«Le serie violazioni del diritto alla libertà religiosa in generale, e la recente continua discriminazione, con sistematiche aggressioni inflitte ad alcune comunità cristiane in particolare, preoccupano profondamente la Santa Sede e molti governi democratici, le cui popolazioni abbracciano varie religioni e tradizioni culturali». Una chiave di lettura di questa grave situazione denunciata dall’arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU, nel discorso rivolto il 27 maggio al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, verrà discussa nei prossimi giorni, a Roma, nell’ambito della conferenza internazionale, convocata dalla Georgetown University sul tema Cristianesimo e Libertà: Prospettive Storiche e Contemporanee (Pontificia Università Urbaniana, via Urbano VIII, 13-14 dicembre 2013). L’obiettivo di questo importante seminario di studi è duplice, in primo luogo illustrare il contributo decisivo che il Cristianesimo ha sempre dato ed ancor oggi apporta in tutto il mondo alla difesa ed all’espansione delle libertà fondamentali e, in secondo luogo, discutere gli esiti e le prospettive dell’attuale esplosione della persecuzione religiosa nell’ambito delle dinamiche globali di sviluppo politico, economico e sociale.
Il discorso di benvenuto alla conferenza sarà tenuto venerdì 13 dicembre, a partire dalle ore 9.30, da Thomas Farr, ex direttore dell'Ufficio per la libertà religiosa internazionale del Dipartimento di Stato americano, il quale darà la parola al presidente Marcello Pera, il quale illustrerà una relazione dal titolo “Perché dobbiamo dirci cristiani (anche se non lo siamo)”. Seguirà un primo dibattito fra vari studiosi sul tema “I fatti tremendi: cosa sta accadendo ai cristiani nel mondo?”, moderato dalla giornalista americana Kirsten Powers, editorialista del sito web di informazione ed opinioni statunitense Daily Beast e collaboratrice del quotidiano USA Today. Seguirà il secondo dibattito, di taglio prettamente storico, intitolato I primi mille anni: i contatti iniziali del cristianesimo con le idee di libertà (come perseguitato e come persecutore), il cui moderatore è Timothy Samuel Shah, autore di un recente ed accreditato saggio di geopolitica (scritto insieme a Alfred Stepan e Monica Duffy Toft), nel quale documenta la crescente rilevanza delle religioni nell’ambito delle attuali dinamiche socio-politiche internazionali (cfr. Rethinking Religion and World Affairs, Oxford University Press Inc, New York 2012).
Anche la sessione pomeridiana del primo giorno della conferenza (ore 15:00-16:15) sarà aperta da un dibattito a più voci, guidato da William Inboden, ex direttore del settore pianificazione strategica del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, il quale introdurrà la discussione sul tema: La visione cristiana della dignità, della schiavitù, del proselitismo e della democrazia.
Dopo il quarto ed ultimo dibattito della giornata (16:30-17:45), dedicato all’inasprirsi della persecuzione dei cristiani nell’ultimo decennio (l’evocativo titolo è La libertà religiosa nella fossa dei leoni?), il filosofo francese Rémi Brague, professore emerito di Filosofia medievale e araba presso l'Università Paris 1, terrà una ulteriore relazione magistrale dal titolo: “Dio e la libertà: radici bibliche dell’idea occidentale di libertà”.
Il secondo giorno di lavoro si aprirà sabato 14 dicembre, alle 9:30, con un approfondimento sul ruolo della donna nell’ambito delle dinamiche di sviluppo sociale globale (Tra i cristiani più vulnerabili: responsabilizzare le donne e i poveri nelle società in via di sviluppo). Seguiranno poi varie discussioni tematiche dedicate alla situazione della tutela e delle sfide attuali che stanon minacciando la libertà religiosa nei vari e singoli contesti regionali. In primo luogo ci si occuperà del continente asiatico, con il primo tavolo di discussione dedicato al tema Cristianesimo e libertà in Asia. Nel primo pomeriggio si passerà quindi alla situazione della c.d. “Magna Europa”, cioè di quell’Occidente di tradizione cristiana nato dall’espansione degli europei nel mondo (la definizione è analoga a quella della Magna Grecia, la cui civilizzazione è arrivata anche nella “Grecia di fuori”), con la tavola rotonda su L’Europa o l'America esisterebbero senza il cristianesimo? Relatori, fra gli altri, saranno due personalità del mondo anglosassone poco conosciute in Italia ma molto interessanti e per la prima volta convocate su tali temi nel nostro Paese come John Witte jr. e Matthew J. Franck. Il primo è uno studioso canadese specializzato in storia del diritto e della libertà religiosa, che negli ultimi anni ha pubblicato numerosi scritti su questi temi negli Stati Uniti, tra i quali From Sacrament to Contract: Marriage, Religion, and Law in the Western Tradition, del 1997 e Religion and the American Constitutional Experiment, del 2000. Di Witte è stato quest’anno tradotto nel nostro Paese il saggio Diritto e protestantesimo. La dottrina giuridica della Riforma luterana (con una Introduzione all’edizione italiana di Brian Edwin Ferme, Liberilibri, Macerata 2013), prima monografia scientifica dedicata a tale tematica. Il prof. Franck, invece, è acuto critico del sistema giudiziario nord-americano e, soprattutto, delle sue recenti tendenze "giacobine" e laiciste (si vedano i suoi due più noti studi Against the Imperial Judiciary: The Supreme Court vs. the Sovereignty of the People, pubblicato dalla University Press of Kansas nel 1996 e Sober as a Judge: The Supreme Court and Republican Liberty, edito da Lexington Books nel 1999). Il politologo statunitense, attualmente direttore del Center on Religion and the Constitution, alle ultime elezioni presidenziali è stato chiamato a collaborare nello staff del candidato repubblicano Mitt Romney, accentuandone l’indirizzo in senso pro-vita e pro-famiglia.
Franck sarà anche il moderatore dell’ultimo dibattito della conferenza su Cristianesimo e Libertà, che si terrà il 14 dicembre alle ore 16.30, sul tema: Una conversazione sul cristianesimo e la libertà nel futuro dell'Occidente. L’intensa due-giorni si concluderà con la relazione finale tenuta da Mons. Louis Sako Raphaël, patriarca caldeo dell'Iraq, intitolata “Questioni di cristianesimo: cosa perderebbero le società Medio Orientali se i cristiani andassero via”. Per il programma dettagliato dell’evento si consulti il sito: http://berkleycenter.georgetown.edu.