindi la Direzione e l’Equipe al prosieguo fino a fine anno dell’intero Progetto in itinere alfine del consolidamento dei buoni risultati finora raggiunti, dacché ne deriva anche la prosecuzione del programma di uscite guidate sul territorio alla volta di nuovi luoghi di interesse nella provincia di Catanzaro con nuovi partners e con il supporto delle agenzie educative e culturali, espressione del nostro territorio.

Nello specifico il Direttore e l'èquipe del CSM Catanzaro esprimono un vivo ringraziamento alla Direzione Generale ASP Catanzaro, nella persona del dott. Giuseppe Perri, per aver favorevolmente accolto e incentivato l'avvio del Progetto Culturalmente nella piena condivisione dei suoi obiettivi e della portata terapeutico-riabilitativa, perfettamente in linea con il complesso delle azioni di promozione della salute pubblica perseguite dall'Azienda.

L’Asp di Catanzaro è tra gli enti pilota che fanno parte del progetto Helfhcare Integrity Action - Curiamo la corruzione. L’iniziativa è stata presentata nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta negli uffici amministrativi di Lamezia Terme. Tale progetto si colloca all’interno delle attività di prevenzione della corruzione svolte da Trasparency International Italia, con cui l’Asp di Catanzaro ha avviato una collaborazione che consentirà di migliorare tutti i processi di prevenzione della corruzione e trasparenza con un coinvolgimento maggiore di tutti i soggetti interessati.

All’incontro con gli organi di informazione erano presenti il Direttore di Trasparency International Italia, Davide Del Monte, il direttore generale dell'Asp di Catanzaro, dott. Giuseppe Perri, il Responsabile Anticorruzione e Trasparenza, dott. Nicola Voci, coordinati dal giornalista Pasquale Natrella, addetto stampa dell’Asp di Catanzaro.

Il progetto è stato presentato dal dott. Voci, il quale ha affermato che “L’obiettivo è sensibilizzare sul fenomeno della corruzione” e ha spiegato che il rapporto di collaborazione con Trasparency International “è già operativo tramite lo strumento segnalazione di illeciti”, una piattaforma digitale che ogni dipendente può utilizzare per segnalare in anonimato casi di corruzione nell’ambito delle strutture sanitarie che aderiscono al progetto Curiamo la corruzione. Per il dott. Voci “questo è un primo strumento concreto già operativo”.

“La lotta alla corruzione non la possiamo fare da soli ma deve esserci il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio con la collaborazione anche di altre istituzioni come la Regione”, è quanto ha affermato  Del Monte, per il quale l’avvio del progetto esprime “la volontà di questa Azienda di fare un salto in avanti e fermare questo fenomeno che solo per alcuni è un tema fondamentale, per altri, invece, è meglio nasconderlo sotto il tappeto e non parlarne”. Del Monte ha, inoltre, aggiunto che “l’Italia è sempre in fondo alla classifica europea per quanto riguarda il fenomeno che ha avuto alcuni miglioramenti con la legge Severino, ma c’è ancora molto da fare”. “Si è deciso - ha aggiunto - di affrontare il problema specifico in questo settore essendo uno dei più complessi e pertanto aumentano i rischi di corruzione ed anche perché la sanità impegna ingenti risorse pubbliche”. Del Monte ha sottolineato che “è importante programmare meglio, anche così si può ridurre il rischio di corruzione”, indicando tra gli strumenti attivi anche la mappatura del rischio e, più in là, il coinvolgimento  dei cittadini con azioni di sensibilizzazione attraverso manifesti e social perché, ha infine concluso Del Monte “un’azienda è integra solo in territorio integro”

Secondo il dg dell’ASP, dott. Giuseppe Perri, “il rapporto con i cittadini negli anni è migliorato” e che la lotta alla corruzione si fa “migliorando la trasparenza: non può esistere un’azienda che lavori contro la corruzione in un territorio che non fa cultura”. E’ dunque necessaria “una programmazione seria insieme all’attivazione di procedure che governino tutte le operazioni. E’ fondamentale, allora, che questo sistema permei la coscienza di tutti”. “Vorrei lasciare - ha aggiunto - un servizio sanitario che sia più funzionale alle esigenze del cittadino e che sia ben delineato”. “Dal momento che le risorse del sistema sanitario sono scarse - ha infine concluso il dott. Perri - si devono evitare sprechi e corruzione”.

L’Azienda sanitaria di Catanzaro è stata individuata quale ente leader, a livello europeo, nel campo della domiciliarità. In particolare il riconoscimento riguarda il progetto Home Care Premium, cofinanziato dall’Inps ed attuato nel territorio del distretto di Catanzaro.  Nella comunicazione i  promotori della selezione, enti di spiccata valenza scientifica nel campo delle politiche di welfare, quali la Fondazione Zancan, l’associazione la Bottega del possibile e la compagna San Paolo di Torino, hanno evidenziato come il progetto dell’Asp di Catanzaro, di cui è responsabile il dirigente-sociologo dott. Franco Caccia, abbia superato una rigida selezione tra diverse decine di buone prassi nel settore delle cure a domicilio, realizzate nelle diverse regioni italiane. A conclusione  del processo di selezione, sono stati individuati otto progetti a livello nazionale, tra cui appunto quello dell’Azienda sanitaria di Catanzaro, per un successivo e mirato  confronto di eccellenze realizzate a livello europeo.

Fra le iniziative innovative realizzate con il progetto, anche un ciclo di trasmissioni televisive sui temi della non autosuffucienza denominato Prendiamoci cura. Alle puntate hanno attivamente partecipato operatori dei servizi di cura, anziani beneficiari, familiari, amministratori comunali e volontari.

Il direttore generale dell’ASP di Catanzaro, dr. Giuseppe Perri, ha colto con viva soddisfazione la notizia dell’ulteriore riconoscimento attribuito al progetto HCP da autorevoli istituzioni di ricerca e formazione nel settore delle moderne politiche di welfare. Nel merito il dg Perri ha affermato che “in una società in cui il processo di invecchiamento costituisce un elemento di caratterizzazione della nuova configurazione delle popolazioni, l’esperienza realizzata con il progetto HCP rappresenta per la nostra Azienda motivo di orgoglio ed un patrimonio che dobbiamo riuscire a valorizzare anche a livello provinciale e regionale.”  Fra le tante sfide da affrontare per quanti sono impegnati nell’erogazione di servizi per il salute, un posto di rilievo consiste nell’accompagnare un passaggio, culturale ed organizzativo. “E’ fondamentale per i prossimi anni - ha affermato il dr. Perri - sostenere politiche di cura in cui al centro viene messa la persona con le sue abilità e non le sue  disabilità. Siamo chiamati pertanto a progettare interventi che non costituiscano solo una spesa ma, come ha dimostrato il progetto HCP realizzato dall’ASP di Catanzaro, un vero investimento per il futuro delle nostre comunità e per i tanti giovani qualificati nel settore delle cure.”

Il progetto chiamato ad occuparsi di tale confronto e sviluppo di nuove conoscenze nel delicato settore di cura rientra nell’ambito di un progetto denominato Trasnational forum integrated community care. L’esperienza portata avanti con Home Care Premium, per una moderna domiciliarità,  viene attuata nell’ASP di Catanzaro dal 2013 e nel triennio ha permesso a circa 430 famiglie, residenti nei comuni del distretto del capoluogo, di beneficiare di servizi integrati, domiciliari ed extradomiciliari per la cura di persone non autosufficienti. Un Piano personalizzato di interventi di cura, creato sulla base di valutazioni del bisogno e sulle potenzialità di ogni beneficiario, coordinate dall’assistente sociale del distretto d.ssa Teresa Barberio, ha consentito di erogare un pacchetto di servizi di elevata qualità. Grazie a questa tipologia d’intervento, realizzata fra l’altro in molti comuni delle aree interne, pur in presenza di gravi limitazioni alle autonomie psico-fisiche, le persone hanno potuto coronare il sogno di restare nella propria casa e l’azienda sanitaria di Catanzaro  ha messo in pratica la filosofia  molto spesso sbandierata ma non sempre praticata: “far arrivare i servizi alle persone e non obbligare le persone a spostarsi dal proprio ambiente di vita per ricevere le cure di cui necessitano”. Oltre alle evidenti ricadute anche di tipo economico, si pensi al risparmio sulla voce di spesa per ricoveri, questo progetto ha attivato un circolo virtuoso nelle piccole comunità in un cui è stato attuato permettendo, nel periodo 2013-2016, ad oltre 460 persone di trovare un’occupazione nei servizi di cura. Fra le figure impegnate, oltre al profilo principale costituito dall’assistente familiare, hanno trovato ampio spazio anche i seguenti profili: OSS, educatore professionale, assistente sociale, sociologo, psicologo, autista.

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