"La risposta migliore, insomma, a chi, forse impaurito da questo nuovo protagonismo italiano preferirebbe averci più deboli e marginali, come purtroppo è spesso accaduto in passato
Se ne facciano una ragione: l'Italia è tornata, più solida e ambiziosa. Con tanto lavoro ancora da fare", ma "anche con la consapevolezza che ce la stiamo mettendo tutta e che le grandi realtà internazionali, come oggi testimonia Cisco, tornano a scommettere su di noi".
Ma e' scontro totale tra l'Ue e il governo italiano. "Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità dell'Europa a vantaggio del populismo", ha detto il presidente del gruppo popolare europeo (Ppe), il tedesco Manfred Weber, intervenendo alla plenaria di Strasburgo.
"Senza un'azione comune, una politica europea dell'immigrazione, Schengen non sopravviverà", ha detto il Presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker che attacca gli Stati inadempienti: "Alcuni governi sono veloci ad attaccare Bruxelles, ma si guardino allo specchio, anche loro sono Bruxelles".
E il nuovo affondo da Bruxelles sull'Italia e arrivato oggi dopo il duello di venerdì scorso tra Jean-Claude Jucnker e Matteo Renzi. Ai piani alti delle istituzioni europee c'è preoccupazione per i rapporti con Roma e oggi fonti Ue di alto livello, in un colloquio riservato, hanno osservato che Juncker era e resta amico di Renzi ed anche il miglior alleato dell'Italia. Ma poi hanno spiegato che venerdì il presidente della Commissione ha sostanzialmente perso la pazienza a causa dei troppi malintesi nati perché l'esecutivo europeo non ha un interlocutore per dialogare con Roma sui dossier più delicati. E hanno fatto osservare che i problemi di comunicazione con le capitali, se non risolti, possono diventare problemi politici. A mancare, secondo le fonti, sarebbe il dialogo continuo con gli sherpa, che le altre capitali inviano sui diversi temi specifici: un metodo di lavoro che permette di smussare gli angoli, come accaduto ad esempio con la Francia, che in autunno ha inviato specialisti in pianta stabile alla Commissione per "negoziare per settimane" fino all'ultima virgola sulla bozza di finanziaria. A Bruxelles negli ultimi mesi si è invece osservato un vuoto di comunicazione, vuoto che ha portato a ricostruzioni fattuali fuorvianti sulle banche, sull'Ilva, la flessibilità, ma anche sulle dimissioni dell'esperto giuridico Carlo Zadra, unico italiano presente nel gabinetto Juncker, che - secondo le fonti - sarebbero state strumentalizzate politicamente da Roma. Non viene capito, nei palazzi europei, perché l'Italia non abbia ancora sbloccato il finanziamento per il fondo di 3 miliardi per la Turchia, pur avendo ottenuto l'assicurazione scritta che i contributi nazionali non avrebbero pesato sul computo del deficit. "Polemiche inutili", le ha definite il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riferendosi alle parole di Juncker di venerdì. E di fronte al nuovo affondo di oggi sulla presunta mancanza di un interlocutore a Roma, il titolare della Farnesina ha tagliato corto, ricordando che "l'Italia ha un governo nel pieno dei suoi poteri" che con il premier e i vari ministri dialoga con Bruxelles a seconda dei dossier.
L'Alto rappresentante per la politica estera dal canto suo ha cercato di gettare acqua sul fuoco affermando che "gli interessi dell'Italia e della Ue coincidono", che "i canali con il Governo italiano ci sono e sono sempre aperti". La vicepresidente e membro italiano della Commissione poi ha sottolineato che l'obiettivo comune si vede su questioni come flessibilità e immigrazione: "In un anno sono stati introdotti strumenti che prima non c'erano, grazie all'Italia e alla Commissione". Il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, che della Commissione dovrebbe essere uno dei primi interlocutori, ha osservato che le dichiarazioni raccolte oggi sono "inusuali" e ha sottolineato che per l'Italia i problemi "si risolvono con la politica, affrontando i temi che abbiamo posto sul tavolo, innanzitutto nell'interesse di quell'Europa che deve cambiare". E ha specificato: "Noi non abbiamo problemi personali con nessuno dei membri della Commissione". Tanto che, ha aggiunto, "non c'è nessun problema di dialogo del Governo coi singoli commissari sui dossier: il dialogo c'è e prosegue anche in questi giorni su alcuni dossier citati da queste fonti anonime". Ma Gozi ha osservato pure che "in nessun Paese c'è un unico interlocutore di tutta l'Unione europea: ogni ministro fa il suo lavoro, lo fa il presidente del Consiglio innanzitutto, ed i ministri competenti sui singoli temi". E ha concluso dicendo che "la politica europea si fa anche con un importante coordinamento", come avviene nel "comitato interministeriale per gli affari europei che si riunisce a Roma ogni mese per coordinare le posizioni dell'Italia".
Intanto però gli europarlamentari Pd - che rappresentano la delegazione più numerosa in seno ai socialisti - hanno chiesto un "chiarimento" tra Italia e Commissione. E l'eurodeputata Simona Bonafè ha sostenuto che Federica Mogherini non difende abbastanza gli interessi nazionali in seno alla Commissione come suoi altri colleghi fanno per i rispettivi Paesi, salvo poi riconoscerne il "delicato lavoro" in Iran e Libia.
"Oggi è a rischio Schengen, domani ci si chiederà perché avere una moneta comune: l'Unione europea è minacciata alla base e forse non ci si rende conto". Lo ha detto il Presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker parlando alla Plenaria di Strasburgo dei problemi sull'immigrazione. "Alcuni Paesi hanno allegramente reintrodotto i controlli alle frontiere - ha aggiunto Juncker - ma domani ci verrà chiesto di rendere conto dei grandi costi economici che questa decisione comporta. Ci si chiederà allora che senso abbia una valuta unica in Europa se non è garantita la libera di circolazione dei cittadini".
Il commissario europeo per i rifugiati Dimitris Avramopoulos mette in guardia, in un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung, dall'effetto domino che potrebbe avere la deroga su Schengen da parte di alcuni Paesi: "Potrebbe segnare l'inizio della fine. Avremmo un effetto valanga e sarebbe l'inizio della fine dell'Europa". Il ripristino dei controlli da parte di Austria, Slovenia e Croazia "non aiuterà affatto, i rifugiati arriveranno comunque", aggiunge il commissario affermando, al contrario, che questi aumenteranno. "Escludere Paesi come la Grecia dallo spazio Schengen non sarebbe la soluzione del problema", afferma in un altro passaggio dell'intervista alla Sueddeutsche Zeitung
Ma l Italia va e nei primi 11 mesi del 2015 si sono registrate oltre 2,1 milioni di assunzioni a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni di rapporti a termine e apprendisti) a fronte di 1,525 milioni di cessazioni (+584.000 posti stabili nell'anno). Lo si legge nell'Osservatorio sul precariato dell'Inps appena pubblicato secondo il quale rispetto allo stesso periodo 2014 c'e' una variazione positiva per 510.292 posti a tempo indeterminato. Il dato risente in maniera consistente degli sgravi contributivi previsti per l'anno per le assunzioni a tempo indeterminato. Tra gennaio e novembre sono state assunte con gli sgravi contributivi 1.158.726 persone. Lo sgravio completo sui contributi Inps per le assunzioni e le trasformazioni a tempo indeterminato è triennale e ha un limite annuo di 8.060 euro. L'esonero contributivo è' stato utilizzato per il 57,1% delle assunzioni stabili (2,029 milioni).
Nei primi undici mesi del 2015 risultano venduti oltre 102, 4 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento medio nazionale, rispetto al corrispondente periodo del 2014 (61.129.111), pari al 67,5%. L'Inps sottolinea la crescita in Sicilia (+97,4%) e in Liguria (+85,6%) anche se il Nord resta l'area nella quale i buoni lavoro si utilizzano di più con i due terzi del totale.