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Venerdì, 01 Novembre 2024

Renzi, consultazioni con la Merkel

Non andrà in pellegrinaggio sul Monte Senario, vicino Firenze, il premier Matteo Renzi se non manterrà gli impegni del suo piano choc. "So dove mi mandano gli italiani...", ironizza consapevole che, invece del viaggio al Santuario, gli toccherà un epiteto pesante: "Buffone". Per evitarlo il premier è pronto a far calare la scure sui costi della politica, sui manager e sulla spesa pubblica. Ma non sui pensionati, esclude Renzi smentendo il commissario Carlo Cottarelli e annunciando che la spending review traslocherà dal Tesoro sotto la campana della presidenza del Consiglio così se i tagli non riusciranno sarà "colpa mia".
Senza voler fare polemiche, lo statement della Bce" sull'Italia "è del due marzo, questo vuol dire che stiamo parlando di un documento scritto dieci giorni fa". Così Matteo Renzi a Porta a Porta. "E' un'analisi condivisibile per tanti aspetti - aggiunge - Ma che deve dire la Bce" se non "che bisogna fare di più?".

Bruxelles "accoglie con favore le riforme" annunciate ieri dall'Italia, "le valuterà non appena avrà i dettagli legislativi", ma ricorda "l'importanza di rispettare le regole del patto di stabilità, cioè il pareggio in termini strutturali ed essere in regola con la regola del debito": lo ha detto il portavoce di Olli Rehn
Indubbiamente Renzi è una persona molto energica, giovane, sembra un motore di Formula Uno. Il problema adesso è di scaricare la potenza per terra e fare delle cose concrete che vadano nella direzione giusta". Lo ha detto il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi rispondendo a una domanda sul premier Matteo Renzi. "Per ora abbiamo visto dei titoli". "Per adesso abbiamo visto dei titoli, noi pensiamo che per rilanciare il paese sarebbero stati necessari tre tipi d'interventi: costo del lavoro, pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e una riforma del mercato del lavoro. Sopra tutto questo la semplificazione normativo burocratica del paese che per me è la priorità assoluta", ha proseguito Squinzi parlando a margine di un convegno a Chiavari.

"Siamo disposti a discutere di un contratto unico, ma prima bisogna abolire il decreto" sul lavoro che prevede contratti a termine senza causale per tre anni. Lo dice il leader Cgil, Susanna Camusso, a Matrix, sostenendo che "si è fatto esattamente l'opposto di quello che lo stesso premier dichiarava: si è creata un'altra forma di precarietà".

Infatti il segretario della Cgil se la prende con le misure del decreto su contratti a termine e apprendistato. "Il provvedimento del ministro del Lavoro Poletti introduce ulteriore flessibilità e precarietà"..

Le misure annunciate sul lavoro sono "appropriate vista l'elevata disoccupazione dei giovani": lo ha detto il portavoce del Commissario Ue all'economia, Olli Rehn, rispondendo a una domanda sull'Italia.

Il governo tedesco e' consapevole dell'ambizioso progetto di riforme del governo di Matteo Renzi. Certamente lo illustrerà alla cancelliera e ne parleranno. Ma non voglio anticipare i contenuti di quel che diranno subito dopo". Lo ha detto il portavoce Steffen Seibert rispondendo ad una domanda in conferenza stampa sulle misure economiche annunciate dal premier.

"Le consultazioni fra Germania e Italia si tengono per la trentesima volta, e questo dimostra come i nostri rapporti siano antichi e stretti". Lo ha detto il portavoce Steffen Seibert in conferenza stampa a Berlino. Seibert ha sottolineato che il governo auspica che "la collaborazione diventi sempre piu' concreta".Intanto il quotidiano della famiglia Berlusconi fa sapere in che modo e nato il Governo Renzi :

In una intervista al Espresso Macaluso dice Giorgio Napolitano se ne sta in disparte. "Resta al Quirinale perché vuole che si faccia la riforma elettorale - spiega Emanuele Macaluso, storico dirigente del Pci, al espresso e vecchio amico di Re Giorgio - ma ritengo che manterrà fede a quello che ha detto in parlamento al momento della rielezione

Approvata la legge elettorale se ne andrà prima". Da che tirava i fili degli ultimi due governi, scrive il Giornale sembra essersi rinchiuso al Quirinale in attesa che da lì passi la prossima vittima: Matteo Renzi. Perché, come è già stato per Enrico Letta, anche l'ex sindaco di Firenze altro non è che un'alchimia di Palazzo, un magheggio firmato Napolitano, una mossa studiata a tavolino per evitare le elezioni. Un'operazione politica che nacque un lunedì sera, a cena. Era il 10 febbraio e al desco di Giorgio e Clio, anziché far accomodare l'allora premier Letta, fu invitato l'allora segretario del Pd Renzi. Una cena ufficiosa, all'oscuro delle segreterie presidenziali, che pose le basi per la nascita del nuovo governo

Secondo il giornale Il retroscena della cena a tre e le ore che hanno preceduto l'ascesa di Renzi a Palazzo Chigi sono raccontate in La volta buona, un libro scritto a otto mani dal vicedirettore di Europa Mario Lavia, dai cronisti politici dell'Huffington Post Angela Mauro e Alessandro De Angelis e da Ettore Maria Colombo, primo biografo dell'ex segretario piddì Pier Luigi Bersani. Nel giro di poche settimane Renzi, al tempo primo cittadino di Firenze, prende prima il Partito democratico, quindi mette le mani sulla presidenza del Consiglio. Letta quasi non se ne accorge: tutto impelagato a mettere insieme uno straccio di patto di coalizione che Napolitano si affretta a dargli il ben servito. L'operazione, però, è già in atto da tempo. A maggio dello scorso anno la scalata frulla nella testa dell'ex rottamatore. "Matteo, perché non ce lo prendiamo il partito?". Matteo Richetti, deputato piddì, gli risponde: "Ma hai visto come è andata con Bersani?". La bruciante sconfitta di Bersani è ancora sotto gli occhi di tutti: la mancata smacchiatura del giaguaro, la figuraccia nel faccia a faccia con Beppe Grillo e il flop nella candidatura di Prodi al Colle. Una trombata in pieno stile che porta anche la firma di Renzi. Che da quei giorni, però, è riuscito a portare dalla sua parte la nomenklatura di via del Nazareno. Ma, mentre Letta non fa altro che combinare disastri e perdere consensi, anche Napolitano si convince a far credito al sindaco di Firenze.

"Quando nell’aprile 2013 Renzi fu a un passo da Palazzo Chigi, secondo il quotidiano del ex premier il veto di Berlusconi fece tirare un grande sospiro di sollievo al presidente timoroso di mettere in mano a un under 40 inesperto le chiavi della sgangherata macchina Italia - spiega l'Huffington Post - da allora molto è cambiato, la stracciante vittoria di Renzi alle Primarie è stato il primo passo: Napolitano ha capito di avere di fronte a se un leader vero, strutturato e per di più legittimato dal popolo". Il faccia a faccia con Silvio Berlusconi al Nazareno e l'intesa sulla riforma della legge elettorale serve, quindi, a siglare la definitiva vittoria di Renzi. Far cadere Letta, quindi, è solo l'ultimo tassello dell'ennesima operazione orchestrata dal capo dello Stato. Dopo Monti e Letta tocca a Renzi, il terzo presidente del Consiglio non eletto dagli italiani. Il rito del passaggio della campanella tra premier uscente e premier entrante la dice lunga sul fatto che il blitz è stato tutt'altro che indolore. Renzi e Letta non solo non si parlano, ma manco si guardano negli occhi. In disparte, secondo il Giornale il vero artefice del grande imbroglio: Giorgio Napolitano

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