Credetemi, quando sento dire nei vari dibattiti che l’attuale gravità della situazione economica è colpa dell’Euro, mi verrebbe di prendere a calci nel sedere questi soggetti. Ritengo che non ci sia corbelleria più imbecille di questa. La lievitazione dei prezzi e pertanto la perdita di potere d’acquisto è dovuta all’Euro e in particolare al suo rapporto di cambio con la lira, stabilito in sede europea, allorquando gli iniziali quindici paese dell’Europa, Italia in testa, aderirono all’applicazione della moneta unica.
Chi asserisce questo, e ahimè spesso gestori della cosa pubblica, dovrebbe essere sottoposto, a mio parere, ad immediate cure intensive di carattere psichiatrico, oppure, in alternativa farli ritornare sui banchi di scuola a studiare un po’ di economia.
Stando a quanto da questi proferito, noi italiani siamo stati presi per i fondelli, in quanto ci hanno obbligatoriamente applicato un concambio a noi sfavorevole. Che noi italiani non siamo mai stati i primi della classe, vada pure, ma deficienti sino a questo punto non proprio. Le nostre economie sono da decenni oramai aperte, ovvero globalizzate. Nessun avrebbe particolare interesse ad avere cambi di valuta diversi da quelli che la reale economia richiede, una sottostima potrebbe influenzare positivamente gli stati esportatori, mentre una sovrastima sfavorirebbe quelli importatori. Peraltro c’è anche da dire che queste condizioni si avvertono in particolare nel breve periodo, mentre nel lungo periodo potrebbero ritorcersi. Ecco perché nessuno degli stati che hanno partecipato a stabilire la parità con l’euro avevano la recondita intenzione di particolari valutazioni. E poi se vogliamo dircela papale papale, qui nessuno è fesso.
Se poi affrontiamo la problematica della perdita del potere d’acquisto, qui la mostruosità dell’iniziale affermazione è veramente da ricovero coatto. Il costo della vita è lievitato giorno dopo giorno, dopo l’introduzione dell’euro, grazie all’imbecillità governativa, da una parte, e dal classico egoismo degli operatori commerciali italiani, che hanno trovato divertente e gratificante giocare a chi rialzava di più prezzi, mettendo in moto un meccanismo perverso che ci ha portato ad avere i prezzi dei beni e dei servizi tra i più alti a livello mondiale. A onor del vero per completezza e correttezza informativa dobbiamo citare l’influenza sulla determinazione dei prezzi al consumo che ha avuto la progressiva imposizione fiscale. Ditemi voi che c’entra l’euro, quale eventuale legge economica o quant’altro possa aver causato la folle corsa al rialzo dei prezzi, fenomeno quasi unicamente italiano.
Pur in presenza di stipendi e salari tra i più bassi, paghiamo quasi tutti i servizi mediamente il 30/40% in più rispetto alla media europea e per alcuni, cito la responsabilità civile obbligatoria sulle autovetture in circolazione, pare sia di oltre 100%. Alcuni decenni fa, se la memoria non mi fa cilecca, i nostri politici ci rinfacciavano il fatto che in Italia scontavamo i prezzi più bassi. Sono bastati pochi anni per ritrovarci finalmente primi in classifica, di una classifica che arrivare ultimi ci avrebbe fatto cosa molto gradita.
Oramai non esiste più un settore dove il relativo servizio offerto possa essere ritenuto competitivo. E’ proprio di oggi la notizia che i nostri servizi turistici in genere sono i più cari d’Europa. D’altronde in questi giorni recatomi al mare, ho potuto constatare come i servizi di spiaggia siano, nonostante la crisi, anche quest’anno aumentati di oltre il 10%. La stupidità non ha limiti. Preferiscono tenere il 50/60 % della struttura inutilizzata ma abbassare i prezzi no.
Avete mai acquistato una manciata di chiodi o di viti, che prima dell’euro con le classiche 100 lire ti riempivano una tasca? Oggi uno scatolotto dove al massimo potranno entrarci un cinquantina tra chiodi vari, attenzione non parlo di quelli con i tasselli, ma quelli che usi con il martello, anche di piccole dimensione, costano 4/5 euro. Ci rendiamo conto che rappresentano circa 9000 delle vecchie lire? E’ o non è spaventosamente macroscopica questa lievitazione del prezzo? Tutte quelle piccole cose che prima acquistavano con le classiche poche decine di lire, oggi costano non meno di un euro. In alcuni settori il parametro valutativo delle lire contro l’euro è sceso sotto le 500 lire, cioè con un euro oggi acquistiamo quello che pagavamo 500 lire. Se poi ci spostiamo sulla cancelleria spicciola non è raro incocciarsi con qualche prodotto che costando allora solo 100/150 lire oggi ti chiedono ben 1,00 euro.
Se poi indirizziamo il nostro raffronto nel campo della grossa distribuzione, rileviamo che dal produttore al consumatore finale, s’innestano una serie di passaggi, tra i vari distributori, da quello nazionale a quello locale, dove il prodotto partito da un costo di produzione 1, viene posto in vendita sugli scaffali a non meno di 3.
Infine, giusto per chiudere in bellezza, citerei molto succintamente, in quanto l’argomento meriterebbe un serio approfondimento, la politica dei prezzi degli ipermercati appartenenti alla grande distribuzione nazionale. Negli anni 80 e 90 hanno applicato una politica dei prezzi bassi portando alla chiusura o meglio alla scomparsa di tutti i dettaglianti, non potendo quest’ultimi competere con questi colossi. Una volta distrutta la piccola e locale distribuzione commerciale, hanno cominciato a giocare al rialzo, spartendosi il mercato e portando i prezzi alle stelle. Nell’ambito di questa grande distribuzione è macroscopica la lievitazione dei prezzi dell’ortofrutta. Se vi divertite a fare dei piccoli rapporti di cosa costavano ieri le zucchine, le pere, le mele ecc. ecc. e parametrate, sempre in lire, quanto costavano prima dell’ingresso dell’euro, e in particolare convertite il vostro stipendio odierno in lire, vi renderete conto di quanto si sia avvilito il vostro potere d’acquisto. Se poi consideriamo che questi prodotti ortofrutticoli, vengono acquistati a poche decine di centesimi dal produttore e poi posti in vendita sui banchi della grande distribuzione a oltre due euro, ci si rende conto di dove va a finire la nostra perdita di potere d’acquisto.
Pertanto se vi va di consolarvi, addebitando all’euro l’impoverimento dell’Italia, fatelo pure, ognuno di voi ancora ha la facoltà di godere dell’imbecillità gratuita senza prescrizione medica.