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Il settore Bancario va ko e il petrolio giù di prezzo

La fine delle sanzioni in Iran, che aumenterà così le sue esportazioni in un mercato già inondato dalla sovrapproduzione, assesta un nuovo colpo alle quotazioni del petrolio. Il Brent scende, per la prima volta dal novembre 2003, sotto i 28 dollari al barile cedendo il 4,4% a 27,67 dollari. Male anche il Wti del Texas che perde il 3,6% a 28,36 dollari.
Il settore bancario va ko in Borsa per il timore del bail in e di nuovi rafforzamenti patrimoniali necessari per far fronte alle potenziali perdite legate alle sofferenze e tira giù Piazza Affari che cede il 2,2%.
Provano a ridurre le perdite le borse europee. Francoforte, Parigi e Londra si riportano in parità mentre la discesa del petrolio e i timori di una rallentamento della crescita delle economie tengono banco in mancanza della bussola di Wall Street, chiusa per il Martin Luther King day. Su Milano (-2%) continuano a pesare le banche, percepite come fragili anche per i ritardi nella bad bank e per il venir meno dell'appeal speculativo legato a possibili aggregazioni tra i dubbi peraltro che le fusioni possano effettivamente rafforzare gli istituti. In caduta non solo Mps, ancora ferma al ribasso su nuovi minimi, e Carige (-6,5%), ma anche le popolari (Bper -7%, Ubi -6,9%, Banco -6,3%, Bpm -5,2%), i big Unicredit (-5%) e Intesa (-4%) e Mediobanca (-4%). In controtendenza e in rialzo intorno all'1% Moncler, Tenaris e Telecom quest'ultima sull'idea di nuovi acquisti da parte di Vivendi.
Le principali Borse europee accusano flessioni contenute (-0,3% Parigi e -0,1% Francoforte). Tra i listini dei Paesi cosiddetti periferici invece Madrid cede lo 0,6% con vendite sulle banche e Lisbona cade di oltre il 2%. Con la nuova correzione il Ftse Mib scende sotto i 19mila punti, soglia ritenuta rilevante dagli analisti tecnici: "Graficamente l’impostazione di fondo è ancora rialzista nonostante la forte pressione degli ultimi mesi (-20% dai picchi di luglio)", scrivevano questa mattina gli analisti di Websim, "Il primo importante spartiacque è ormai in vista ed è in area 19mila punti.
La vera allerta scatterebbe in caso di cedimento di quest’area perchè aumenterebbe il rischio di estendere il ribasso fino a 18mila-17500 punti". Secondo alcuni operatori è ancora il capitolo "sofferenze" a favorire una presa di distanza dai bancari italiani: "I report dei broker e le indiscrezioni di stampa stanno mettendo in evidenza come gran parte delle banche italiane hanno livelli di sofferenze in rapporto agli impieghi superiori agli altri gruppi europei e questo preoccupa perchè potrebbe portare a nuovi interventi: il movimento odierno è sicuramente esagerato ma c’è troppa incertezza", commenta un trader. "Il timore riguarda i non performing loans e l’eventuale necessità di far ricorso a nuove ricapitalizzazioni: le ipotesi che l’Europa possa usare regole più stringenti alimentano le vendite sull’Italia", aggiunge un altro broker.
Record negativo del rublo. Il cambio ufficiale fissato dalla banca centrale per domani ha toccato gli 85,62 rubli per un euro: una vetta mai raggiunta prima, visto che anche nel dicembre del 2014, quando il cambio in borsa arrivò a 100, il cambio ufficiale fu fissato a 84,58 sull'euro. Record negativo del rublo anche sul dollaro, cambiato a 78,66, come non avveniva dal default del 1998.
Nuovo calo per le Borse di Asia e Pacifico. A spingere verso il basso i listini ancora una volta i timori per la crescita globale sulla debolezza del petrolio e l'incognita Cina. I mercati guardano al pil cinese (domani) ma anche alle mosse di Bce e Fed. Tokyo che in apertura ha perso oltre il 2%, ha chiuso con -1,12%, Hong Kong ha lasciato sul terreno lo 0,82%. Piatta invece Seul (-0,02%). In positivo Shanghai (+0,44%) e Shenzhen (+1,9%). I futures sull'Europa sono in rialzo. Tra i dati macro attesa la bilancia commerciale in Italia e nel Vecchio Continente.
Apertura poco mossa per lo spread fra Btp e Bund tedesco. Il differenziale segna 101 punti contro i 100 della chiusura di venerdì. Il rendimento espresso è pari all'1,56%.
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