Dibattito tra Trump e Clinton: Tasse, lavoro e lotta all'Isis
Sono decenni che i dibattiti presidenziali arrivano tanto tardi nella campagna che in genere gli elettori hanno già deciso per chi votare e non si fanno influenzare granché da quel che vedono sullo schermo. Ma quello alla Hofstra era diverso, in una stagione elettorale anomala: Donald Trump e Hillary Clinton erano a caccia di quel 13 per cento di elettori che ieri non aveva ancora deciso a chi dare il proprio voto. Una percentuale così alta, a soli 40 giorni dal voto, è più unica che rara. Se uno dei due li ha portati nel proprio campo, significherebbe che il dibattito ha deciso le elezioni.
Solo il canale Bloomberg ha deciso di effettuare in diretta, su schermo, il fact checking, il controllo dei fatti che vengono detti sul palco. Lo ha fatto anche il New York Times, il sito Politico e altri siti. Invece Cnn, Fox, Msnbc hanno rifiutato.
Dopo mesi e mesi di campagna, dopo la lunghissima fase delle primarie, dopo l’estate delle Convention, i due rivali si sono affrontati davanti a un pubblico che aveva l’ordine di non applaudire o fare commenti, ma che varie volte ha violato le regole. A moderare il dibattito è stato Lester Holt, veterano della Nbc, un giornalista di colore che Donald Trump aveva tentato di delegittimare prima ancora del dibattito, accusandolo di essere di parte, “perché democratico”. Si trattava di un errore, non si sa se voluto: Holt infatti è un repubblicano dichiarato.
Di fronte ai primi sondaggi non buoni secondo la Cnn, Hillary Clinton ha vinto il primo dibattito presidenziale. Per il sondaggio la candidata democratica ha conquistato il 62% delle preferenze degli intervistati, a fronte del 27% di Donald Trump. il candidato repubblicano prova a giustificarsi dicendo di non aver voluto attaccare l'avversaria sul lato più debole, la vita personale il sexgate e Monica Lewinsky. "Suo marito era nella sala insieme alla figlia, che ritengono sia una giovane signora molto simpatica e quindi non ho detto quello che stavo per dire perché sarei andato nel personale", ha detto ai microfoni di Fox. "Ho deciso di non dirlo per non mancare di rispetto a Chelsea e forse alla famiglia" ha detto ancora il repubblicano la cui figlia Ivanka è amica della figlia dei Clinton. Poi però ha accusato l'avversaria di "aver detto cose molto cattive contro di me, è una cosa triste". Ed in una successiva intervista alla Cnn ha fatto capire che al prossimo dibattito non sarà così rispettoso.
Trump si è più volte lamentato anche del microfono. "Il mio era difettoso, l'avete notato? Mi domando, che l'abbiano fatto apposta?". Insinua il dubbio che gli organizzatori del dibattito abbiano agito in modo tale da danneggiarlo. Vero o no che sia, qualcuno ci crederà. E, in questo modo, penserà un po' di meno all'esito del faccia a faccia. Fino alla prossima sfida.
Cosi se il dibattito fra Donald Trump e Hillary Clinton fosse stata una partita di calcio, potremmo dire che il primo tempo ieri sera l'ha vinto lui, ma nel secondo tempo lei ha rimontato e lo ha sconfitto sonoramente. Perfino un repubblicano di ferro come Steve Schmidt, il manager della campagna di John McCain nel 2008, è rimasto stupito dalla differenza nella performance di Trump fra l’inizio e la seconda parte del dibattito: “Ha cominciato con forza, ma poi sembrava che avesse finito la benzina, ed è diventato incoerente, mentre Hillary Clinton è rimasta forte e capace”.
Donald è andato all’attacco, ha incalzato Hillary, l’ha accusata di non aver fatto abbastanza come segretario di Stato per proteggere gli interessi degli Usa e di non aver difeso gli Usa dall’Isis, e ha sostenuto che le riforme economiche proposte da Hillary “aumenteranno le tasse e il deficit federale”. Ma lei è rimasta fredda, calma, rispondendo senza neanche degnarlo di uno sguardo: “Donald, lo so che tu vivi in una realtà tutta tua”, e il pubblico non è riuscito a trattenere una risata. E poi è stata lei che finalmente le ha imboccate: sul fatto che Donald Trump è stato alla guida dei “birthers”, il movimento che dubitava che Obama fosse nato negli Usa, e ha allungato il passo criticandolo perché che non vuole presentare al pubblico le proprie tasse, “forse nasconde qualcosa?” Varie volte Trump ha avuto reazioni scomposte, spesso ha alzato la voce, tra l’altro mentre continuava a tirar su con il naso, cosa che non è sfuggita ai commentatori dei talk show della notte, che hanno insinuato che forse il tycoon aveva “sniffato” qualcosa prima dello show.
In uno dei momenti più accesi del dibattito Hillary ha accusato il suo avversario di avere "una lunga storia di comportamenti razzisti". Ed è partita dall'origine: ha iniziato questa campagna basandola su una bugia razzista", riferendosi al certificato di nascita che Obama è stato costretto a pubblicare perché il miliardario ha messo in discussione la sua cittadinanza americana. E ancora: "Donald ha iniziato la sua carriera nel 1973 con una causa avviata contro di lui dal Dipartimento di stato per discriminazione razziale". La replica di Trump non si è fatta attendere: prima di tutto ricordando che a voler scavare sulle origini di Obama per primo è stato lo staff di Hillary e che lui ha reso solo un servizio al Paese chiedendo di poter vedere il certificato di nascita. Poi ha assicurato di non essere mai stato incriminato per motivi razziali, ma solo di aver ricevuto un controllo, come molti altri imprenditori.
Ma al inizio Il dibattito era cominciato cortesemente, certo, ma i due candidati si sono subito scontrati. Si sono stetti la mano. Lei in rosso e lui in blu. Qualche sorriso, e poi subito si sono viste le differenze sostanziali. Lei ha proposto riforme economiche per “aiutare la classe media, aumentare il salario minimo e assicurare la parità salariale alle donne”. Lui ha risposto che invece bisogna rivedere gli accordi commerciali con la Cina, e riportare in patria “i posti di lavoro che ci hanno rubato”. E da lì in poi, tutto è stato passato al setaccio: l’economia, i trattati commerciali, i rapporti con la Cina, il crimine, il razzismo, i rapporti con la Russia, le armi nucleari.
Poco prima che si aprissero le porte e i due candidati salissero sul podio per la maratona che prometteva di attirare fino a 100 milioni di telespettatori, è trapelato che gli esponenti delle due campagne non erano giunti a un accordo sul comportamento da tenere. In genere infatti la Commission on Presidential Debates stabilisce le regole “tecniche”, ma poi i due candidati si mettono d’accordo sul comportamento da tenere e i temi da evitare (ad esempio, non parlare di fatti privati). Invece i rappresentanti di Trump e di Clinton si sono incontrati, ma non hanno firmato nessun accordo. Quindi le uniche regole erano quelle della Commissione: 90 minuti filati, senza interruzioni o pubblicità, divisi in 6 “sezioni”. Si è cominciato con una prima domanda a Hillary, che ha avuto due minuti per rispondere, e due minuti sono poi stati dati a Trump, seguiti da dieci minuti di dibattito libero(e molto movimentato) fra di loro. Il resto era affidato a loro. Come comportarsi e cosa dire.
Hillary ha trascorso gli ultimi giorni ad allenarsi proprio con questo formato. A impersonare Trump per una settimana ogni sera dalle 21 alle 22.30 ogni sera è stato il fidatissimo collaboratore Philippe Reines. La ex segretario di Stato, spesso criticata per essere rigida e apparire falsa, ha studiato minuziosamente e meticolosamente tutti i temi caldi di attualità, ma si era preparata anche qualche battutina, qualche frase a effetto, nella speranza di ritrovarle oggi nei titoli dei giornali. Dal canto suo Trump non aveva voluto rivelare nulla della sua preparazione, per creare curiosità e attesa, e innervosire la rivale. Tuttavia si è saputo che si era allenato a parlare in una sala vuota, per essere pronto alla sala silenziosa che lo aspettava alla Hofstra. Questa era una delle regole volute dalla Commissione: niente applausi o commenti dal pubblico, un fattore di possibile nervosismo per Trump, abituato a parlare a un pubblico rumoroso e plaudente.
La candidata democratica è partita subito all'attacco ricordando che il suo rivale "è stato molto fortunato nella vita... ha preso in prestito 14 milioni da suo padre e crede seriamente che più si aiuta la gente ricca e meglio si sta". Trump ha replicato ammettendo di aver preso in prestito "una piccola somma" dal padre negli anni Settanta e di averla trasformata in palazzi. Poi è partito in quarta affermando che per sostenere l'economia "non bisogna lasciar andare via le società". Ed ha citato il Messico, un paese che spesso è finito al centro dei suoi dibattiti per la proposta di erigere un muro volto ad arginare il flusso di immigrati clandestini. Trump ha ricordato che in Messico "stanno riducendo tremendamente le tasse e questo creerà posti di lavoro". Paesi come il Messico o la Cina "stanno usando il nostro Paese come un salvadanaio a forma di porcellino".
"Gli Stati Uniti - ha detto Trump - devono fermare i furti di posti di lavoro rinegoziando gli accordi commerciali". A quel punto Trump provocatoriamente ha chiesto: "Perché Hillary non ha fatto nulla sino ad ora per questi problemi?". Clinton ha replicato facendo una premessa: "Dobbiamo ricordare la gravissima crisi da cui siamo usciti, quella del 2008". Poi ha affondato il colpo: "Gli esperti dicono che se il suo piano (di Trump, ndr) fosse attivato perderemmo 3 milioni di posti di lavoro". Lui ribatte: "Non ho mai sostenuto queste cose". E controbatte: "L'amministrazione Obama ha raddoppiato il debito in 8 anni. Lei (Hillary, ndr) è in politica da 30 anni, perché fa solo ora queste proposte?".
Era inevitabile che Trump avrebbe provato a mettere in difficoltà Hillary, toccando il tasto della salute. Lo ha fatto in modo garbato, senza alcun riferimento al recente malore della rivale. Si è limitato a dire che Hillary "non ha l'energia" per diventare il presidente (lo stesso argomento che durante le primarie, aveva usato contro Jeb Bush). Hillary non si è fatta trovare impreparata: "Quando avrà viaggiato per 112 paesi e negoziato un accordo di pace, un cessate il fuoco, il rilascio dei dissidenti e passato 11 ore a testimoniare davanti ad una commissione al Congresso, allora mi potrà parlare di energia".
Un altro acceso botta e risposta tra Hillary e Trump sul tema delle tasse e su quello legato allo scandalo delle e-mail. "Sta nascondendo qualcosa", ha ricordato Hillary, contestando al rivale il fatto di non voler pubblicare la sua dichiarazione dei redditi. "Le pubblicherò, contro il volere dei miei avvocati, quando lei pubblicherà le 33.000 email cancellate", è stata la replica del miliardario, riferendosi allo scandalo del server di posta privato utilizzato da Hillary quando era Segretario di Stato. "Forse non è poi così ricco come dice di essere - ha insinuato l'ex first lady - forse non fa donazioni... deve 600 milioni di dollari a banche straniere o forse non vuole che gli americani sappiano che non paga le tasse". Quanto allo scandalo delle email, la candidata democratica ha dovuto riconoscere lo sbaglio fatto: "Ho fatto un errore". Ma a Trump non è bastato: "Non è stato un errore, è stato fatto volutamente".
"Il mio temperamento è migliore rispetto a quello di Hillary Clinton: è vincente. Io so come vincere, lei no", ha detto Trump con aria seria. La rivale democratica ha replicato accusandolo di essere "inadatto" a diventare comandante in capo, ricordando, ad esempio, l'invito rivolto dal miliardario al presidente russo Vladimir Putin affinché scatenasse i suoi hacker contro di lei. Il candidato repubblicano ha replicato: "Non sappiamo veramente chi sia stato a muovere gli hacker. La Russia, la Cina? Non si sa".
Il prossimo appuntamento, con il secondo dibattito presidenziale, è fissato per il 9 ottobre alla Washington University di St. Louis. Il terzo e ultimo si terrà il 19 ottobre a Las Vegas, in Nevada.