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Venerdì, 01 Novembre 2024

Il tragico destino di una notte di Capodanno trasformata in una strage ha unito persone e vite diverse. Con la lista delle 39 vittime da cui spuntano nomi, identità ma soprattutto storie lontane tra loro. Accumunate dalla tragica sorte di essere al momento sbagliato nel posto sbagliato. Dalla giovanissima 18enne che da Israele era andata per festeggiare con le amiche a Istanbul, all'agente che era scampato poche settimane fa al duplice attentato dello stadio di Besiktas, all'autista di bus turistici che si era preso una serata libera. Fino al banchiere che voleva festeggiare con la moglie al Reina Club l'arrivo del 2017.

E cosi salito a 14 il numero dei presunti complici del killer di Capodanno al nightclub 'Reina' arrestati dalle unità antiterrorismo della polizia di Istanbul. Lo riferisce l'agenzia statale Anadolu. I sospetti fiancheggiatori vengono sottoposti in queste ore a interrogatori per chiarire il loro ruolo nella strage e cercare elementi utili alla cattura dell'attentatore in fuga.  

C'è la firma dell'Isis sulla strage di Capodanno a Istanbul. Con un comunicato diffuso per la prima volta in turco, oltre che in arabo, il sedicente Stato islamico ha rivendicato a poco più di 24 ore di distanza l'attacco al nightclub 'Reina', in cui sono rimaste uccise 39 persone, tra cui almeno 25 stranieri.

Nel comunicato di rivendicazione, l'Isis definisce la Turchia, "serva della croce". E poi, riferendosi al suo ruolo nel conflitto in Siria, avverte che "il governo di Ankara dovrebbe sapere che il sangue dei musulmani, uccisi dai suoi aerei e dalla sua artiglieria, provocherà un fuoco nella sua casa per volere di Dio" sostenendo che il killer ha agito "in risposta agli ordini" del leader dell'Isis, Abu Bakr al-Baghdadi".

Il primo è il chiaro riferimento che nel testo della rivendicazione si fa alla guerra in Siria, la minaccia di far pagare alla Turchia “il sangue dei musulmani versato per i bombardamenti dei suoi caccia”, trasformandolo in “fuoco nella sua casa”. Un’accusa di tradimento, rivolta ad Ankara, percepita dai jihadisti come traditrice e “apostata”, per citare ancora il testo, per le scelte che hanno portato Erdogan prima ad unirsi alla coalizione occidentale, offrendo le sue basi per bombardare in Siria, e poi ad affiancarsi al fronte pro-Assad, entrando in campo direttamente e secondo una parte dell'opinione pubblica, non solo turca, "abbandonando" Aleppo.

Un elemento che va valutato insieme a un secondo, più banale, ma altrettanto rilevante: la rivendicazione stessa. Questa volta l’Isis ha parlato, ha ammesso di avere colpito in territorio turco. Una scelta con cui i jihadisti sono usciti allo scoperto chiarendo, se ancora era necessario, quanto la propaganda del gruppo jihadista ha da tempo iniziato a dire: da che i turchi sono entrati in Siria, per contrastare le milizie curde nel nord del Paese e per respingere i jihadisti, da che - nel 2015 - Ankara ha iniziato a contrastare i network presenti sul proprio territorio, l’ascia di guerra è stata dissotterrata e anche Erdogan è passato nella schiera dei nemici, nei confronti dei quali è stata spesso accusato di chiudere un occhio, lasciando troppa permeabilità ai propri confini con la Siria e finanziando anche alcune sigle molto poco moderate.

E proprio dalla Siria è arrivato nella scorse settimane l’ennesimo orrore a firma del sedicente Stato islamico: un video in cui due uomini, identificati come soldati turchi, vengono dati alle fiamme, ancora vivi. Poco importa che il governo di Erdogan abbia detto di non poter verificare l’attendibilità del filmato: il messaggio è comunque chiarissimo. L’attacco a Istanbul rischia di essere solo il preludio a un altro anno di stragi per la Turchia.

Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, ha riunito al Viminale i Vertici nazionali delle Forze di Polizia e dei servizi di Intelligence, per un aggiornamento sulla minaccia terroristica di matrice internazionale "alla luce dei gravissimi fatti di Istanbul". Nel corso dell'incontro, sottolinea il Viminale, "è stata fatta un'attenta e approfondita analisi dello scenario internazionale, sottolineando che l'attenzione rimane altissima ma il livello della minaccia non cambia per l'Italia".

"Continua ad essere impiegato un dispositivo di sicurezza - prosegue il Viminale - fondato, da un lato, su un intensa attività di intelligence per interventi di prevenzione e, dall'altro, sul controllo del territorio, con il coinvolgimento di tutte le forze in campo". Il Comitato di Analisi Strategico Antiterrorismo è riunito permanentemente "con l'obiettivo di garantire, anche in questi giorni di festa, il massimo impegno per la sicurezza e la tranquillità degli italiani".

Intanto e stato identificato come il 28enne Iakhe Mashrapov, con passaporto del Kirghizistan, il presunto killer di Capodanno a Istanbul. Lo riferisce la tv di stato turca Trt. Il passaporto del presunto killer risulta rilasciato dalla repubblica ex sovietica dell'Asia centrale il 21 ottobre scorso, un mese prima del suo arrivo in Turchia.

Il presunto attentatore di Capodanno sarebbe stato addestrato nei campi dell'Isis in Siria, prima di trasferirsi in Turchia a fine novembre. Lo riferisce Haberturk, citando fonti anonime delle indagini. In Siria, Mashrapov avrebbe anche combattuto nelle fila del sedicente Stato islamico.

I rappresentanti dell'Ambasciata del Kirghizistan ad Ankara hanno inoltrato una richiesta ufficiale alle autorità turche per confermare le informazioni secondo cui un cittadino kirghizo sarebbe coinvolto nell'attacco di Capodanno a Istanbul. Lo riporta Interfax. "Nessuna conferma è stata data finora. Tutto il resto sono congetture selvagge", ha detto uno dei funzionari dell'ambasciata all'agenzia russa. Analoga richiesta è stata presentata dal Comitato di Stato per la sicurezza nazionale del Kirghizistan.

La moglie del presunto autore della strage di Istanbul è stata arrestata. Lo riferisce dalla Turchia la corrispondente di ITV britannica Sally Lockwood, che cita fonti della polizia. La donna, riferisce il quotidiano Haberturk, è stata fermata nella provincia anatolica conservatrice di Konya, dove il killer sarebbe giunto anche con i due figli a fine novembre dal Kirghizistan. Le fonti citate dal giornale confermano inoltre che si tratterebbe di un uiguro, originario della regione cinese dello Xinjiang.

"Ho saputo dell'attacco dalla tv. Non sapevo che mio marito fosse un simpatizzante di Daesh" (Isis). Lo avrebbe detto alla polizia turca la moglie del presunto killer di Capodanno a Istanbul, fermata nelle scorse ore a Konya, nella Turchia centrale, secondo quanto riferisce Haberturk.

 

 

Si è svolto a Sulmona il funerale di Fabrizia Di Lorenzo, la ragazza di 31 anni uccisa nell'attentato a Berlino. Anche all'uscita dalla chiesa un lungo applauso ha accolto il feretro: dietro la bara i genitori, poco dopo è apparso anche il Capo dello Stato Mattarella. La salma è stata trasportata nel cimitero di Sulmona per la tumulazione con cerimonia privata.

Un lungo abbraccio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concluso l'incontro che i genitori e il fratello di Fabrizia hanno avuto col capo dello stato all'aeroporto di Ciampino. Il padre Gaetano, la madre Giovanna e il fratello Gerardo, scesi dall'aereo, hanno trovato sottobordo un pulmino dell'Aeronautica militare che li ha accompagnati fino all'ingresso dell'aerea riservata al 31° Stormo dell'Aeronautica militare. Qui i familiari della giovane di Sulmona morta nell'attentato di lunedì scorso a Berlino, sono stati accolti dal presidente Mattarella e dalle altre autorità presenti.

"È la prima volta che un terrorista viene ucciso in Italia e sicuramente una divisa è diventata bersaglio privilegiato. Non dimentichiamo che anche in Francia sono stati uccisi due poliziotti. Noi siamo la vetrina dello Stato". Lo afferma - in un'intervista al Corriere della Sera - Maurizio Vallone, a capo del servizio controllo del territorio del Dipartimento della Pubblica sicurezza, dopo l'uccisione dell'attentatore Anis Amri: "dobbiamo essere particolarmente attenti, prendere tutte le iniziative possibili di autotutela". I due agenti di Milano, dice, "Sono stati perfetti, la loro è stata un'operazione da manuale". 

Dopo Berlino, il dispositivo è stato potenziato: "Oltre agli agenti in servizio in ogni città, abbiamo 1.800 uomini a disposizione per potenziare i servizi quando questori o prefetti lo richiedono. L'aspetto principale in questo momento riguarda quanto accade prima delle manifestazioni ritenute a rischio: noi elenchiamo le prescrizioni da rispettare, se la risposta non è adeguata scatta il divieto". Ad esempio, spiega, "un concerto di fine anno non si potrà svolgere se non ci saranno 'filtraggi' delle persone all'entrata e all'uscita, come avviene negli stadi. Inoltre dovranno essere montate le barriere di cemento per impedire l'accesso dei mezzi. In ogni occasione saranno presenti le Unità operative antiterrorismo", addestrate dai Nocs che si muovono in macchine blindate e fucili ad alta precisione: "Abbiamo a disposizione 400 poliziotti e circa altrettanti carabinieri".

Gli investigatori della Digos sono stati al lavoro anche durante il giorno di Natale per ricostruire nel dettaglio di spostamenti di Amri, ucciso la notte tra giovedì e venerdì scorso a Sesto San Giovanni durante un controllo di un equipaggio della Volante. Da analizzare anche i dati che ieri gli investigatori tedeschi hanno portato a conoscenza degli agenti della Digos, coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, a capo del Dipartimento Antiterrorismo della Procura di Milano e dai pm Paola Pirotta e Piero Basilone. All'esame la pistola calibro 22 che il tunisino aveva con sé, la sua scheda telefonica non utilizzata e altri elementi che potrebbero chiarire se l'uomo poteva disporre di appoggi nel Milanese, oppure se Sesto era solo un luogo di passaggio per andare altrove.

Amri era in contatto con suo nipote attraverso Telegram per poter eludere i controlli della polizia. E' quanto emerso dopo un'operazione delle forze di sicurezza tunisine, che hanno smantellato ieri una cellula terroristica composta da tre membri tra i 18 e i 27 anni, tra cui il nipote dello stesso Amri. La cellula terroristica operava tra Fouchana nel governatorato di Ben Arous, e Oueslatia, in quello di Kairouan.

La Questura di Milano ha diffuso un fotogramma estratto dalle telecamere della Stazione Centrale che riprende Anis Amri il 23 dicembre scorso, poche ore prima che il terrorista tunisino, ritenuto responsabile della strage di Berlino, fosse ucciso in uno scontro a fuoco con la Polizia a Sesto San Giovanni. L'immagine - che mostra Amri mentre si dirige verso l'esterno della Stazione - è delle 00.58 del 23 dicembre e rappresenta un altro tassello nelle indagini degli investigatori che stanno ricostruendo gli spostamenti dell'uomo. Anis Amri, il tunisino responsabile dell'attentato di Berlino, era passato per la stazione di Lione Part-Dieu dove aveva acquistato un biglietto per Milano con corrispondenza a Chambery. Lo dimostrano le immagini delle telecamere di video sorveglianza della stazione. Dopo essere passato da Lione e Chambery, prima di arrivare a Torino, Amri si era fermato alla stazione di Bardonecchia, nel Torinese quindi aveva raggiunto Sesto dalla Stazione Centrale di Milano a bordo di un autobus.

Il terrorista ha sparato alla testa dell'autista polacco del tir con cui è stato compiuto l'attentato a Berlino "tra le 16.30 e le 17.30". È quanto scrive la Bild, citando risultati dell'autopsia. Lukasz Urban ha perso molto sangue e può anche essere stato ancora in vita quando Amri si è lanciato contro la folla al mercatino di Natale, ha proseguito la Bild, "ma i medici escludono che sia stato in grado di agire con consapevolezza" e quindi "di aggrapparsi al volante durante l'attentato". Una prima ricostruzione della dinamica aveva invece lasciato intendere che Urban avesse lottato fino all'ultimo, aggrappandosi più volte al volante e, forse, costringendo il tir a sbandare, salvando così molte altre persone.

La solidarietà di tutto il mondo è diretta alle vittime dell'attentato che ha colpito Berlino. Tutti i leader mondiali, anche quelli considerati più "difficili" inviano le proprio condoglianze

L'attentatore di Berlino forse ha un nome e potrebbe essere un magrebino colpito da un provvedimento di espulsione. Il terrorista era arrivato in Italia nel 2012. La polizia sta cercando un tunisino di 24 anni, Anis A... Amir secondo alcune fonti. Il sito precisa come "sotto il sedile del guidatore" del Tir "gli inquirenti hanno trovato un documento di espulsione" emesso per "un un cittadino tunisino di nome Anis A., nato nel 1992 nella città di Tataouine". Il sospetto comunque "sarebbe noto anche con due altri nomi".

Il sito della Sueddeutsche Zeitung, citando fonti delle autorità, rivela che Anis A. "era arrivato in Italia nel 2012". Nel luglio 2015 aveva poi raggiunto la Germania e dall'aprile 2016 risulta "tollerato", aggiunge il quotidiano.

"C'è un nuovo sospettato che viene ricercato. È un sospettato e non necessariamente il colpevole", ha detto il ministro dell'Interno Thomas de Maizière a Berlino riferendosi ad Anis A.. Nei suoi confronti "è stato emesso alla mezzanotte un mandato di cattura per la Germania e per tutta l'area Schengen, quindi anche per l'Europa", ha aggiunto il ministro.

Tre italiani rimasti lievemente feriti nell'attacco sono stati dimessi dagli ospedali dove erano stati ricoverati e sono già rientrati in Italia. Uno di questi è un uomo di Palermo.

La ricostruzione dei tragici minuti della strage, il cui bilancio è di 12 morti e 48 feriti, si fa man mano più chiara: l'autista polacco trovato morto all'interno del tir ha cercato fino all'ultimo di fermare l'attentatore. E il terrorista è tuttora in fuga, forse già fuori dai confini tedeschi. 

"Fatti come quelli di Berlino saranno l’eredità della Merkel", ha commentato Nigel Farage, l’ex leader del partito anti-Ue britannico Ukip. Marion Le Pen, del Front National francese, non è da meno: "Il terrorista islamico di Berlino è un migrante e la Merkel è responsabile. In Francia e in Europa, fermiamo questi leader incoscienti". L' ultranazionalista olandese Geert Wilders invece twitta un fotomontaggio choc. La Merkel è ritratta con le mani sporche di sangue. Corredata all'immagine un commento: "Merkel, Rutte e gli altri leader codardi al governo hanno provocato lo tsunami dell'asilo e del terrorismo islamico aprendo le frontiere". Anche gli esponenti del partito anti-immigrati tedesco Alternative für Deutschland (AfD) hanno scagliato violenti attacchi. La leader Frauke Petry ha puntato il dito contro la cancelliera, accusandola di mentire sulla sicurezza del Paese secondo lei la Germania dovrebbe chiudere i confini, espellere i migranti irregolari e bloccare temporaneamente le domande di asilo

Ma all’indomani dell’attacco non c’è stato alcun passo indietro sull’accoglienza da parte di Angela Merkel. La destra euroscettica di Alternative für Deutschland (AfD), al contrario, ha subito puntato il dito contro la politica delle “porte aperte” della cancelliera, accusandola di essere corresponsabile del massacro di Breitscheidplatz.

L'agenzia di stampa dell' Isis, Amaq news agency, ha rivendicato l'attentato chiamando il terrorista un "soldato dello Stato islamico". "E'una vendetta per gli attacchi in Siria", è scritto sulla rivendicazione.

L'attentato al mercatino di Natale di Berlino è l'ultimo episodio di violenza che ha insanguinato la Germania, in particolare quest'estate.

- 18 luglio: un profugo pakistano ferisce 4 persone su un treno vicino a Wuerzburg prima di essere eeliminato dalla polizia.

- 22 luglio: a Monaco di Baviera il 18enne David Sonbody tedesco-iraniano, depresso sotto trattamento farmacologico, spara con una pistola contro un gruppo di persone in un centro commerciale. Uccide 9 persone e ne ferisce 25 prima di suicidarsi.

- 24 luglio: un kamikaze profugo siriano che aveva appena giurato fedeltà ad Isis, Abu Mohammad Daleel, fa esplodere uno zaino imbottito di esplosivo ad Ansbach in Baviera ferendo 15 persone. L'unica vittima fu Daleel.

- 24 luglio: lo stesso giorno dell'attacco a Ansbach, un altro profugo siriano, armato di coltello a Reutlingen uccide una collega, una donna polacca incinta e ferì altre due persone prima di essere neutralizzato da un passante che lo investì con ll'auto.

26 novembre - Un 12enne tedesco-iracheno ha tentato di far esplodere una bomba a chiodi nel mercatino di Natale di Ludwigshafen, nel sudovest della Germania

Intanto risulta ancor dispersa Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni che vive e lavora nella capitale tedesca. Il cellulare della ragazza è stato trovato sul luogo della strage: un giovane l'ha trovato e consegnato alla polizia. La madre e il fratello di Fabrizia sono a Berlino per essere sottoposti all'esame del Dna.

"È un dolore troppo grande...sento che mi ha abbandonata... Era così contenta, felice di essere lì.. è triste che una persona esca dal lavoro e non rientri più". Sono le parole della mamma di Fabrizia.

"Abbiamo capito che era finita stanotte all'una e mezza: siamo stati noi a chiamare la Farnesina", ha detto affranto il padre di Fabrizia Di Lorenzo, Gaetano, contattato dall'Agenzia Italiana ansa. "Ci siamo mossi coi nostri canali, ma da quanto mi dice mio figlio da Berlino, non dovrebbero esserci più dubbi - afferma trattenendo a stento i singhiozzi Gaetano - E' lì con mia moglie in attesa del dna, aspettiamo conforme ma non mi illudo. 

Una tragedia vissuta di notte, da soli, con l'angoscia nel cuore, quella di avere la figlia tra le vittime della strage avvenuta a Berlino: è toccata alla famiglia di Fabrizia Di Lorenzo - la 31enne di Sulmona risultata dispersa dopo l'attentato col tir - con i genitori che hanno allertato per primi la Farnesina, e che grazie all'aiuto dei carabinieri, hanno capito, dopo poche ore, che la figlia si era trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Fabrizia viveva e lavorava in una azienda di trasporti a Berlino. In Germania dal 2013, aveva anche fatto l'Erasmus in questo Paese. Si era laureata a Roma in Mediazione linguistico-culturale e dopo la prima triennale si era spostata a Bologna per finire gli studi in Relazioni internazionali e diplomatiche.

Il suo cellulare è stato ritrovato vicino al luogo dell'attentato: un ragazzo l'ha trovato e consegnato alla polizia. Oggi non si era presentata al lavoro. "Abbiamo capito - dice affranto il padre di Fabrizia, Gaetano - che era finita stanotte all'una e mezza: siamo stati noi a chiamare la Farnesina, ma l'aiuto più grande ce lo hanno dato i carabinieri di Sulmona. Ci siamo mossi con i nostri canali, ma da quanto mi dice mio figlio da Berlino, non dovrebbero esserci più dubbi - afferma trattenendo a stento i singhiozzi -. È lì con mia moglie in attesa dell'esame del dna, aspettiamo conferme, ma non mi illudo".

Gli appelli lanciati sui social network dai parenti in cerca di notizie erano rimasti senza risposta. Nel 2014 la giovane donna aveva anche collaborato con 'Berlino Magazine', il sito online in italiano di cultura e attualità, che ha prontamente lanciato un appello sulla sua pagina Facebook, per provare a rintracciarla.

Ma c'e l' altra storia accomuna gli attacchi di Berlino e di Turchia, tutti due lo stesso giorno poche ore uno dal altro rivendicati dal Isis 

Vladimir Putin non lo dice apertamente, ma ha idee assai precise sui mandanti dell'uccisione dell'ambasciatore ad Ankara Andrey Karlov. E sulle ragioni di quella plateale esecuzione. «È stata senza dubbio una provocazione rivolta a far fallire la normalizzazione delle relazioni russo-turche e a far deragliare il processo di pace portato avanti da Russia, Turchia, Iran e altri» ripete da lunedì sera il presidente russo che nel frattempo ha ordinato a Sergei Naryshkin e Alexander Bortnikov, i capi dell'intelligence esterna e interna, di scoprire «chi ha diretto le mani del killer» e innalzare il «livello della lotta al terrorismo» facendo sentire «ai banditi che questo sta avvenendo».

Ora però il Cremlino vuole capire se Hakan Fidan, l'uomo a cui Erdogan affidò la propria salvezza nella notte del golpe, sia ancora così vicino al presidente turco. Nei sospetti di Putin la pax siriana guidata da Mosca e contrassegnata dalla sofferta scelta turca di abbandonare al proprio destino i ribelli jihadisti di Aleppo Est avrebbe innescato uno scontro tra la presidenza e quei settori «islamizzati» dell'intelligence decisi a far naufragare l'inedita entente cordiale con Mosca e Teheran. Quindi Putin potrebbe rispondere all'uccisione dell'ambasciatore mantenendo intatti i rapporti politici con un Erdogan, trasformato obtorto collo da nemico in alleato, ma lanciando nel frattempo una spietata guerra sotterranea contro quei settori dei servizi segreti di Ankara che osteggiano i suoi piani. Settori a cui allude quando parla di «quanti hanno armato le mani del killer».

In quelle tre frasi sono condensate convinzioni e intenzioni del presidente. La prima è che Mevlüt Mert Altintas, il 22enne poliziotto di Ankara autore dell'omicidio, non sia solo un invasato fondamentalista, ma anche una pedina manovrata da quei settori dell'intelligence turca interessati a far naufragare il progetto di «pax siriana» garantito da Mosca, Ankara e Teheran. Un progetto destinato a prender il via proprio ieri a Mosca durante i colloqui trilaterali tra il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, quello turco Mevlüt Çavusoglu e l'omologo iraniano Mohammad Javad Zarif. Colloqui in cui Çavusoglu ha parlato, per la prima volta, di «soluzione politica», accettando l'idea di un negoziato con Damasco e archiviando le posizioni di una Turchia da sempre in piena sintonia con Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Arabia Saudita e Qatar nel chiedere l'allontanamento di Bashar Assad.

Proprio questa retromarcia, per un Putin abituato a ragionare da ex del Kgb, avrebbe spinto qualcuno a utilizzare la pedina Altintas. Un qualcuno da cercare all'interno della «nuova leva» di alti ufficiali d'ispirazione islamista inseriti ai vertici del Mit (Millî stihbarat Tekilat, Organizzazione nazionale dell'intelligence) dopo la ristrutturazione segnata, nel 2009, dall'allontanamento della vecchia guardia kemalista e la nomina a capo dei servizi segreti del fedelissimo Hakan Fidan. Che è considerato il demiurgo di tutte le inconfessabili alleanze con Jabat Al Nusra, la costola siriana di Al Qaida, e con quello Stato Islamico a cui il Mit di Fidan ha garantito rifornimenti di armi e munizioni, libero transito in Turchia e appoggi per la commercializzazione del petrolio.

 

E' morta Fabirizia Di Lorenzo, la ragazza italiana che risultava dispersa dopo la strage di Berlino del 20 dicembre. "L'Italia ricorda Fabrizia Di Lorenzo, cittadina esemplare uccisa dai terroristi. Il Paese si unisce commosso al dolore della famiglia", scrive su Twitter il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, dopo la conferma della morte della giovane italiana a Berlino.

"La notizia della identificazione di Fabrizia Di Lorenzo tra le vittime della strage di Berlino conferma i peggiori timori dei giorni scorsi. Il dolore per la sua morte è grande. Ancora una volta una nostra giovane connazionale rimane, all'estero, vittima della insensata ed esecrabile violenza del terrorismo. Esprimo ai genitori e al fratello di Fabrizia la solidarietà e la vicinanza di tutto il nostro Paese": lo afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Hanno visto la morte in faccia, un'esperienza terribile nei giorni in cui erano spensierati e gioiosi per una vacanza a Berlino per festeggiare l'anniversario di nozze e il compleanno. Lo racconta ancora con trepidazione alle agenzie di stampa Italiane Giuseppe La Grassa, 34 anni, palermitano, rimasto ferito al volto nell'attentato della città tedesca dove si trovava con la moglie Elisabetta Ragno: ''Siamo miracolati. Ho sentito il rombo del tir e ho capito che stava accadendo qualcosa di grave. La morte ci ha sfiorato''.

Ieri sera con un volo da Roma siamo arrivati a Palermo. Oggi mi volevano operare, ma ho alcune cose da sistemare per la mia attività, così ho rimandato l'intervento ai prossimi giorni". La moglie, Elisabetta Ragno, è originaria di Milazzo, ma anche lei vive a Palermo. La Grassa gestisce l'associazione di animazione Whoop ed è presidente di Assocultura di Confcommercio. "Mia moglie è viva per miracolo - dice l'uomo - Stava per prendere un panino, ma si era un attimo attardata. E' stata superata da una ragazza. La ragazza è morta investita dal camion. Io sono stato colpito dalla parte posteriore del mezzo dopo che aveva finito la sua corsa contro le strutture in legno.

Come si è visto nelle immagini che hanno fatto il giro del mondo. L'atmosfera era tranquillissima. Noi avevano l'albergo vicino al mercatino. Stavamo rientrando. Mi ricordo della forte accelerazione, del tir finito contro le capannine. Poi ho cercato mia moglie, l'ho trovata e siamo fuggiti''. "I tedeschi sono stati molto gentili e premurosi - ha concluso - Ci hanno assistito anche con un sostegno psicologico.

In ospedale era tutto molto efficiente. Volevano operarmi ma per motivi di lavoro ho deciso di fare l'intervento a Palermo. In ospedale mi hanno tenuto sotto osservazione per una notte poi sono stato dimesso per tornare a Palermo. Ora dobbiamo cercare di dimenticare - aggiunge - cercare di buttarci alle spalle questa vicenda fare sì che resti solo un ricordo". 

Anis Amri è stato 4 anni in carcere in Italia ed era considerato una persona molto violenta. Dopo aver scontato la pena ha ricevuto un provvedimento di espulsione dal nostro paese. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Lo si apprende da fonti investigative secondo le quali l'uomo ha successivamente lasciato l'Italia per la Germania.

Anis Amri, l'unico sospetto della strage che lunedì sera ha provocato almeno 12 morti e decine di feriti, al volante di un tir lanciato sulla folla, a due passi dalla Chiesa del Ricordo, "si era forse radicalizzato nel carcere italiano dopo che aveva lasciato la Tunisia", ha detto alla Bild Abdelkader Amri, uno dei suoi fratelli rintracciato in Tunisia. "Se sarà provato che era coinvolto, non farà più parte della nostra famiglia", ha aggiunto. Anche l'Ap è riuscita a mettersi in contatto con un fratello di Anis Amri che gli ha lanciato un appello: "Lo invito a consegnarsi alla polizia".

Secondo fonti di polizia, citate dalla stampa tedesca e britannica, Anis., i cui documenti sono stati ritrovati sul tir della morte, si è impadronito del camion dopo una colluttazione con l'autista polacco del mezzo, Lukasz Urban, 37 anni, morto da eroe tentando di neutralizzare invano il killer. Anis, secondo la Sueddeutsche Zeitung, era arrivato in Italia nel 2012 ed ha poi raggiunto la Germania nel 2015. E' stato quindi "fermato dalla polizia ad agosto con un falso documento d'identità italiano a Friedrichshafen", località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell'area di Kleve, al confine con l'Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità. Il giovane, recentemente radicalizzato, avrebbe utilizzato "almeno 12 nomi falsi" tra cui anche "un nome egiziano", secondo la tv N24.

 

 

Germania sotto choc. Un camion si è schiantato contro un affollato mercato di Natale a Berlino. Diversi morti, almeno 12, e circa 48 feriti

"Il crimine commesso contro i cittadini civili sconvolge per la sua crudeltà e il cinismo": lo ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin in un messaggio di condoglianze inviato al presidente tedesco Joachim Gauck e alla cancelliera Angela Merkel

"Questo e' un giorno molto duro": lo ha detto la cancelliera Angela Merkel in una dichiarazione fatta a Berlino e trasmessa da varie tv. "Dobbiamo desumere che si tratti di un attentato terroristico" ha aggiunto.

 Il ministro dell'Interno tedesco, Thomas De Maiziere, ha detto che ormai "non c'e' piu' dubbio" che la strage di ieri nel mercatino di Natale a Berlino si sia stato un attentato terroristico, mentre l'agenzia Dpa, citando "ambienti della sicurezza", scrive che "il sospetto terrorista arrestato nega il crimine. Il 23enne finora contesta tutto".

L'Isis avrebbe rivendicato l'attacco. La Pmu, la coalizione delle milizie irachene che combattono il califfato, ha letto la rivendicazione su un canale online dell'Isis.

Il camion era partito dall'Italia per fare rientro in Polonia. Lo scrive il Guardian, per il quale il mezzo doveva fermarsi a Berlino per consegnare il carico ed il conducente, cugino del proprietario dell'azienda di trasporti polacca, aveva detto di volersi fermare per la serata. Ci sono forti sospetti, afferma il Guardian online, che il mezzo si stato rubato durante il viaggio. 

Il cittadino polacco trovato morto sul sedile di fianco al guidatore del tir è stato ucciso con un'arma di piccolo calibro. Lo riferisce la Dpa citando ambienti della sicurezza. "Non è chiaro se l'arma sia nel frattempo stata ritrovata", aggiunge la Dpa. "Nella cabina del tir" sono anche stati ritrovati degli "indumenti macchiati di sangue", prosegue l'agenzia, mentre l'uomo arrestato e sospettato di essere il guidatore "non aveva vestiti macchiati". "Non è ancora chiaro se questo significhi che il giovane si sia cambiato gli indumenti sul camion", conclude la Dpa.

Il tir è di un'azienda di trasporti di Danzica, che dice di aver perso il contatto con il mezzo attorno alle 16 del pomeriggio. Secondo quanto riportato dalla tv N24, trasportava ponteggi di acciaio dall'Italia e avrebbe dovuto scaricarli domani mattina a Berlino. L'azienda di trasporti polacca ha sede a Stettino.

Il proprietario dell'azienda, identificato solo come Ariel Z, è stato intervistato dall'emittente polacca Tvn24 e ha detto che il mezzo era guidato da suo cugino, che aveva intenzione di passare la serata a Berlino. Ha escluso che il suo parente, che guida camion da 15 anni, possa aver provocato lo schianto

Secondo quanto riferisce Die Welt, unità speciali della polizia hanno fatto irruzione attorno alle 4 di questa mattina in un hangar dell'ex aeroporto di Tempelhof, a Berlino, dove da un anno è stato allestito un grande campo che accoglie i profughi. L'azione sarebbe collegata alle indagini per ricostruire il contesto del presunto attentatore che ieri ha fatto strage nel mercatino di Natale

La Bild online, citando ambienti impegnati nelle indagini, scrive che il presunto attentatoresarebbe un pachistano di 23 anni. La Dpa riporta che, secondo quanto hanno finora ricostruito le autorità, il giovane sarebbe arrivato in Germania nello scorso febbraio attraverso la rotta balcanica. Secondo quanto riferisce la Zdf, il presunto attentatore avrebbe "abbandonato il tir dopo l'azione fuggendo in direzione est". È stato però individuato e inseguito da alcuni testimoni che hanno avvertito la polizia. L'uomo ha attraversato il Tiergarten, grande parco al centro di Berlino, ed è stato poi bloccato dalla polizia all'altezza della Colonna della vittoria, a poco più di un chilometro di distanza dal luogo della strage.

Secondo quanto riferisce la Welt sul sito online, "la polizia di Berlino ritiene" che il pachistano arrestato non sia il guidatore del tir" e che questi sia ancora "armato e a piede libero". La Welt scrive di aver appreso la notizia da alti funzionari della sicurezza. Anche la Bild online riporta la stessa notizia ma con un punto interrogativo: "la polizia ha il falso uomo?".

Misure di sicurezza antiterrorismo rafforzate in Italia in prossimità delle feste natalizie e nuovi specifici interventi verranno attivati in seguito ai fatti di di Berlino e Ankara. Gli investigatori italiani sono in contatto con le autorità tedesche per assumere informazioni più dettagliate su quanto accaduto. Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, e il capo della polizia, Franco Gabrielli, in contatto con i vertici dei servizi, stanno esaminando la situazione man mano che arrivano gli aggiornamenti. Potrebbe riunirsi al Viminale il comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa) per valutare lo stato della minaccia

All'indomani della strage al mercato natalizio a Berlino, la Francia in stato d'emergenza per l'allerta terrorismo rafforza ulteriormente la sicurezza e invita i connazionali alla "prudenza". "I servizi di polizia, incluso in borghese, sono totalmente mobilitati in questo fine anno", ha detto questa mattina, intervistato da radio Europe 1, il neo-ministro dell'Interno, Bruno Le Roux, che ieri notte aveva già annunciato un innalzamento del dispositivo, tra l'altro, nei mercatini di Natale della Francia. Quindi il messaggio ai connazionali: La loro protezione, ha continuato, "è garantita, divertitevi, ma siate prudenti". E ancora: "Certo, ci sono gli agenti, ma anche i cittadini hanno un ruolo importante. Chiedo ad ognuno di essere prudente, ma di evitare un clima di paura". Ai microfoni della radio Le Roux ha poi riferito che oggi c'è una "attenzione particolare sui social network". Infine, ha inviato un messaggio di solidarietà alla Germania. "Siamo tutti berlinesi", ha detto.

Scotland Yard ha annunciato di voler rivedere i suoi piani di sicurezza per Londra nel periodo delle festività, dopo i "terribili fatti" di Berlino e Ankara. La polizia della capitale britannica si sta preparando anche contro la minaccia di un eventuale camion lanciato ad alta velocità contro la folla.

 

Il dispositivo di sicurezza già funzionante per i mercatini di Natale di Bolzano, di Merano e di Bressanone, è stato sensibilizzato ed implementato con ulteriori unità". Lo dice il questore di Bolzano Lucio Carluccio dopo i fatti di Berlino. Fino dall'inizio delle manifestazioni natalizie tra le più celebri in Italia, è stato predisposto in Alto Adige un dispositivo per evitare rischi derivanti dalla situazione del quadro internazionale, ha detto il questore. In particolare sono all'azione le Uopi, unità operative di primo intervento, formate su base volontaria con personale specializzato selezionato tra medici ed esperti nel Nocs. 

 

Il personale ha frequentato un corso intensivo di tre mesi. Vi sono poi agenti equipaggiati con un mezzo blindato Discovery con un alto livello di protezione antiproiettile e antiesplosione. Il personale a bordo è equipaggiato con giubbotti antiproiettile di particolare efficienza. Durante il fine settimana, quando l'afflusso ai mercatini è particolarmente elevato, le forze in campo sono affiancate dai Reparti repressione crimine provenienti da Milano e da Padova. La situazione - ha sottolineato il questore - viene controllata anche alle frontiere, con 50 militari presenti al Brennero con pattuglie automontate. Tra le forze in campo anche un nucleo artificieri ed antisabotaggio e tiratori scelti.

Intanto un giovane poliziotto di 22 anni ha ucciso l'ambasciatore russo in Turchia, Andrey Karlov .L'attentatore è stato poi ucciso in un blitz della polizia turca. Il diplomatico è morto in ospedale, dove era stato inzialmente ricoverato.

In nottata un uomo armato è stato fermato all'esterno dell'ambasciata americana ad Ankara. L'uomo ha esploso alcuni colpi di fucile in aria prima di essere fermato ed arrestato dalla polizia.

"Noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui". È questa una delle frasi che l attentatore avrebbe detto prima di sparare all' Ambasciatore Russo. L'uomo è stato identificato come un diplomato dell'accademia di polizia di nome Mert Altintas, di 22 anni, che si era diplomato nel 2014 all'accademia Rustu Unsal di Smirne.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiamato il suo omologo russo Vladimir Putin dopo l'omicidio. "Condanniamo questo vile attacco terroristico. L'ambasciatore Karlov è stato un diplomatico eccezionale che ha lavorato in un periodo difficile in Turchia e si è guadagnato la stima di tutto lo stato per le sue capacità personali e professionali. Non permetteremo che questo attacco oscuri l'amicizia tra Turchia e Russia.", scrive in un comunicato il ministero degli Esteri turco.

L'omicidio dell'ambasciatore russo è "chiaramente una provocazione" mirata a minare i rapporti russo-turchi e "il processo di pace in Siria promosso dalla Russia, dalla Turchia, dall'Iran e da altri paesi", ha detto Vladimir Putin, citato da Russia Today.

"Oggi offriamo le nostre condoglianze alla famiglia e ai cari dell'ambasciatore russo in Turchia Andrei Karlov, che è stato assassinato da un terrorista radicale islamico". Lo scrive in una nota il presidente eletto Donald Trump. "L'assassinio di un ambasciatore -si legge ancora - e' una violazione di tutte le regole civili e deve essere condannato universalmente".

Ma la cosa piu eclatante e la dichiarazione del attentatore di Parigi e come riferisce Le Monde : i controlli agli aeroporti nell'area Schengen sono troppo precisi e puntuali. Ma solo lì. I terroristi lo sanno, così hanno trovato un metodo per evitarli: fingersi dei migranti. È quanto ammette nella quinta audizione davanti ai giudici, Ayoub El Khazzani, autore dell'attentato sventato sul Thalys Bruxelles-Parigi del 21 agosto 2015.

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Il 27enne marocchino lo dice chiaramente: lui e Abdelhamid Abaaoud , il coordinatore degli attacchi nella capitale francese, hanno usato le stesse rotte che ogni giorno i profughi usano per arrivare in Europa. Sono stati i primi, lo hanno inagurato, e ne hanno compreso l'efficacia. La tecnica infatti è stata usata alla perfezione dagli attentatori suicidi che hanno colpito Parigi il 13 novembre.

Il suo racconto, riportato insieme ai verbali delle udienze, sono riportati su Le Monde. La volontà di parlare del terrorista non deriva dal rimorso bensì - rivela - "per dare un’immagine che corrisponda al meglio". "Sono un vero jihadista ma non massacro donne e bambini. Non sono un massacratore ma un nobile combattente. Sono un soldato" sottolineando con orgoglio che il suo attentato, poi sventato, voleva colpire solo "gli americani", non passeggeri che si trovavano lì per caso. Un gesto per vendicare i bombardamenti in Siria. Ma come spesso accade la motivazione è uguale per tutti, come lo è il passato che conduce al radicalismo.

Ayoub El Khazzani spiega dei suopi trascorsi in Spagna, poi il soggiorno in Siria, dove viene a contatto con l'Isis, fino ad arrivare all'attentato sul treno Thalys e alle settimane passate tra Istanbul e Bruxelles, in compagni di colui che sarebbe diventato il coordinatore delle uccisioni di Parigi.

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