“ Un episodio che, come raccontano le cronache dell’epoca, si era già verificato nel corso dell’ultima notte bianca, svoltasi nel mese di novembre dell’anno scorso al Vomero e che è ripetuto stamani, poco dopo le 13:30 in via Luca Giordano nei pressi dell’incrocio di via Scarlatti. Un gruppo, formato da alcuni teppisti, presumibilmente minorenni, che, pare non sia nuovo a questo genere di aggressioni, si è avvicinato a un ragazzo che passeggiava, forse a quell’ora tornando a casa dopo essere uscito da scuola, e lo ha schiaffeggiato, colpendolo all’improvviso, senza alcuna apparente ragione, con una violenza tale da procurargli la fuoruscita del sangue dal naso “. A denunciare il grave episodio è Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori che, dopo aver avuto la segnalazione da alcuni passanti, ha anche allertato una volante della polizia che si trovava nei pressi, la quale si è messa prontamente alla ricerca degli aggressori.
“ Ricordo – afferma Capodanno - che un altro analogo episodio, riportato sempre dalle cronache, si verificò a Napoli intorno alla metà del mese di dicembre dell’anno scorso, e vide quale vittima designata una donna che, passeggiando nei pressi di Port’Alba, si ritrovò all’improvviso a terra, colpita da un pugno sferratole di sorpresa. A seguito delle lesioni riportate, la malcapitata fu costretta a ricorrere alle cure dei sanitari “.
“ La differenza, di non poco conto – precisa Capodanno –, è che quell’episodio, come l’altro avvenuto nel corso della notte bianca, si verificò intorno alla mezzanotte mentre quello di stamani si è verificato in pieno giorno, in una strada sempre affollata di gente come via Luca Giordano. La qual cosa fa anche comprendere a quale arroganza sono arrivati oramai queste bande di teppisti che, evidentemente, pensano di farla franca e di poter impunemente aggredire i passanti, specialmente ragazzi indifesi “.
“ Vi è anche da dire - continua Capodanno - che, purtroppo, nell’orario dalle 13:30 fino alle 16:00, vale a dire nel periodo nel quale la maggior parte degli esercizi commerciali abbassa le saracinesche per la pausa pranzo il Vomero appare scarsamente presidiato e dunque sembra più facile ai teppisti e ai delinquenti agire indisturbati “.
“ E’ auspicabile – conclude Capodanno che, anche alla luce di quest’ultimo grave episodio, che pare sia determinato da una pessima moda, inventata negli Stati Uniti, denominata “Knockout Game”, la quale malauguratamente si sta diffondendo, da un poco di tempo a questa parte, anche nelle principali città italiane, Napoli compresa, vengano intensificate le azioni di controllo, anche avvalendosi dei sistemi di videosorveglianza, rafforzando la presenza delle forze dell’ordine in tutte le ore della giornata “.
“ Piazza Vanvitelli da emblema del quartiere del Vomero che molti ricordano ancora come il “quartiere dei broccoli”, per l’antica presenza di molte aree a verde, destinate alla coltivazione di questo ortaggio, a simbolo del degrado e dell’abbandono che attualmente affligge la popolosa area collinare – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. A testimonianza i marciapiedi pieni di buche e avvallamenti, occupati peraltro, in buona parte, dalle strutture fisse installate dai numerosi esercizi pubblici sorti come funghi di recente. Una piazza sempre piena di autovetture in sosta vietata, anche nei pressi dell’ascensore per i diversamente abili che consente l’acceso al metrò collinare, “assediato” da auto e ciclomotori “.
“ A questo stato di cose, già di per sé inaccettabile – afferma Capodanno -, bisogna aggiungere lo storico orologio che, dalla fine dell’anno scorso, è fermo, senza che sia stato ancora riattivato, e una panchina in ferro, posta nei pressi della fermata dell’ANM, da mesi rotta, al punto che i ferri, oramai arrugginiti, giacciano per terra, potendo così costituire un potenziale pericolo, con un transennamento, del tutto insufficiente e precario, realizzato con qualche striscia di nastro bicolore “.
“ Panchina – puntualizza Capodanno - per la quale si è chiesto a più riprese il ripristino o la sostituzione ma che potrebbe rischiare di fare la fine di altre tre panchine, da tempo sparite dalla limitrofa isola pedonale di via Scarlatti, senza che sia mai stata chiarita la ragione della loro scomparsa e i motivi per i quali non sono state più ripristinate “.
Sul palese degrado che oramai da tempo affligge il popoloso quartiere collinare Capodanno richiama ancora una volta l’attenzione degli uffici competenti dell’amministrazione comunale, chiedendo interventi urgenti e non più procrastinabili, proprio a partire dalla centralissima piazza Vanvitelli.
“ A oltre 16 anni dalla nascita, dal momento che vide la luce nel lontano 1999, l’isola pedonale di via Scarlatti necessità d’oramai improcrastinabili interventi di restyling – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Gli oltre tre lustri da quando fu realizzata li dimostra tutti, anche per la mancanza, specialmente negli ultimi tempi, d’idonea quanto costante manutenzione “.
“ In verità di “pedonale” quest’isola ha davvero poco – prosegue Capodanno -. Numerosi i mezzi autorizzati a circolare a tutte le ore, in uno ai mezzi di carico e scarico e alle tante autovetture per diversamente abili, che peraltro possono non solo circolare ma anche parcheggiare. A risentirne è anche il basolato con il quale sono stati realizzate alcune decorazioni, visto che non è stato previsto un apposito percorso per i mezzi autorizzati, così come avviene in altre città, per le zone destinate a isole pedonali “.
“ Sempre per le note carenze, alle rotture e ai guasti procurati sulla pavimentazione, si è rimediato sovente con l’oramai standardizzata colata di bitume – continua Capodanno – con risultati davvero orripilanti pure dal punto di vista estetico “.
“ Tante in questo momento le buche presenti – sottolinea Capodanno – dovute allo scalzamento dei cubetti di porfido che, tra l’altro, hanno perso la sigillatura tra di loro, realizzata molto tempo addietro con malta di cemento. Di conseguenza basta che ne salti uno perché vengano poi portati via anche i limitrofi in una catena senza fine “.
“ Non va meglio per l’arredo urbano – puntualizza Capodanno – visto che in questi anni sono tra l’altro sparite diverse panchine mai più ripristinate. Tanti invece gli ombrelloni, i tavolini e le sedie dei numerosi dehors e gazebo che affollano l’isola, senza un progetto unitario che cerchi quantomeno di armonizzarli all’importanza della storica strada vomerese “.
Sulla situazione di degrado dell’isola pedonale di via Scarlatti, Capodanno richiama, ancora una volta, l’attenzione dell’amministrazione comunale partenopea per gli immediati e non più differibili provvedimenti del caso.
“ Napoli è l’unica grande metropoli d’Italia dove i saldi partono il 2 gennaio, un provvedimento assurdo che penalizza sia i commercianti sia gli acquirenti – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. In altre grandi città, come Firenze, Torino, Venezia, Milano e Roma la stagione dei saldi parte dal 5 gennaio prossimo. Un’Italia spaccata in due anche in questa occasione dal momento che non si è trovata una data unica per far partire il provvedimento. Peraltro, girando per le strade, si osservava, già nei giorni scorsi, che in molte vetrine venivano esposti prezzi scontati “.
“ Nel corso dell’ultimo quarto di secolo – puntualizza Capodanno -, i saldi hanno subito una vera e propria rivoluzione. Se negli anni Ottanta rappresentavano per i clienti ed i negozianti la fine di una stagione commerciale, estiva o invernale che fosse, oggi questa situazione è cambiata, corrispondendo il concetto di saldi, per le famiglie italiane, ad acquisti a basso prezzo da effettuare, possibilmente, in ogni momento dell’anno “.
“ Il low cost – prosegue Capodanno -, acuito dalla crisi economica che ha investito negli ultimi anni il Paese, si è di fatto trasformato in uno stile di consumo da estendere a tutti i beni e alla bisogna. In questo contesto ci domandiamo che senso abbia, ai nostri giorni, una stagione di saldi, secondo un calendario che ogni anno si ripete sempre uguale e che, però, si differenzia da città a città, mentre sarebbe molto più logico partire da una data unica per l’intero territorio nazionale. Laddove però sono sempre meno coloro che si attengono alle date indicate nei vari calendari. Situazioni, nel complesso, che inducono gli acquirenti ad essere cauti, alimentando un clima d’incertezza che di certo non favorisce il terziario commerciale “.
“ Meglio sarebbe, a questo punto – propone Capodanno -, liberalizzare la stagione dei saldi, nella direzione di consentire ad ogni commerciante l’opportunità di offrire sconti alla propria clientela quando lo ritiene possibile e opportuno, il che potrebbe avvenire, per esemplificare, anche in occasione di particolari offerte da parte delle ditte fornitrici “.
«Nessun tema più della Misericordia sembra identificare il pontificato del nostro Papa. E nessun tema, si può aggiungere, lega in maniera più significativa questo Giubileo alla realtà del Santuario di Pompei, casa di Maria e casa di misericordia, monumento vivo di una pietà nutrita dalla fede e costruita con i mattoni di una carità operosa».È l’inizio del messaggio che l’Arcivescovo, mons. Tommaso Caputo,indirizza alla comunità pompeiana in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco.
Il documento sottolinea come la città mariana abbia, nella sua storia, «un grande filo conduttore: la misericordia». Intorno alla città di Maria, infatti, come sottolineail Pastore della Chiesa pompeiana, «ogni testimonianza ha la garanzia di un nome e di un volto: il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario, dal quale tutto ha preso avvio».
Il messaggio è anche un invito al perdono, alla vera misericordia tra fratelli. «Il perdono – scrive mons. Caputo – è l’espressione di un coraggio estremo, è amore vero, il più autentico, perché il più disinteressato». E, ancora una volta, indica nella Vergine Maria l’esempio da seguire: «A Pompei, più che altrove, c’è una guida sicura per indirizzarci verso questo cammino di conversione. La guida è Maria, Colei che col Rosario ci offre la catena dolce che ci rannoda a Dio e ci fa fratelli. È Lei, nostra madre dolcissima, Madre di Misericordia, ad attendere tutti noi al varco verso la Porta Santa».
Il Giubileo, ormai alle porte, aPompeiavrà inizio il 13 dicembre, quando mons. Caputo aprirà la Porta della Misericordia della Basilica mariana. L’appuntamentoè alle 16.00 al Centro Educativo “Bartolo Longo” da dove, in processione, si raggiungerà il Santuario. Dopo l’apertura della Porta, sarà celebrata la santa Messa, presieduta da mons. Caputo.
dell’Arcivescovo – Prelato e Delegato Pontificio Mons. Tommaso Caputo
in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia
Carissimi fratelli e sorelle,
Oggi, 8 dicembre, nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, il Santo Padre Francesco apre la Porta Santa della Basilica di San Pietro. È l’inizio solenne del Giubileo straordinario della Misericordia. Mentre sentiamo tutta l’emozione per questo evento di grazia, cresce anche la convinzione di trovarci ad uno snodo importante del ministero petrino di Papa Francesco. Potremmo dire che il Pontefice stesso ci ha condotto per mano, giorno per giorno, davanti alle porte sante che si aprono, in tutto il mondo, al passaggio della misericordia.
Nel segno della misericordia, infatti, Papa Bergoglio, dai primissimi momenti della sua elezione, ha orientato tutto il suo servizio alla Chiesa e al mondo. L’adempimento delle sette opere di misericordia può essere considerato come la prassi pastorale della Chiesa guidata da Papa Francesco.
L’obiettivo indicato nella Bolla di indizione Misericordiae vultus: «riscoprire e rendere feconda la misericordia di Dio», rappresenta, in realtà, l’elemento di congiunzione con un evento non solo straordinario nella sua definizione ufficiale, ma anche inedito nella sua realizzazione, visto il tema del Giubileo: la misericordia. Nessun tema più della misericordia sembra identificare il pontificato del nostro Papa. E nessun tema, si può aggiungere, lega in maniera più significativa questo Giubileo alla realtà del Santuario di Pompei, casa di Maria e casa di misericordia, monumento vivo di una pietà nutrita dalla fede e costruita con i mattoni di una carità operosa.
nel segno della tenerezza materna di maria
Pompei è una storia a sé nel campo della misericordia. Intorno alla città di Maria, ogni testimonianza ha la garanzia di un nome e di un volto: il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario dal quale tutto ha preso avvio. Un uomo, convertito alla fede dopo esperienze di segno opposto, un edificio sacro come prima pietra di un tessuto urbano tutto da inventare per cancellare, il più possibile, le tracce del degrado estremo di una Valle alla quale veniva negata perfino la dignità di una identità civica.
Nell’atto di nascita della Nuova Pompei, Bartolo Longo e il Santuario della Beata Vergine del Rosario sono il nome e l’opera prima di una storia che ha un grande filo conduttore: la misericordia, in tutte le declinazioni che da essa si diramano dall’albero maestro dell’amore per Dio e per il prossimo.
Anche in questo senso Pompei è patria di molti privilegi, dal momento che continua a sperimentare la tenerezza dell’amore materno di Maria, dal quale in questa città tutto trae origine. È stata questa la prima grande opera di Bartolo Longo: affidarsi a Maria, mettere tutto nelle sue mani, chiedere la sua intercessione perché la carità e le sue opere avessero, a Pompei, il segno della Misericordia di Dio.
carità e misericordia: profezia di nuove frontiere di solidarietà
In un breve passaggio, tratto dai suoi scritti, il Beato spiega tutto il senso della Nuova Pompei: «A Valle di Pompei la Vergine col suo Rosario restaura il concetto puro, luminoso, possente della carità. Le opere di beneficenza educatrice che circondano il Santuario, non ne sono un’aggiunta accidentale, ma ne sono invece una naturale espansione; sono i sentimenti dettati dal Rosario di Maria che diventano bellezza d’arte, maestà di monumento, e più ancora forza soccorritrice di salvezza sociale» (RNP 28-1911 pagg. 13-14).
Solo il linguaggio è d’altri tempi. La Pompei dei nostri giorni si ritrova tutta intera nelle parole di Bartolo Longo, come una profezia sempre in corso d’opera e costantemente soggetta a verifica. Senza carità la Nuova Pompei non sarebbe neppure nata, e senza misericordia non avrebbe fatto nessun passo avanti, lasciando solo alla città antica, con il monumentale complesso degli scavi, l’evocazione di un nome che, accanto a quella artistica e archeologica, tramanda ora una storia di straordinaria carità.
Il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, per Pompei e le sue opere ha un significato tutto speciale. È allo stesso tempo un richiamo alle radici e un invito forte a guardare avanti, spingendosi con coraggio sulle nuove frontiere della solidarietà, laddove il richiamo alla misericordia è più vivo che mai. Per Papa Francesco la misericordia è l’urgenza dei tempi.
Come risposta all’urgenza dei tempi, in una certa misura, è nata anche la Nuova Pompei. Erano intollerabili per ogni uomo di fede le condizioni di vita in quella landa desolata, dove la povertà era in realtà miseria e l’unica legge in vigore era quella del più forte. Un degrado sociale nel quale si perdeva ogni forma di dignità umana e di fronte al quale non era immaginabile pensare solo a una forma di bonifica territoriale.
per una comunità viva dove la misericordia genera via e opere
Ai mattoni per costruire case, alle opere in grado di tracciare le linee di una città nuova, occorreva il soffio di una comunità viva, così come al ripristino delle condizioni di giustizia si rendeva necessario l’apporto di uno spirito di misericordia. In ogni momento decisivo della storia dei popoli e delle persone, la misericordia riesce a farsi presente come elemento e risorsa essenziale dell’umanità.
Come sono diverse le condizioni della Pompei attuale da quell’antica Valle percorsa da briganti e segnata da una realtà ai limiti dell’invivibile! Ma come è, invece, ancora oggi necessario quel soffio di umanità che si chiama misericordia e che è molto di più di un semplice atteggiamento improntato alla benevolenza.
La misericordia scuote e non anestetizza gli animi. Si può pensare a Pompei e alla sua storia come a una scossa di misericordia sempre all’opera. Una scossa che trasforma, rinnova, dà senso e sostanza a ogni cambiamento, aiuta a guardare avanti. La misericordia non viene da nessun progetto ben riuscito; si specchia invece nelle opere, ma solo quando ciò che viene realizzato porta e trasmette fedelmente il suo marchio. È alla sua luce che possiamo verificare l’impiantodella nostra comunità, la sua saldezza, la sua trasparenza, la sua capacità di costruire il bene comune.
il perdono: via di fraternità e di amore misericordioso
Una sola famiglia di popoli e di persone: ecco il grande progetto di Dio sull’umanità. Una fraternità più forte delle inevitabili divisioni, tensioni, rancori che si insinuano con tanta facilità per incomprensioni e sbagli. Spesso le famiglie si sfasciano perché non ci si sa perdonare. Ruggini antiche alimentano la divisione tra parenti, tra gruppi sociali, tra popoli. A volte c’è addirittura chi insegna a non dimenticare i torti subiti, a coltivare sentimenti di vendetta. Ed un rancore sordo avvelena l’anima e corrode il cuore.
Qualcuno pensa che il perdono sia una debolezza. È invece l’espressione di un coraggio estremo, è amore vero, il più autentico perché il più disinteressato. «Se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?» - dice Gesù - questo lo sanno fare tutti: «Voi amate i vostri nemici» (cf Mt 5,42-47). A noi viene chiesto di avere, imparando da Lui, un amore di padre, un amore di madre, un amore di misericordia nei confronti di quanti incontriamo nella nostra giornata, specialmente di chi sbaglia.
Il Nuovo Testamento chiede ancora: «Perdonatevi scambievolmente» (cf Col 3,13). L’amore reciproco domanda quasi un patto fra noi: essere sempre pronti a perdonarci l’un altro. Solo così potremo contribuire a creare la fraternità universale. Queste parole non soltanto ci invitano a perdonare, ma ci ricordano che il perdono è la condizione necessaria perché anche noi possiamo essere perdonati. Dio ci ascolta e ci perdona nella misura in cui sappiamo perdonare. Gesù stesso ci ammonisce: «Con la misura con la quale misurate sarete misurati» (Mt 7,2). «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). Se infatti il cuore è indurito dall’odio non è neppure capace di riconoscere e di accogliere l’amore misericordioso di Dio.
con maria testimoni di misericordia
Come vivere allora questo Anno della Misericordia? Certamente perdonando subito, se ci fosse qualcuno con cui non ci siamo ancora riconciliati. Ma questo non basta. Occorrerà frugare nelle pieghe più remote del nostro cuore ed eliminare anche la semplice indifferenza, la mancanza di benevolenza, ogni atteggiamento di superiorità, di trascuratezza verso chiunque ci sta o ci passa accanto, in famiglia, a scuola, al lavoro, in un negozio, sorvolando su qualcosa che non va nel loro modo di fare, pronti a non giudicare, a dar loro fiducia, a sperare sempre, a credere sempre.
Allora anche noi, quando innalzeremo la preghiera al Padre, quando, soprattutto, gli chiederemo, sinceramente pentiti, perdono per i nostri peccati nel Sacramento della Riconciliazione, vedremo esaudire la nostra richiesta e potremo dire con piena fiducia: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12; Sir 28,2).
A Pompei più che altrove c’è una guida sicura per indirizzarci verso questo cammino di conversione. La guida è Maria, colei che col Rosario ci offre la catena dolce che ci annoda a Dio e ci fa fratelli. È Lei, nostra madre dolcissima, Madre di Misericordia, ad attendere tutti noi al varco verso la Porta Santa.
Affidiamoci a Lei come figli tra le braccia della Madre, e imploriamo, con le parole della Supplica: «Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia!».
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