funzione dei cambiamenti climatici in atto, si consumi una ennesima alluvione o una ennesima frana, che ci obbligherà ad un'altra drammatica conta dei danni e speriamo soltanto di questi". Continua Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
"Ma non è solo colpa dei cambiamenti climatici – ha proseguito Graziano - perché ad esempio l'urbanizzazione sfrenata, in barba ai vincoli imposti della cosiddetta “Legge Galasso” (L. n. 431/1985), ha eroso dal 1985 ad oggi ben 160 km di litorale. I numeri recentemente pubblicati nell'Annuario dei Dati ambientali 2012 dell'ISPRA parlano chiaro: se in Italia per oltre 50 anni si sono consumati in media 7 mq al secondo di suolo, oggi se ne consumano addirittura 8 mq al secondo.
Significa che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quelle dei comuni di Milano e di Firenze. Dunque anche quest'anno il territorio italiano è a rischio idrogeologico, ma nonostante gli appelli, continuiamo ad assumere comportamenti non consapevoli di questi rischi. Si pensi ad esempio agli incendi, il 72% dei quali risulta essere di natura dolosa, il 14% di natura colposa e il restante 14% di natura dubbia”.
“Qualora non fossero ancora chiari itermini del dissesto idrogeologico – ha proseguito Graziano - i geologi hanno il dovere morale di non abbassare la guardia, ricordando al Paese che la popolazione esposta a fenomeni franosi ammonta a 987.650 abitanti, mentre quella esposta alle alluvioni raggiunge 6.153.860, come evidenzia ancora l'Annuario ISPRA. In Europa, come dimostrato dalle alluvioni in Europa Centrale con morti e danni in Germania, Repubblica Ceca ed Austria, non stanno meglio, perché inondazioni ed altre calamità di natura idrogeologica rappresentano
circa i due terzi dei costi dei danni delle catastrofi naturali e questi costi sono aumentati dal 1980 a causa del cambiamento nell'utilizzo del suolo, dell'aumento della popolazione, della ricchezza economica e delle attività umane in aree soggette a pericolo. Anche se le proiezioni quantitative per la frequenza e l’intensità delle inondazioni sono ancora incerte, l’Agenzia europea sostiene che sia probabile che l’aumento delle temperature in Europa porterà a inondazioni più frequenti e intense in molte regioni, a causa del previsto aumento dell’intensità e della frequenza di eventi meteorologici estremi.
ricordando l'esperienza positiva della famosa Commissione De Marchi che operò negli anni ottanta”.
Su questi punti programmatici, dopo diversi mesi di lavoro e di confronto, hanno stilato un documento molto dettagliato, inviato al Ministro dell'Ambiente, con la pretesa di poter dare un forte contributo per mettere il Paese nelle condizioni di saper affrontare il nuovo livello di rischio. La proposta formulata mette in campo una politica integrata, in grado di coinvolgere diversi soggetti interessati, per passare dalla logica della riparazione localizzata a quella della prevenzione e della riqualificazione territoriale.
La condizione per attuare una buona politica di governo del territorio, con ricadute in termini di sicurezza, ma anche in termini di rilancio economico e occupazionale, è che il territorio stesso sia una priorità vera, e non solo dichiarata, nei programmi dei Governi.
Chiediamo quindi che il territorio sia reso anche più resiliente, sano ed attraente, offrendo più spazio per la natura e per il suo godimento”.Cosi Graziano:
“In Italia sono 268 le amministrazioni coinvolte nelle procedure d'infrazione Ue - ha proseguito Graziano - per carenza o assenza di sistemi di depurazione: 109 sono quelle già condannate in base ad una procedura del 2004 e 159 quelle in corso di procedura dal 2009. L'Autorità per l'energia ha stimato che tra la realizzazione degli interventi già previsti nei piani d'ambito e la costruzione dei nuovi impianti di depurazione necessari per superare le condanne e le procedure d'infrazione servirebbero investimenti per circa 20 miliardi nei prossimi cinque anni.
Intanto anche la pressione esercitata sull’ambiente in genere e sulle acque in particolare dalle attività industriali rimane molto pesante e continuano a preoccupare gli effetti negativi sulla salute dell’uomo e sugli ecosistemi causati dalla presenza di sostanze pericolose soprattutto nelle acque sotterranee, ma anche nel suolo, nel sottosuolo e nei sedimenti.
Promuovere le migliori pratiche nella tutela e gestione delle risorse idriche sotterranee secondo i principi delle direttive Europee e salvaguardare la risorsa idrica in un Paese come il nostro, che purtroppo si contraddistingue spesso per un suo uso scellerato, è quanto meno una battaglia di civiltà, alla quale i geologi si sono ormai da tempo legati.
Sappiamo che In Italia le risorse idriche sono complessivamente sufficienti ai fabbisogni e che il problema risiede nella loro gestione e nel loro uso corretto”.