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Venerdì, 01 Novembre 2024

Parte a Roma la prima stagione di teatro terapia diretta dallo psicoterapeuta Giovanni Porta. E’ un teatro, che va oltre la forma del teatro itinerante, per diventare coinvolgente, tanto da aiutarci a superare le nostre difficoltà quotidiane. Sono gli spettatori a salire sul palco e a mettersi in gioco. Non è una scuola di teatro, ma una scuola di vita. Si tratta di esperimenti teatrali per scoprire nuove impreviste forme di adattamento alla realtà. “Il teatro è un mezzo potente, perché rappresenta storie di vita. – spiega lo psicoterapeuta Giovanni Porta - Di solito, queste storie sono scritte da altri; in questo gruppo, saranno gli stessi partecipanti a scrivere la storia da mettere in scena, perché reciteranno se stessi e, magari, potranno in questo modo scoprire di possedere parti inaspettate che hanno sempre usato poco. Normalmente, tutti viviamo in un ben definito “spazio di confort”, una zona di comportamenti sicuri e persone ben conosciute, abitudini e regole, in cui ci riusciamo a muovere con naturalezza e senza troppo sforzo. Ma cosa possiamo fare quando la nostra zona di confort ci sembra troppo stretta, quando non ci permette di raggiungere ciò che vogliamo o quando semplicemente non ci rappresenta più appieno? Una possibilità per ampliare i confini delle proprie abitudini è il teatro: nel gruppo di teatro terapia lavoreremo insieme per uscire dal consueto in un modo rispettoso, lasciando che ognuno decida autonomamente fin dove si è disposto ad andare. Sperimentare nuove possibilità di comportamento in un contesto protetto, stimolante e rispettoso attraverso metodi quali drammatizzazione, role playing, meditazione, esperienze immaginative guidate, improvvisazione, movimento, scrittura, arti varie e drammaturgia”.

Il laboratorio avrà una frequenza bisettimanale; ogni incontro durerà due ore e mezza, dalle 20 alle 22,30 e si svolgerà presso il Teatro Keiros, in via Padova 38/a (metro Bologna). Il percorso si articolerà in quattro “blocchi”. Sarà possibile iscriversi solo a uno, a più di uno o frequentarli tutti; ogni “blocco” durerà indicativamente due mesi:

  1. Formazione del gruppo e familiarizzazione con le tecniche teatrali
  2. Contattare se stessi: migliorare la capacità di ascoltarsi per poi esprimersi e mostrarsi agli altri
  3. Approfondire pregi e limiti del proprio modo abituale di stare nel mondo
  4. Evolversi verso nuovi adattamenti creativi

 

MODULO 1 (ottobre e novembre)

La formazione del gruppo: creare un ambiente accogliente, adatto al lavoro su se stessi

Durante questi primi due mesi, si centrerà l’attenzione sulla capacità di giocare e divertirsi attraverso il teatro. Il gioco come modo per uscire dai normali schemi che ci ingabbiano e trovare un universo ludico all’interno del quale sdrammatizzare i propri problemi. Costruire un contatto umano autentico tra le persone che partecipano al laboratorio, in cui ognuno sperimenti sia la difficoltà del nuovo sia la possibilità di trovare una propria dimensione.

Presentazione

Movimento nello spazio

Giochi di improvvisazione

Giochi di fiducia

Allenamento ala creatività

Costruiamo insieme delle storie

 

MODULO 2 (dicembre e gennaio)

Il contatto con se stessi. La capacità di esprimere e mostrarsi attraverso il mezzo artistico

Una volta formato e “rodato” il gruppo sarà possibile addentrarci più a fondo nelle tecniche di teatroterapia. Durante questi due mesi, lavoreremo sulla capacità di ascoltare, accettare ed esprimere le proprie emozioni e i propri pensieri attraverso il mezzo artistico. Mostrarsi a se stessi per arrivare a mostrarsi anche agli altri: conoscere il proprio peculiare modo di farsi conoscere e sperimentare magari qualche modo nuovo.

Le emozioni

La meditazione

Raccontare la propria storia (anche tramite foto e ricordi)

Il disegno

La maschera delle cose vietate (lavoro su obblighi e divieti familiari)

Gli schemi / ordini familiari

 

MODULO 3 (febbraio – marzo)

Approfondire pregi e difetti del proprio modo abituale di stare nel mondo.

Una volta conosciuto un po’ più approfonditamente il proprio modo di stare nel mondo, lavoreremo in questi due mesi sui propri limiti abituali: su ciò che vogliamo e che fatichiamo a ottenere, sui nostri blocchi e paure. Ognuno avrà la possibilità di utilizzare il mezzo artistico per “camminare vicino ai propri limiti”, aumentando la consapevolezza sia dei propri desideri che dei mezzi atti a raggiugerli.

Introduzione sulla psicologia del carattere

Il carattere: limiti e pregi

Accettare i propri desideri: cosa vorrei ma ho difficoltà a raggiungere?

Sperimentazione di soluzioni non abituali all’interno del lavoro di gruppo

 

MODULO 4 (aprile e maggio)

L’evoluzione verso qualcosa di nuovo

L’ultima parte del laboratorio sarà finalizzata alla solidificazione, tramite il mezzo artistico, delle conquiste ottenute durante tutte le fasi del percorso. Ad ognuno verrò chiesto di costruire un seguito alla propria storia personale, essendone sceneggiatore e interprete: un percorso di ricerca di un finale diverso dal solito che possa magari influenzare positivamente anche la vita al di fuori del teatro…

Interpretare un personaggio complementare al mio “solito”

Scrivere una nuova storia

Portare in scena parti nuove e vecchie di se stessi

 

Costo: 60 € per due incontri mensili da 2,5 ore l’uno

 

Conduttore:

Giovanni Porta.

“Siamo orgogliosi di supportare il Teatro San Carlo. La crescita del nostro gruppo è fortemente legata a Napoli e alla Campania, territorio nel quale abbiamo scelto di avere il nostro quartier generale, e siamo lieti con quest’iniziativa di poter supportare un’istituzione culturale così importante come il Teatro di San Carlo. 
Invito i tanti bravi imprenditori del Paese e in particolare del Sud a essere in prima linea nel supportare eccellenze culturali del Mezzogiorno come il San Carlo o come abbiamo fatto noi quest'anno come le Gallerie dell’Accademia di Venezia, grazie al progetto Rivelazioni di Borsa Italiana. Realtà uniche al mondo”. 

Lo ha dichiarato il fondatore e presidente di Tecno Giovanni Lombardi nel corso della conferenza stampa di presentazione del progetto di fundraising del Teatro per dei tappeti Harlequin (l'innovativo pavimento da danza ammortizzante, destinato alle sale ballo e palcoscenico, che permette di ridurre il rischio di lesioni causate dai pavimenti), realizzato grazie al supporto di quattro imprese napoletane, tra cui Tecno.

Il supporto al Teatro San Carlo rientra in una strategia articolata di Tecno che vede il gruppo supportare alcune delle più importanti Istituzioni culturali italiane.
Tecno è un gruppo industriale leader nei servizi alle imprese per il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale. Fondato nel 1999, ha fatturato 13 milioni e 500 mila euro nel 2016, con previsione di chiudere a 16 milioni nel 2017. Tecno conta oltre 2500 aziende clienti in tutti i settori industriali, tra cui top player come Cartiere Burgo, Italcementi, Fincantieri, e Pavimental. Nel 2005 Tecno è stata una delle prime aziende italiane a conseguire la qualifica di ESCo - Energy Service Company – accreditandosi presso l'AEEG (Autorità Energia Elettrica e Gas), per certificare gli interventi energetici.

"Tecno ha nel suo dna l'innovazione”, ha spiegato  Giovanni Lombardi. “Viviamo ogni giorno la sfida di innovare processi e prodotti grazie al lavoro di alcuni tra i migliori talenti del territorio e di quelli che riusciamo ad attrarre a Napoli, e iniziative come  questa che presentiamo oggi sono da sempre in linea con la nostra visione di cosa significa fare impresa.
E' molto importante poi che quest'iniziativa avvenga al Teatro San Carlo, un segnale di come passato e presente possano costruire assieme il futuro."

L'azienda, che ha il suo quartier generale a Napoli alla Riviera di Chiaia in Palazzo Ischitella, e sedi a Milano, Bologna, Berlino e Parigi, è molto attenta al mondo della cultura. Quest'anno, tra l’altro, ha finanziato l'app dedicata alla mostra napoletana su Picasso, organizzata dal Museo di Capodimonte.  E’ inoltre con la donazione di Tecno per il restauro del "San Domenico che istituisce il Rosario" di Giambattista Tiepolo che le   Gallerie dell’Accademia di Venezia e Borsa Italiana hanno scelto di presentare a giugno a Venezia la  seconda edizione del progetto “Rivelazioni - Finance for Fine Arts”, promosso dalle due Istituzioni: un progetto che promuove la collaborazione pubblico-privato per la raccolta di risorse destinate al restauro e alla digitalizzazione di opere d’arte dei più importanti musei italiani e che ha avuto un grande successo già nella prima edizione con l'Accademia di Brera, alla quale hanno partecipato alcune delle più importanti aziende italiane. Una volta restaurate, le opere saranno in mostra temporanea nella Galleria BIG a Piazza Affari, per poi tornare alle Gallerie dell’Accademia.

L'azienda è anche impegnata nel supporto dell'innovazione grazie al lavoro del comitato scientifico coordinato dal direttore del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione dell’Università  Federico II e direttore scientifico della IOS Developer Academy di Napoli, Giorgio Ventre. Tra le più recenti iniziative, la partecipazione e il supporto all'hackathon organizzato a luglio a Napoli, al Museo di Capodimonte, promosso dalla Regione Campania e organizzato da Maker Faire Rome con Sviluppo Campania, Museo di Capodimonte e la stessa Tecno.
 
“La mission di Tecno – ha concluso Giovanni Lombardi  – è quella di essere partner dei clienti in tutte le strategie e le azioni per la sostenibilità grazie a soluzioni tecnologiche avanzate, frutto di brevetti interni, che garantiscono risparmi sui consumi energetici e ottimizzazione delle risorse.
Le nostre leve competitive sono le risorse umane e la ricerca: da 110 tra dipendenti e collaboratori prevediamo entro il 2018 di arrivare almeno a 130, di cui il 70% laureati in materie scientifiche con età media inferiore ai 35 anni.
I nostri clienti ci scelgono consapevoli che il nostro costante investimento di oltre il 6% del fatturato in ricerca e innovazione rappresenta l'unica garanzia per la crescita in chiave di sostenibilità e competitività.
Da qualche anno abbiamo diversificato in attività dove la matrice comune è costituita da open innovation, tecnologia e digitale, affermandoci anche come incubatore industriale di imprese.
Grazie al lavoro del nostro comitato scientifico coordinato  stiamo acquisendo sia start-up tecnologiche che partecipazioni strategiche al fine di integrare nuovi servizi".

Testimonianza dell’impegno e dei successi di Tecno sono anche riconoscimenti come la menzione speciale per il “Premio per l’innovazione” di Confindustria ottenuta nel 2013, dopo essere stata finalista per lo stesso Premio già nel 2011, e per il “Confindustria Awards for Excellence Andrea Pininfarina”.Tecno è attiva nella promozione di una cultura economica innovativa.

Organizza campagne per diffondere i valori dell’economia sostenibile e del risparmio delle risorse energetiche.
Nel campo della formazione innovativa ha portato a Napoli il Coderdojo, un progetto internazionale che offre le basi della programmazione informatica per i giovanissimi. Nato in Irlanda nel 2011, il fenomeno si è esteso a macchia d’olio agli Stati Uniti, al Giappone e a mezza Europa (Regno Unito in primis), fino ad arrivare, grazie al gruppo Tecno, anche in Italia ed in particolare a Napoli presso gli uffici della Tecno nello storico Palazzo Ischitella di Riviera di Chiaia 270.
Sul fronte della promozione dei beni architettonici, Tecno ha partecipato al progetto del FAI (Fondo Ambiente Italiano) “Beni del FAI, luoghi da vivere” aprendo al pubblico le dimore storico architettoniche di Palazzo Ischitella e Palazzo San Teodoro, che sono state, quindi, inserite tra i tesori di arte che raccontano la storia del Paese.

A Palazzo San Teodoro, prestigiosa casa nobiliare napoletana di recente accuratamente restaurata e quartier generale della società, l’impegno della Tecno ha consentito la realizzazione di un Museo unico nel suo genere dove tradizione, storia, arte e architettura sposano la più innovativa tecnologia dando vita a Palazzo San Teodoro Experience, in grado di raccontare il passato oltre la storia, sfruttando le opportunità sempre più sofisticate originate dall’evoluzione tecnologica. I fruitori possono accedere all’uso di tecnologie e applicativi innovativi per la fruizione sensoriale di beni artistici ed architettonici attraverso riproduzioni virtuali di oggetti, animazioni ed elementi grafici. I visori consentono di muoversi in uno spazio 3D con la sensazione di vivere Palazzo San Teodoro e il quartiere di Chiaia come immersi nel ‘700.
Tecno dal 2016 sostiene anche l'associazione "Di Meo vini ad arte", che realizza ogni anno un calendario con fotografie di Massimo Listri, presentato nei più importanti musei del mondo.

Vincitore della seconda edizione del Bando MigrArti 2017 del Ministero dei Beni, Attività culturali e Turismo (Mibact), il cortometraggio “IDRIS” è stato presentato alla 74ma Mostra Internazionale di Arte cinematografica di Venezia, negli eventi collaterali, con due proiezioni presso la Sala Casinò venerdì 8 e sabato 9 settembre.
La regia è di Kassim Yassin Saleh, la cui idea è all’origine del filmato. La sceneggiatura è stata realizzata da Heidrun Schleef, Alessia Gallo e Adriano Chiarelli.
Il corto, prodotto da Luca Cabriolu e Andrea Di Blasio per Ombre Rosse Film Production (Sardegna) e  Andrea Gori per Lumen Films, è stato girato tra il 14 e il 16 giugno scorso a Roma, nel quartiere Tuscolano, e montato da Massimo Quaglia presso la Seagull Production.
Protagonista del corto è Idris, un piccolo profugo somalo di 10 anni, uno dei pochi sopravvissuti all’ennesimo naufragio nel Mar Mediterraneo, splendidamente interpretato da Terry Idahosa Okojie.
“IDRIS”, interamente ambientato in una piscina del quartiere tuscolano a Roma, non poteva essere più di attualità, anzi ha anticipato l’attualità.
In questi giorni alla ribalta della cronaca c’è stata la vicenda di don Massimo Biancalani, parroco di Santa Maria Maggiore in Vicofaro (Pistoia), minacciato da un gruppo di militanti di Forza Nuova per aver portato in piscina una quindicina di giovani volontari africani della parrocchia…
Lo scorso giugno, anche sul set di “IDRIS” c’è stato un momento di ‘imbarazzo’. I ragazzi africani che dovevano girare la scena in piscina, attendevano di essere chiamati sul set in un’area adiacente al ristorante del centro sportivo, era l'ora di pranzo e tutti mangiavano, ospiti del club da una parte, comparse dall'altra, dopo un po' i proprietari del circolo hanno chiesto di far spostare le comparse...poi, più tardi, l'acqua della piscina li ha accolti, anche sotto gli occhi degli ospiti più intransigenti.
Vi presentiamo in sintesi la storia:
Il giorno di Ferragosto, Idris non solo si ritrova in un paese straniero, senza più genitori, affidato ad una casa famiglia popolata da piccoli demoni disadattati, dai 5 ai 14 anni, ma è anche costretto a socializzare, sottostando ai loro giochi acquatici, in una squallida piscina comunale. Un gioco da ragazzi! Ripescare dal fondo, un bullone e un dado da carpenteria, buttati alla cieca e avvitarli prima di tornare a galla. Ce l'ha già fatta a tornare a galla una volta e in quel barcone di bulloni non ce n'era uno. Ora si pente di essere ancora tra i vivi. E quando è il suo turno di scendere giù, ha deciso di non risalire. Però fuori c'è una nuova vita che lo attende. Anche una nuova famiglia, popolata da piccoli demoni, e ne mancava solo uno nero, proprio come lui!
“Da sempre i bambini, quanto gli anziani, mi stanno a cuore. Sono categorie fragili. E’ per questo che mi piace dar loro voce. I migranti poi, considerando che lo sono anch’io, mi interessano in particolare. Io, invece, in Italia ci sono arrivato in aereo. Però, attenzione, questo mio corto non tratta solo della fragilità di bambini migranti, ma anche di una fetta di bambini italiani altrettanto sfortunati. C’è chi ha un padre in galera, chi una madre che si sta disintossicando. Il disagio sociale non conosce frontiere”, racconta il regista Kassim Yassin Saleh, originario di Gibuti e residente a Roma da quasi 20 anni.
Come Idris, anche Kassim ha fatto la vita da profugo: nelle mense della Caritas, alla distribuzione dei vestiti, nei dormitori e a volte, su una panchina. Ha fatto tutti i lavoretti che gli capitavano: benzinaio, parcheggiatore, muratore, commesso. E poi una ricca gavetta come attore di cinema, televisione e teatro. Infine il passaggio dietro la macchina da presa come regista: nel 2015 “A Special Day”, presentato al Short Corner del Festival de Cannes (2016), l’anno dopo la webserie “Sottomessa”, nel 2017 il corto “Insonnia 21” e “Idris”.
“Non credo nella pietà, ma nella pietas. Per non far diventare Idris un caso pietoso, ho scelto di circondarlo di una ciurma di altri ragazzi con esperienze altrettanto tragiche. Ed è qui che nasce la pietas, tra di loro. Questo tetro scenario fa solo da sfondo. Il primo piano è occupato da una sgargiante piscina turchese e da tutti i colori dei bambini e dell'estate. Colori pop come quelli africani. Un po' di pop affiora anche nei dialoghi. Per farci sorridere e ridere. Abbiamo girato quasi tutto a mano per interferire il meno possibile con la naturalezza dei bambini-attori. Io come tanti africani non so nuotare, quindi il cameraman si è tuffato in piscina, regalandoci bellissime riprese subacquee”, prosegue il regista.
Il messaggio centrale del corto è che “l’integrazione sociale, culturale, quella vera, è possibile”, sottolinea Heidrun Schleef, sceneggiatrice blasonata, già vincitrice di prestigiosi premi con “La Stanza del Figlio” (2001) di Nanni Moretti, “Ricordati di me” (2003) di Gabriele Muccino, “La parola amore esiste” (1999) di Mimo Calopresti e “L’uomo di vetro” (2007) di Stefano Incerti.
La Schleef è molto attenta alla creatività, al talento dei giovani registi emergenti, con i quali lavora con entusiasmo: “E’ molto importante perché sono loro il nostro domani. I bambini e i giovani autori. Bisogna non perdere mai il contatto con le nuove generazioni, perché anche loro hanno da insegnarci qualcosa. E’ un po’ come con i figli”, confida la sceneggiatrice.
"Idris è un’idea grande perché è piccola: abbassare di 50 centimetri il punto di vista. Le cose, gli eventi e le persone, hanno aspetti diversi se si cambia il punto di vista. Un bambino non udente, può essere il leader di una piccola ciurma. Raccontare l'orrore a volte non ha più senso, lo fanno costantemente i media.
Bisogna guardare avanti e proporre un'idea di futuro", dice Alessia Gallo, l’altra sceneggiatrice del corto accanto alla Schleef e a Adriano Chiarelli.
“IDRIS”, in tutta la sua semplicità poetica, con dialoghi limpidi e diretti affidati ad un cast quasi esclusivamente di bambini, arriva dritto, affrontando tematiche di grande attualità.
Il dovere umano di accogliere e proteggere i migranti minori non accompagnati, un gruppo numericamente sempre più significativo e molto vulnerabile sotto il profilo dei diritti umani. Ma i piccoli migranti non sono gli unici ad essere ‘diversi’ e accanto a loro ci sono tanti altri emarginati delle nostre società: i bambini con handicap fisici e psichici, quelli nati e cresciuti in ambienti socialmente disagiati. E in tempo di crisi sempre più famiglie sprofondano nella povertà e nelle difficoltà, sia materiali che psicologiche…. L’incontro tra diversità, tra disagi genera umanità, calore, creatività per superare le avversità della vita e guardare sempre avanti con positività.

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