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Venerdì, 01 Novembre 2024

E' Akbarzhon Jalilov, 22 anni, russo di origini kirghise l'autore dell'attentato nella metro di San Pietroburgo. Il suo Dna è stato trovato sulla borsa in cui era contenuto l'ordigno rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania, quello che non è esploso. Secondo gli investigatori russi, Jalilov è l'unico autore dell'attentato. Intanto, sono state riaperte le stazioni della metro chiuse ancora oggi per un allarme bomba. Il secondo ordigno, a quanto si è appreso, doveva essere attivato da un cellulare. Circostanza che porta gli inquirenti a 'non escludere' che pure la bomba esplosa sul vagone della metro sia stata innescata a distanza da complici dell'attentatore suicida.

La pista è quella della jihad, la guerra santa dettata dal Corano. I servizi segreti di Mosca sapevano della preparazione di attentati terroristici  : erano stati avvertiti da un russo che collaborava con l'Isis ed era detenuto dopo il suo ritorno dalla Siria. Secondo il servizio di sicurezza russo Fsb sono almeno settemila i cittadini provenienti dalle diverse Repubbliche dell'ex-Urss, dei quali 2.900 russi, ad aver raggiunto come foreign fighters le fila dello Stato islamico.

La cronaca : e stato un attentato terrificante che ha sconvolto San Pietroburgo, l'antica capitale degli zar e città natale di Vladimir Putin, proprio nel giorno in cui il presidente russo era in zona per l'incontro con il collega bielorusso Alexander Lukashenko. Un vagone della linea blu del metrò è stato sventrato da un'esplosione mentre correva fra le stazioni Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshchad causando 14 morti, come è stato confermato dal Ministero della Salute. A compiere l'attentato sarebbe stato un kamikaze russo di origine kirghisa.Un secondo ordigno, mascherato da estintore, è stato rinvenuto in una terza stazione, la Ploshchad Vosstaniya, ed è stato disinnescato dagli artificieri: si trattava di una bomba ben più potente - un chilo di tritolo - di quella usata nel vagone della metropolitana ma di fattura simile, ovvero zeppa di "corpi lesivi" (biglie e chiodi mozzati) utilizzati per massimizzare l'impatto mortifero.

E il ministero della Sanità ha ufficializzato il bilancio della strage: 14 morti. Ieri in serata Putin è andato a deporre fiori sul luogo dell'attacco.Trump lo ha chiamato esprimendogli le sue condoglianze; i due intendono combattere insieme il terrorismo, afferma il Cremlino. Il Consiglio di sicurezza Onu parla di "vile terrorismo". Da oggi tre giorni di lutto cittadino a San Pietroburgo.

Dopo che ieri notte i media russi hanno riferito che si traterebbe di un attacco suicida sferrato da un giovane proveniente dall'Asia centrale Anuar Zhainakov, il capo del servizio stampa del ministero degli Esteri kazako, aveva infatti invitato alla calma. Le foto diffuse, che indicano il ragazzo come originario dell'Asia Centrale, lo mostrano con gli occhiali, una giacca marrone con il cappuccio e un cappello blu. In spalla, lo zainetto che avrebbe contenuto l'ordigno rudimentale, poi esploso nel terzo vagone tra la metro "Tekhnologhichesky Institut" e "Sennaya Ploshchady". il giovane prima di infilarsi nel vagone e compiere l' attenatato avrebbe lasciato l'ordigno poi trovato inesploso alla stazione di "Ploshchad Vosstaniya". La sua follia jihadista lascia a terra quattordici morti e quarantacinque feriti.

L'antiterrorismo russa starebbe seguendo la pista di un kamikaze membro di un'organizzazione terroristica islamista messa al bando nel Paese. "Il kamikaze - sostiene una fonte dei servizi di sicurezza - avrebbe celato l'ordigno in uno zaino". Il tutto "sulla base dei resti ritrovati che fanno propendere per un'esplosione causata da un attentatore suicida - ha aggiunto la fonte dietro condizione di anonimato - ma la certezza potrà solo venire dopo l'esame del dna". Ieri alle 21.06 (ora locale) al Consolato generale kazako di San Pietroburgo è arrivata la chiamata di Irina Arishev da Almaty che ha riferito che, dopo l'attentato in metropolitana , non è riuscita più a mettersi in contatto con il figlio Maksim Arishev, studente del terzo anno di studi di economia nell'università della città sul Baltico. Oggi, poi, la smentita e la nuova pista. Adesso gli occhi sono puntati su Akbarjon Djalilov (o Akbarzhon Jalilov), nato nella città di Osh nel 1995. Il kirghiso aveva ricevuto un passaporto russo nel 2011 su richiesta del padre che in quel momento era cittadino della Federazione russa, dove lavorava da circa dieci anni.

Intanto sono state riaperte le stazioni della metropolitana di San Pietroburgo chiuse per un allarme bomba.

I servizi segreti osservavano l'attività degli estremisti coinvolti nell'attentato di San Pietroburgo e sono riusciti a prevenire il secondo attentato - quello di Ploshchad Vosstania - bloccando dopo la prima esplosione la rete di telefonia cellulare nella stazione. L'ordigno nascosto nell'estintore, infatti, "doveva essere attivato da un telefono cellulare e non da un meccanismo a orologeria". Circostanza che porta gli inquirenti a "non escludere" che pure la bomba esplosa sul vagone della metro possa essere stata innescata "a distanza" dai complici dell'attentatore, che forse "controllavano i suoi movimenti".
I servizi, riporta il quotidiano Kommersant Kommersant, tenevano d'occhio "da tempo" la cellula ma avevano individuato con certezza solo un elemento di "basso rango" dell'organizzazione, di cittadinanza russa, fermato dopo il suo rientro dalla Sir

Il Comitato Investigativo russo ieri ha confermato di aver lanciato un'indagine per "terrorismo" ma ha sottolineato che ogni altra ipotesi verrà analizzata. Le piste privilegiate, ad ogni modo, sono quella "estremista", dunque di matrice islamica, e quella "nazionalista". La polizia, sulle prime, aveva detto di essere sulle tracce di due attentatori ma in serata - stando a quanto riporta Interfax - gli inquirenti si sono convinti che ad agire sia stato un solo uomo. Ovvero il kamikaze, che prima avrebbe lasciato l'ordigno-estintore alla Ploshchad Vosstaniya e poi sarebbe salito sul treno, dove si è fatto esplodere. 

Il kamikaze della metropolitana di San Pietroburgo sarebbe un cittadino russo di origine kirghisa, secondo l'intelligence del Kirghizistan. Il comitato di stato kirghiso per la sicurezza nazionale ha reso noto che l'autore dell'attentato è di nazionalità russa e di origine kirghisa, secondo la Ap. L'agenzia di intelligence ha precisato che sta cooperando nelle indagini con le autorità russe. Secondo la stampa britannica, che cita sempre i servizi di sicurezza kirghisi (Gknb), l'attentatore si chiamerebbe Akbarzhon Jalilov, è nato a Osh e ha 22 anni (e' nato nel 1995).

Intanto sono 20 i bambini morti nei raid compiuti ieri su Khan Shaykhun: lo ha reso noto l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) rivedendo così al rialzo il bilancio di 11 bimbi deceduti comunicato nelle ore successive alla strage. Tra le 72 vittime, ha aggiunto l'organizzazione che ha sede nel Regno Unito, ci sono anche 17 donne.

Mosca ha definito "provocatorie" le accuse di alcune nazioni occidentali secondo cui il governo siriano ha usato armi chimiche nella provincia di Idlib e ha definito come "inaccettabile" la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu proposta da Francia, Stati Uniti e Regno Unito. Così una fonte del ministero degli Esteri russo a Interfax. "Tutta questa situazione non è altro che una provocazione", ha detto la fonte aggiungendo che "la bozza di risoluzione suggerita dai tre paesi non è accettabile così com'è". 

"La Russia e le sue forze armate continuano l'operazione per sostenere la campagna antiterroristica per la liberazione del Paese svolta dalle forze armate della Repubblica araba siriana", ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se Mosca continuerà a sostenere il regime di Damasco dopo il presunto attacco chimico in Siria centrale di cui viene accusata l'aviazione siriana.

 

 

"Ci sono norme e vincoli europei che non dobbiamo dare per intoccabili, c'è un margine di negoziato. Certamente da qui all'autunno la discussione con Bruxelles sarà aperta e potrà produrre risultati, sapendo che da un lato dobbiamo mantenere gli equilibri, dall'altro dobbiamo ottenere una cornice europea più realistica". Lo dice il premier Paolo Gentiloni incontrando le Regioni a Palazzo Chigi.

"Abbiamo bisogno nei prossimi mesi di una interlocuzione tra Governo e Regioni per affrontare nel modo migliore possibile le scadenze che avremo. Oggi è il primo incontro, per ragionare insieme su priorità e metodo". Lo dice, a quanto si apprende, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nell'incontro in corso a Palazzo Chigi con i presidenti delle Regioni. Al tavolo sono presenti, a quanto si apprende, Stefano Bonaccini, Michele Emiliano, Roberto Maroni, Giovanni Toti, Catiuscia Marini, Sergio Chiamparino, Luca Zaia, Debora Serracchiani, Vincenzo De Luca, Luciano D'Alfonso, Enrico Rossi, Pierluigi Marquis.

"Entro una quindicina di giorni avremo la presentazione del Def in Parlamento, poi a settembre la nota di aggiornamento in vista della Legge di Bilancio. Tra le priorità c'è l'interesse comune a salvaguardare e a rafforzare l'impegno su lavoro, infrastrutture e investimenti". "Dobbiamo mettere in campo - ha evidenziato - un quadro di politiche economiche che ci consenta di mantenere gli equilibri di bilancio e razionalizzazione della spesa e accompagni e sostenga la crescita, che per quanto limitata inizia a manifestarsi".

Poi il premier ha chiesto "un quadro di politiche economiche che ci consenta di mantenere gli equilibri di bilancio e di razionalizzazione della spesa, e contemporaneamente accompagni e sostenga la crescita, che per quanto limitata inizia a manifestarsi"

Intanto Bruxelles alza i toni di quella che sarà una vera e propria contesa. Non è andata giù infatti al già giustiziere del Referendum greco, la scelta britannica di assecondare la votazione popolare dello scorso giugno 2016. “Juncker puts price on Brexit” “Juncker fissa il prezzo del Brexit”, titolava Bloomberg qualche giorno fa. La cifra che Westminster deve sborsare, stabilita unilateralmente da Bruxelles, si aggirerebbe intorno ai 62 miliardi di dollari.

L’Hard Brexit è tutta vincolata alla “modica” cifra di 62 miliardi di dollari. L’inasprimento della trattativa è stato scelto in maniera “scientifica” da parte di Juncker, che insiste nel dire che “non voglio che altri prendano la stessa strada della Gran Bretagna”. Dichiarazioni rilasciate sabato, durante i festeggiamenti per l’anniversario dei trattati di Roma, che danno un forte segnale alle velleità euroscettiche francesi e tedesche. Il messaggio è chiaro. Se volete lasciare l’Unione la tassa sarà salatissima. Juncker sa bene quanto i cittadini siano sensibili rispetto a eventuali tasse da pagare e cerca così di “spostare” gli equilibri delle prossime votazioni verso scelte più “euro-friendly”

Non sarà dunque un nodo facile da sciogliere, quello riguardo alla cifra da pagare. All’accettazione di questa Bruxelles ha infatti vincolato l’inizio di qualsiasi accordo parallelo con Londra. “No negotiation without notification” è lo slogan usato da Bruxelles per soffiare un po' di pressione sul Governo May. 

Un’infelice scimmiottatura del ben più nobile “no taxation without representation”. Lo slogan urlato dai coloni americani contro un’autorità che voleva tassarli senza garantire uno spazio di discussione democratica. Proprio ciò che fa oggi la stessa Unione europea. Così Londra “without representation” a Bruxelles si trova ora a dover accettare il pagamento di una cifra esorbitante per sottoscrivere accordi cui non può rinunciare. Come tutto ciò che concerne la gestione di cittadini britannici risiedenti nei 27 Stati dell’Unione. Così come la volontà di uscire dalla giurisdizione della Corte europea e dall’area commerciale dell’Unione.

Ma Juncker rassicura alla BBC che non si tratta di “una punizione”, ma “l’Unione europea deve usare un deterrente per evitare che altri Stati seguano l’esempio britannico”. Una tassazione repressiva dunque, che trova ragione soltanto nella paura di Juncker e dei tecnocrati di Bruxelles. Un meccanismo che ricorda un po’ quello posto in atto dal Congresso di Vienna per evitare le insurrezioni nazionali. Se allora vennero usati i cannoni della Santa Alleanza, oggi si usano le tasse. I 62 miliardi di dollari richiesti da Bruxelles alla Gran Bretagna sono stati definiti  “assurdi” da Liam Fox, Ministro del Governo May. In effetti finora Londra non ha avuto voce in capitolo sul calcolo fatto in maniera “scientifica” (così ha detto Juncker) per i costi d’uscita della Gran Bretagna.

 

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Sarebbe originario di Birmingham, una delle 'capitali' islamiche del Regno Unito, l'autore dell'attacco. Lo riporta l'agenzia Pa, citando le testimonianze di persone residenti nel quartiere della città inglese delle Midlands nel quale oggi la polizia ha arrestato tre dei sette presunti fiancheggiatori totali finiti sinora in manette in tutto il Paese.

L'attentatore di Londra è un cittadino britannico noto ai servizi segreti del Regno Unito. Lo ha detto la premier Theresa May intervenendo alla Camera dei Comuni. "Non abbiamo paura e non ci facciamo intimorire", ha continuato, prima di aggiungere: "E' stato un attacco contro la gente libera". Theresa May ha inoltre chiarito: "Non c'è ragione di temere che ci saranno nuovi attacchi".

Il premier britannico, Theresa May, il giorno dopo l'attentato di Londra si presenta in parlamento cercando di mandare un duplice segnale: fermezza e tranquillità. Sembrano elementi inconciliabili, visto il momento difficile che il Paese sta vivendo. Eppure non se ne può fare a meno. "Non abbiamo paura, non cederemo al terrorismo", dice ai deputati riuniti a Westminster."Lo dico qui, nel più antico parlamento del mondo, perché sappiamo che la democrazia e i valori che rappresentano prevarranno sempre".

La regina Elisabetta offre i suoi ''pensieri, preghiere e la più profonda solidarietà'' a quanti coinvolti dalla ''terribile violenza'' dell'attacco di Londra. E' il messaggio della sovrana diffuso da Buckingham Palace.

Il Papa,"profondamente addolorato per la perdita di vite e per i feriti causati dall'attentato nel centro di Londra", "esprime la propria orante solidarietà con tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia". "Raccomandando i morti alla misericordia di Dio onnipotente", papa Francesco "invoca divina fortezza e pace sulle famiglie colpite e assicura alla nazione la sua preghiera in questa occasione". Lo afferma in un telegramma al cardinale Nichols, arcivescovo di Westminster.

E' di quattro morti, compreso l'attentatore, il bilancio dell'attacco terroristico di ieri a Londra a Westminster. Lo ha reso noto questa mattina il vice capo della polizia di Londra (Met), Mark Rowley. Le vittime civili, ha precisato, sono "una donna di circa 45 anni e un uomo di circa 55 anni". La donna morta era un'insegnate di origini spagnole.

Tra le vittime, c'è anche l'agente Keith Palmer, ha aggiunto, precisando che il quarto morto "è ovviamente il terrorista che è stato ucciso sulla scena" del crimine.

"Rafforzare ulteriormente i controlli nelle aree di maggiore afflusso di persone" anche in vista delle celebrazioni dei Trattati di Roma di sabato, "nonché verso i luoghi che notoriamente registrano particolare afflusso di visitatori". Lo ha chiesto il ministro dell'Interno, Marco Minniti, al termine della riunione del Comitato di Analisi strategica antiterrorismo, convocato dopo l'attacco di ieri a Londra. "Tutte le forze di polizia e la rete dei servizi di intelligence saranno impegnati senza sosta sul fronte antiterrorismo per individuare ogni fonte di possibile rischio e pericolo" assicura il Viminale al termine della riunione. Nel corso del Casa, presieduto dal ministro Minniti, è stato deciso di "tenere alto il livello di attenzione, intensificando le misure di vigilanza e di sicurezza a protezione degli obiettivi ritenuti più a rischio".
 

L'attacco di ieri a Westminster è "legato in qualche forma al terrorismo islamico". Così il ministro della Difesa britannico, Michel Fallon, in un'intervista radiofonica alla Bbc. Gli investigatori, ha sottolineato Fallon, "hanno lavorato duro nella notte sul retroterra (dell'attentatore), oltre che per stabilire come si sia procurato l'automobile (con cui ha investito i passanti), dove la vettura sia stata negli ultimi 1-2 giorni e chi abbia potuto o non potuto aiutarlo". L'attentatore dell'attacco di Londra "è stato ispirato dal terrorismo internazionale". E' quanto sta emergendo dalle indagini condotte da Scotland Yard - secondo quanto riferito dal vice capo della polizia di Londra Mark Rowley - che ribadisce che l'uomo avrebbe agito da solo, mentre i sette arresti compiuti in diverse località del Paese riguardano possibili fiancheggiatori ma non complici.

Lo ha fatto sapere l'agenzia di stampa vicina al gruppo jihadista Amaq. "L'assalitore davanti al parlamento britannico ieri era un soldato dello Stato islamico e l'operazione è stata realizzata in risposta all'appello di colpire i cittadini dei paesi della coalizione anti-Isis": così il gruppo terroristico ha rivendicato la responsabilità dell'attacco di ieri. Le autorità britanniche non hanno ancora diffuso l'identità dell'assalitore, rimasto ucciso nell'attacco.

Reparti della polizia britannica hanno condotto nella notte un raid in un appartamento al piano di sopra di un negozio poco ad ovest del centro della città di Birmingham, attorno al quale le strade sono rimaste chiuse per diverse ore. Lo riferisce il quotidiano the Guardian nel suo sito online, notando che ieri sera la Bbc aveva reso noto che il suv usato per l'attacco, un Hyundai i 40, potrebbe essere stato noleggiato a Birmingham. La polizia ha arrestato tre persone sospette nel raid a Birmingham. 

Lo riferisce il Daily Mail sottolineando che secondo alcune testimonianze di vicini di casa l'appartamento, in Hagley Road, potrebbe essere quello del sospettato attentatore dell'attacco di ieri a Westminter. Secondo altre fonti - citate dal giornale inglese - anche il veicolo 4X4 utilizzato per l'attacco potrebbe essere stato noleggiato nella stessa strada.

Bandiere a mezz'asta a Palazzo Chigi in segno di solidarietà con Londra dopo l'attacco di ieri a Westminster.

L'assalitore è stato ucciso dalle forze di polizia dopo aver tentato di fare irruzione nel Parlamento britannico attraverso i cancelli del compound di Westminster, accoltellando l'agente. Evacuata la premier Theresa May che prendeva parte alla seduta in corso. Scotland Yard ha parlato chiaramente di terrorismo.

Tra i feriti ci sono anche due italiane, una romana tuttora in ospedale e una giovane bolognese già dimessa. La premier britannica Theresa May ha confermato, parlando in Parlamento, che tra le persone rimaste ferite nell'attacco di ieri a Westminster ce ne sono molte di nazionalità diverse, tra cui una è di nazionalità italiana.

Almeno sette delle oltre 40 persone rimaste ferite sono in condizioni critiche. E' quanto ha riferito - citato dalla Cnn - il vice capo della polizia di Londra (Met), Mark Rowley, sottolineando che le persone rimaste coinvolte nell'attacco hanno diverse nazionalità. Sono 29 le persone - ha aggiunto - ancora ricoverate in ospedale.

La premier britannica Theresa May, che si trovava a Westminster al momento dell'attentato di Londra, lo ha condannato con fermezza definendolo "un attacco terroristico disgustoso e odioso".

 

Quel pomeriggio a Roma pioveva a dirotto. Il 25 marzo 1957 la primavera non fece sconti alla Città eterna, ai suoi ospiti e ai Trattati costitutivi della Comunità economica europea e della Comunità europea dell'energia atomica. Scrosci brevi e intermittenti bagnavano le bandiere di Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo che facevano un po' di fatica a sventolare sul Palazzo dei Conservatori mentre le automobili delle delegazioni cominciarono ad arrivare davanti al Campidoglio attraverso un corridoio tenuto libero dagli agenti.

E, alle 18.00 in punto, i rintocchi della 'patarina', la storica campana del Campidoglio, risuonarono nella piazza michelangiolesca per annunciare l'inizio della cerimonia nella Sala degli Orazi e Curiazi. Le foto di quel giorno, in un bianco e nero un po' sbiadito, non ci rimandano il fasto - forse discutibile per gli occhi di oggi - del damascato rosso che ricopriva il lungo tavolo di noce dove i ministri e capi delegazione avevano preso posto. Ma la solennità, sessant'anni dopo, è intatta. E anche se quel giorno più che certezze c'erano punti interrogativi, il cantiere dell'Europa fu ufficialmente aperto.

Quando venticinque anni fa i trattati di Maastricht segnarono la nascita dell'Unione Europea e posero le basi per la moneta unica, il mondo correva ancora sull'onda lunga dell'ottimismo successivo alla caduta del muro di Berlino. Un anno prima il politologo statunitense Francis Fukuyama, in un celebre saggio, aveva parlato di Fine della storia: il modello del libero mercato e della società aperta avrebbe trionfato ovunque con Washington nel ruolo di supremo garante. 

Oggi la tempesta euro scettica si è abbattuta su tutti i sistemi politici d'Europa e in molti Paesi, tra i quali l'Italia, l'euro è diventato il simbolo del deterioramento economico di quella piccola e media borghesia che guarda con crescente rabbia a una classe dirigente accusata di aver tradito le promesse di quel 7 febbraio 1992 che sembrava dover aprire agli europei i cancelli di un futuro più stabile e prospero. 

Se il fuoco del nazionalismo è tornato a bruciare, ad alimentarlo è stato però anche l'atteggiamento di governi che in un'ottica nazionale hanno continuato a pensare, dimostrando spesso di essere i primi a non aver creduto nel sogno di un'Europa davvero unita

Cosi domani si preparano  di festeggiare il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, che celebreranno i capi di Stato e di Governo della Ue e vogliono che sia un'occasione per rilanciare il nostro progetto comunitario 

C'è la 'tradizionale' minaccia dei black bloc, intenzionati a fare devastazioni nel corso delle manifestazioni di sabato a Roma per i 60 anni dei trattati di Roma. E c'è quella imprevedibile del 'lupo solitario', del jihadista self starter che può seminare il terrore semplicemente alla guida di un'auto, come si è visto ieri a Londra.

Intanto la questura ha individuato una "zona verde", compresa fra via del Tritone e via Nazionale, dove sono vietate le manifestazioni, e un'altra "blu", intorno al Campidoglio, dove sono attesi i leader della Ue. Diverse migliaia di uomini delle Forze dell'ordine, fra polizia, carabinieri e guardia di finanza, saranno impegnati nel servizio di ordine pubblico. Almeno un migliaio gli uomini in borghese.

l'Enac ha comunicato che lo spazio aereo sarà chiuso su Roma e le zone circostanti. Dalle ore 6 di oggi 24 marzo, alle ore 23 di domani 25 marzo, sono vietati tutti i voli, inclusi quelli con velivoli ultraleggeri e i voli con i mezzi a pilotaggio remoto (droni), in un'area circolare avente un raggio di circa 10 chilometri nel centro della citta

Minniti ha chiesto di rafforzare ulteriormente i controlli nelle aree di maggiore afflusso di persone anche n vista delle cerimonie di sabato, nonché verso i luoghi che notoriamente registrano particolare afflusso di visitatori. Si parla di mete turistiche, monumenti, stazioni, aeroporti, Vaticano, ma anche i posti della movida. Ma, in assenza di segnalazioni specifiche di pericoli dal fronte terrorista, a preoccupare di più in vista delle celebrazioni per i Trattati di Roma, sono i soliti noti:gli antagonisti dei centri sociali più 'duri' pronti ad usare i cortei di protesta come 'scudo' per violenze di piazza.

Il Viminale ha fatto sapere di aspettarsi almeno 30mila manifestanti, fra cui 800 potenzialmente violenti. Contro questi ultimi, però, il ministro dell'Interno Marco Minniti ha promesso "tolleranza zero".

Imponente anche l'apparato antiterrorismo. Sulla Capitale è stato chiuso lo spazio aereo e sono state istituite zone a traffico limitato dove è vietato l'accesso ai camion. I 40 varchi sono presidiati con transenne e grate antisfondamento.

La preoccupazione è alta, hanno riferito i vertici delle forze di polizia e degli 007 convocati ieri mattina al Viminale dal ministro dell'Interno, Marco Minniti, per una riunione straordinaria del Comitato di analisi strategica antiterrorismo.

L'indicazione è stata quella di innalzare ulteriormente il livello di attenzione e rafforzare i controlli sui luoghi affollati. Il timore è anche quello di possibili gesti emulativi. Quanto accaduto ieri a Westminster, ha spiegato Minniti, conferma "una minaccia che assume sempre più il carattere dell'imprevedibilità: i tempi di reazione si riducono sempre più. Come Nizza e Berlino, sono attacchi compiuti con i mezzi immediatamente disponibili. Noi dobbiamo quindi riflettere su una strategia che sia all'altezza di questa minaccia: come affiancare l'attività di intelligence al controllo del territorio".

Ci sono già state 27 espulsioni quest'anno, l'ultima proprio ieri, un tunisino che viveva a Cinesello Balsamo. Ma non basta. Perché possono passare all'azione soggetti insospettabili, che si sono auto-radicalizzati sfuggendo alle 'antenne' degli apparati di sicurezza. Per questo serve anche un presidio accurato del territorio. E vigilati speciali sono i luoghi affollati, diventati obiettivo dei jihadisti a Londra come a Berlino e a Nizza.

Serve dunque un monitoraggio stretto sui foreign fighters (poco più di cento quelli che hanno avuto a che fare con l'Italia, ma pochissimi tornati dai teatri di guerra) e sugli ambienti a rischio (dalle carceri ai luoghi di ritrovo degli islamici, ma anche il web) in modo da cogliere per tempo processi di radicalizzazione. Bastano anche cambiamenti nell'aspetto esteriore, la barba che cresce, vestiti più tradizionali, per far scattare un campanello d'allarme.

Paolo Gentiloni in una lettera al 'Messaggero' parla di una "scossa" che "vogliamo che il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, che celebreremo con i capi di Stato e di Governo della Ue il 25 marzo, sia un'occasione per rilanciare il nostro progetto comunitario e renderlo più adatto alle sfide che viviamo". Lo scrive il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in un intervento in apertura di prima pagina del Messaggero, a pochi giorni dall'anniversario del patto che ha portato la "superpotenza tranquilla" a "mostrare tutto il suo potenziale". 

"Durante la crisi dell'euro i Paesi del Nord hanno dimostrato solidarietà con i Paesi più colpiti. Come socialdemocratico do' molta importanza alla solidarietà, ma hai anche degli obblighi, non puoi spendere tutti i soldi per alcol e donne e poi chiedere aiuto": a causa di queste parole, pronunciate in un'intervista alla Faz, il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem si ritrova ora al centro di una bufera con i socialisti europei che si chiedono se sia ancora adatto al ruolo che ricopre e il M5S che ne chiede le dimissioni immediate.

Mentre Matteo Renzi  : "Il Presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem - scrive su Facebook - ha perso una ottima occasione per tacere. In una intervista a un quotidiano tedesco si è lasciato andare a battute stupide - non trovo termine migliore - contro i Paesi del sud Europa a cominciare dall'Italia e dalla Spagna. Penso che gente come Dijsselbloem, che pure appartiene al partito socialista europeo anche se forse non se ne è accorto, non meriti di occupare il ruolo che occupa. E prima si dimette meglio è. Per lui ma anche per la credibilità delle istituzioni europee".

"Crediamo che sia assolutamente inaccettabile che resti al suo posto, Dijsselbloem ci ha insultato, ha dimostrato di essere sessista, razzista, xenofobo e un imbarazzo per l'Europa. E per tutto questo non può occupare nessun posto europeo": lo ha detto il premier portoghese Antonio Costa, a proposito della parole del presidente dell'Eurogruppo sui Paesi del Sud che da ieri hanno provocato dure reazioni da parte dei Paesi della zona euro.

"Ognuno è responsabile per i suoi commenti". Lo ha affermato il portavoce del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker a chi gli chiedeva se quest'ultimo condividesse le parole del presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem sulla Grecia. "Juncker", ha ancora ricordato il portavoce, "ha sempre espresso il suo rispetto, la sua simpatia e persino il suo amore per il fianco Sud dell'Europa".

Ma la sua spiegazione non è piaciuta al presidente del gruppo dei socialisti e democratici Gianni Pittella: "Non è la prima volta che Dijsselbloem esprime opinioni economiche e politiche che contraddicono la linea della famiglia progressista europea.

Ora con queste parole scioccanti e vergognose alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, è andato molto oltre usando argomentazioni discriminatorie contro i Paesi dell'Europa del Sud. Non ci sono scuse o ragioni per usare un tale linguaggio specialmente da uno che è dovrebbe essere progressista", ha aggiunto. "Mi chiedo davvero se una persona con queste convinzioni possa ancora essere considerato adatto a fare il presidente dell'Eurogruppo", conclude Pittella. E il M5S ne chiede le immediate dimissioni, e chiede a Padoan di prendere le distanze.

L'intervista di Dijsselbloem ha da subito avuto una vasta eco in Spagna tanto che ieri, nella sua audizione alla commissione economica del Parlamento Ue, proprio alcuni deputati spagnoli gli hanno chiesto pubblicamente di scusarsi. Ma il presidente ha resistito, spiegando che nessuno doveva sentirsi offeso, che non è questione di Nord e Sud, ma che vale per tutti la regola che se vuoi solidarietà devi rispettare i vincoli e gli impegni, cosa che "anche l'Olanda a volte non ha fatto".

"Schaeuble apprezza il lavoro di Jeroen Dajsselbloem. E noi contiamo sul fatto che l'eurogruppo sia ancora pienamente funzionante per il resto della legislatura". Lo ha detto la portavoce di Wolfgang Schaeuble, alla conferenza stampa di governo, rispondendo a una domanda sulle diverse richieste di dimissioni, arrivate dopo l'intervista rilasciata alla Faz da Jeroen Dijsselbloem. "Io non do voti alle interviste", ha aggiunto.

L'olandese, ministro delle finanze uscente, resterà presidente dell'Eurogruppo fino a che non sarà formato il nuovo Governo, che potrebbe impiegare parecchi mesi a nascere. Sostenuto dai tedeschi, è stato riconfermato nel 2015 per un secondo mandato avendo la meglio sullo spagnolo Luis De Guindos, che punta ancora a prendere il suo posto.

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