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Venerdì, 01 Novembre 2024

Il voto in 1.004 Comuni, con oltre nove milioni di italiani, riconsegna - dunque - un quadro politico soprattutto bipolare con i candidati di centrosinistra e quelli di centrodestra che si sfideranno ai ballottaggi tra due settimane.

E' stata del 60,07% l'affluenza alle urne rilevata alle 23: nelle precedenti omologhe la percentuale dei votanti si era attestata al 66,85%.

Il flop M5S è reso ancora più amaro dal risultato, abbastanza scontato, di Parma, dove il sindaco uscente Federico Pizzarotti, espulso dal Movimento di Grillo, è in vantaggio con il suo 'Effetto Parma' e se la vedrà al secondo turno con Paolo Scarpa del centrosinistra. "Grazie ai parmigiani - ha scritto su Fb il sindaco uscente - che hanno creduto in un progetto nuovo, civico e libero.

Arrivare al ballottaggio da soli è un risultato storico, che dimostra la forza del nostro gruppo, unito da valori e non dagli interessi".

Quando si tornerà a votare "faremo di tutto per una coalizione più compatta possibile", dice il leader della Lega Matteo Salvini che fa un appello a Berlusconi perché il "maggioritario aiuta la coalizione".

"Se Berlusconi vuole l'unità del centrodestra, dovrebbe scegliere il maggioritario", dice. Il leader della Lega attacca poi Renzi. "Non capisco perché il Pd esulti della presunta disfatta dei Cinque stelle.

Per me sono andati meglio di loro. Se c'è uno sconfitto è Renzi che ha dovuto mascherarsi dietro liste civiche. Noi e i 5 stelle ci mettiamo la faccia": così il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha commentato il risultato elettorale sottolineando la "mazzata" del Pd a Genova e a La Spezia dove i pentastellati hanno anche sfiorato il 20%". "Renzi - ha aggiunto - fa il contento per mettere a tacere i vari Bersani e D'Alema".

La spinta è dunque quella al bipolarismo e i partiti devono fare i conti con il fatto che le coalizioni da questo test elettorale risuiltano vinventi. Intanto Matteo Renzi parla di "dati buoni", ma sceglie per il post-comunali una visita a sorpresa ad Amatrice. "Buoni i dati delle amministrative, adesso avanti per i ballottaggi. In bocca al lupo ai sindaci già eletti. Il giorno dopo delle elezioni solitamente si fanno tante analisi, chiacchiere e discussioni, come è persino naturale. Noi oggi abbiamo fatto una scelta diversa. Con il presidente del Lazio Nicola Zingaretti abbiamo preso una macchina e siamo saliti a Accumoli e Amatrice per fare il punto sui cantieri.

Senza dirlo ai giornali, senza dirlo a nessuno", scrive su fb il giorno dopo le comunali.

Dai risultati delle elezioni amministrative, il quadro che emerge è che sono state comunali amare per M5S. Il Movimento Cinque Stelle è fuori dai ballottaggi in tutte le grandi città, a partire da Genova, patria di Beppe Grillo diventata terreno di una faida interna. Ma Beppe Grillo, su Facebook, rivendica la presenza capillare del Movimento e una crescita che - sottolinea - "è lenta ma c'è'. "Il M5S è stata la forza politica più presente a questa tornata elettorale.

Gli altri partiti si sono camuffati, soprattutto il Pd che si è presentato in circa metà dei comuni rispetto al MoVimento. "I risultati sono indice di una crescita lenta, ma inesorabile". "Adesso

- dice - il primo obbiettivo è dare il massimo supporto ai nostri candidati al ballottaggio. A luglio avremo il candidato presidente della regione siciliana, a settembre avremo il candidato premier. Dopo ci saranno le politiche e l'obiettivo è andare al governo. Successi e fallimenti fanno parte della nostra storia. L'importante è non mollare mai". "Tutti gongolano - dice Grillo - esponendo raffinate analisi sulla morte del M5S, sul ritorno del bipolarismo, sulla fine dei Grillini. L'hanno detto dopo politiche, europee, regionali e referendum. Fate pure anche ora".

L'unico che ottiene un'immediata riconferma al primo turno è il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. M5S, dopo l'exploit lo scorso anno a Roma e a Torino, sarebbe fuori dai quattro capoluoghi di Regione: a Genova, dove al secondo turno vanno il candidato di centrosinistra Gianni Crivello, e del centrodestra, Marco Bucci. A L'Aquila, governata fino ad oggi dal dem Massimo Cialente, è in vantaggio il candidato sindaco Americo Di Benedetto (centrosinistra) mentre a Catanzaro Sergio Abramo (centrodestra) se la vedrà al ballottaggio con Nicola Fiorita (Civica).

Il Pd nel capoluogo calabrese sarebbe fuori dai ballottaggi segnalando, secondo Roberto Speranza di Mdp, un dato politico: "In tre su quattro capoluoghi di Regione, dove c'è un'alleanza classica di centrosinistra - sostiene l'ex esponente Pd - il candidato del centrosinistra va avanti. Nell'unico comune, Catanzaro, in cui si è fatta scelta diversa e noi sosteniamo un candidato civico diverso da quello del Pd, il Pd secondo gli exit poll sarebbe fuori dal ballottaggio".

A Verona ci sarà un ballottaggio tra Federico Sboarina (Ln-Fi-FdI e altre) e Patrizia Bisinella, candidata di Fare! e compagna del sindaco Flavio Tosi. Sboarina è attorno al 29,26%, mentre Bisinella è sul 23,54%, secondo dati del comune di Verona riguardanti 268 sezioni su 268 Staccata dio un punto percentuale Orietta Salemi (22,48%), sostenuta dal Pd e liste civiche. Per tutta la notte è stata una battaglia per il secondo posto tra l'esponente di Fare! e la candidata dem.

Tutta da decidere anche l'affollatissima partita a Taranto dove sono in quattro in corsa per raggiungere il ballottaggio. Anche se big e partiti si sono tenuti fuori dalla campagna per le amministrative, evitando di dare un valore nazionale, un minuto dopo la chiusura delle urne è partita l'esultanza per il risultato M5S. Secondo Matteo Renzi, che segue i risultati dalla sede nazionale del Pd, la sconfitta grillina è un dato politico "perché vorrebbe dire - spiega il responsabile Enti Locali Matteo Ricci - che a un anno dalla vittoria di Roma e Torino, messi alla prova del governo locale, c'è un giudizio negativo".

Chi tira il fiato è il centrodestra, che guardava alle comunali come un test per un'alleanza tra Fi e Lega. "Noi abbiamo fatto - sostiene Maurizio Gasparri - l'alleanza classica ed a Genova abbiamo una condizione buona dove il sindaco uscente di centrosinistra nemmeno si è ricandidato autocertificando un fallimento. Il centrodestra ci può essere, vedremo lo scenario nazionale". Ma per fare un'analisi più approfondita sulle alleanza a livello nazionale bisognerà aspettare l'esito dei ballottaggi: il Pd dovrà contare in quante città resterà alla guida per verificare se ha ancora senso un'alleanza classica di centrosinistra. Ma contro l'autosufficienza del Pd fa sentire la sua voce l'area che va da Pisapia a Si: "Laddove la sinistra è dentro il centrosinistra va, dove il Pd sceglie l'autosufficienza esce fuori", è la tesi.

E' l'ultimo test prima delle elezioni politiche. Il voto in 1.004 Comuni, che coinvolge oltre nove milioni di italiani, non ha un valore nazionale ma "locale", sottolineavano concordi, alla vigilia, il segretario Pd Matteo Renzi e il Cinque stelle Luigi Di Maio.

secondo il leader di Fi Silvio Berlusconi, un "grande valore politico". Perché sarà possibile tracciare tendenze destinate a orientare le decisioni dei partiti sulla legge elettorale, che tornerà in commissione martedì dopo il brusco stop al "tedesco", e sulle future alleanze. Con un occhio al voto anticipato in autunno, che appare però ora assai improbabile. Al centro dell'attenzione ci sono ventuno capoluoghi di provincia e quattro di Regione (Palermo, Genova, Catanzaro, L'Aquila). Il Pd punta al ballottaggio di domenica 25 giugno in almeno 22 città. Il centrodestra, fuori dalle principali sfide lo scorso anno, vuole imporsi come vero sfidante del centrosinistra al secondo turno. Mentre la partita del M5s, dopo il trionfo del 2016 a Roma e Torino, è in salita. I candidati grillini rischiano di essere esclusi al primo turno nelle principali città, da Verona e Parma, dove Federico Pizzarotti corre per la riconferma da "ex". Ma sperano in Catanzaro e Palermo, dove Leoluca Orlando punta all'elezione al primo turno. E' Genova l'osservata speciale di queste

comunali: nel capoluogo ligure, dove l'affluenza si tiene ben sotto la media nazionale, centrodestra e centrosinistra sperano di bloccare con una sconfitta "in casa" il M5s, che si presenta diviso. Beppe Grillo, unico dei leader in piazza nella campagna elettorale, si presenta a votare nella sua città con il casco in testa e attacca i giornalisti.

Ma via Facebook lancia un appello: "Il M5s è con le sue liste in 225 comuni, il Pd con il suo simbolo in 134 città: siamo la forza nazionale più presente, votate!". Per il centrosinistra il test delle comunali, dove spesso i candidati sono sostenuti da una coalizione unitaria, giunge in un momento di grande dibattito. Renzi punta a un buon risultato per confermare la spinta delle primarie che lo hanno rieletto segretario Pd, ma i fautori dell'unità a sinistra, da Orlando a Pisapia, sperano in un dato che dimostri la necessità di correre tutti assieme. Mdp, che la prossima settimana potrebbe non votare la fiducia sulla "manovrina", si mostra però prudente sulle possibilità di dialogo con il Pd. E Pier Luigi Bersani, a Piacenza, vota una candidata "civica", contro il candidato Dem. Quanto al centrodestra, la Lega gioca due partite importanti a Verona, dove sfida l'ex Flavio Tosi, e a Padova, con Massimo Bitonci. Ma è Berlusconi a puntare molto su questa tornata, per riaffermare la centralità di FI. Nel giorno del voto il Cav prova anche a rilanciare la spinta per una legge elettorale, a lui gradita, sul modello "tedesco": "Ripartiamo da lì o sarà molto difficile scriverne un'altra", afferma.

Anche Bersani propone di rimettere mano, con modifiche, al modello bocciato giovedì scorso in Aula. Ma Lega, M5s e Pd dichiarano chiusa ogni possibilità di intesa e il confronto di martedì in commissione si annuncia tutto in salita. Anche per questo Renzi esclude elezioni

anticipate: "si vota nel 2018". Ma la "finestra" per il voto in autunno non è ancora chiusa e le incognite non mancano, a partire dal voto, la prossima settimana, su "manovrina" e riforma del processo penale

Niente da fare, Theresa May va avanti a testa bassa. Pur essendo uscita ridimensionata dal voto di ieri, e non avendo raggiunto i numeri necessari per governare (si è fermata a 318 deputati, ne servirebbero almeno 326), vuole andare avanti e formare un nuovo governo. 

Niente maggioranza assoluta per il Partito Conservatore di Theresa May alle elezioni britanniche di ieri. Quando manca un solo seggio da scrutinare su 650, i risultati del voto politico in Gran Bretagna consegnano al partito conservatore di Theresa May 318 seggi in Parlamento, dove ne perde 12 e non raggiunge la maggioranza assoluta. Il Labour di Jeremy Corbyn ne ottiene 261 (29 seggi in più). Lo riferisce la Bbc. Manca il risultato nella circoscrizione di Kensington a Londra dove è testa a testa tra la candidata conservatrice, Victoria Borwick, e quella laburista, Emma Dent Coad, e il conteggio è stato sospeso. Il risultato è atteso più tardi nella giornata di oggi o addirittura domani. Brusca frenata per gli indipendentisti scozzesi di Nicola Sturgeon che perdono 21 deputati fermandosi a 35. Dodici seggi ai Lib-Dem (+4), mentre gli unionisti nordirlandesi del Dup ottengono 10 seggi (+2) su cui i Tory potrebbero contare per formare un governo.

In lieve vantaggio (318 seggi, ne perde 12) rispetto ai Labour (261, 29 seggi in più) e senza una maggioranza che le consenta di governare la Brexit. Si profila un parlamento bloccato, 'appeso' ad eventuali alleanze, allo stato assai improbabili. Ma May va avanti.

La premier conservatrice ha parlato a Downing Street dopo aver incontrato alle 12.30 (le 13.30 in Italia) a Buckingham Palace la regina Elisabetta che l'ha autorizzata a formare un nuovo esecutivo.

'Formerò un nuovo governo per attuare la Brexit e mantenere il Paese sicuro', ha detto la premier. "La Gran Bretagna adesso ha bisogno di certezze" e i conservatori sono gli unici che possono garantirle. La premier britannica ha confermato che i conservatori collaboreranno con gli unionisti nordirlandesi del Dup per sostenere il nuovo governo da lei guidato. Secondo il primo ministro, i due partiti sono accomunati da una "forte relazione" che va avanti da anni."Adesso mettiamoci a lavorare, 'Let's work!", ha concluso la premier.

la May è riuscita a strappare un accordo di massima con gli unionisti che, secondo quanto riferiscono alcune fonti al Guardian, sosterranno l’esecutivo di minoranza dall’esterno, sulla base di un rapporto di fiducia: "Vogliamo che nasca un governo, abbiamo lavorato bene con May - ha spiegato una fonte del partito - e l’alternativa è inaccettabile: fin a quando Corbyn sarà il leader del laborur, noi faremo in modo che vi sia un premier Tory".

Ma in cambio cosa otterrà il Dup? Alcune concessioni strategiche, come ad esempio la certezza che nel negoziato su Brexit non vi sarà posto per uno status speciale che veda l’Irlanda del Nord con un piede nell'Ue. Lo status speciale è invece una delle principali richieste del Sinn Fein, che ha ottenuto 7 seggi. Il Dup se ne è visti assegnati 10, che insieme ai 318 dei conservatori (resta da assegnare l’ultimo seggio, quello di Kensington), consegnano una potenziale carta da giocare per la formazione dell’esecutivo.

"Theresa May ha perso sostegno, ha perso seggi e ha perso voti, io credo sia abbastanza perché se ne vada". Così Jeremy Corbyn, nel discorso tenuto dopo la rielezione a deputato nel suo collegio. Corbyn ha poi ripetuto che con il voto di ieri "la politica è cambiata" e ha aggiunto che la gente ha fatto capire "di non poterne più di austerity e tagli ai servizi pubblici", ma "ha votato per la speranza". Ha assicurato infine che il Labour insisterà nella sua battaglia ed è orgoglioso dello slogan: "Per i molti, non per i pochi"

Il leader dell'Ukip, Paul Nuttall, ha annunciato le proprie dimissioni nel corso di una conferenza stampa. Il voto è stato "stupido, convocato per un atto di 'ubris' e arroganza", ha aggiunto spiegando che le elezioni hanno "messo in pericolo la Brexit". Quanto al pessimo risultato del suo partito, Nuttall ha commentato di "essere rimasti vittima" del loro successo. "Siamo l'assicurazione per la Brexit", ha concluso.

"La 'hard Brexit' è finita nel cestino della spazzatura stanotte. Theresa May sarà probabilmente uno dei primi ministri con il mandato più breve della nostra storia". Lo ha detto a Itv news l'ex cancelliere dello scacchiere, il conservatore George Osborne, contrario all'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. 

"Theresa May non può ora negoziare la Brexit perché ci ha detto che perdere la maggioranza avrebbe distrutto la sua autorità. E così è stato". Lo scrive su Twitter l'ex leader laburista Ed Miliband, uscito sconfitto dal voto del 2015.

Paura a Teheran con il Parlamento e il mausoleo di Khomeini sotto attacco. Quattro uomini hanno aperto il fuoco questa mattina nel palazzo del Parlamento iraniano ferendo almeno otto persone tra cui due civili e uccidendo almeno 12 persone, tra cui una guardia e ferendone 42. Due kamikaze si sono fatti esplodere in entrambi i luoghi attaccati. La situazione all'interno del Parlamento iraniano ora è sotto controllo e l'attacco ha causato danni minori di quelli previsti, grazie alle forze di sicurezza "pienamente in grado di gestire gli aggressori codardi". Lo ha detto il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, che oggi ha presieduto una seduta a porte chiuse mentre all'esterno dell'aula si svolgeva l'attacco terroristico. Per Larijani "l'attacco dimostra che i terroristi hanno l'Iran come obiettivo" perché "l'Iran è un hub attivo ed efficace nella lotta al terrorismo". Molti dei feriti, ricoverati in quattro ospedali della capitale, sono in gravi condizioni. Il ministro della Sanità, Hassan Hashemi, ha visitato i feriti e ha riferito che tutti gli ospedali di Teheran sono in stato di allerta. Il numero di morti non comprende i sette terroristi.

Dall’inizio del conflitto in Siria, il Paese degli ayatollah si è schierato al fianco di Bashar Al Assadcontro i ribelli e i terroristi di Daesh, sostenendo e coordinando anche le incursioni degli Hezbollah libanesi. Questo impegno militare è stato visto come fumo negli occhi sia dai jihadisti che dai loro sponsor, Arabia Saudita in testa. E proprio questa mattina, poco prima dell’attentato al parlamento e al mausoleo di Khomenei, il ministro degli Esteri di Riyad aveva affermato: “L’Iran deve essere punito per le sue interferenze e per il suo supporto al terrorismo nella regione“.

Nell’ottica saudita, che sembra esser condivisa anche dall’amministrazione Trump, le milizie sciite degli Hezbollah e quelle iraniane dei pasdaran sono da considerare alla stessa stregua di Isis e Al Nusra. L’attività militare iraniana non si svolge solo in Siria, ma anche in Iraq, con l’impegno in prima persona di Qasem Soleimani, il comandante delle Brigate al-Quds, i reparti speciali per le operazioni all’estero dei Pasdaran.

I colpi di arma da fuco sono stati uditi presso il monumento dedicato all'Ayatollah Khomeini a Teheran dove sarebbero entrati in azione quattro terroristi, incluso un attentatore suicida. Una persona è rimasta uccisa nell'esplosione innescata dall'attentatore suicida. Alcune fonti parlano anche di una decina di feriti. La Fars aggiunge inoltre che oltre all'attentatore suicida, un altro assalitore è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco, un secondo si sarebbe suicidato ingerendo una capsula di cianuro, e un terzo, una donna, sarebbe stata catturata. 

Un'esplosione e' stata udita alla metropolitana del Mausoleo di Khomeini a Teheran: lo scrive l'agenzia di stampa iraniana Fars. La metropolitana si trova a due passi dal Mausoleo ed alcuni media ipotizzano si tratti di un terzo attacco.

Secondo l'agenzia di stampa iraniana Tasnim, uno degli assalitori del Parlamento iraniano, il Majlis, è riuscito a lasciare l'edificio e ha sparato in strada. Secondo il giornale online Shargh, un altro si sarebbe barricato in una stanza del complesso molto ampio del Parlamento e avrebbe detto di avere una cintura esplosiva.

"Morte agli Stati Uniti, abbasso gli Stati Uniti": questo lo slogan gridato all'unisono dai deputati iraniani presenti nel Parlamento nazionale, durante l'attacco terroristico nell'edificio. Lo riferiscono i media iraniani. I deputati si trovano nell'aula generale, un ampio emiciclo dove si svolgono le sessioni generali che e' stata intanto blindata dalle forze dell'ordine. I terroristi sono riusciti a penetrare in altre ali dell'ampia struttura.

Intanto a una donna, dipendente di un asilo nella zona di Hermon Hill, alla periferia est di Londra, è stata accoltellata oggi da altre tre giovani donne che - stando alla sua testimonianza - inneggiavano ad "Allah". Lo riferiscono alcuni media di quartiere ripresi dal Daily Mail online, senza per ora conferme di fonti ufficiali.
    

La Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi di interesse invariati. Il tasso principale è allo 0%, mentre quello sui depositi resta negativo allo -0,4%. La Bce esclude la possibilità di tagliare i tassi in territorio negativo. Nel comunicato a seguito della riunione del consiglio che ha mantenuto invariati i tassi infatti sparisce la parola 'più bassi' che ha accompagnato le ultime volte la frase sulle previsioni. Francoforte nel comunicato scrive così solo che "prevede di mantenere i livelli dei tassi di interesse al livello attuale per un periodo prolungato e anche oltre l'orizzonte temporale del quantitative easing" 

Il quantitative easing della Bce procederà al ritmo di 60 miliardi "fino alla fine di dicembre o oltre se necessario". Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, nella conferenza stampa dopo il consiglio direttivo svoltosi a Tallinn.

La Bce ha rivisto al rialzo le stime di crescita per l'Eurozona, portandole all'1,9% per quest'anno, all'1,8% il prossimo e all'1,7% nel 2019. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi. La Bce rivede al ribasso le stime d'inflazione dell'Eurozona, portandole a 1,5% per quest'anno, a 1,3% il prossimo e a 1,6% per il 2019. Le precedenti previsioni stimavano un carovita rispettivamente all'1,7%, all'1,6% e all'1,7%

L'Italia potrebbe effettivamente ottenere uno "sconto" da Bruxelles sulla prossima manovra. In una intervista alla Stampa il Commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici, interpellato a proposito della lettera scritta all'UE dal Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per chiedere una riduzione dell'aggiustamento strutturale del deficit allo 0,3% nel 2018 (contro lo 0,8% previsto originariamente) e la stabilizzazione del debito/PIL, ha mostrato una certa apertura a tal proposito

L'Italia ? "Risponderemo alla lettera di Pier Carlo Padoan al momento opportuno. Lo faremo usando i nostri margini di apprezzamento sulla situazione macroeconomica: c'è qualcosa che non vogliamo fare e che non faremo : non imporremo agli Stati membri sforzi che possano ridurre fortemente la crescita": il commissario Ue agli Affari economici e Finanziari, Pierre Moscovici, in conferenza stampa a Parigi, ha risposto cosi' a una domanda sulla situazione dell'Italia. Un "consolidamento eccessivo di bilancio" rischierebbe infatti di avere un impatto sul Pil, ha continuato Moscovici, rifiutando tuttavia di fornire cifre precise.. Il responsabile Ue ha anche detto che con il governo di Paolo Gentiloni "lavoriamo bene". 

L'attuale governo italiano, ha proseguito Moscovici «capisce che il posto dell'Italia è al cuore dell'Europa e al cuore della zona euro, con opzioni francamente pro-europee, credo necessarie.. Mentre la «mia mia relazione con Pier Carlo Padoan si basa su un particolare rapporto di fiducia positivo». «L'Italia - ha continuato Moscovici - è la terza economia della zona euro, sarà la terza economia d'Europa dopo Brexit, ed è un paese fondatore. L'Italia ha bisogno di riforme e l'Europa è un catalizzatore di riforme per l'Italia. Quindi abbiamo bisogno di proposte italiane, di volontà italiana, di serietà italiana. E nel contesto attuale andiamo avanti», ha concluso. 

"Abbiamo trovato un accordo sulle misure necessarie per evitare una procedura all'Italia, poi abbiamo trovato un accordo su Monte Paschi. Ora stiamo discutendo sul prossimo bilancio: la nostra risposta arriverà in questa cornice", ha dichiarato Moscovici, aggiungendo che "nelle nostre raccomandazioni abbiamo detto che prenderemo in considerazione circostanze particolari. Nel chiedere gli sforzi di bilancio per il consolidamento useremo un margine di discrezionalità - non solo per l'Italia - perchè non vogliamo rischiare di ostacolare la crescita". 

Pochi giorni fa il dato sulla crescita italiana del primo trimestre 2017 è stato corretto dallo 0,2 allo 0,4%. Se non si è parlato di miracolo, quasi. Eppure, anche con i dati rivisti, siamo sempre in fondo alla classifica: la Germania viaggia a un rispettabile +0,6%, la media europea ci supera di un punto decimale (+0,5%). Il risultato è che secondo le previsioni della Commissione di Bruxelles l'incremento del prodotto interno italiano nell'intero 2017 sarà di circa l'1%, mentre la media del Vecchio continente sarà dell'1,7%. Tutta colpa del fatto che l'Europa non ci consente più di fare debiti come una volta? Si può anche andare più indietro nel tempo, a quando spendevamo più del consentito, ma le cose non cambiano: i debiti li abbiamo fatti, ma la crescita non c'è stata. Dal 2000 a oggi la ricchezza prodotta in Italia è rimasta invariata, contro il più 27% della Spagna, il più 21% della Germania e il più 20% della Francia.

La mancata crescita è strettamente legata al ristagno della cosiddetta produttività, che misura il valore dei beni o dei servizi prodotti da un lavoratore: dalla fine degli anni Novanta non è praticamente cresciuta. La tecnologia è migliorata, internet ci dà un mano, ma un lavoratore italiano in un'ora di lavoro produce in media quello che produceva vent'anni fa. Sulla stasi della produttività sono stati scritti centinaia di studi... il problema è la difficoltà italiana nell'usare in maniera efficiente le nuove tecnologie e nella selezione del capitale umano, soprattutto per le posizioni di vertice delle aziende: anziché merito e competenze si guarda a fedeltà e rapporti personali specie nelle aziende familiari. Se in una squadra non giocano i più bravi ma il figlio dell'allenatore, i risultati ne risentono.

L'indicatore ha un nome che suona complicato: indice di dipendenza strutturale degli anziani. In realtà, però, si spiega con relativa facilità. È il rapporto tra la popolazione che ha superato i 65 anni e che è dunque in età di pensione, e il numero di persone in età lavorativa, e cioè tra i 15 e i 64 anni. In Italia ogni cento potenziali lavoratori (non è nemmeno detto che tutti abbiano un'occupazione) ci sono 33,7 anziani. Si tratta del dato più alto in Europa: la media europea è di 28,1 e i Paesi più «giovani» sono Slovacchia (19,7) e Irlanda (20). Il dato italiano è, come detto, il più alto e per questo anche il peggiore. Evidenza infatti come l'invecchiamento, accompagnato da una riduzione degli scaglioni di popolazione giovanile, pesi sulla struttura produttiva del Paese. Già adesso l'alzarsi dell'età media ha un impatto di assoluto rilievo sui conti pubblici: in pratica un terzo della spesa pubblica finisce in assegni pensionistici, mentre la spesa sanitaria, tenuta a freno dai periodici «tagli» è in tendenziale ascesa anno dopo anno. E il cosiddetto debito demografico è destinato a crescere ancora. «Di fronte a una situazione di questo tipo le alternative possono essere tre», spiega Ottaviano. «Più delocalizzazione con il trasferimento di molte produzioni all'estero, più automazione, o più immigrati, destinati a fare il lavoro degli italiani».

Sul tema, una volta si chiamava «questione meridionale», si sono scritte intere biblioteche. «Eppure il differenziale nel tasso di crescita tra regioni del Nord e del Sud resta uno dei problemi fondamentali dell'economia italiana», spiega Lorenzo Codogno, al quotidiano il giornale per anni chief economist del ministero dell'Economia, fondatore di Lc Macro Advisors, società di consulenza con base a Londra. «Se il Sud iniziasse a convergere verso i dati del Nord, la crescita della Penisola sarebbe assicurata per i prossimi anni. E invece è come se corressimo con un peso sulle spalle». Nel 2015, dopo sette consecutivi di contrazione dell'economia, il Pil del Sud è cresciuto più che quello del settentrione (circa l'1%): merito del turismo che ha beneficiato della chiusura di alcuni mercati per colpa del terrorismo, e di un'annata agricola particolarmente favorevole. 

Ma già nel 2016 il rapporto tra i due dati è tornato quello abituale. La crisi che ha colpito tutto il Paese, ha lanciato segni profondissimi da Napoli in giù: l'attività manifatturiera ha fatto segnare un calo superiore al 33%, dal 2000 la diminuzione del pil è dell'8,7%. Secondo i dati della Svimez il centro Nord ha recuperato quasi completamente i livelli di occupazione precedenti la crisi, il Sud è ancora lontano, con un numero di occupati che è addirittura del 10% inferiore a quelli del 1992. A preoccupare è l'andamento complessivo degli indicatori sociali, per esempio il dato sull'investimento in educazione: il numero degli studenti meridionali immatricolati nelle università è diminuito del 17% tra il 2000 e il 2015 tra il 2002 e il 2014 l'emigrazione netta ha superato le 650mila unità, ben 133mila erano i laureati. Quanto al trasferimento di risorse da Nord a Sud basta un dato: per le regioni centro-settentrionali l'avanzo primario della pubblica amministrazione (entrate meno spese, escluse quelle per interessi sul debito) è positivo per il 7,5% del loro Pil, nel Mezzogiorno invece le spese superano le entrate per una cifra pari al 15% del prodotto interno.

Gli attacchi terroristici simultanei che hanno colpito Londra questa notte sono il frutto di un complesso fenomeno di mobilitazione jihadista che ha come obiettivo l’Europa. Dal 2014 ad oggi, il continente europeo è diventato l’oggetto di una chiamate alle armi del jihad che non ha precedenti, né per modalità di attentati né per il numero e il ritmo di attacchi, che ormai ha raggiunto livelli mensili. In questa nuova guerra del terrorismo all’Europa, i servizi d’intelligence e le forze di sicurezza dei paesi europei, in special modo il Regno Unito e la Francia, si trovano completamente travolti da un fenomeno che non riescono a frenare né a comprendere. Nonostante l’innalzamento dei livelli di allarme, il dispiegamento di militari e di forze speciali per le strade delle città, nonostante il controllo capillare d’internet e dei media, il nemico sfugge, colpisce e miete continuamente vittime

L'attacco al London Bridge e al Borough Market di Londra nel quale sono morte sette persone, oltre ai tre aggressori, e rimaste ferite 48, si è svolto tutto nell'arco di otto minuti.

Ecco la sequenza temporale.

* 23.07 (ora italiana) - Il servizio ambulanze di Londra viene chiamato per un incidente al London Bridge

* 23.08 - La polizia viene allertata sul fatto che un pullmino ha travolto diversi passanti sul London Bridge. Testimoni hanno raccontato del un pullmino che correva contro la folla a 80 chilometri all'ora e di diversi corpi sulla strada. Il pullmino prosegue la sua folle corsa fino alla Borough High Street e si schianta fuori dal pub Barrow Boy e Banker. Lì i tre assalitori escono fuori e iniziano ad accoltellare le persone

* 23.14 - Le ambulanze arrivano sul luogo dell'attentato

* 23.16 - La polizia arriva sul luogo dell'attentato, spara e uccide i tre terroristi fuori dal pub Wheatsheaf.

Il presidente degli Stati Uniti vuole, lanciare una versione più dura del "muslim ban", il bando agli ingressi dai Paesi a maggioranza musulmana. "Questo bagno di sangue deve finire e questo bagno di sangue finirà", ha detto il tycoon pomettendo, all'indomani dell'attentato sul London Bridge, che come presidente farà tutto quello che è necessario per "impedire che questa minaccia raggiunga i nostri confini" e per "proteggere gli Stati Uniti e i loro alleati da un nemico vile che ha dichiarato guerra contro delle vite innocenti

Ma in Gran Bretagna e scontro sui tagli alla polizia portati avanti da Theresa May, prima come ministro degli Interni e poi come premier. Il leader laburista Jeremy Corbyn invoca apertamente le dimissioni del capo del governo ancor prima delle elezioni di giovedì 8. May - ha tuonato Corbyn - dovrebbe "dimettersi per aver presieduto ai tagli" imposti alle forze di polizia mentre era ministro dell'Interno. E' un'opinione - ha insistito - condivisa da "persone molto responsabili" che sono "molto preoccupate". Anche esperti sulla sicurezza concordano nel criticare la riduzione di 20 mila agenti in nome dell'austerità portata avanti dai governi conservatori per contenere la spesa pubblica. In particolare la polemica si è concentrata sullo scarso numero di agenti armati nelle strade rispetto alle necessità in un momento di crescente emergenza dopo la serie di attacchi che hanno colpito il Regno Unito. 

 La polizia di Londra ha le "risorse appropriate e il governo protegge il bilancio delle forze dell'ordine dal 2015", ha risposto oggi la premier Theresa May alla dichiarazione fatta da Cressida Dick, comandante di Scotland Yard, secondo cui "sarebbe appropriato" rivedere le risorse a disposizione della Met Police dopo i recenti attacchi terroristici. May ha inoltre tentato di contrattaccare sul piano politico affermando che il Labour era contrario ad un aumento della spesa in favore della polizia e che il suo leader Jeremy Corbyn si era opposto a dare maggiori poteri alle forze dell'ordine. May inoltre sostiene in pieno lo 'shoot to kill', lo 'sparare per uccidere' i terroristi adottato dagli agenti armati di Scotland Yard per fermare i tre aggressori di Londra. La premier britannica ha sottolineato infatti che questo ha permesso di salvare "innumerevoli vite" grazie anche alla tempestività delle forze dell'ordine arrivate a London Bridge in pochi minuti.

Intanto i tre attacchi terroristici commessi da militanti islamici negli ultimi tre mesi nel Regno Unito hanno avuto "un baricentro principalmente interno" al Paese, in relazione alle indagini sull'attacco della notte tra sabato e domenica nella capitale britannica, il commissario della polizia di Londra, Cressida Dick, ha spiegato ai microfoni di BBC radio che, sia nei cinque attacchi sventati sia nei tre commessi, ci sono "senza dubbio dimensioni internazionali", e su questo vengono condotte indagini, ma "la maggioranza della minaccia che affrontiamo al momento non sembra essere diretta da oltremare".

Adesso la priorità della polizia londinese è tentare di capire se i tre attentatori, che hanno insanguinato il London Bridge, "stessero lavorando con qualcun altro", "se qualcuno fosse coinvolto nella pianificazione di questo attacco" e, soprattutto quale fosse il background della cellula jihadista. E, mentre capo di Scotland Yard rivendica per conto della polizia e dei servizi di sicurezza britannici di aver sventato diciotto potenziali attacchi terroristici a partire dal 2013, di cui cinque dopo la strage di Westminster del 22 marzo, sull'intelligence inglese pende il capo di accusa di non aver sventato un allarme che era già risuonato più volte. Uno dei tre terroristi che sabato sera hanno seminato la morte a Londra era molto noto alla polizia. Tanto da esser stato filmato, in un documento poi andato in onda su Channel 4, mentre discuteva con alcuni agenti sul perché avesse dispiegato una bandiera dello Stato islamico a Regent's Park di Londra . Al momento il 27enne era stato "catturato" al fianco di due predicatori incendiari ben noti alla polizia e all'intelligence.

Un terremoto diplomatico si abbatte sul Medio Oriente. Arabia Saudita, Egitto, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Yemen hanno tagliato i rapporti diplomatici con il Qatar. 

L'accusa che muovono al piccolo ma ricchissimo emirato è di destabilizzare la regione sostenendo economicamente "gruppi terroristici" come al Qaeda, lo Stato islamico e i Fratelli Musulmani.

La rottura dei rapporti diplomatici segue di appena due settimane la visita a Riad del presidente americano, Donald Trump, che ha chiesto ai Paesi musulmani di agire in maniera decisiva contro l'estremismo religioso. E il dito dei principali Paesi del mondo arabo hanno puntato il dito contro il Qatar che sta provando a ritagliarsi un ruolo regionale e che organizzerà i Mondiali di Calcio del 2022. Doha è stata anche esclusa dalla coalizione militare araba che combatte i ribelli filo-iraniani in Yemen. Da Sydney, però, il capo della diplomazia americana, Rex Tillerson, ha chiesto ai Paesi del Golfo di restare uniti.

La rottura diplomatica con il Qatar è sicuramente la crisi più grave dalla nascita nel 1981 del Consiglio di cooperazione del Golfo. L'agenzia di stampa saudita Spa ha detto che Riad ha chiuso i collegamenti terrestri, aerei e marittimi con l'emirato e, citando fonti locali, ha spiegato che la mossa serve a "proteggere la sua sicurezza nazionale dai pericoli del terrorismo e dell'estremismo"

Intanto a Torino la psicosi di attentato fa 1400 feriti : C’è un ragazzo a petto nudo con uno zaino nero sulle spalle. Intorno a lui si crea il vuoto, la gente corre in avanti, corre dappertutto tranne che verso di lui. Il ragazzo alza le mani, potrebbe sembrare la posa di un kamikaze o invece il tentativo di voler fermare l’onda, quasi a voler dire non è quello che credete, non abbiamo fatto niente. Le testimonianze riferiscono che il suo amico avrebbe accompagnato un suo gesto, un suono, con l’urlo «è un attentato». I due giovani sono entrambi lombardi, uno di loro ha una segnalazione per tafferugli da curva. Sono stati riconosciuti da un filmato. Sono entrati in questura alle 14. Ne sono usciti dopo dieci ore di testimonianza confusa, a volte contraddittoria, dove si sono spinti ad ammettere che c’è stato un momento «di confusione» dove qualcuno, comunque non loro, «avrebbe fatto una stupidata».

La bravata è l’unica spiegazione. Non ci sono altre concause. Lo scoppio dei petardi non risulta in alcuna traccia sonora della serata, se c’è stato si tratta di piccoli botti, grandi qual tanto che basta per scuotere il subconscio e far emergere la grande paura collettiva di questi anni. La folla si è mossa a sciame, sul lato a sinistra dello schermo, per poi passargli davanti allargandosi, attraversando la piazza in una fuga collettiva che si è conclusa sulle vetrine del dehor del Caffè San Carlo, su quelle dell’antica drogheria Paissa, abbattendo la ringhiera di ferro della scalinata che porta al parcheggio sotterraneo, l’unico fragore percepito, e guardando quei due metri di vuoto che finiscono sui gradini di cemento viene in mente un’altra tragica finale di Coppa dei Campioni, e l’esistenza dei miracoli.

Le cronache degli eventi non dovrebbero mai superare un certo tasso di emoglobina, ma ieri mattina era davvero difficile ignorare gli schizzi di sangue sui muri, i kleenex e persino le pagine del giornale gratuito distribuito in piazza intrisi di rosso e accartocciati. E negli interstizi dei sanpietrini, vetri, cocci di vetro ovunque, al punto che delle 1.527 persone che hanno ricevuto cure ospedaliere almeno 8-900, secondo i calcoli empirici fatti al Pronto soccorso delle Molinette, che ha fatto da centro di smistamento verso gli altri ospedali cittadini e piemontesi, perché alle cinque del mattino a Torino non c’erano più letti e personale a sufficienza, presentano ferite fa taglio curate con punti di sutura. E tutto questo disvelamento, questa paura inutile neppure temperata dalla consapevolezza che poteva andare davvero molto peggio, per una bravata, uno scherzo imbecille che ha scatenato 20 minuti di panico e ha reso la scorsa notte un futuro caso di scuola sulla psicosi da terrorismo. Non è neppure così importante chi ne è stato l’autore, la sua identità. Sappiamo che c’è un prima calmo e silenzioso a causa della sconfitta incombente della Juventus e un dopo che comincia alle 22.25, subito dopo il terzo gol del Real Madrid. Il fermo immagine è su un gruppo nella parte di piazza dove la folla si fa più rarefatta, verso piazza Castello, a sessanta metri dal megaschermo, davanti al ristorante che porta il nome del monumento tutelare, il Caval ‘d Brons.

Una "folla presa dal panico e dalla psicosi da attentato terroristico" causati da "eventi in corso di accertamento". E' stato questo a provocare gli incidenti in piazza San Carlo. Lo spiega in una nota la Prefettura. "La folla ha lasciato precipitosamente la piazza con danni causati dalla calca".

"Allo stato attuale non ci sono nè indagati nè ipotesi di reato". Così il procuratore di Torino, Armando Spataro, in merito all'indagine sui fatti di piazza San Carlo. "Prima di tutto è necessario ricostruire la dinamica precisa dei fatti", ha aggiunto a margine della cerimonia per la festa dei Carabinieri. Nel pomeriggio è previsto un vertice in Procura per fare il punto sull'inchiesta.

   

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