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Venerdì, 01 Novembre 2024

Putin e l'Ucraina? il vero nemico è l'Islam radicale

La scorsa primavera Tony Blair, che non è certo un novellino della politica internazionale, ha chiesto ai colleghi europei di mettere da parte le «analisi a senso unico» e cancellare ogni differenza quando si tratta di combattere contro l'islam radicale: «La Russia e l'occidente desiderano sconfiggere quell'ideologia con la stessa fermezza», ha detto l'ex premier. Alcuni allora hanno storto il naso. A ben vedere si tratta sempre della stessa combriccola: sono quelli delle porte aperte, del «multikulti», dell'accoglienza senza regole, quelli che disarmerebbero Israele e nel frattempo chiedono di armare i ribelli siriani. A loro, uno come Putin, non può proprio piacere. Cosi :

Da ieri i capi dell'alleanza militare occidentale, la Nato, sono riuniti in Galles per decidere le mosse. Comanda l'America, che oltre a essere l'America, è il Paese che da solo si sobbarca il 75 per cento delle spese militari del carrozzone. Non solo. Noi europei - italiani compresi - siamo in ritardo con i pagamenti delle rate. Come noto, chi paga comanda, chi è moroso deve abbassare la testa. Così Obama sta spingendo per trascinare l'Europa dentro un terribile braccio di ferro con la Russia di Putin: vuole schierare l'esercito della Nato ai confini dell'Ucraina, chiede di inasprire le sanzioni economiche contro lo zar russo. In sintesi: vuole usare noi europei per regolare conti americani che saranno anche veri e legittimi ma che poco ci riguardano.

Per fare tutto questo con il consenso dell'opinione pubblica è partita una gigantesca campagna di disinformazione basata su un falso presupposto. Cioè che Putin è un tiranno malvagio pericoloso per la sicurezza dell'Occidente. Secondo il quotidiano il Giornale: Ora, è vero che Putin non è un sincero democratico, ma le cose non stanno così. Sotto la sua discutibile guida, la Russia e i russi hanno raggiunto livelli di progresso e benessere non immaginabili. E lui è l'unico leader europeo ad aver preso seriamente e di petto la questione islamica, quella sì vera minaccia alle libertà dell'Occidente.

Insomma continua il quotidiano mentre l'Europa affronta una crisi che minaccia persino la crescita della Germania, mentre le sanzioni già imposte alla Russia minacciano le nostre aziende e quelle in arrivo - legate agli avvenimenti sul terreno - rischiano di costringerci a rinunciare persino al gas, Rasmussen ci chiede di combattere una guerra su due fronti. E di pagarcela aumentando le tasse. Una prospettiva irreale non solo per l'Europa, ma persino per un'America chiamata, dal 2012, a rispettare le direttive strategiche che definiscono irrealistica la possibilità di combattere contemporaneamente due conflitti su fronti diversi. Da noi Obama pretende, invece, proprio questo. Ripetendo, come fa da qualche giorno, che «la Nato ha le porte aperte per nuovi membri» il presidente statunitense c'invita esplicitamente ad accogliere l'Ucraina all'interno della Nato. La mossa secondo il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, segnala non solo l' «aumento della retorica anti-russa» ma «dimostra che il partito della guerra a Kiev ha sostenitori esterni, in questo caso gli Stati Uniti».

La schizofrenia, secondo il quotidiano della famiglia Berlusconi o in alternativa il bluff, di un Fogh Rasmussen, segretario generale Nato, che mentre accusa la Russia di attaccare l'Ucraina e snobba il piano di pace di Vladimir Putin da per quasi certo un intervento in Irak contro lo Stato Islamico. «Siamo di fronte a un clima di sicurezza drammaticamente cambiato...all'est, la Russia sta attaccando l'Ucraina» - dice il segretario generale liquidando il piano di pace di Putin come elemento di poco conto rispetto a «quanto accade sul terreno». E aggiungendo che «verrà esaminata seriamente» un'eventuale richiesta di aiuto irachena per combattere lo Stato islamico.

Libereremo la Cecenia e tutto il Caucaso, se Dio lo vuole». questa analisi il perche Putin deve essere alleato e non nemico è valida e rafforza la tesi ..scrive il quotidiano il Giornale : A dire il vero le milizie che combattono al confine fra la Siria e l'Iraq hanno atteso sin troppo prima di inviare questo messaggio: in effetti è Vladimir Putin il loro più grande nemico, è lui l'unico leader sulla scena internazionale che può dire di avere sconfitto gli islamisti e la guerra santa globale. È avvenuto nella parte meridionale della Russia, nelle province maledette che rispondono al nome di Cecenia, Inguscezia, Dagestan, una grande Repubblica indipendente e filo islamica sino alla fine degli anni Novanta. Per quella terra combattevano uomini che ancora oggi ispirano la guerra santa di al Qaida e affini: l'emiro Khattab, avvelenato dai servizi segreti nel 2002; Shamil Basayev, eliminato nel 2006 con un'operazione delle squadre speciali; e Dokka Umarov, l'ultima icona del terrorismo ceceno, morto pochi mesi fa in circostanze che devono ancora essere chiarite.

Secondo il quotidiano : Putin non ha certo usato le buone maniere per mettere fine all'avventura russa del terrorismo islamico, e le organizzazioni umanitarie considerano la sua campagna cecena - quella che ha riportato la legge e la stabilità in tutta la regione - una colossale violazione dei diritti umani. «Vi staneremo, vi daremo la caccia anche nei vostri cessi», ha minacciato Putin nel momento più duro dello scontro.

Indignazione generale, appelli alla pace dai governi europei ben educati al culto delle minoranze, ma probabilmente è quello il modo migliore per farsi capire da gente che ha pianificato l'attacco alla scuola di Beslan (186 bambini ammazzati) e l'assedio del teatro Dubrovka (126 ostaggi morti). Risultato: oggi la Cecenia è pacificata, l'esercito ha abbandonato la regione, i problemi restano e sono grandi, ma chi vuole predicare il jihad è costretto a farlo altrove. Come in Egitto, nelle moschee del Cairo, oppure in Pakistan, nei quartieri sovrappopolati di Karachi. E ancora in Siria, nelle schiere dello Stato islamico che minaccia quotidianamente l'Europa, gli Stati Uniti, e adesso anche la Russia.

Secondo le stime ufficiali sono almeno 500 i «russi» arruolati da Baghdadi: uno, Omar al Shishtani, ceceno cresciuto in Georgia, ha scalato rapidamente le gerarchie del califfato. La lotta di Putin è cominciata ben prima dell'11 Settembre, ma molti ancora pensano che si tratti di una battaglia diversa rispetto a quella che ancora oggi si combatte su fronti diversi.

Pugno di ferro con i terroristi ed estrema tolleranza per i musulmani che vivono nel Caucaso, in Tatarstan e nei grandi centri della Russia. Sono almeno sedici milioni, un gruppo così ampio da spingere il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, a dire: la Russia è anche un paese islamico. Al pari di cristianesimo, ebraismo e buddismo, l'islam è riconosciuto dalla Costituzione russa come religione ufficiale, un consiglio interreligioso collabora a stretto contatto con Putin per mantenere la stabilità non solo sulle terre russe, ma anche fra le sue fedi diverse.

E conclude il Giornale : Negli ultimi anni i russi hanno affrontato gli stessi problemi che oggi riguardano il resto dei cittadini europei: l'economia rallenta, la natalità s'arresta, l'immigrazione rischia di finire fuori controllo. Contro quei problemi Putin ha fornito risposte forti, ha usato toni decisi, ma non ha mai fatto mosse avventate.Intanto :

vertice della Nato ha approvato il nuovo piano di risposta dell'Alleanza (Rap) che include le spearhead, una forza di intervento immediato che avrà cinque basi-deposito nei paesi baltici, Polonia e Romania e che sarà "molto reattiva" e "avrà una presenza continua" nell'est europeo. Lo ha annunciato il segretario Anders Fogh Rasmussen.

L'ok al nuovo piano di risposta "manda un chiaro messaggio: la Nato protegge tutti gli alleati, in ogni momento". Lo dice il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, secondo cui la decisione "manda anche un messaggio ai potenziali aggressori: se anche dovessero solo pensare di attaccare un alleato, sappiano che dovranno affrontare l'intera Alleanza".

Una task force multinazionale per bloccare il flusso di combattenti stranieri che arrivano in Siria e da lì approdano in Iraq: è una delle decisioni prese al summit della Nato, come sottolinea una nota congiunta del segretario di Stato Usa, John Kerry, e del capo del Pentagono, Chuck Hagel. La coalizione internazionale anti-Isis - si legge - dovrà inoltre dare sostegno militare all'Iraq, contrastare le forme di finanziamento dell'Isis, affrontare le crisi umanitarie e delegittimare l'ideologia dell'Isis.

"I combattenti stranieri rappresentano una grave minaccia per gli alleati della Nato", affermano Kerry e Hagel aggiungendo che "lavoreremo di concerto per annullare ogni fonte di entrata per l'Isis, anche sul fronte del commercio dei prodotti petroliferi. E - si legge ancora nella nota - riterremo responsabili tutti coloro che violeranno i divieti internazionali su tale commercio".

La Nato sta agli accordi presi con Mosca e al Memorandum di Budapest, ma la Russia ''ne ha violato i principi in più punti, e dunque l'articolo 5, la disponibilità di essere pronti gli uni per gli altri, ha assunto maggior significato''. Lo ha detto Angela Merkel a Newport, a margine del vertice Nato. ''Abbiamo chiarito che tutti i paesi dell'alleanza godono della protezione - ha continuato Merkel - e deciso tutta una serie di misure, in modo che anche nella prassi possano essere messe in pratica, anche se noi contiamo sul fatto che auspicabilmente, non saranno necessarie''.

Angela Merkel ha poi parlato di una ''speranza'' riposta nella possibilità che si arrivi ad una ''tregua'' tra Ucraina e Russia. La cancelliera ha sottolineato che la Nato va avanti sulla ''doppia strategia'': ''durezza, ma lasciando la porta aperta al dialogo'', ha spiegato.

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