Attentato terrificante a San Pietroburgo, attacco chimico in Siria
E' Akbarzhon Jalilov, 22 anni, russo di origini kirghise l'autore dell'attentato nella metro di San Pietroburgo. Il suo Dna è stato trovato sulla borsa in cui era contenuto l'ordigno rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania, quello che non è esploso. Secondo gli investigatori russi, Jalilov è l'unico autore dell'attentato. Intanto, sono state riaperte le stazioni della metro chiuse ancora oggi per un allarme bomba. Il secondo ordigno, a quanto si è appreso, doveva essere attivato da un cellulare. Circostanza che porta gli inquirenti a 'non escludere' che pure la bomba esplosa sul vagone della metro sia stata innescata a distanza da complici dell'attentatore suicida.
La pista è quella della jihad, la guerra santa dettata dal Corano. I servizi segreti di Mosca sapevano della preparazione di attentati terroristici : erano stati avvertiti da un russo che collaborava con l'Isis ed era detenuto dopo il suo ritorno dalla Siria. Secondo il servizio di sicurezza russo Fsb sono almeno settemila i cittadini provenienti dalle diverse Repubbliche dell'ex-Urss, dei quali 2.900 russi, ad aver raggiunto come foreign fighters le fila dello Stato islamico.
La cronaca : e stato un attentato terrificante che ha sconvolto San Pietroburgo, l'antica capitale degli zar e città natale di Vladimir Putin, proprio nel giorno in cui il presidente russo era in zona per l'incontro con il collega bielorusso Alexander Lukashenko. Un vagone della linea blu del metrò è stato sventrato da un'esplosione mentre correva fra le stazioni Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshchad causando 14 morti, come è stato confermato dal Ministero della Salute. A compiere l'attentato sarebbe stato un kamikaze russo di origine kirghisa.Un secondo ordigno, mascherato da estintore, è stato rinvenuto in una terza stazione, la Ploshchad Vosstaniya, ed è stato disinnescato dagli artificieri: si trattava di una bomba ben più potente - un chilo di tritolo - di quella usata nel vagone della metropolitana ma di fattura simile, ovvero zeppa di "corpi lesivi" (biglie e chiodi mozzati) utilizzati per massimizzare l'impatto mortifero.
E il ministero della Sanità ha ufficializzato il bilancio della strage: 14 morti. Ieri in serata Putin è andato a deporre fiori sul luogo dell'attacco.Trump lo ha chiamato esprimendogli le sue condoglianze; i due intendono combattere insieme il terrorismo, afferma il Cremlino. Il Consiglio di sicurezza Onu parla di "vile terrorismo". Da oggi tre giorni di lutto cittadino a San Pietroburgo.
Dopo che ieri notte i media russi hanno riferito che si traterebbe di un attacco suicida sferrato da un giovane proveniente dall'Asia centrale Anuar Zhainakov, il capo del servizio stampa del ministero degli Esteri kazako, aveva infatti invitato alla calma. Le foto diffuse, che indicano il ragazzo come originario dell'Asia Centrale, lo mostrano con gli occhiali, una giacca marrone con il cappuccio e un cappello blu. In spalla, lo zainetto che avrebbe contenuto l'ordigno rudimentale, poi esploso nel terzo vagone tra la metro "Tekhnologhichesky Institut" e "Sennaya Ploshchady". il giovane prima di infilarsi nel vagone e compiere l' attenatato avrebbe lasciato l'ordigno poi trovato inesploso alla stazione di "Ploshchad Vosstaniya". La sua follia jihadista lascia a terra quattordici morti e quarantacinque feriti.
L'antiterrorismo russa starebbe seguendo la pista di un kamikaze membro di un'organizzazione terroristica islamista messa al bando nel Paese. "Il kamikaze - sostiene una fonte dei servizi di sicurezza - avrebbe celato l'ordigno in uno zaino". Il tutto "sulla base dei resti ritrovati che fanno propendere per un'esplosione causata da un attentatore suicida - ha aggiunto la fonte dietro condizione di anonimato - ma la certezza potrà solo venire dopo l'esame del dna". Ieri alle 21.06 (ora locale) al Consolato generale kazako di San Pietroburgo è arrivata la chiamata di Irina Arishev da Almaty che ha riferito che, dopo l'attentato in metropolitana , non è riuscita più a mettersi in contatto con il figlio Maksim Arishev, studente del terzo anno di studi di economia nell'università della città sul Baltico. Oggi, poi, la smentita e la nuova pista. Adesso gli occhi sono puntati su Akbarjon Djalilov (o Akbarzhon Jalilov), nato nella città di Osh nel 1995. Il kirghiso aveva ricevuto un passaporto russo nel 2011 su richiesta del padre che in quel momento era cittadino della Federazione russa, dove lavorava da circa dieci anni.
Intanto sono state riaperte le stazioni della metropolitana di San Pietroburgo chiuse per un allarme bomba.
I servizi segreti osservavano l'attività degli estremisti coinvolti nell'attentato di San Pietroburgo e sono riusciti a prevenire il secondo attentato - quello di Ploshchad Vosstania - bloccando dopo la prima esplosione la rete di telefonia cellulare nella stazione. L'ordigno nascosto nell'estintore, infatti, "doveva essere attivato da un telefono cellulare e non da un meccanismo a orologeria". Circostanza che porta gli inquirenti a "non escludere" che pure la bomba esplosa sul vagone della metro possa essere stata innescata "a distanza" dai complici dell'attentatore, che forse "controllavano i suoi movimenti".
I servizi, riporta il quotidiano Kommersant Kommersant, tenevano d'occhio "da tempo" la cellula ma avevano individuato con certezza solo un elemento di "basso rango" dell'organizzazione, di cittadinanza russa, fermato dopo il suo rientro dalla Sir
Il Comitato Investigativo russo ieri ha confermato di aver lanciato un'indagine per "terrorismo" ma ha sottolineato che ogni altra ipotesi verrà analizzata. Le piste privilegiate, ad ogni modo, sono quella "estremista", dunque di matrice islamica, e quella "nazionalista". La polizia, sulle prime, aveva detto di essere sulle tracce di due attentatori ma in serata - stando a quanto riporta Interfax - gli inquirenti si sono convinti che ad agire sia stato un solo uomo. Ovvero il kamikaze, che prima avrebbe lasciato l'ordigno-estintore alla Ploshchad Vosstaniya e poi sarebbe salito sul treno, dove si è fatto esplodere.
Il kamikaze della metropolitana di San Pietroburgo sarebbe un cittadino russo di origine kirghisa, secondo l'intelligence del Kirghizistan. Il comitato di stato kirghiso per la sicurezza nazionale ha reso noto che l'autore dell'attentato è di nazionalità russa e di origine kirghisa, secondo la Ap. L'agenzia di intelligence ha precisato che sta cooperando nelle indagini con le autorità russe. Secondo la stampa britannica, che cita sempre i servizi di sicurezza kirghisi (Gknb), l'attentatore si chiamerebbe Akbarzhon Jalilov, è nato a Osh e ha 22 anni (e' nato nel 1995).
Intanto sono 20 i bambini morti nei raid compiuti ieri su Khan Shaykhun: lo ha reso noto l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) rivedendo così al rialzo il bilancio di 11 bimbi deceduti comunicato nelle ore successive alla strage. Tra le 72 vittime, ha aggiunto l'organizzazione che ha sede nel Regno Unito, ci sono anche 17 donne.
Mosca ha definito "provocatorie" le accuse di alcune nazioni occidentali secondo cui il governo siriano ha usato armi chimiche nella provincia di Idlib e ha definito come "inaccettabile" la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu proposta da Francia, Stati Uniti e Regno Unito. Così una fonte del ministero degli Esteri russo a Interfax. "Tutta questa situazione non è altro che una provocazione", ha detto la fonte aggiungendo che "la bozza di risoluzione suggerita dai tre paesi non è accettabile così com'è".
"La Russia e le sue forze armate continuano l'operazione per sostenere la campagna antiterroristica per la liberazione del Paese svolta dalle forze armate della Repubblica araba siriana", ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se Mosca continuerà a sostenere il regime di Damasco dopo il presunto attacco chimico in Siria centrale di cui viene accusata l'aviazione siriana.