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Germania, finita l'era Merkel

Negli anni '70 era un capellone di sinistra: gli scatti dell'epoca sono molto lontani dal sessantatreenne sobrio e calvo di oggi. Ma Olaf Scholz, candidato dell'Spd a un passo dalla cancelleria, ha lo stesso sguardo felino del ragazzo di allora.

Il voto in Germania: il partito socialdemocratico Spd ha vinto le elezioni parlamentari, segnando la fine dell'era Merkel, con il 25,7% dei voti, leggermente davanti ai conservatori, secondo un conteggio ufficiale provvisorio annunciato stamattina dalla Commissione elettorale federale. Il campo conservatore Cdu-Csu ha ottenuto il 24,1% dei voti, il peggior risultato della sua storia, mentre i Verdi sono arrivati al terzo posto con il 14,8%, seguiti dal partito liberale Fdp con l'11,5%.

Dopo 16 anni di stabilità merkeliana, il voto per il rinnovo del Bundestag non ha avuto vincitori netti ma solo un perdente, la Cdu-Csu della cancelliera uscente, consegnando la politica tedesca a una fase di grande incertezza, proprio in un Paese che considera l'instabilità il peggiore dei mali.

"Cdu e Csu non hanno soltanto perduto molti voti, ma hanno anche avuto il messaggio dagli elettori che adesso non potranno più stare al governo, ma dovranno andare all'opposizione", ha detto Olaf Scholz a Berlino, in uno statement alla sede della Spd dopo la vittoria. "Gli elettori hanno espresso la loro volontà in modo molto chiaro: hanno rafforzato Spd, Verdi e Liberali. E questi tre devono guidare il nuovo governo". "Si vede qui un Spd molto felice! Due vincitrici e un vincitore", ha detto ancora Olaf Scholz, al fianco di Franziska Giffey, che ha vinto le elezioni a Berlino e sarà la prima sindaca della capitale, e al fianco della ministra presidente uscente Manuela Schwesig, che ha trionfato nel Land del Meclemburgo-Pomerania Anteriore.

"Una coalizione social-ecologica-liberale ha saldi presupposti nella storia. Ed è quello che dovremo fare", ha detto ancora Scholz, dopo l'incontro col direttivo. Scholz ha ricordato "la coalizione social-liberale di successo" che ha governato il paese dal 1969 fino al 1982 e la stagione di governo con i verdi che tutti ricordano.

Agli errori nella lotta al Covid è legata in parte la frenata dell'economia. Pochi giorni fa l'istituto Ifo ha abbassato dal 3,3% al 2,5% le previsioni di crescita per il 2021. Il tasso di disoccupazione è previsto in calo dal 5,6% al 5,1% ma le diseguaglianze economiche continuano a crescere e, se il settore dei servizi appare in decisa ripresa, l'industria manifatturiera, cuore dell'economia teutonica, è stretta nella morsa di colli di bottiglia (in primis la scarsità di chip e altri beni intermedi) che inizieranno a pesare presto: nel 2023 il Pil è atteso dall'Ifo in crescita di appena l'1,5% dopo il rimbalzo del 5,1% previsto per il 2022.

Se la locomotiva tedesca perde slancio è anche per la politica dello "schwarze null", del deficit zero, portata avanti dalla Cdu, che non ha consentito gli investimenti in infrastrutture, dall'alta velocità alla banda larga, della quale la Germania ha così bisogno. Cosa significhi tenere così stretti i cordoni della borsa è apparso chiaro con le devastanti alluvioni dello scorso luglio, quando le linee di comunicazioni andarono in tilt, complicando i soccorsi. Una tragedia dove si consumò una delle tante gaffe che hanno azzoppato Armin Laschet, il candidato cancelliere della Cdu/Csu, sorpreso a ridere e scherzare durante una cerimonia in memoria per le vittime.

Secondo i risultati provvisori della commissione elettorale tedesca, l'Spd ha ottenuto il 25,7% dei voti e il blocco conservatore Cdu/Csu è secondo con il 24,1% dei consensi, il risultato più basso di sempre. Seguono i Verdi con il 14,8%, un risultato in netta crescita rispetto a quello del 2017 anche se inferiore alle speranze di qualche mese fa, seguiti dai liberali di Fdp con l'11,5% mentre la formazione populista di estrema destra, pur essendo il primo partito in due laender dell'Est, a livello nazionale si ferma al 10,3% e la Linke, al 4,9%, riesce comunque a entrare al Bundestag grazie a una norma che avvantaggia la vittoria in diversi collegi uninominali.

 

Scholz ha detto ieri sera di voler arrivare a un governo "prima di Natale"; in ogni caso Angela Merkel non potrà lasciare tanto presto il suo posto di cancelliera, e potrebbe quindi superare il record di Helmut Kohl. Succederà se il nuovo esecutivo tedesco non sarà pronto prima del 17 dicembre.

A fare da "king maker", un'espressione molto utilizzata dalla stampa tedesca di questa mattina, saranno il terzo e quarto partito per voti ottenuti, ovvero i Verdi e i liberali di Fdp. La maggior parte delle ipotetiche combinazioni previste per la coalizione di governo, li vede entrambi protagonisti, nonostante le nette differenze di programma. Proprio queste due formazioni sono state le prime, poco dopo la chiusura dei seggi, a lanciare le grandi manovre in vista delle trattative per la formazione del nuovo governo tedesco.

 Davanti a milioni di spettatori durante il dibattito tra gli 'Spitzenkandidaten' dei partiti andato in onda sull'emittente Zdf, il cosiddetto Elefantenrunde, il capo dei liberali Christian Lindner, ha lanciato per primo il sasso nello stagno, sottolineando quanto sia "auspicabile che i partiti che avevano lottato contro lo status quo per prima cosa parlino assieme". Chiaro il riferimento ai Verdi, e la risposta di Annalena Baerbock, è coerente: "E' più che sensato che partiti anche distanti parlino tra di loro in diverse costellazioni", afferma con un ampio sorriso, aggiungendo che "non si tratta di individuare il minimo comun denominatore, ma di porre le basi per costruire il futuro".

Anche il co-leader dei Verdi, Robert Habeck ha successivamente confermato che, vista la difficoltà delle trattative per mettere in piedi una coalizione a tre, "sara' d'aiuto che parlino assieme forse politiche anche lontane tra loro per vedere se sia possibile costruire ponti e trovare progetti comuni".

 Per la prima volta i partiti che formeranno la coalizione di governo saranno più di due: questo rischia di allungare e complicare le trattative, che potrebbero durare mesi. Per arrivare a compilare il programma di 175 pagine sulla base del quale ha governato l'ultima "grosse koalition" guidata da Angela Merkel, nel 2017 ci vollero oltre 5 mesi: dalle elezioni del 24 settembre, si arrivò a un governo solo a metà del marzo successivo.

fonti varie agenzie agi e ansa

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