Allarme Coldiretti: in calabria la campagna olivicola 2015/2016 e’ di ottima qualità e chiede di intensificare i controlli
Dopo che il 2014/15 ci ha consegnato una campagna olearia la più magra dal dopoguerra, la campagna olearia 2015/16 è quella del riscatto e della qualità dell’olio. Ma Coldiretti lancia un allarme. Occorre – afferma Molinaro presidente regionale dell’organizzazione - stringere le maglie larghe della legislazione e intanto, in un momento decisivo, occorre che tutti coloro che ne hanno titolo e competenze, intensifichino i controlli per la tutela e valorizzazione della qualità e della trasparenza della filiera degli oli di oliva per evitare rischi di frode, sofisticazione, contraffazione e concorrenza sleale verso le produzioni regionali. La messa in commercio di oli di oliva vergini di scarsa qualità come oli italiani e l’usurpazione del Made in Italy provoca gravi danni all’economia della Calabria, alle imprese agricole virtuose e viola il diritto dei cittadini - consumatori ad alimenti sicuri, di qualità e di origine certa. In questi giorni – prosegue - si stanno aggirando tra i nostri produttori persone (commercianti e mediatori) senza scrupolo che preferiscono assicurarsi olio di nuova produzione, e cercano di imporre prezzi sulla scorta – a loro dire – di contratti con paesi europei ed extraeuropei che sono sensibilmente più bassi. “Questo aumenta il rischio che vengano spacciati come Made in Italy prodotti di altri paesi. Non bisogna allentare su questo fronte – continua - la campagna olivicola in Calabria e già in fase avanzata e noi siamo la seconda regione produttrice in Italia. L’olivicoltura mette in moto un comparto che può contare su un patrimonio di superfice agricola investita in olivo di 189.375 ettari con 215milioni di piante; tre Dop e una IGP riconosciute; valore medio di produzione di circa 600 milioni di €uro ed una manodopera stimata di circa 14milioni di giornate lavorative. Infatti gli oli di oliva vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri un inganno per i consumatori e un danno ai nostri produttori”. Certamente bisogna guardare con attenzione le etichette ed acquistare extravergini in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane.” Sotto accusa - sostiene la Coldiretti - è anche la mancanza di trasparenza nonostante sia obbligatorio indicare per legge l’origine in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere è però quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile.”. Nella filiera olivicola – ricorda Molinaro – operano tantissime aziende condotte da giovani.