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Altri giornali, forse per non esporre gli organizzatori ad una magra figura, si sono limitati, bontà loro, a confermare la cifra già iperbolica dell’anno scorso, con 500mila presenze per una notte bianca al Vomero, ribattezzata dai residenti notte in bianco, sia per gli strombazzamenti dei clacson delle autovetture rimaste bloccate per ore in tutta l’area nell’intorno di quella pedonalizzata sia per le musiche ad alto volume nelle principali piazze, sino a dopo lo scoccare della mezzanotte. Unica voce fuori dal coro, il quotidiano Il Mattino che, nell’occasione, ha deciso di rilanciare. Così nell’articolo a firma della giornalista Mariagiovanna Capone, si legge di ben 600mila presenze, 100mila in più rispetto agli altri organi d’informazione. Molti di più di quanti ne possa contenere l’intero stadio San Paolo, per intenderci. Dunque una differenza di non poco conto, che rilancia i dubbi sulle capacità matematiche in ambito giornalistico. Per il resto si è trattato, ancora una volta, di una festa, o meglio di una sagra paesana, decisamente sottotono rispetto alle aspettative sbandierate dagli organizzatori, che ha fatto la felicità dei soli ambulanti abusivi, presenti in massa, che, con carrelli improvvisati, hanno potuto vendere prodotti alimentari e bibite di ogni tipo, laddove invece la maggior parte degli esercizi commerciali a posto fisso, anche per preoccupazioni legate alla sicurezza, hanno deciso di abbassare le saracinesche normalmente. I flussi migratori dei partecipanti, in costante movimento, si sono manifestati solo lungo il percorso da piazza degli Artisti a piazza Vanvitelli, passando per le vie Giordano e Scarlatti, dove si è creato caos e disordine, mentre nelle altre strade interessate c’è stata scarsa affluenza. Ma, tornando ai numeri, per comprendere l’esorbitanza delle cifre sparate, basti riflettere sul dato che il Vomero è popolato da meno di 50mila abitanti, per la qual cosa, seppure avessero partecipato tutti, neonati e ultrasettantenni inclusi, aspetto inverosimile visto che la maggior parte dei residenti o sono rimasti tappati in casa o sono fuggiti altrove, le altre circa 550mila persone avrebbero dovuto raggiungere il quartiere collinare con i mezzi pubblici a disposizione, dal momento che non era possibile arrivarvi con gli automezzi privati, cosa che, stando ai dati delle aziende di trasporto interessate, non risulta affatto. Ed ancora: considerando che la popolazione del capoluogo partenopeo, in base all’ultimo censimento, è di poco più di 960mila abitanti spalmati su circa 199 km2 con una densità di poco più di 8mila abitanti a km2, per avere una tale presenza in una sola serata si dovevano mobilitare due napoletani su tre, bambini, nonni, ammalati e diversamente abili inclusi, andando ad occupare una superficie di appena 2 km2, che è quella a disposizione del Vomero, che nell’occasione avrebbe toccato la densità di ben 300mila persone a km2. Un valore stratosferico se solo si pensi che la città con la più alta densità abitativa al mondo è Manila, con poco più di 41mila abitanti a km2.

“ Manifestazioni episodiche, come quella svoltasi in questi giorni, come dimostrano i fatti, non sortiscono alcun richiamo né per il turismo né tantomeno servono a rilanciare il terziario commerciale in crisi. C’è il rischio che il Vomero possa diventare il luna park di Napoli e provincia, nell’ambito di un vituperato rilancio dell’antico panem et circenses - esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, criticando l’assenza da tempo di una seria politica produttiva ed occupazionale a favore del popoloso quartiere collinare -. La situazione è critica, come testimoniano anche recenti fatti di cronaca, ed occorre una seria ed immediata programmazione per il rilancio anche occupazionale del quartiere collinare della città “.

“ Si sente sovente parlare di un inserimento del Vomero nel circuito turistico – afferma Capodanno -, senza però tener conto, tra l’altro, del fatto che l’ultimo albergo del quartiere, sopravvissuto alla chiusura di un’analoga struttura collinare, trasformata tempo addietro in civili abitazioni, ha chiuso definitivamente i battenti da alcuni anni. Dove dovrebbero dunque alloggiare i turisti dal momento che, a parte qualche pensione ed alcuni bed and breakfast privati, non si riscontra un numero adeguato di strutture ricettive sul territorio collinare? “.

“ Se lo sviluppo di una politica turistica venisse demandato esclusivamente all’intervento, parziale e limitato dei privati, allora saremmo davvero messi male – continua Capodanno -. Il marchio Napoli vien pubblicizzato all’estero, sovente con risultati lusinghieri, ma poi vi sono zone a palese vocazione turistica, come il Vomero, con siti storici ed ambientali di valenza internazionale, come San Martino e la villa Floridiana con il museo Duca di Martina, che non vengono attrezzate, dotandole delle necessarie ed adeguate infrastrutture “.

“ Il Vomero, come è sotto gli occhi di tutti, è un quartiere che sta subendo un lento ma graduale degrado da alcuni anni a questa parte – ha continuato Capodanno -. Anche il settore commerciale, fiore all’occhiello dell’intera Città fin dagli anni ’60, sta attraversando un periodo di forte crisi, con la chiusura di decine di esercizi e la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro, senza che ai tanti, a partire dai giovani, in cerca di una prima occupazione, vengano offerte valide e concrete alternative che, appunto, potrebbero venire dalla valorizzazione della naturale vocazione turistica del quartiere “.

festa in un rifugio alpino in Svizzera

Buone notizie arrivano dalla Svizzera per i prossimi collegamenti aerei da Napoli. La compagnia di bandiera, la Swiss International Air Lines (www.swiss.com), che fa parte del Gruppo Lufthansa, collegherà da aprile 2015 Napoli con Zurigo. Ad annunciarlo è stato il direttore per l’Italia della Compagnia, Stefan Zwicky, nel corso dell’incontro con la stampa a Roma per festeggiare i 150 anni del turismo invernale in Svizzera. « I nuovi voli diretti da Napoli e da Bari - egli ci ha detto - saranno operativi cinque volte alla settimana per tutto l’anno. Le tariffe per il volo di andata e ritorno sono estremamente convenienti e partiranno da 94 euro, tutto compreso.

La leggenda narra che l’ albergatore Johannes Badrutt, proprietario della pensione Faller di St.Moritz, fece una scommessa con i suoi ospiti inglesi che avrebbe pagato soggiorno e spese di viaggio se gli stessi, ritornati in inverno, non avessero trovato un clima mite e soleggiato. I clienti tornarono a dicembre, attraverso il Passo dello Julier, per ripartire a Pasqua abbronzati e soddisfatti anche se avevano perso la scommessa. Ciò avveniva nel 1864 a St. Moritz che divenne, con tutta l’Engadina, protagonista dello sviluppo del turismo invernale. La Svizzera iniziò sempre nell’Ottocento ad affermarsi anche come destinazione benessere. «A pochi chilometri di distanza - racconta il Direttore Italia di Svizzera Turismo, Armando Troncana – un’altra località dei Grigioni muoveva i primi passi nell’ospitalità questa volta grazie a un medico tedesco, Alexander Spengler, che intuì le potenzialità dellʼaria di montagna per curare le malattie polmonari. Insieme all’olandese Willem Jan Holsboer, che fu tra i fondatori anche della Ferrovia retica, fu aperto il primo sanatorio di Davos». In quell’epoca fu anche inventato lo sci da un parroco albergatore che per dare l’estrema unzione ad un suo fedele a valle, non indugiò di scendere dalla canonica con un paio di rudimentali assi ai piedi. I festeggiamenti più calorosi naturalmente spetteranno a St. Moritz dal 5 al 7 dicembre quando si stapperà lo spumante. Si darà così l’avvio a numerosi eventi per la stagione invernale, lo “Snow Sports Opening”, che prevede tra l’altro la St.Moritz City Race, che porterà all’interno della splendida cittadina svizzera una pista da sci. Fino ad aprile prossimo sono previste aperture di nuove piste sciistiche come la “Georgy Run”, la seconda pista che sarà inaugurata sul ghiacciaio del Corvatsch. Tutto intorno al lago di St. Moritz non mancano gli eventi di prestigio come lo Snow Polo World Cup, la spettacolare corsa in bob e skeleton dell’Europacup, il St.Moritz Gourmet Festival, che avrà come motivo conduttore i 150 anni e la corsa di cavalli White Turf sul lago ghiacciato. Lo sviluppo turistico di queste località di montagna va di pari passo con la diffusione degli sport invernali. Gli sport sul ghiaccio furono i primi ad essere introdotti nelle Alpi, infatti tra il 1870 a il 1890 fecero la loro comparsa il pattinaggio, lo slittino, il curling e l’hockey. Gli inglesi fondarono a Davos il primo Club di Pattinaggio e venti anni dopo il primo Club di Curling della Svizzera. La località grigionese fece costruire la più grande pista di pattinaggio d'Europa di 16.000 mq , divenendo alla fine del XIX secolo il centro europeo degli sport su ghiaccio. Anche lo slittino, da secoli impiegato come mezzo di trasporto, diventò uno sport grazie alla prima slitta in legno fabbricata a Davos. Fino agli anni ‘20 lo sport invernale era una pratica d’elitè. Fu solo lo sci a trasformarlo in un fenomeno di massa e le Olimpiadi invernali del 1928, disputate a St. Moritz, diedero il loro contributo decisivo.

la fonduta

Fu nel secondo dopo guerra che St. Moritz, Davos, Zermatt e Gstaad divennero note in tutto il mondo e la Svizzera si era guadagnata così il titolo di destinazione invernale per antonomasia. «Nel Vallese - ci ricorda Natalie Kenmeughni Schmid, responsabile del Valais Wallis - la neve è garantita tutto l’anno per le 45 montagne alte oltre quattromila metri. La maggioranza delle zone sciistiche è situata infatti tra i 1.500 e i 3.000 metri. In particolare nel comprensorio di Crans Montana per la stagione invernale entrerà in servizio la nuova seggiovia a sei posti “cabane de bois” con una capacità massima oraria di 2.400 persone». Anche il trekking fa parte del paradiso invernale valligiano con i suoi mille chilometri di sentieri invernali. A partire da quest’inverno gli impianti dell’Aletsc Arena offrono il Winter-Wanderpass Aletsch. 72 chilometri di sentieri, tra poco ricoperti di candida neve, attendono i visitatori in questo comprensorio in cui è vietata la circolazione delle auto e per questo ideale per le famiglie. L’ Aletsch Arena può essere visitata anche di notte. Accompagnati da una guida si potrà salire al chiaro di luna, indossando racchette da neve di un tempo per arrivare alla celebre Battmer-Hitta. Nel rifugio di montagna l’atmosfera sarà completata dal racconto delle leggende di montagna e da una gustosa fonduta. Dal 20 dicembre al 28 febbraio prossimo verrà allestita ad Interlaken l’ “Ice Magic”, la cittadella di ghiaccio di 2.000 metri quadri con piste di pattinaggio collegate tra loro e con stand per la ristorazione. Per maggiori informazioni sulla Svizzera ci si può rivolgere al numero verde 0080010020030 o accedere al sito www.svizzera.it o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. A proposito di trasporti pubblici lo Swiss Pass dal 1 gennaio 2015 cambierà nome e prenderà quello di “Swiss Travel Pass”. «I servizi offerti - ha precisato Matteo Spiller, rappresentante per l’Italia dello Swiss Travel System (www.swisstravelsystem.com) - saranno pressoché invariati come la libera circolazione su treni, autobus e battelli e l’ingresso gratuito a più di 480 musei, usufruendo del 50% di sconto per le ferrovie di montagna e per gli impianti di risalita. Per raggiungere più facilmente le località svizzere da Milano ci sarà una nuova offerta di collegamenti diretti con il treno a partire 25 euro, per la prima volta i regali arrivano prima di Natale! » Intanto le città svizzere si stanno preparando all’ Avvento per conquistare i turisti con gli incantevoli mercatini. Tra i più noti quelli delle città di Zurigo, Lucerna, Berna e Basilea che possono essere tutte comodamente raggiungibili con i mezzi pubblici elvetici.

la Svizzera d'inverno (3)

veliero Tara

La spedizione della goletta Tara, coordinata da Gaby Gorsky, responsabile scientifico della missione e direttore dell’Osservatorio oceanologico di Villefranche-sur-Mer (CNRS-UPMC), è iniziata a maggio e terminerà a novembre 2014. Due gli obiettivi: condurre uno studio scientifico sull’inquinamento da plastiche e promuovere una presa di coscienza sui cambiamenti ambientali alla luce degli oltre 450 milioni di persone che vivono nelle zone costiere del Mediterraneo. A Napoli la goletta si fermerà fino a lunedì. Questa tappa, evento del Forum Universale delle Culture (www.forumculture.org) è stata una proficua occasione di incontri con il pubblico. L' Istituto Francese di Napoli, il Grenoble, diretto da Christian Thimonier, che è anche il Console generale di Francia, ha ospitato la serata di venerdì, dedicata alla proiezione del film documentario “Tara Oceans, voyage aux sources de la vie “ alla presenza dell'Ambascatrice di Francia in Italia, Catherine Colonna. Quello della goletta è un viaggio lungo sette mesi, da maggio a novembre, di sedicimila chilometri con 22 fermate, 11 paesi e una sosta in Italia, a Napoli. Per cinque giorni il golfo partenopeo ospiterà il veliero Tara, protagonista di Tara Méditerranée, una grande esplorazione scientifica per quantificare la presenza delle microplastiche nel Mediterraneo e i conseguenti effetti sull’ambiente, la biodiversità, la salute dell’uomo. Per l’occasione la Stazione Zoologica Anton Dohrn (www.szn.it) ha promosso un fitto programma di eventi, conferenze, riflessioni e incontri tra ricercatori, studenti, pubblico e istituzioni. Al centro degli appuntamenti napoletani sono: Tara Oceans - ricerca conclusa nel 2012 sugli effetti del riscaldamento globale sulla biodiversità nei mari del mondo - e l’attuale Tara Méditerranée, ancora in corso. Le esplorazioni vedono in prima linea numerosi studiosi della Anton Dohrn tra cui: Daniele Iudicone, coordinatore per l’oceanografia nella spedizione Tara Oceans, che si è interessato di identificare il ruolo delle correnti marine al fine di determinare la diversità planctonica; Maria Grazia Mazzocchi, responsabile dell’analisi dello zooplancton per Tara Méditerranée, il cui compito è di studiare il plancton che vive insieme ai microframmenti di plastica; Gabriele Procaccini, studioso di diversità molecolare degli organismi marini e capo spedizione in una delle tappe di Tara Oceans e Adriana Zingone, responsabile delle analisi morfologiche del fitoplancton per Tara Oceans. Fondamentale la spedizione, dato che la microplastica si insinua in tutte le forme di vita che abitano nel mare, microplancton incluso, dove la “convivenza” avviene per organismi anche di un millimetro. Plastica che impiega dai due ai trecento anni per degradarsi e che costituisce un pericoloso ecosistema che finisce per entrare anche nella rete alimentare. “Ingresso” le cui conseguenze sul lungo periodo non sono ancora note ma che sicuramente influenza la chimica e la biologia marina. Un inquinamento in miniatura, un mostro ambientale invisibile all’occhio umano. I primi risultati dei campioni raccolti nei primi mesi di spedizione già chiariscono che nel Mediterraneo c’è molta più plastica di quanta ne vediamo: si parla di almeno 250 miliardi di microframmenti. Ma saranno necessari ai ricercatori quasi 10 anni per analizzare tutti i dati, un lavoro che culminerà con una visione integrata dell’ecosistema planctonico mondiale e delle sue relazioni con l’ambiente. I paesi coinvolti nel progetto sono: Albania, Grecia, Libano, Malta, Tunisia, Algeria, Francia, Italia, Spagna, Marocco, Portogallo. Tra i risultati raggiunti da Tara Oceans: microrganismi, una nuova banca mondiale di dati raccolti a bordo per delineare meglio la regolazione globale del clima terrestre; genomi, una diversità inedita di contenuti in geni planctonici, soprattutto a livello di fitoplancton; la messa in risalto di una grande dinamica di popolazioni coralline e la scoperta di dieci nuove specie, in particolare nelle isole Gambier. Numerosi gli eventi dedicati alla divulgazione scientifica: un programma rivolto alle scuole che terminerà il 31 ottobre che intreccerà le esperienze di Tara ad incontri, laboratori di ricerca scientifica e alla realizzazione e proiezione in anteprima - venerdì 31 ottobre a Città della Scienza - del film sulla tappa napoletana di Tara e il lavoro dei ricercatori della Anton Dohrn, prodotto dal Forum Universale delle Culture di Napoli e Campania. C’è stata anche una parata di Tara nel Golfo di Napoli con il partenariato della Lega Navale Napoletana e l’incontro, aperto al pubblico, “Science&Society” previsto per lunedì 13 ottobre alle ore 18, presso la Stazione Zoologica di Napoli, dedicato alle grandi esplorazioni scientifiche con la partecipazione di ricercatori internazionali come Christiane Groeben (Stazione Zoologica A. Dohrn), Ferdinando Boero (Università del Salento) e Chris Bowler, scienziato presso Ecole Normale Supérieure (Paris).

Vomero, via Merliani negozi già Pio Barone

“ Vi ricordate lo spot che chiudeva l’indimenticabile trasmissione della domenica: “Tutto il calcio minuto per minuto“? “Se la squadra del vostro cuore ha vinto, brindate con Stock; se ha perso, consolatevi con Stock” – esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Parafrasando, guardando a quello che accade nel settore commerciale al Vomero, quartiere collinare del capoluogo partenopeo, da alcuni anni a questa parte, alla luce degli eventi degli ultimi tempi, potremmo dire: “Chiudono i negozi storici del quartiere collinare, scompaiono gli esercizi commerciali che da oltre un secolo si tramandavano di generazione in generazione, consoliamoci con i tanti bar, ristoranti, paninoteche e patatinerie che hanno aperto e continuano ad aprire, ultimo in ordine di tempo il “V&V drink art” in via Merliani 51A e 51B “.

“ In quei locali – ricorda Capodanno - fino ad un paio di anni addietro c’era un negozio di abbigliamento di Pio Barone, una ditta che a Napoli, come ricordava l’insegna, opera dal 1898. Da oggi c’è una struttura che oltre che come bar e ristorante, si propone anche come promotrice di eventi culturali. La sensazione ricavata stasera passando da quelle parti è stata del tutto negativa “.

“ Una grande confusione di persone ospitate all’esterno, in un’area recintata che occupava quasi per intero la carreggiata con ombrelloni, sedie e tavolini – continua Capodanno - . Persone che con il loro vociare e con le loro risate rompevano la quiete alla quale da tempo immemore questo tratto di strada era abituato, a partire dalle ore 20:00, dopo la chiusura degli esercizi commerciali che vi si affacciano. Per inteso, per quanto ho avuto modo di constatare, non vorrei trovarmi nei panni delle famiglie che abitano negli appartamenti che si trovano sui piani immediatamente sovrastanti al detto locale.

“ Attraversato l’ingresso – puntualizza Capodanno-, dopo aver salito alcuni scalini, mi sono trovato, al piano rialzato, in alcuni locali, che ho trovato angusti ed oltremodo affollati. Da qui, per accedere agli ambienti posti nel piano totalmente interrato, ho dovuto attendere che una persona posta in cima, facesse passare prima coloro che stavano salendo, dal momento che l’unica scala di accesso che ho avuto modo di vedere in tutta la struttura, è talmente stretta che se vi sono persone che salgono, non possono passare quelle che scendono. A riprova, una volta disceso, ho notato un’altra persona che disciplinava gli accessi dall’altro capo della scala. Da ingegnere, memore anche dei miei studi sulla sicurezza, vista anche la presenza di numerose persone, mi sono posto una serie di domande che meriterebbero più di una risposta e, comunque, dopo un poco, preso anche da una certa preoccupazione, ho abbandonato i locali interrati, sempre con il meccanismo già sperimentato in discesa del “senso unico alternato” “.

“ Che altro aggiungere – conclude Capodanno -. Sarò pure antiquato ma a me il negozio di Pio Barone, che ricordo al Vomero sin da quando giravo per le strade con i pantaloncini corti, così come i negozi di Daniele e Sangiuliano o di Coppola, di Aruta e di Abet, rimanendo in via Scarlatti, mi mancano molto e ne ho grande nostalgia. Nostalgia che aumenta quando, passeggiando la sera, invece della quiete abituale, al punto che si poteva ascoltare lo stormire delle foglie, mi ritrovo investito dalla rumorosità chiassosa delle persone sedute ai tavolini fino a mezzanotte; ed invece di essere accarezzato dalla brezza lieve e leggera della collina vengo investito dal tanfo degli oli bruciati dei fritti vari, mentre faccio lo slalom tra i tavolini e le sedie che oramai invadono, a tutte le ore, le principali arterie del quartiere “.

 

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