Lo stato dell’economia italiani è in piena crisi devastante grazie all’imbecillità politica da una parte e dalla narcotizzazione di un popolo che parrebbe ritenersi estraneo alle conseguenze di un disastro economico, che peraltro da qualche anno sta già pesantemente facendo sentire il suo peso soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione.
Una crisi che da alcuni anni, lentamente ma progressivamente, sta assumendo le dimensioni di una tragedia collettiva, dove oramai tutti i settori pubblici e privati di questo benedetto Stato sono in smobilitazione. Tutto funziona male. I servizi, pur costando mediamente più della media degli altri stati d’Europa, sono inefficienti, obsoleti, anche perchè oramai da anni la selezione della relativa classe dirigente è affidata non più alle reali capacità professionali ma al becero clientelismo di una lobby politica frutto della scelta individuale di pochi manipolatori senza scrupoli. Anche l’apparato produttivo di cui tanto ci siamo vantati nei decenni precedenti è disastrato. Le più blasonate aziende italiane oggi tali non lo sono più, o perché finite nelle mani di operatori stranieri o perché fallite.
La desertificazione economica dell’Italia è sotto gli occhi di tutti, non più un concetto astratto percepito solo dagli addetti ai lavori, bensì dalla gente comune che si trova oggi a destreggiarsi con una ridotta capacità reddituale, una dilagante disoccupazione, peraltro aggravata dallo stupido aggravamento dell’imposizione fiscale.
Nel contempo rileviamo una classe politica, la più ben pagata al mondo, fatto che stride con l’impoverimento generale, che vanta peraltro uno sconfortante difetto che ci pone nelle sfere più alte delle classifiche mondiali, ovvero tra i peggiori: la corruzione.
La corruzione in questo Paese ha raggiunto livelli abnormi, non tollerabili, dove non esiste nessuna pratica pubblica che non ne sia viziata. Inefficienze, sprechi di enormi risorse pubbliche, dove l’arrogante potere politico pare non abbia saputo farsi mancare nulla, nemmeno “le mutande verdi” per non parlare dell’inadeguatezza di tutti i servizi pubblici oramai agli ultimi posti nelle classifiche di qualità tra tutti gli stati d’Europa. Scuola, sanità, sicurezza, trasporti, comunicazioni e telecomunicazioni risultano tutte inadeguate. Soprattutto risultiamo incapaci a poter formare quella necessaria nuova classe dirigente che più di tutto il paese ha bisogno. Scuola e università che dovrebbero contribuire, oltre che alla formazione professionale adeguata alle esigenze di una sfida che il mondo globalizzato ci impone, ad una formazione etica dei nostri giovani delusi e demotivati, dove le speranze per un futuro migliore, giorno dopo giorno diventano sempre più utopie.
Di fronte ad uno scenario economico, sociale ed etico, che qualcuno autorevolmente ha paragonato ad un dopo guerra, riscontriamo con profonda irritazione e sconcerto l’inerzia di una classe politica che continua ancora oggi, incurante e indifferente a tutto ciò che sta succedendo, a favorire i propri personali interessi.
E’ veramente nauseabondo constatare che tra le righe di nuovi decreti leggi inseriscano norme che vadano a favorire i loro interessi, a disprezzo di tutti coloro che veramente non rieswcono ad arrivare più a fine mese o di quei milioni di lavoratori in cassa integrazione o peggio ancora che hanno perso il loro lavoro.
Però il paradosso di tutto ciò sta nell’atavica indifferenza di un popolo che a quanto pare di tutto quello che sta succedendo non gliene freghi niente. L’imposizione fiscale s’inasprisce sempre più e va di pari passo con l’inasprimento dello spreco delle risorse disponibili , peraltro poche. Di tutto ciò però sembrerebbe che all’italiano medio non desti molta preoccupazione. La disoccupazione giovanile ha superato il 42%, quella globale in questi ultimi due anni è passata dal 12 al 13%, le ore di cassa integrazione hanno fatto segnare il loro picco storico con progressivo incremento giorno dopo giorno, e a noi italiani siamo ancora a discutere su XFactor, il Grande Fratello, della nostra squadra del cuore e ci arrabbiamo con la Merkel quale unica causa di questa nostra crisi.
E’ veramente paradossale quello che sta succedendo a questa Italia, al suo popolo, al suo intero sistema. Quasi sessanta milioni di italiani che nel bene e nel male dal dopoguerra hanno saputo realizzare e mettere in piedi la sesta economia produttiva più forte del mondo, oggi ridotta alle “pezze”, ma quel che è peggio è il degrado etico, dove corruzione, clientelismo e reati di ogni genere e tipo contraddistinguono la quotidianità di questo paese nella quasi totale indifferente apatia.