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Venerdì, 01 Novembre 2024

Svolta sul caso dei due Marò

Una svolta sul caso dei due Maro potrebbe arrivare dalle carte depositate dall' India al Tribunale del Mare di Amburgo. Carte che dovevano avere lo scopo di provare la loro colpa e che ora rischiano invece di scagionarli. Secondo il Quotidiano Nazionale, infatti, tra i documenti c'è la relazione dell'autopsia. Dalla quale emerge che i proiettili che hanno ucciso i pescatori indiani sono diversi da quelli in dotazione ai marò.

I due fucilieri in India il 22 marzo", dice Giulio Terzi, diplomatico ed ex ministro degli Esteri. "Di fronte a queste prove della malafede indiana l'Italia deve alzare la visibilità su questo caso e dimostrare come siano state utilizzate procedure a nostro danno". 
"Questa ulteriore rivelazione continua l ex Ministro dimostra con ancora più vigore quanto tutta questa macchinazione sulla colpevolezza dei due marò sia stata pretestuosa, strumentalizzata per fini politici e sia stata lasciata passare incomprensibilmente dal governo Letta e Renzi dopo quella disastrosa decisione di rimandare
Sulla questione dei marò "l'Europa si è mossa, ma certo sul piano diplomatico poteva fare di più. Anche l'Italia poteva fare meglio in questi tre anni, adesso credo che abbiamo imboccato la strada giusta per risolverla". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. "L'analisi degli errori, certamente compiuti, se la faremo la faremo quando li avremo riportati a casa perché è bene che il Paese e il Parlamento siano uniti attorno a questa vicenda".

I proiettili che hanno colpito a morte i due pescatori indiani non sarebbero quelli in dotazione ai militari in servizio con la Nato e quindi dei due fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. E' quanto emerge dai documenti dell'autopsia sui due pescatori e consegnati dall'India al Tribunale di Amburgo in occasione dell'arbitrato internazionale, secondo una ricostruzione pubblicata da Quotidiano.net.

Il referto autoptico parla infatti di un'ogiva, estratta dall'anatomopatologo K.S. Sasikala dal corpo di una delle vittime, lunga 31 millimetri, con una circonferenza di 20 millimetri alla base e di 24 nella parte più larga. Proiettili decisamente diversi dal calibro 5,56 Nato in dotazione ai marò, che utilizzano i fucili mitragliatori Beretta AR 70/90 e Minimi.


Inoltre, il Quotidiano Nazionale riferisce di testimonianze-fotocopia da parte dei testimoni, i tre pescatori sopravvissuti alla sparatoria del 15 febbraio 2012. "Le testimonianze - spiega il giornale - sono l'allegato numero 46 delle carte che l'India ha depositato ad Amburgo al Tribunale internazionale per il diritto del mare, e sono state raccolte il 30 luglio 2015. Il comandante del peschereccio Freddy Bosco, 34 anni, residente nello stato meridionale del Tamil Nadu, e il marinaio Kinserian, 47 anni, dichiarano 'onestamente e con la massima integrità' che alle 16,30 del 15 febbraio 2012 il natante 'finì sotto il fuoco non provocato improvviso dei marinai Massimiliano Latorre e Salvatore Girone della Enrica Lexi'. Entrambi, guarda caso, sbagliano nello stesso modo il nome della petroliera, la Enrica Lexie. Entrambi aggiungono che i 'tiri malvagi' hanno provocato la 'tragica morte dei cari amici e colleghi Valentine, alias Jelastin, e Ajesh Binke'. La loro vita dopo la presunta sparatoria è descritta nello stesso modo: 'Indicibile miseria e una agonia della mente, una perdita di introiti'. 'La nostra ordalia – concludono – non è finita'".

Stesse dichiarazioni, sottolinea il QN, anche da parte del "terzo pescatore Michael Adimai, sentito il 4 agosto. Anche lui parla di spari 'senza preavviso e provocazione'. Denuncia 'Un'incommensurabile agonia mentale e un fardello finanziario che continua tuttora'. Come gli altri due testimoni denuncia la sua incapacità di portare avanti 'le attività quotidiane'".

Infine, rivela il quotidiano, "dalle carte depositate emerge anche l’ennesimo particolare incongruo. Il Gps del Saint Antony (il peschereccio indiano, ndr) non fu consegnato da Bosco alla polizia appena arrivò in porto, ma otto giorni dopo, il 23 febbraio, assieme a un computer malridotto. Insomma, volendo, ci fu tutto il tempo per manomettere i dati registrati dall'apparecchio".

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