E' guerra a Tripoli. Quasi 100 morti e 400 feriti è il nuovo bilancio di due settimane di scontri nella sola capitale, dove le diverse milizie si contendono il controllo dell'aeroporto internazionale, in una prova di forza che non è solo territoriale e che si dimostra sempre più violenta. Anche a Bengasi, in Cirenaica, si contano solo oggi almeno 38 morti in scontri tra forze speciali libiche e gruppi armati islamici. L'allarme è sempre più alto, tanto che dopo gli Stati Uniti, che ieri hanno evacuato tutto il personale dell'ambasciata, oggi anche Gran Bretagna, Germania, Olanda e Francia hanno invitato i propri concittadini a lasciare la Libia.
"L'uscita dalla Libia è avvenuta con convogli via terra verso la Tunisia e con il ricorso a velivoli dedicati disposti dall'unita di crisi, uno dei quali è partito proprio questa mattina, grazie al concorso della nostra aeronautica militare, con destinazione Pisa", ha aggiunto la Farnesina nella sua nota, mentre fonti di governo sottolineano che il rientro va avanti da giorni "in modo tranquillo". "Su richiesta di alcuni governi - prosegue la nota - l'Italia si è occupata anche del trasferimento di persone di nazionalità diversa". Dopo l'evacuazione di ieri dell'ambasciata americana a Tripoli, oggi infatti sono stati alcuni Paesi Ue - Gran Bretagna, Germania, Olanda e Francia - a chiedere ai propri connazionali di lasciare il Paese al più presto.
Oggi a Berlino un portavoce del ministero degli Esteri in conferenza stampa, ha affermato parlando di ''evacuazione''. L'ambasciata a Tripoli, tuttavia, ''non è ancora'' chiusa, e impiegati locali sono tuttora in servizio. A causa della pericolosità della situazione, Berlino aveva invitato i cittadini tedeschi a lasciare il paese nel weekend, mettendo in guardia dal sito del ministero dal ''rischio di rapimenti e attentati''.
Dopo l'incendio ad un deposito di benzina, colpito stanotte da un razzo durante gli scontri vicino Tripoli, ha preso fuoco un secondo serbatoio di carburante e la situazione è "molto pericolosa". Lo rende noto il governo libico parlando di rischio di "catastrofe umanitaria e ambientale dalle conseguenze difficili da prevedere".
L'ambasciata italiana resta "aperta e operativa", ma il governo ha disposto "da giorni un piano di tutela dei connazionali nelle zone più a rischio": oltre 100 italiani che ne hanno fatto richiesta sono stati trasferiti fuori dal Paese, ha riferito la Farnesina. Dal canto suo l'Eni ha reso noto che "le attività proseguono regolarmente" ma che "l'evolversi della situazione nel Paese viene monitorata con attenzione". Ieri a Tripoli un razzo sparato dalle milizie ha colpito un edificio che ospitava operai egiziani uccidendone 23, ha reso noto l'agenzia egiziana Mena. Non è chiaro se queste vittime siano incluse nel nuovo bilancio fornito dal ministero della Salute libico di 97 morti dal 13 luglio. Il dato - è stato precisato - si basa sui rapporti di 8 ospedali pubblici della capitale e della periferia, ma non tiene conto di vittime arrivate negli ospedali di campagna o di altre città. Intanto continuano i combattimenti attorno allo scalo tra gli ex ribelli di Misurata e quelli di Zintan, che ne detengono il controllo dalla caduta del regime nel 2011. Parallelo al lancio di razzi, alle esplosioni, agli attacchi, sopravvive tuttavia il tentativo di dare istituzioni democratiche al Paese. Una cinquantina di membri della nuova Camera dei rappresentanti, eletta il 25 giugno, provenienti dall'ovest, dal centro e dal sud della Libia, si è riunita a Tripoli, riferisce il Libya Herald, per preparare il passaggio di poteri dal Congresso nazionale uscente previsto il 4 agosto a Bengasi. Ma la presenza di gruppi islamici e dei jihadisti di Ansar al Sharia rendono la città orientale instabile e insicura quanto e più di Tripoli. In quella che fu la culla della rivoluzione contro Muammar Gheddafi, continua inoltre l'operazione "Dignità" del generale dissidente Khalifa Haftar - accusato di colpo di Stato e di aver assunto un'autorità che non gli compete - che da maggio scorso tenta di 'ripulire' la città dell'est dai fondamentalisti. Intanto :
Gli Stati Uniti hanno concluso che la Russia ha violato il trattato sul controllo delle armi testando un missile proibito 'ground launched cruise'. Lo riporta il New York Times citando un rappresentante dell'amministrazione, secondo il quale la conclusione americana e' stata comunicata da Obama a Putin in una lettera. L'accusa degli Usa e' la piu' seria per la violazione del trattato sulle armi e va ad aumentare la tensione fra i due paesi.Ma la situazione non e delle migliori :
Riverberi commerciali, contratti già siglati e soprattutto accordi già in fase attuativa per le trivellazioni petrolifere con sullo sfondo una serie di imbarazzi per colossi come Exxon, Shell e Gazprom. Non solo il vicepremier inglese Nick Clegg che, nel post sanzioni Ue alla Russia, candida Londra per i Mondiali di calcio al posto di Mosca 2018: ma ecco che lo scontro sulla Crimea tra Washington e Mosca da geopolitico si fa economico e commerciale, oltre che petrolifero
tornando sul fronte della Libya :
Nessun ordine di evacuazione, ma gli italiani che hanno voluto lasciare la Libia sull'orlo di una nuova guerra civile, hanno potuto farlo "sotto protezione". E sono più di 100, ha reso noto la Farnesina, quelli trasferiti fuori dal Paese negli ultimi giorni. "Di fronte dell'aggravarsi della crisi in Libia, il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha disposto da giorni un piano di tutela dei connazionali nelle zone più a rischio" che "attraverso l'ambasciata a Tripoli e in raccordo con l'Unità di crisi, aveva già attivato un monitoraggio della presenza italiana" nel Paese.
Il sito della Farnesina "Viaggiare sicuri" sconsiglia "tassativamente" di recarsi a Bengasi o in Cirenaica e invita "i connazionali ad evitare temporaneamente viaggi anche nella capitale". L'ambasciata a Tripoli resta comunque "aperta, operativa e sempre contattabile". "La nostra ambasciata - conferma la nota del ministero - continua ad assicurare il massimo impegno a tutela della collettività e degli interessi italiani in Libia". Dal canto suo, l'Eni ha infatti reso noto che "le attività proseguono regolarmente", pur monitorando "con attenzione l'evolversi della situazione".