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Venerdì, 01 Novembre 2024

Libero Domenico Quirico

Domenico Quirico, 62 anni, inviato di guerra del quotidiano La Stampa, e' da molto tempo in prima linea nei paesi del Nord Africa e della Primavera araba, di cui e' un grosso conoscitore e a cui nel 2011 ha dedicato un libro: "Primavera araba". Nell'agosto 2011 nel tentativo di arrivare a Tripoli, durante la rivolta anti-Gheddafi in Libia, fu rapito insieme con due colleghi del Corriere della Sera e uno di Avvenire. Durante il sequestro fu ucciso il loro autista, i reporter sono stati liberati solo due giorni dopo. Quirico ha seguito tutte le vicende africane degli ultimi vent'anni, dal Ruanda al Congo, alla Somalia. Negli ultimi anni si e' dedicato alla guerra in Mali, e' stato in Somalia e ora era la quarta volta che si trovava in Siria. E' "uno di quei giornalisti - si legge sul sito del suo giornale - per cui ha ancora senso consumare le scarpe per andare alla ricerca non solo di una notizia, ma di qualcosa da raccontare ai lettori di oggi e alle generazioni future, con una promessa: parlare solo di cio' che conosce e ha visto con i propri occhi". Sposato con Giulietta, ha due figlie, Eleonora e Metella. Tra le altre pubblicazioni di Quirico 'Squadrone bianco. Storia delle truppe coloniali italiane', 'Generali. Controstoria dei vertici militari che fecero e disfecero l'Italia', 'Naja. Storia del servizio di leva in Italia.

E' atterrato poco prima di mezzanotte e 30 all'aeroporto di Ciampino l'aereo con a bordo il giornalista Domenico Quirico e lo studioso belga Pier Piccinin, rapito insieme a lui 5 mesi fa in Siria. L'inviato della Stampa sara' ascoltato oggi in Procura a Roma, prima di raggiungere la sua famiglia a Govone in provincia di Cuneo. Domenico Quirico , in buone condizioni anche se stanco, e' sceso dall'aereo ed ha abbracciato il ministro degli Esteri Emma Bonino, che lo attendeva ai piedi della scaletta dell'aereo. Quirico indossava un giubbotto grigio chiaro. Il giornalista ha detto di 'non essere stato trattato bene' e di 'avere avuto paura', in una breve dichiarazione ai colleghi. Alla domanda di come fosse stato trattato durante la prigionia, Quirico ha abbozzato un sorriso ironico e ha detto ''non bene''. L'inviato ha poi ammesso di 'aver avuto paura' e di essere vissuto per cinque mesi ''come su Marte''. Le sue condizioni di salute e psicologiche appaiono comunque ottime. Quirico trascorrera' la notte a Roma. Domani sara' interrogato dagli inquirenti e raggiunto nella capitale dalle figlie e dalla moglie. 'Ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana, ma può essere che questa rivoluzione mi abbia tradito. Non è più la rivoluzione laica di Aleppo, è diventata un'altra cosa', ha concluso.

''E' un dovere morale dirlo. Non è il governo di Bashar al-Assad ad avere utilizzato il gas sarin o un altro gas nella periferia di Damasco''. Così Pierre Piccinin alla radio RTL-TVi, dicendo di avere sorpreso una conversazione tra ribelli in proposito insieme a Domenico Quirico.

Piccinin e Quirico ne sono ''certi'' perchè lo hanno sentito in ''una conversazione che abbiamo sorpreso'' tra ribelli, ha affermato l'insegnante belga. Piccinin aggiunge che ammetterlo ''mi costa perchè da maggio 2012 sostengo con decisione l'esercito libero siriano nella sua giusta lotta per la democrazia''. ''Per il momento'', però, ''per una questione di etica Domenico ed io siamo determinati a non fare uscire (i dettagli di) questa informazione'', ha affermato Piccinin facendo riferimento all'interrogatorio di Quirico in programma oggi e al suo quotidiano. ''Quando la 'Stampa' riterrà che è venuto il momento di dare dettagli su questa informazione, lo farò anch'o in Belgio'', ha spiegato l'insegnante belga. Piccinin racconta quindi che, quando lo scorso 30 agosto lui e il giornalista de 'La Stampa' hanno sentito dell'intenzione degli Usa di agire in seguito all'uso, attribuito al regime, delle armi chimiche ''avevamo la testa in fiamme'', perché ''eravamo prigionieri laggiù, bloccati con questa informazione e per noi era impossibile darla''.

Domenico Quirico e Pierre Piccinin hanno cercato di scappare due volte durante la loro prigionia in Siria. Lo ha raccontato l'insegnate belga in un'intervista alla radio Bel RTL. Una di queste, dopo due giorni di fuga, sono stati ricatturati e puniti ''in maniera molto pesante'' per il gesto.

Con Quirico ''abbiamo cercato di scappare due volte. Una volta, abbiamo approfittato del momento della preghiera e ci siamo impadroniti di due kalashnikov'', ha raccontato Piccinin. ''Per due giorni abbiamo attraversato la campagna prima di ricadere nelle mani dei rapitori e poi di farci punire molto seriamente per questo tentativo d'evasione''.

Domenico Quirico ''ha subito due false esecuzioni con una pistola'' ha rivelato l'insegnante belga Pierre Piccinin, il suo compagno di prigionia, alla radio Bel RTL. Il giornalista de 'La Stampa' e l'insegnante belga, ha raccontato quest'ultimo, hanno subito ''violenze fisiche molto dure''. Ora ''fisicamente va bene, nonostante le orribili torture che abbiamo subito, Domenico ed io'', ha detto alla radio Piccinin, nonostante ''umiliazioni, vessazioni, false esecuzioni. Domenico ha subito due false esecuzioni con una pistola''.

Il giornalista Domenico Quirico ha detto di 'non essere stato trattato bene' e di 'avere avuto paura', in una breve dichiarazione ai colleghi, dopo essere atterrato all'aeroporto di Ciampino.

L'inviato della Stampa, Domenico Quirico, liberato ieri dopo 5 mesi in Siria verrà ascoltato nelle prossime ore in procura a Roma. In relazione alla sua vicenda, nell'aprile scorso, i Pm di Piazzale Clodio avevano aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di sequestro di persona.

Abbiamo sentito papà questa mattina, ma quando lo vedremo sarà tutta un'altra cosa". E' grande l'attesa di Eleonora e Metella Quirico. Le due figlie del giornalista della Stampa rapito in Siria e liberato ieri, dopo 5 mesi, sono rimaste a Govone, nella loro casa in provincia di Cuneo. "Quando arriva non lo sappiamo ancora - si limitano ad aggiungere - ma ora l'importante è che sia tornato...".

L'Italia non concederà le sue basi militari ad un intervento americano in Siria privo di un mandato Onu. Lo ha detto il premier Enrico Letta in una intervista alla Bbc a margine del forum Ambrosetti di Cernobbio. A una domanda sull'eventuale uso delle basi italiane, come durante l'attacco alla Libia, Letta ha risposto "è assolutamente chiaro che senza una autorizzazione delle Nazioni Unite, la nostra partecipazione attiva sarà impossibile".

''Assad potrebbe evitare un attacco consegnando le sue armi chimiche alla comunita' internazionale entro la settimana prossima'', lo ha detto il segretario di Stato Usa John Kerry, aggiungendo tuttavia che il presidente siriano ''non sembra sul punto di farlo''.

Se ci sarà un attacco contro la Siria, aspettatevi risposte a tutto campo, perchè ''non siamo l'unico attore nella regione'' ha detto il presidente siriano Bashar al Assad alla Cbs.

Come si legge sul sito di CbsNews, Assad, riferendosi ai suoi alleati iraniani e agli Hezbollah, ha detto che gli Usa ed i suoi alleati devono ''aspettarsi qualsiasi azione'' di risposta. All'anchor Charlie Rose, il presidente siriano spiega che ''dovete aspettavi qualsiasi cosa. Non necessariamente da parte del governo. ''Avete diverse parti, fazioni diverse, ci sono ideologie diverse - ha chiosato Assad -. Avete di tutto nella regione in questo momento''.

Sempre piu' uomini politici, uomini di Stato, condividono la nostra opinione secondo cui uno scenario di forza portera' ad una esplosione di terrorismo in Siria e nei Paesi vicini, e a un forte flusso di rifugiati'': lo ha detto il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov incontrando oggi a Mosca il collega siriano.

La Russia vuole agire ''in coordinamento'' con l'Iran sulla crisi siriana ''per evitare una situazione catastrofica nella regione'': lo ha detto il viceministro degli esteri russo Mikhail Bogdanov incontrando il suo collega iraniano a Mosca. Bogdanov ha annunciato che il presidente Vladimir Putin e quello iraniano, Hassan Rohani, si incontreranno a breve.

"So molto bene che l'Italia ha un chiaro quadro legale per partecipare a queste iniziative - ha aggiunto Letta -. Noi abbiamo bisogno di una autorizzazione delle Nazioni Unite. Siamo in Afghanistan e in Libano con l'Onu".

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