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Venerdì, 01 Novembre 2024

A 48 ore dall'arrivo di Donald Trump e degli altri grandi della terra, Taormina è una città chiusa e irreale: c'è un uomo armato ogni 10 metri, metal detector e scanner di ultima generazione, un laboratorio della Polizia scientifica in caso accadesse il peggio. Ma liberata dalle orde di turisti che ogni giorno in questa stagione sciamano nei vicoli tra negozietti e bouganville in fiore, la città è forse ancora più bella. Silenziosa e umana. Non si arriva, a Taormina, se non si ha il badge. Ci sono quelli per residenti, quelli per i tecnici e per militari, forze di polizia e 007, quelli per i giornalisti e i delegati. Ognuno con un colore diverso.

La macchina della sicurezza è scattata lunedì e da allora nessuno entra e nessuno esce senza passare i controlli. Che sono strutturati a cerchi concentrici. Il primo è a Giardini Naxos e all'uscita dell'autostrada Messina-Catania, check point con le autoblindo dell'esercito. Ma è solo un assaggio. Lungo i tornanti che dal mare si arrampicano fino alla città ci sono solo mezzi delle forze di polizia: sono gli unici che possono arrivare a porta Catania e porta Messina, le due porte da cui si accede alla zona di massima sicurezza. All'ingresso sono stati installati gli stessi metal detector e scanner che ci sono negli aeroporti, con un'aggiunta: un apparecchio che verifica che il badge al collo non sia falso. Le telecamere riprendono tutto e rilanciano ogni volto nel cuore del sistema, la sala operativa interforze allestita all'interno di Palazzo Duchi di Santo Stefano.

E dopo quello che e successo a Manchester e con circa 100 potenziali terroristi che risultano schedati e monitorati, a situazione diventa molto seria,anche perche il bacino di potenziali jihadisti è ben più ampio fra i 1000 e 2000 radicali islamici.

«Il profilo di chi potrebbe farsi saltare in aria è la giovane età, poco più che ventenne, non integrato e contiguo alla criminalità con piccoli reati dallo spaccio ai furti», spiega uno degli uomini in prima linea nell'arginare il terrorismo a casa nostra. A differenza del kamikaze libico di Manchester in Italia sono altri i paesi di origine delle potenziali minacce. «La maggioranza dei segnalati sono magrebini della Tunisia o del Marocco, ma non mancano i balcanici estremisti», spiega al Giornale una fonte dell'antiterrorismo. La cosiddetta «spirale balcanica» trova radici soprattutto nel Nord Est. Gran parte dei magrebini espulsi per «sicurezza nazionale» erano nascosti, al contrario, in Piemonte e Lombardia.

Secondo il quotidiano il giornale la minaccia più pericolosa è rappresentata dal «ritorno» dei veterani della guerra santa. Per la Siria e l'Iraq sono partiti dall'Italia in 113 ed almeno 20 sono stati uccisi. In gennaio erano rientrati in Europa appena 17, sei due quali presenti sul territorio nazionale. I servizi segnalano che «oltre a rappresentare un potenziale target di attacchi diretti, l'Italia potrebbe costituire un approdo o una via di fuga verso l'Europa per militanti del Califfato presenti in Libia o altre aree di crisi, una base per attività occulte di propaganda, proselitismo e approvvigionamento logistico, nonché una retrovia o un riparo anche temporaneo per soggetti coinvolti in azioni terroristiche in altri Paesi». E proprio sulla Libia è tornato ieri il ministro degli Interni Marco Minniti: «nell'attentato di Manchester è emerso un link diretto con la Libia: sono due questioni su cui abbiamo riflettuto e dobbiamo continuare a riflettere».

I numeri e la tipologia dell'islamico estremista, potenzialmente pericoloso, si possono dedurre dalle espulsioni che negli ultimi due anni sono arrivate a 176. Da gennaio sono 44, oltre due potenziali jihadisti a settimana. Uno degli ultimi, il 13 maggio è Sayed Yacoubi sodale del killer di Berlino Anis Amri. La parte del leone la fanno i marocchini che sono circa un terzo seguiti da una cinquantina di tunisini e poi algerini ed egiziani. I balcanici sono poco più di una ventina fra kossovari, albanesi e macedoni. Fra gli espulsi dal ministero dell'Interno figurano anche 13 imam. Cattivi maestri annidati in moschee fai da te ricavate in garage o appartamenti, che sarebbero un migliaio in tutta Italia. Solo in Lombardia sono 160 e altri 120 in Veneto. L'intelligence sottolinea che non bisogna «sottovalutare l'influenza negativa esercitata in alcuni centri di aggregazione da predicatori radicali () soprattutto nei confronti di giovani privi di adeguata formazione religiosa che potrebbero essere indotti a una visione conflittuale nei confronti dell'Occidente, foriera di derive violente».

Dietro le sbarre risultano 375 i radicalizzati o sospetti tali sotto osservazione. «Ma il problema è costituito dai 400-500 che sono stati scarcerati. Impossibile sorvegliarli tutti perché ci vogliono almeno quattro uomini al giorno ciascuno», spiega Marco Lombardi esperto di terrorismo jihadista dell'Università cattolica. «Un attentato come a Manchester può accadere in qualunque momento anche da noi - osserva il docente - ma la probabilità è bassa rispetto agli altri paesi. Noi non abbiamo ancora la terza generazione di possibili radicali».

Il rapporto dei servizi segreti per il parlamento relativo al 2016 conferma che «i principali profili di criticità appaiono riconducibili alla possibile attivazione di elementi radicalizzati in casa, dediti ad attività di auto-indottrinamento e addestramento su manuali on-line () e dichiaratamente intenzionati a raggiungere i territori del Califfato». L'intelligence lancia un allarme preciso: «Sempre più concreto si configura il rischio che alcuni di questi soggetti decidano di non partire a causa delle crescenti difficoltà a raggiungere il teatro siro-iracheno ovvero spinti in tal senso da motivatori con i quali sono in contatto sul web o tramite altri canali di comunicazione determinandosi in alternativa a compiere il jihad direttamente in territorio italiano». Il profilo di un Salman Abedi di casa nostra come avrebbe potuto diventare Abderrahim Moutaharrik, l'operaio-kickboxer arrestato lo scorso anno nell'operazione Terre vaste.

 

Il Presidente Americano Trump ha inaugurato il suo primo viaggio delle tre religioni monoteiste cominciando dalla Arabia Saudita presso i musulmani sunniti, mandando al diavolo gli sciiti sostenuti dall'Iran, prima di recarsi a Gerusalemme e al Muro del pianto dove è stato protagonista di un incontro di altissima caratura simbolica, anche grazie a suo genero Jared Kushner e alla figlia Ivanka, moglie di Jared convertita per lui all'ebraismo. Inoltre, prima di decollare per Roma il presidente americano ha fatto un'altra visita musulmana incontrando il presidente palestinese Abu Mazen. Seguendo questo itinerario lungo la via delle tre religioni monoteiste, Trump è entrato nella misteriosa città vaticana dopo aver varcato le porte delle altissime mura fra le quali vive un uomo che parla la stessa lingua dei messicani e ne condivide largamente il modo di pensare, mentre in patria si agita lo spettro dell' impeachment con l'intento di azzopparlo.

Se nessuna guerra non è più scoppiata grazie al coraggio di Anwar Sadat che lo pagò con la propria vita come avrebbe più tardi pagato col sangue Ytzakh Rabin, la vera pace non ha fatto seguito a quell'evento e non ci sono ipotesi serie,Trump che la fa sempre facile prima di scoprire quanto tutto sia 'complicato', che il 45 esimo presidente americano riesca a fare il miracolo che Truman, che per primo riconobbe lo Stato di Israele, Eisenhower, Kennedy, Nixon, Ford, Carter, Reagan, Bush padre, Clinton, Bush figlio e Obama non sono riusciti a fare. E purtroppo Trump approfitta dell'occasione per lanciarsi in un'altra tirata contro l'Iran, dunque contro Obama, solo per compiacere Netanyahu.

Non c'è nessun elemento nuovo, 40 anni dopo l'incontro Sadat-Begin, che indichi l'esistenza di nuove e reali trattative fra i palestinesi della Cisgiordania, i palestinesi di Gaza, il governo della destra al potere con Netanyahu, la lobby dei coloni che spingono per nuove insediamenti. La Siria, l'altra grande nazione ancora tecnicamente in guerra con Israele è in guerra con se stessa. La Giordania è invasa dai profughi. Il Libano vive nel proprio costante, fragile equilibrio. E le chiacchiere, i tweet, le sortite azzardate di Trump che aveva prima detto, e poi ritrattato, di voler portare la capitale israeliana a Gerusalemme, volano nell'aria, come le bombe e i razzi che le parti si scambiano.

Se Trump non ha fatto promesse epocali in Medio Oriente, dove si è ben guardato dal sostenere la teoria dei due popoli, due Stati, con il Papa si limiterà a dare un segnale neutrale di dialogo, mentre sarà Bruxelles il suo vero banco di prova perché lì verrà a batter cassa con i Paesi della Nato che non pagano la retta. L'Italia è fra i debitori: siamo indietro anche con le rate della sicurezza internazionale, ma cerchiamo di farla franca agitando l'innocuo vessillo di un esercito europeo che purtroppo non si farà mai, anche perché la Nato già esiste, ma grava di più sulle spalle del contribuente americano. Questo sosterrà Trump, che non propone più di sciogliere l'alleanza, perché obsoleta e legata alla Guerra Fredda. Ultima tappa, il G7 di Taormina sotto l'incubo della strage di Manchester e senza la Russia di Putin, ancora in castigo per la vicenda ucraina.

"Negoziato politico" e "dialogo inter religioso" per promuovere la pace nel mondo, e in riferimento "alla situazione in Medio oriente e alla tutela delle comunità cristiane". Questo sembra essere un punto di convergenza raggiunto nel corso dei colloqui che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha avuto in Vaticano, per mezz'ora con papa Francesco e per 50 minuti con il segretario di Stato, card. Pietro Parolin e con il "ministro degli Esteri" della S.Sede, mons. Paul Gallagher.

Un incontro che, nonostante le voci e controvoci, il Papa e la Santa Sede non hanno mai pensato di rifiutare o non propiziare, consapevoli della importanza di un interlocutore come Trump nella pacificazione mondiale. E infatti appena l'udienza è stata chiesta, il Papa l'ha accordata, modellandola nel fitto programma romano del presidente statunitense.

Mezz'ora di colloquio privato, alla presenza dell'interprete mons. Miles, anglofono che conosce perfettamente lo spagnolo, e poi la presentazione del seguito, e lo scambio dei doni. Il Papa ha offerto i suoi tre documenti magisteriali - la "Evangelii gaudium", la enciclica 'ecologica' "Laudato sii" e la esortazione sulla famiglia, "Amoris laetitia"; inoltre papa Bergoglio ha consegnato il messaggio per la Giornata della pace del 2017. I testi magisteriali sono abitali come dono ai capi di Stato, il messaggio non lo è sempre, ma neppure è inusuale.

In quel messaggio papa Francesco formulava un appello al disarmo e alla abolizione della armi nucleari, invitava alla non violenza come sfida per i leader mondiali e, come nel messaggio del 2016, chiedeva di farsi carico della crisi migratoria. Il Papa ha donato anche il medaglione che raffigura un ramo di ulivo che unisce la pietra divisa, e ha spiegato: "questo glielo regalo perché lei sia strumento di pace", e il presidente ha replicato: "Abbiamo bisogno di pace". Il presidente Trump ha donato un cofanetto di libri del leader antisegregazionista e pacifista Martin Luther King. "Questo è un regalo per lei - gli ha detto, presentandogli la confezione chiusa -. Ci sono libri di Martin Luther King. Penso che le piaceranno. Spero di sì". "Grazie, grazie tante", ha risposto il Papa.

Il "compiacimento" è stato invece espresso circa le "buone relazioni bilaterali esistenti", e il "comune impegno a favore della vita e della libertà religiosa e di coscienza", mentre si è parlato di auspici circa una "serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica" in Usa, impegnata "nei campi della salute, dell'educazione e dell'assistenza agli immigrati". Un bilancio che le parti potrebbero considerare soddisfacente per il primo incontro tra il presidente degli Stati Uniti forse meno vicino al sentire dei papi fino a questo momento, e tra il primo papa latinoamericano della storia della Chiesa.

La delegazione statunitense - il presidente era accompagnato dalla consorte Melania e da altre dieci persone, compresa la figlia Ivanka con il marito - ha osservato precisamente il cerimoniale: puntualità nei tempi, - arrivo in perfetto orario nel cortile di San Damaso dove ad accoglierli c'era il prefetto della Casa Pontificia Georg Gaenswein - sobrietà nel vestire: il presidente in abito blu, moglie e figlia in nero, con veletta nera; Trump ha sorriso al momento della foto che lo immortalava, sulla soglia della porta, vicino a papa Francesco, che aveva una espressione concentrata.

Tra i temi affrontati da Trump e Gentiloni anche la questione migratoria come sfida globale per il G7 di cui il presidente Usa e il premier italiano avevano già parlato nel loro incontro alla Casa Bianca un mese fa. E ancora l'importanza del tema climatico e la questione degli scambi commerciali, per conciliare libertà e reciprocità. Ai colloqui per parte americana hanno partecipato il consigliere economico della Casa Bianca Gary Cohn, il genero Jared Kushner, il consigliere per la sicurezza nazionale Usa, H.R.McMaster, il segretario di Stato americano Rex Tillerson, il vice consigliere per la Sicurezza Usa, Dina Powell.

Al centro del colloquio, secondo quanto si apprende da fonti di Governo, il G7 di Taormina, occasione per mostrare l'unità dei leader e dei paesi e l'impegno comune e la determinazione contro il terrorismo, all'indomani della strage di Manchester. 

Trump, alle 11.15, si e recato al Quirinale per una prima presa di contatto con Sergio Mattarella, con cui è previsto che si intratterrà per una quarantina di minuti. E stato accompagnato dal segretario di Stato Rex Tillerson. Per l'Italia era presente il ministro degli Esteri Angelino Alfano. Mattarella e Trump hanno avuto modo di rivedersi due giorni dopo, a Taormina, in occasione del G7. Successivamente Trump rientrerà a Villa Taverna, dove alle 12.25 ha incontrato il premier Paolo Gentiloni. Si tratta del secondo faccia a faccia dopo quello dello scorso 20 aprile a Washington, che avrà ancora più rilevanza proprio in vista del G7 siciliano. Nel frattempo, le due signore della famiglia Trump seguiranno due programmi alternativi.

Melania, alle 11.15, ha visitato l'eccellenza dell'ospedale pediatrico vaticano Bambino Gesù. La figlia Ivanka, quasi contemporaneamente, e stata a Trastevere, ospite della Comunità di S.Egidio, dove ha incontrato anche un gruppo di donne vittime del traffico di esseri umani. Alle 13.20, Trump e Melania partiranno per l'aeroporto di Fiumicino e mezz'ora dopo l'Air Force One si alzerà in volo in direzione di Bruxelles. 

Intanto  :  Massima attenzione ai grandi eventi in programma nei prossimi giorni a Roma dopo l'attentato a Manchester. Sensibilizzata la sicurezza che già da tempo è ai «massimi livelli» per l'allerta terrorismo. Tra gli eventi a grande partecipazione il concerto Mtv Awards sabato sera a piazza del Popolo; domenica Roma-Genova all'Olimpico, con il saluto dei giallo rossi al capitano Francesco Totti, in campo per l'ultima volta; le cerimonie del 2 giugno e un evento per la Pentecoste al Circo Massimo a cui parteciperà il Papa.

 

Nel primo trimestre del 2017 il Pil ha registrato «un ulteriore miglioramento», «consolidando in tal modo la fase di recupero». Così l'Istat nel rapporto sulle prospettive. Ma «la diversa intensità della crescita rispetto a quella dell'area euro costituisce una caratteristica dell'attuale ciclo economico», sottolinea l'Istituto. Tanto che «prendendo come riferimento il primo trimestre del 2015, il livello del Pil italiano è cresciuto dell'1,9% nei primi tre mesi del 2017. Nello stesso periodo il Pil dell'area euro è aumentato del 3,5%».

«Oggi è una giornata in cui arriva un messaggio di ottimismo», ha commentato il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, ad Ariccia, commentando i dati Istat sul Pil. «Sappiamo che le condizioni di crescita del nostro Paese, che finalmente ci sono, sono graduali e il fatto che in una giornata come oggi si registri che questa gradualità ha una spinta verso l'alto è un fatto che ci incoraggia ad affrontare a testa alta le sfide che la nostra economia avrà nei prossimi mesi e io penso potrà affrontare in modo stabile e con fiducia nel futuro».

Ma la Commissione europea anche se ha ha confermato che in Italia "sono state adottate le ulteriori misure di bilancio richieste per il 2017, e che pertanto in questa fase non sono ritenuti necessari interventi supplementari per garantire la conformità con il criterio del debito" per il 2018, afferma, l'Italia dovrà fare uno "sforzo di bilancio sostanzioso", e le politiche dovranno sia "rafforzare la ripresa" che assicurare la sostenibilità dei conti": lo scrive la Commissione Ue nelle raccomandazioni. Per questo chiede di "spostare il carico fiscale dai fattori produttivi a tasse meno dannose per la crescita, reintrodurre la tassa sulla prima casa per i redditi elevati, riformare il catasto

La raccomandazione della Commissione sull' Imu per i redditi alti "è una delle tante proposte" ma "le riforme fiscali vanno viste nel loro insieme ed io direi che cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da pochi mesi non è una buona idea". Così il ministro dell'economia, Piercarlo Padoan, risponde - all'arrivo all'Eurogruppo a Bruxelles - ai giornalisti che chiedono un commento sulla raccomandazione dell'esecutivo Ue.  Il Ministro spiega inoltre che dalle raccomandazioni della Commissione europea per l'Italia e gli altri paesi "mi sembra che emerga un quadro positivo".  "Le riforme si continuano a fare - aggiunge - Bisogna implementarle e bisogna farne di altre. Siamo assolutamente d'accordo: la crescita ancora non ci soddisfa ma migliora. Poi, soprattutto, bisogna tenere la politica di bilancio in una strada stretta tra consolidamento e sostegno alla crescita.

"Ridurre la lunghezza dei processi della giustizia civile tramite un'efficace gestione dei casi e regole che assicurino la disciplina della procedura", è scritto nelle Raccomandazione della Commissione all'Italia. Restando nel campo della giustizia, l'esecutivo chiede anche di "aumentare la lotta contro la corruzione, in particolare rivedendo lo statuto delle limitazioni". Inoltre Bruxelles chiede il "completamento della riforma del pubblico impiego" e di "migliorare l'efficienza delle aziende pubbliche".

Nonostante questo, la Commissione identifica le principali criticità dell'Italia: il debito sopra il 130% del Pil, che sottrae risorse alla crescita, l'inefficienza della burocrazia e dalla pubblica amministrazione e la corruzione, ostacoli per l'attività economica, l'elevato livello di crediti inesigibili nei bilanci bancari, che diminuiscono la capacità di finanziare l'economia, la povertà e la scarsa partecipazione femminile al mondo del lavoro

E rimanda il governo all'autunno, quando "rivaluterà il rispetto dell'Italia del criterio del debito, sulla base dei dati notificati per il 2016 e delle previsioni economiche di autunno della Commissione, che includeranno le nuove informazioni sull'attuazione delle misure di bilancio nel 2017 e i piani per il bilancio 2018", dal momento che il Paese deve "perseguire la propria politica di bilancio in linea con i requisiti del braccio preventivo del patto di stabilità", cosa che "si traduce in uno sforzo sostanzioso per il 2018".

E, anche se non ci sono ancora "cifre" sugli obiettivi di bilancio che l'Italia dovrebbe raggiungere per il 2018, la raccomandazione è sempre la stessa: più tasse. La Commissione Ue ha invatti chiesto all'Italia di "spostare il carico fiscale dai fattori di produzione a misure meno dannose per la crescita". Cioè "ridurre il numero e la copertura delle detrazione e delle deduzioni", la riforma dal catasto e soprattutto "reintroducendo la tassa sulla prima casa per le famiglie ad alto reddito". 

E mentre la Commissione chiede dal Italia piu tasse essendo il paradiso delle tasse, nel senso che ce ne sono troppe e troppo alte, in una Unione che ancora tollera dei paradisi fiscali ...per il 2018, non si fermano i sbarghi che hanno un costo superiore di ogni richiesta fatta al Italia da parte della Ue....Il bollettino degli arrivi di oggi è drammatico. E, quel che è peggio, è in continuità con gli sbarchi delle ultime settimane. Nella notte, nel Porto Canale di Cagliari, la nave militare spagnola Canarias ha fatto sbarcare 643 migranti, in gran parte uomini, che erano stati soccorsi al largo delle coste libiche nei giorni scorsi. Dall'inizio dell'anno a oggi sulle coste italiane sono già sbarcati 50.041 clandestini, il 47,54% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (33.917). Al Viminale tocca così ad aggiornare il dato dopo il gran numero di arrivi dell'ultimo fine settimana. "Il Pd continua a prendere in giro gli italiani ed è complice dell'invasione dell'Italia", tuona la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, condannando la sinistra che sabato scorso ha marciato a Milano che vengano accolti piu stranieri.

I dati del Viminale confermano che è la Lombardia attualmente ad accogliere il maggior numero di migranti (13%), seguita da Lazio (9%), Campania (9%), Piemonte (8%), Veneto (8%), Emilia Romagna (7%), Toscana (7%), Puglia (7%) e Sicilia (7%). Sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco, il Paese di cui è originario il maggior numero di migranti è la Nigeria (6.516), davanti a Bangladesh (5.650), Guinea (4.712), Costa d'Avorio (4.474), Gambia (3.326), Senegal (3.069), Marocco (3.055), Mali (2.240), Pakistan (1.662) e Sudan (1.395). Dal primo gennaio al 19 maggio i minori stranieri non accompagnati sbarcati sono stati 6.242.

Tra i diversi arrivi nella città dei due mari, quello di oggi è il più rilevante numericamente e rimanda agli arrivi degli anni passati, quando l'hotspot ancora non esisteva e ogni sbarco à Taranto vedeva arrivare dai 700 ai mille clandestini e, talvolta, anche di più. Al molo Bengasi del porto di Vibo Valentia invece, la nave "Hamal Napoli" è attraccata scaricando sulla terra ferma altri 250 disperati. Il Viminale li ha dirottati qui dopo aver chiuso i porti siciliani in vista del G7 che si terrà a Taormina venerdì e sabato prossimi.

Cosi avendo di affrontare tante misure molto dettagliate, che non cambiano quasi mai. In particolare l'esecutivo dell'Ue - secondo anticipazioni del Sole24Ore - chiederà di nuovo all'Italia di spostare il carico fiscale dal lavoro ai consumi. In altre parole, di aumentare l'Iva. In teoria per alleggerire il fisco sui fattori produttivi. In realtà, visto che esistono vincoli di bilancio pesanti, per fare quadrare i conti.

Poi un nuovo diktat sulla casa. La Commissione vuole ripristinare in pieno le tasse introdotte dal governo di Mario Monti. E che lo stesso ex premier ha definito, ma solo a posteriori, una «patrimoniale». Quindi il ritorno di Imu e Tasi sulla prima casa, magari con il contentino dell'introduzione di qualche esenzione sulla base del reddito. Tanto per dare una coloritura sociale alla stangata.

 

Strage a Manchester, dove un kamikaze si è fatto esplodere al concerto di Ariana Grande, idolo dei teenager, in una arena affollatissima di giovanissimi e di genitori: almeno 22 morti, 59 feriti e 12 dispersi. Ci sono anche bambini tra le vittime. Ci sono poi almeno 12 piccoli gravemente feriti, tutti sotto i 16 anni. L'Isis rivendica l'attentato affermando, tramite l'agenzia Amaq, che uno dei suoi membri ha compiuto l'attacco. Lo riferisce il Site, il sito Usa di monitoraggio dell'estremismo sul web.  Un 23enne è stato arrestato a Chorlton in connessione con l'attacco terroristico di ieri sera. Ed un raid di polizia è in corso proprio in questa località, probabilmente presso l'abitazione dell'attentatore.

Un nuovo attentato islamista mette in ginocchio il Regno Unito. La premier britannica Theresa May, nel pieno della campagna elettorale per il voto dell'8 giugno, parla di "atroce attacco terroristico" e guarda con orrore quell'esplosione, avvenuta nel foyer del palazzetto, poco dopo le 22.30, subito dopo la fine del concerto, che è andata a colpire proprio mentre i ragazzini si stavano divertendo al concerto di Ariana Grande. Dalla Siria, per mezzo dell'agenzia Amaq, lo Stato islamico ha rivendicato questa barbarie. E sui profili, che su Twitter sostengono gli islamisti dell'Isis, è stato pubblicato un video che ritrae il kamikaze con il volto coperto. Non è chiaro ancora se si tratti di un video fake, ma l'uomo innalza un cartello bianco su cui è scritto solo un luogo, con la data di ieri, in inglese e in arabo: "Manchester, 2017-05-22". E dice: "In nome di Allah, il misericordioso e il generoroso, questo è solo l'inizio: i leoni dello Stato Islamico stanno cominciando ad attaccare tutti i crociati. Allah Akbar, Allah Akbar".

Aveva appena 18 anni, studiava al Rusnhaw College ed era una grande fan di Ariana Grande. Su Facebook c'è ancora il selfie scattato accanto alla cantante americana. Sorride, felice: non poteva sapere cosa l'odio islamista le avrebbe fatto. Alla Manchester Arena, al termine del concerto di ieri sera, sono stati ammazzati altri ragazzini come Georgina. Non che la loro vita valga di più delle altre falciate via dagli attentati che, negli ultimi anni, hanno insanguinato il Vecchio Continente. Hanno, però, un impatto più forte. Perché ti colpiscono come un pugno allo stomaco, perché ti spiegano che si può fare davvero poco per proteggerli da questa barbarie, perché capisci che il mondo che gli stai consegnando è fatto anche da bestie che non si fermano nemmeno davanti ai loro teneri occhi. Bestie che aspettano che i fan escano dal concerto per colpirli e fare più morti possibile. Bestie, appunto.

L'esplosione alla Manchester Arena, poco dopo le 22.30, ha fatto tremare l'area del foyer. Que ragazzini stavano cominciando a uscire e sullo stadio si stava riversando una pioggia di palloncini rosa. L'ordigno rudimentale ha devastato tutto. I chiodi, con cui era stato riempito, sono partiti e hanno lacerato i corpi dei ragazzini che si trovavano nelle vicinanze. I genitori, che li avevano accompagnati al concerto, non hanno potuto difenderli. Se anche avessero saputo quello che stava per succedere e, come è logico, si fossero messi di traverso facendo scudo col proprio corpo, sarebbero stati distrutti dalla furia esplosiva. E così è stato. Il bilancio finale è di 22 morti e di una sessantina di feriti. "In nome di Allah, il misericordioso e il generoroso, questo è solo l'inizio - annuncia un video recuperato da Site su Twitter - i leoni dello Stato islamico stanno cominciando ad attaccare tutti i crociati. Allah Akbar, Allah Akbar".

Non è la prima barbarie contro i bambini con cui si deve confrontare l'Europa. La scorsa estate, lungo la Priomenade des Anglais di Nizza Mohammed Bouhlel aveva spinto un camion contro le famiglie accorse a vedere i fuochi di artificio. Tra gli 87 morti c'erano anche banbini di 2, 4 6 e 8 anni. Lungo la scia di sangue dell'islamista tunisino la polizia francese aveva trovato un piccolo sandalo a infradito di colore rosso e blu, due passeggini accartocciati uno sull'altro, un album di figure da colorare, un lecca lecca gigante ancora nella sua confezione. E, ovviamente, le bambole. Quel posto era stato scelto proprio per ammazzare famiglie con bambini al seguito. "Se punti il camion in quella direzione, sai cosa stai facendo -aveva detto un sopravvissuto alla strage di Nizza - sai che non troverai davanti a te solo degli infedeli, ma anche degli innocenti che tengono per mano il loro papà". D'altra parte se Bouhlel ha puntato il tir dritto contro la giostra, sapeva chi avrebbe ucciso. E, infatti, quattro bambini sono stati schiacciati proprio sulla balaustra. E se ieri il terrorista si è fatto saltare in aria all'uscita del concerto di Ariana Grande, lo ha fatto solo per ammazzare ragazzini e bambini. Una bestia senza dignità.

Ma la tensione resta alta: in città il centro commerciale Arndale è stato evacuato per il timore di un altro attacco terroristico. Poi un uomo è stato arrestato e il centro commerciale è stato riaperto. In mattinata a Londra era stata evacuata Victoria Station per un pacco sospetto, poi rivelatosi innocuo; all'aeroporto di Dubai è stato evacuato un aereo passeggeri in partenza per Londra a causa di un allarme bomba. La premier Teresa May ha detto che un altro attentato è ritenuto probabile.

L'attacco che ha colpito stanotte Manchester è un attacco all'intera Europa". Lo dichiara il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni dopo l'attacco di Manchester

Lavoriamo in queste ore perché dal G7 di Taormina arrivi un messaggio il più possibile forte di impegno straordinario comune contro il terrorismo: abbiamo l'occasione per ribadire insieme a Taormina che la vigliaccheria di chi spezza le vite di giovani ragazzi non avrà la meglio sulla nostra libertà".

Intanto il ministro dell'Interno, Marco Minniti, dopo la strage di Manchester, ha convocato una riunione straordinaria del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (Casa) alle 15 al Viminale, con la presenza dei vertici delle forze di polizia e dei servizi di intelligence.

Intelligence e forze di polizia italiane sono in contatto dalla scorsa notte con i colleghi inglesi per avere maggiori informazioni sull'attentato e per eventuali scambi di notizie. I concerti, come i luoghi affollati in generale, sono da tempo all'attenzione degli investigatori anche in Italia come possibili obiettivi di atti terroristici. Recenti circolari di polizia hanno invitato prefetti e questori a disporre misure adeguate di vigilanza in occasioni di manifestazioni che richiamano un alto numero di persone.

Fonti dell'ambasciata italiana a Londra, che da stanotte sta lavorando in coordinamento con il consolato generale e l'Unità di Crisi della Farnesina, riferiscono intanti che al momento non risultano italiani coinvolti nell'attacco.

Il presidente Mattarella in un messaggio inviato alla regina Elisabetta II ha detto che «l'Italia intera è sgomenta di fronte alle immagini giunte da Manchester nel corso della notte scorsa. Suscita particolare dolore la notizia del coinvolgimento nell'attacco di molti giovanissimi ragazzi e ragazze, vittime di questa insensata violenza criminale mentre erano riuniti nella serena occasione di un concerto».

«Tristezza e orrore» sono state le parole usate da Angela Merkel. La Germania «è al fianco» dei britannici, ha dichiarato in un comunicato la cancelliera tedesca. Questo attacco non farà che «rafforzare la nostra determinazione a lavorare con i nostri amici britannici contro coloro che commettono atti così disumani». Condoglianze anche dal governo israeliano che ha condannato «in maniera decisa il terribile attentato terroristico di ieri a Manchester» detto il premier Benyamin Netanyahu che ha inviato le «condoglianze alle famiglie delle vittime». «Il terrorismo - ha aggiunto - è una minaccia mondiale ed i paesi civili devono agire assieme per sconfiggerlo ovunque». Dal canto suo Vladimir Putin ha confermato di essere pronto a rafforzare la cooperazione con la Gran Bretagna nella lotta al terrorismo. Vicinanza al popolo britannico, al Governo, ai feriti e alle famiglie delle vittime è stata espressa in un tweet anche dal ministro degli Esteri Angelino Alfano e dal sindaco di Roma, Virginia Raggi.«Roma a fianco di Manchester. I nostri pensieri vanno a tutte le persone colpite dalla tragedia di ieri». È il tweet, in inglese, della sindaca di Roma.

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha espresso «orrore» e «costernazione» per l'attentato. In una nota diffusa a Parigi, ha rivolto al «popolo britannico il suo totale cordoglio» e si è detto «al suo fianco nel lutto con un pensiero particolare per le vittime e le loro famiglie». Il capo dello Stato garantisce inoltre che «insieme al governo e le forze britanniche proseguirà la lotta contro il terrorismo». In giornata è previsto un colloquio telefonico con il premier Theresa May e si terrà informato in «tempo reale sugli sviluppi dell'inchiesta».

Profonde condoglianze sono arrivate dal presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker. «Oggi siamo in lutto con voi» ha twittato Juncker. Il capo negoziatore europeo per la Brexit, Michel Barnier, dal canto suo ha scritto: «Commozione condivisa e piena solidarietà con le famiglie colpite dall'attacco a Manchester. Sostegno al governo Uk nella lotta contro il terrorismo». «È stato con la più grande tristezza ed il più profondo shock che ho appreso la notizia del brutale attacco che ha colpito Manchester - ha dichiarato Juncker in una nota - Mi spezza il cuore pensare che, ancora una volta, il terrorismo ha cercato di instillare la paura là dove ci dovrebbe essere gioia, di seminare la divisione là dove i giovani e le famiglie dovrebbero riunirsi assieme nella festa». «Vorrei trasmettere le mie più profonde condoglianze al primo ministro May e al popolo britannico. Oggi - ha aggiunto Juncker - siamo in lutto con voi. Domani lavoreremo fianco a fianco con voi per combattere contro chi cerca di distruggere il nostro modo di vivere. Loro sottovalutano la nostra e la vostra resilienza. Questi attacchi codardi riusciranno solo a rafforzare il nostro impegno a lavorare insieme per sconfiggere chi perpetra atti vigliacchi come questi».

Un movimento internazionale, con sezioni sparse in Austria, Germania, Paesi Bassi, Belgio, Repubblica Ceca e Slovenia. Nato nel 2003 in Francia, i militanti si definiscono democratici, patriottici, apartitici ed europei. Mai razzisti. "Essere un giovane identitario significa dare un valore alla nostra cultura - spiga Fiato - E fare in modo che essa non scompaia" sotto il peso delle migrazioni e della mescolanza: "È il multiculturalismo il problema, gruppi troppo diversi tra loro non possono coesistere nello stesso luogo".

Il resto del programma profuma di nouvelle droite. I loro nemici sono "tutti coloro che hanno deciso di supportare l'immigrazione di massa": il mondo sindacale, la Chiesa Cattolica e l’antagonismo antifascista. Non solo: considerano la crisi dei rifugiati come "il più grande business economico mai intentato ai danni dei popoli europei"; denunciano "l'inganno dell'integrazione"; e mettono in guardia dal pericolo di una "Grande Sostituzione" etnica, dove le identità delle nazioni vengono "sradicate" in favore di multiculturalismo, mondialismo e liberalismo. Infine, sono patriottici ma non nazionalisti ("perché è un'ideologia che ha diviso gli Stati"); considerano il Vecchio Continente una casa comune, conservando però con orgoglio le identità locali, regionali e nazionali; e propongono la "remigrazione", ovvero la chiusura delle frontiere, l'espulsione dei criminali stranieri, l'aumento dei rimpatri e la limitazione alla costruzione delle moschee.

Intanto in esclusiva del quotidiano Italiano Il Giornale si scopre che un nuovo sorprendente tassello aiuta a chiarire la storia di Moas, la più attiva e la più discussa tra le organizzazioni non governative della cosiddetta «flotta solidale». Un gruppo di navi che, com'è ormai assodato, va incontro ai barconi dei migranti a ridosso delle coste libiche, li carica a bordo e li trasporta nei porti italian

Aderendo spontaneamente a una richiesta di trasparenza, la Ong fondata da un ricca coppia italo-americana, Chris e Regina Catrambone, ha fornito al Giornale l'elenco dei suoi dieci principali finanziatori. Sorpresa: la Ong con sede a Malta e dirigenti provenienti dall'esercito maltese, cioè da un Paese che non accoglie profughi, ha tra i suoi dieci migliori finanziatori la Svizzera, cioè un'altra terra più predisposta ad accogliere chi arriva in Ferrari di chi sbarca da un gommone.

Come scrive il Giornale tutto perfettamente legittimo e comprensibile, ma resta da capire perché un dipartimento del ministero degli Esteri della Confederazione Elvetica abbia generosamente finanziato un'operazione che ha l'effetto di portare migranti in un altro Stato, ovvero l'Italia. Per di più, difficilmente i suddetti migranti possono poi scegliere di proseguire il viaggio verso la Svizzera. Berna infatti aderisce al trattato di Dublino, che prevede l'asilo nel Paese di primo approdo, e lo applica in modo piuttosto puntiglioso.

Come riferisce il quotidiano Italiano : Non per niente è la nazione che ha rispedito nel Paese europeo di primo approdo, quasi sempre l'Italia, il maggiore numero di migranti. Nel periodo 2009-2014, la Svizzera ha accolto solo 2.523 richiedenti asilo e ne ha ricacciati verso altri Paesi 19.517. Un record difeso strenuamente: il governo federale elvetico ha infatti alzato un muro contro ogni tentativo di cambiare l'accordo di Dublino. E ora si capisce meglio come mai. Tra l'altro, negli ultimi anni la Svizzera ha iniziato a ospitare i migranti in centri ricavati nei bunker sotterranei della locale Protezione civile. Facile capire perché il numero delle richieste d'asilo sia decisamente in calo.

Nell'audizione dello scorso 4 maggio il Parlamento italiano, attraverso il comitato Schengen, ha pressato i dirigenti di Moas, ottenendo come unica risposta che avevano ricevuto «230mila euro da un'istituzione europea», aggiungendo di non essere in grado di specificare quale, nonostante le insistenze della presidente Laura Ravetto che, giustamente, faceva notare che un'istituzione pubblica non può invocare la privacy.

Nell'elenco fornito al Giornale l'unica istituzione pubblica è l'Agenzia svizzera per la cooperazione e lo sviluppo, che è un dipartimento del ministero degli Esteri della Confederazione. La nazione delle banche negli ultimi anni ha erogato copiosi finanziamenti alla piccola Malta. Una fetta, a quanto si scopre ora, è finita proprio alla Moas.

Come sottolinea il Giornale : Considerate le polemiche sulle attività delle Ong, ce ne sarebbe abbastanza perché il governo italiano chiedesse conto della ragione di questo finanziamento alla Svizzera, ma considerato che finora Gentiloni e i suoi uomini hanno soprattutto pensato a difendere, in modo pregiudiziale, l'onorabilità delle Ong dalle inchieste delle Procure, chissà se il governo avrà voglia di vederci chiaro. In favore dei vertici di Moas va detto che almeno loro hanno accettato di raccontare la provenienza di una parte dei soldi.

Altre Ong hanno risposto al Giornale col silenzio o con informazioni parziali. Ma chi sono gli altri finanziatori di Moas? Ecco il resto dell'elenco dei top 10: Croce rossa italiana, Medici senza frontiere, i lettori del quotidiano britannico Guardian, Avaaz, Caritas Germany, il gruppo petrolifero tedesco Ogi, il fondo tedesco Aurelius Invest, Emergency e Soundtoys (un'azienda tech). Dunque, come in un gioco di scatole cinesi, i finanziamenti alle Ong arrivano anche da altre Ong. Tra queste spicca il nome di Avaaz, un colosso mondiale che ha una struttura soprattutto «virtuale»: è capace di smuovere grandi campagne mediatiche, ma lo fa soprattutto attraverso i media e la raccolta di adesioni via web. Dietro ad Avaaz ci sarebbe l'ormai stracitato finanziere George Soros, noto per le speculazioni finanziarie basate sulle oscillazioni delle valute causate dall'instabilità delle economie di interi Paesi. Un «socio sostenitore» che suscita altri interrogativi su Moas.

Altre Ong del resto sono state ancora più opache. La tedesca Sea Watch ha invocato la privacy sui donatori e al Parlamento italiano ha solo detto che sono privati, al 95% tedeschi e il 5% da altri Paesi, da Cipro al Sudafrica, al Regno Unito. Negli ultimi giorni il governo, dopo avere minimizzato il problema, ha iniziato a valutare l'istituzione di un registro delle Ong in mare. Ecco come ha commentato il portavoce di Sea Watch Axel Grafmanns: «In caso lo valuteremo».

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