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Venerdì, 01 Novembre 2024

Seggi aperti stamattina nel Regno Unito dalle 7.00 ora locale (le 8.00 in Italia) e fino alle 22.00 per il referendum sulla Brexit, destinato a decidere della permanenza o meno di Londra nell'Ue.

 

All'addio inglese Bruxelles potrebbe anche sopravvivere, ma alle sue conseguenze di certo no. Lo chiamano «effetto domino» ed è il vero incubo degli «euroburocrati» e di tutti gli ultimi aficionados di quest'Unione Europea. Un effetto capace di replicare su scala continentale il malessere britannico e generare tanti altri «exit» nazionali capaci in pochi anni di sgretolare e distruggere dalle fondamenta gli assetti di Bruxelles.

Al voto sono chiamati circa 46,5 milioni di elettori. Il quesito e' secco: "Il Regno Unito deve rimanere un membro dell'Unione Europea o uscire dall'Unione Europea?". E le alternative sono due: "Remain" o "Leave", dentro o fuori. Gli ultimi sondaggi indicano un testa a testa.

In caso di Brexit  in Italia il primo a piangere sarebbe il premier Matteo Renzi costretto a far i conti con una valanga «Brexit» pronta a travolgere lui ed il referendum istituzionale del prossimo ottobre. In Francia, invece, i primi a ridere e ad approfittarne per lanciare la loro sfida all'establishment sarebbero Marie Le Pen ed il suo Front National. La data fatale sarebbe in questo caso quella delle elezioni presidenziali del prossimo aprile affrontate al grido di «Fuori dall'Europa». Un grido capace di ammaliare non solo la destra tradizionale, ma anche buona parte di quella sinistra nazionalista delusa da Hollande e dal socialismo d'Oltralpe. Ma l'effetto domino va anche analizzato alla luce di un altro potente catalizzatore rappresentato dal problema migranti. Da questo punto di vista neppure la Cancelliera Angela Merkel può dirsi tranquilla.

Grazie alla sua decisione di aprire le porte ad un milione di profughi in arrivo dalla rotta balcanica le forze della destra anti sistema, riunite sotto l'etichetta di «Alternativa per la Germania» sono già cresciute, stando ai sondaggi, ben oltre il 15%. Un addio inglese all'Europa regalerebbe ulteriori energie sia alla destra estrema sia ai verdi, confinando i partiti della «Große Koalition» della Cancelliera ben sotto il 50 per cento in occasione delle elezioni federali che si svolgeranno tra l'agosto e l'ottobre del 2017. In Austria dove lo scorso maggio il candidato del Partito della Libertà (Fpo) Norbert Hofer ha perso per un soffio le elezioni presidenziali l'effetto sarebbe pressoché scontato.

Anche perché la formazione di destra ha già auspicato l'organizzazione di una consultazione sulla falsariga di quella britannica. Nella vicina repubblica Ceca è invece lo stesso premier socialdemocratico Bohuslav Sobotka a prevedere «un dibattito sul possibile ritiro dall'Unione da qui a qualche anno» in caso di uscita inglese. Più a nord le paure di un contagio capace d'innescare un referendum simile a quello britannico riguardano soprattutto la Danimarca e la Svezia i due paesi che - al pari di quanto fatto dalla Gran Bretagna con la sterlina - sono entrati nell'Unione Europea tenendosi ben strette le rispettive «corone» locali. In un paese come la Svezia dove già oggi - stando ai sondaggi- la percentuale degli elettori decisi a restare in Europa cala dal 42 al 32 per cento in caso di uscita inglese, l'effetto Brexit rischia di rivelarsi devastante.

I giochi sono chiusi, il futuro dell'Europa è ora affidato agli umori e ai malumori dei britannici. Gli elettori sono chiamati a rispondere 'Leave' o 'Remain' al referendum sull'Ue. Dentro o fuori, tertium non datur, come ha avvertito in queste ore il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. Le ultime cartucce di una campagna elettorale al veleno, più emotiva che ragionata, sono state sparate. In primo luogo dai due dioscuri-rivali dei Tory: il premier David Cameron, 'campione' di Remain, e l'ex sindaco di Londra Boris Johnson, l'uomo bandiera dei Leave sui media, ma anche il pretendente ombra alla poltrona di Downing Street.

«L'angoscia più grande - ammette lo stesso presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk - è che un eventuale risultato negativo finisca con il rafforzare i partiti euroscettici in tutto il resto dell'Europa». Angoscia giustificatissima visto che - a differenza dei normali incubi - l'effetto domino non è solo tremendamente reale, ma anche misurabile. Per capirlo basta consultare i sondaggi che da mesi testano gli umori dei cittadini dei 28 paesi dell'Unione Europea e valutano le loro reazioni all'approssimarsi della decisione dei sudditi di Sua Maestà. In Italia e Francia, stando ai rilevamenti Ipsos dello scorso maggio, il 58 e il 55 per cento degli elettori auspica lo svolgimento di un referendum simile a quello organizzato in Inghilterra. Ed il 48 ed il 41% rispettivamente si dice pronto a votare l'addio a Bruxelles. Tendenze destinate a venir inevitabilmente amplificate da un'eventuale vittoria dei «sì» nella consultazione d'Oltremanica. Le conseguenze a quel punto sono facili da immaginare. Il successo degli anti europei rappresenterebbe un autentico volano per le tesi della Lega di Matteo Salvini e dei Cinque Stelle, il movimento che da tempo propone - per bocca di Beppe Grillo - un referendum per l'uscita dell'Euro.

Cameron, colui che a questo referendum ha aperto le porte per calcoli di politica interna, ha rivolto i suoi appelli finali in una raffica di interviste sui giornali, ma anche fra la gente nel suo collegio elettorale nell'Oxford shire e fra i giovani di una scuola, la generazione che potrebbe avere più da perdere dal taglio netto: la Gran Bretagna - ha insistito come in un mantra - è e sarà "più prospera, più forte e più sicura" se resta "in un'Unione Europea riformata". Ma lui è pronto ad "accettare le istruzioni del popolo", ha aggiunto.

Due sondaggi dell'ultim'ora, diffusi nell'imminenza dell'apertura dei seggi per il referendum britannico sulla Brexit, danno il fronte del si' all'Ue (Remain) in vantaggio su quello del no (Leave): Yougov di un soffio, con il 51% contro il 49, mentre Comres piu' nettamente, 54% a 46. Poche ore fa altri due istituti avevano invece dato leggermente in testa Leave. I dati di un'ultima rilevazione, di Ipsos-Mori, completata oggi come impone la legge, sono attesi in mattinata.

Anche l'istituto demoscopico Ipos Mori da' il si' all'Ue (Remain) in vantaggio di misura sul no (Leave) in attesa dell'esito del referendum di oggi sulla Brexit. La rilevazione, completata ieri sera, ma diffusa oggi sui media, dice Remain al 52% e Leave al 48. Fra gli ultimi altri 4 sondaggi pubblicati ieri in Gran Bretagna, due (di Comres e Yougov) hanno pure dato Remain in testa, mentre altri due (Opinium e Tns) hanno accreditato un lieve vantaggio a Leave.

'84% dei scommettitori britannici punta su una vittoria del 'Remain' al referendum di oggi sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea. Lo scrive il Financial Times online citando Betfair, uno dei colossi delle scommesse online. Un'ora prima, sempre secondo i bookmakers, la percentuale era del 78%. "Arrivano così tanti soldi in questo momento, con percentuali che oscillano non poco, ma le tendenza è fermamente per il Remain", ha detto all'Ft Naomi Totten di Betfair.

Si macchia di sangue la campagna referendaria in vista del voto della Gran Bretagna sull'Ue. Jo Cox, deputata emergente del Labour impegnata contro la Brexit e per i diritti dei migranti, è stata aggredita e uccisa selvaggiamente per strada da un uomo che ha infierito su di lei con un coltello e l'ha poi finita senza pietà con tre colpi di pistola. Un gesto di violenza bruta che ferma il circo elettorale, fa saltare il banco delle previsioni e potrebbe determinare il risultato delle urne di qui a una settimana. Lo scempio è avvenuto a Birstall, vicino a Leeds, nello Yorkshire, cuore - talora nero - dell'Inghilterra profonda.

"Un orribile atto di odio che getta un'ombra sul cuore di tutti noi; odio che non prevarrà mai né in Inghilterra né altrove". Sono le parole del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che esprime al leader laburista Jeremy Corbyn e al premier britannico David Cameron lo sgomento e il dolore suo personale, di tutto il governo italiano e del Pd per la gravissima aggressione che ha portato alla morte della giovane parlamentare Jo Cox.

"Una tragedia per il Paese" le ha reso omaggio per primo, da avversario politico, ma alleato sul fronte referendario, il premier conservatore David Cameron. Poi è stata una sequela di messaggi nel mondo: dal leader laburista Jeremy Corbyn a esponenti stranieri. Il partitino Britain First, parafascista - islamofobo, suprematista e visceralmente anti-immigrazione, ha preso le distanze.

"Abbiamo visto cosi' tante cose terribili in questi ultimi giorni. Non voglio fare paragoni con la strage di Orlando o gli attacchi di Parigi, ma siamo di fronte ad una situazione difficilissima, che ci preoccupa e dovrebbe ricordarci di dimostrare unità politica ogni qual volta e "possibile": cosi' la cancelliera tedesca Angel Merkel sull'omicidio della deputata laburista Jo Cox.

Sull'uomo arrestato spuntano ombre: si sospetta un legame con il gruppo suprematista bianco Springbok Club, visceralmente ostile all'Europa e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano. Mair è nel database della rivista online da 10 anni. L'Independent riprende poi dagli Usa la denuncia del Southern Poverty Law Centre, un'associazione per i diritti civili, secondo la quale Mair avrebbe comprato anni fa un manuale sulla fabbricazione di armi da un sito della National Alliance, organizzazione neonazista e suprematista americana. Mair avrebbe pagato 670 dollari.

Risulta anche l'acquisto fra il 1998 e il 2003 di volumi sulla realizzazione di esplosivi, bottiglie incendiarie e armamenti vari, con tanto di ricevuta intestata a un indirizzo di Batley: il comune del West Yorkshire in cui il presunto killer risiede e che fa parte del collegio elettorale di Jo Cox.

La deputata aveva ricevuto diversi messaggi di minacce negli ultimi tre mesi. Ma nonostante questo, sottolinea il Times, la revisione delle misure di protezione da parte della polizia era ancora in corso.

Secondo un testimone l'agguato è stato annunciato da un grido belluino: niente 'Allah Akhbar' ma un 'patriottico' "Britain first" la Gran Bretagna prima di tutto urlato a quanto pare dall'assassino. L'uomo arrestato, Tommy Mair, 52 anni, bianco, è originario di Batley. E' un solitario e viveva appartato.

Il racconto di chi ha assistito alla scena è quello di un agguato. Jo Cox, 42 anni non ancora compiuti, moglie di Brendan, madre di due figli piccoli, ex attivista di Oxfam e beniamina del Labour in prima fila nel sostegno a un'azione internazionale per far finire la guerra in Siria come nella lotta alle nuove schiavitù e per l'apertura dei confini britannici ai profughi (in testa i piccoli siriani), è stata attaccata di fronte alla biblioteca di Birstall, dove secondo la tradizione britannica aveva in programma l'incontro settimanale con gli elettori del suo collegio.

L'impatto sul referendum del 23 giugno è tuttavia innegabile. La piattaforma Vote Leave - al cui interno erano state già denunciate infiltrazioni d'estrema destra - è stata la prima a sospendere la campagna, per decisione di Boris Johnson. Poi è stata la volta di Remain. Restano ora da misurare gli effetti esatti dell'accaduto su un panorama politico segnato negli ultimi giorni da un'ascesa apparentemente irresistibile dei 'brexiter' nei sondaggi.

Sarebbero 400 infatti, secondo il quotidiano il Tempo che cita fonti dell’Antiterrorismo, i lupi solitari potenzialmente attivi sul nostro territorio, che vengono “attenzionati” dalle Forze dell’Ordine. Tra questi ci sono italiani convertiti, immigrati di seconda generazione, foreign fighters o combattenti ritornati sul suolo nazionale. Soggetti che si sono radicalizzati non solo su internet ma anche grazie a contatti personali con estremisti espulsi dall’Italia o foreign fighters, all’inserimento in gruppi etnici a forte componente islamica, alla frequentazioni di luoghi di aggregazione islamica non autorizzati e permeabili alla propaganda estremista, oppure negli ambienti carcerari. Tutti soggetti che, secondo i nostri servizi di sicurezza, vengono incitati dai gruppi jihadisti, tramite “la diffusione di testi o elaborati tradotti nella nostra lingua”, sia a raggiungere i territori del Califfato in Siria o in Iraq, sia ad agire come lupi solitari nel proprio Paese, “adottando un codice comportamentale improntato a segretezza e cautela”.

La strage di Orlando e l’attacco di ieri notte a Parigi, avvenuto, inoltre, in una fase di massima allerta legata allo svolgimento dei campionati europei di calcio, dimostra quindi come l’universo jihadista sia sempre meno controllabile e come il pericolo sia diventato sempre più interno e radicato in casa nostra. Una nuova sfida che impone ai servizi di sicurezza di tutto il mondo un cambio di strategia per fermare il terrore.

“Un nuovo tipo di terrorismo che comprende atti di violenza casuali che possono essere in parte ispirati dallo Stato islamico, ma non sono in alcun modo diretti dai leader del gruppo”. E cosi che il New Tork Times tirando le somme della sparatoria che nella notte di domenica ha provocato 49 morti nel club gay Pulse, ad Orlando, in Florida, descrive la nuova minaccia che l’intelligence statunitense ed europea si trovano a dover fronteggiare.

Non più gruppi organizzati, ma singoli individui, con una buona dose di instabilità mentale, che si radicalizzano autonomamente, in breve tempo, soprattutto attraverso il web. Omar Mateen, infatti, è stato descritto dalla sua famiglia come un uomo non particolarmente religioso. Eppure, nella notte di domenica, ad Orlando, si è trasformato in un soldato del Califfato, non avendo, apparentemente, alcun contatto con cellule dell’organizzazione terroristica.

Intanto nella Francia blindata per l'allerta terrorismo e l'Euro 2016 una nuova agghiacciante spedizione di morte viene firmata col nome del Califfato. Un uomo poi neutralizzato dalle forze speciali ha brutalmente ucciso un ufficiale di polizia e si è poi barricato nella casa di quest'ultimo prendendo in ostaggio la compagna, poi ritrovata morta, e il figlio di tre anni della coppia. Larossi Abballa, il killer, era sotto inchiesta della magistratura per collegamento con una filiera di jihadisti collegata alla Siria e il suo telefono era controllato.

L'indagine è stata affidata alla procura antiterrorismo. "Era un combattente dell'Isis": la rivendicazione è arrivata a tarda notte attraverso l'Amaq, l'agenzia di stampa del Califfato, citata dal Site, la società che monitora le attività online delle organizzazioni jihadiste. E secondo una fonte giudiziaria citata da Le Monde, l'inchiesta è stata affidata all'antiterrorismo per tre motivi fondamentali: l'"obiettivo'' (la polizia), il 'modus operandi' dell'assalitore e le "parole da lui pronunciate" durante il negoziato con le teste di cuoio del Raid. Prima ancora della rivendicazione dell'Isis, l'uomo avrebbe infatti dichiarato agli agenti di agire per conto dei terroristi dello Stato islamico.

Un terzo individuo è stato fermato nell'ambito dell'inchiesta sull'uccisione di una coppia di funzionari di polizia a Magnanville, nell'hinterland di Parigi: è quanto riferiscono fonti vicine al dossier. In precedenza erano stati fermati già due individui che sarebbero"vicini" a Larossi Aballa, ma "non sono suoi familiari".

Questa mattina il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, ha promesso che lo Stato francese farà in modo che eventuali "complici" di Larossi Aballa "non siano nelle condizioni di nuocere".

"Ci saranno delle espulsioni, certi individui non possono più restare sul territorio nazionale": lo ha detto il premier francese Manuel Valls dopo l'uccisione di una coppia di poliziotti rivendicata dall'Isis nell'hinterland di Parigi. "La Francia viene attaccata per i suoi valori e la sua democrazia", ha aggiunto il premier. Mentre il responsabile dell'Interno, Bernard Cazeneuve, promette che lo Stato farà in modo che eventuali "complici" di Larossi Aballa "non siano nelle condizioni di nuocere"

Intorno a mezzanotte, dopo il definitivo fallimento delle trattative, le forze speciali hanno lanciato il blitz uccidendo il killer e ritrovando il corpo senza vita della donna. Mentre sono riusciti a trarre in salvo il piccolo indenne. Il ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, ha espresso "infinita tristezza" per l'accaduto e ha reso omaggio al "sangue freddo" delle forze speciali. Il dramma si è consumato poco prima delle 20:30 quando al momento di tornare nella sua casa di Magnanville, nel dipartimento delle Yvelines, l'ufficiale di 42 anni (presso il commissariato di Les Mureaux) viene brutalmente ucciso da nove colpi di pugnale. Il killer accede poi all'interno dell'abitazione della vittima e prende in ostaggio la compagna - anch'essa funzionaria di polizia segretaria nel commissariato di Mantes-la-Jolie - e il figlioletto di tre anni. Le forze dell'ordine arrivano sul posto.

Cominciano le trattative per convincere l'omicida ad arrendersi, ma lui è asserragliato all'interno, prima non risponde, poi, secondo le fonti, dichiara di essere dello Stato islamico. Il quartiere viene blindato, gli abitanti fatti uscire dalle loro abitazioni, tagliati luce e gas. Verso mezzanotte, due forti detonazioni e il definitivo assalto delle teste di cuoio del Raid, le stesse che intervenirono all'Hyper Cacher nel gennaio del 2015. Secondo fonti citate da Bfm-Tv, durante il blitz, l'uomo ha aperto il fuoco contro gli agenti, il che gli ha indotti ad ucciderlo per legittima difesa.

Poi la macabra scoperta del corpo senza vita della donna. Salvo solo il bimbo, "sotto choc ma indenne", come riferito dal procuratore della Repubblica di Versailles, Vincent Lescloum. Nessuna comunicazione al momento sull'identità del killer. E' stata invece convocata per stamattina all'Eliseo una riunione d'urgenza per fare il punto della situazione. Cazeneuve è inoltre atteso nei commissariati di Mureaux e Magnanville, dove prestavano servizio i due poliziotti uccisi.

Il portavoce del governo francese, Stephane Le Foll, ha confermato che l'uccisione questa notte di una coppia di poliziotti alla periferia di Parigi è "un'azione terroristica".

Il killer che ha ucciso questa notte una coppia di poliziotti nella banlieue di Parigi ed è stato poi abbattuto dalle teste di cuoio era un francese. Si chiamava Larossi Abballa, aveva 25 anni ed abitava a Mantes-la-Jolie, poco lontano dal luogo dell'assassinio dei due agenti. Secondo quanto si apprende dai media francesi era già stato condannato, nel 2013, insieme con altre 7 persone, per aver partecipato all'invio di jihadisti in Pakistan.

La compagna del poliziotto ucciso nei pressi di Parigi dal jihadista Larossi Abballa è stata ritrovata morta con "una ferita da taglio al collo". Lo riferiscono fonti dell'inchiesta. La donna aveva 36 anni ed era segretaria d'amministrazione nel commissariato di Mantes-la-Jolie, a due chilometri dal luogo dell'attacco.

All'Eliseo è stata convocata una riunione di crisi in seguito all'uccisione della coppia di poliziotti. Alla riunione partecipano il presidente Francois Hollande, il primo ministro Manuel Valls, i ministri degli Interni, Bernard Cazeneuve, e della Giustizia, Jean-Jacques Urvoas.

"E' un atto incontestabilmente terroristico": ha detto il presidente francese Francois Hollande. Intervenuto a una riunione della Banca Mondiale e dell'Ocse sulla lotta alla corruzione, ha aggiunto che i due sono stati "vigliaccamente assassinati": "dobbiamo agire insieme - ha aggiunto - la lotta al terrorismo non riguarda un solo paese, deve coinvolgere tutti in un'azione internazionale decisa, una sorveglianza di questi individui".

Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha chiesto agli "amici britannici" di non abbandonare l'Ue perché altrimenti "si aprirà un periodo di incertezza nell'Ue e nel mondo". Ma se la Brexit dovesse materializzarsi, "l'Ue non sarebbe in pericolo di vita e il percorso di integrazione continuerebbe, anzi verrebbe aumentato". Junker ha concluso: "abbiamo affrontato molte crisi non ne abbiamo bisogno di un'altra".

E' ondata pro-Brexit anche secondo Ipsos-Mori, il piu' importante istituto demoscopico britannico rimasto fino a ieri a indicare un vantaggio del fronte filo-Ue in vista del referendum del 23 giugno. La svolta arriva oggi, riferisce l'Evening Standard online, con un nuovo sondaggio telefonico che ribalta i dati e accredita allo schieramento del no all'Europa (Leave) sei punti di vantaggio su quello del si' (Remain): 53% a 47.

Una vittoria del 'si' al referendum britannico sulla Brexit sarebbe "una catastrofe", la "peggiore notizia in termini economici" ha avvertito il premier uscente spagnolo Mariano Rajoy, che si è detto però fiducioso che i britannici "alla fine voteranno per restare in Europa". Una uscita di Londra sarebbe "una catastrofe per l'economia britannica ma anche per quelle europee". Rajoy ha ricordato fra l'altro che la Spagna riceve ogni anno 15 mln di turisti dal Regno Unito e che sono 400mila i britannici che vi risiedono.

Un'eventuale 'Brexit' rappresenta un rischio per la crescita dell'Eurozona. Lo dice ripetutamente la Bce nel suo bollettino, secondo cui "i rischi al ribasso sono ancora connessi all'andamento dell'economia mondiale, all'imminente referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea e ad altri rischi geopolitici". La stessa crescita inglese "è potenzialmente limitata dall'incertezza circa il referendum". Le ultime stime della Bce danno una crescita dell'1,6% nel 2016 e dell'1,7% nel 2017 e nel 2018.

Il quantitative easing della Bce sta aiutando l'economia e un "ulteriore stimolo" dovrebbe provenire dalle misure ancora da attuare. Tuttavia il consiglio direttivo "seguirà con attenzione l'evoluzione delle prospettive per la stabilità dei prezzi e, se necessario per il conseguimento del suo obiettivo, agirà ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell'ambito del suo mandato". Lo scrive la Bce nel bollettino economico.

Un voto a favore della 'Brexit' nel referendum del 23 giugno rischia di innescare "ripercussioni negative" sull'economia globale, e rappresenta la maggiore minaccia alla stabilità finanziaria britannica, ma potenzialmente anche a quella mondiale, con il potenziale di un "acuto" deprezzamento della sterlina. A ribadire l'allarme, rinforzandolo, è la Banca d'Inghilterra, che a una settimana dal voto ha lasciato i tassi fermi.

 

 

Cinquanta morti e 53 feriti in un club gay di Orlando in Florida, dove un 29enne di origini afgane ha fatto irruzione e sparato con un'arma da guerra; poi è stato ucciso dalla polizia. Veglie in tutti gli Stati Uniti per ricordare le vittime.

Per la strage di Orlando sono indagate altre persone: lo ha detto il procuratore federale."C'è un'indagine penale su altre persone in connessione con la sparatoria nel club", ha detto.

Omar Mateen, è un trentenne americano, di origine afghane. Secondo il padre, il movente della strage è l'odio contro i gay. "Il movente religioso non c'entra nulla, ha visto due gay che si baciavano a Miami un paio di mesi fa ed era molto arrabbiato", ha detto Mir Seddique. "Siamo scioccati come il resto dell'America", ha aggiunto. Trump rilancia il bando per i musulmani e chiede le dimissioni di Obama.

Qualche ora dopo la strage, è arrivata anche la rivendicazione dello Stato Islamico attraverso l'Amaq, l'agenzia di stampa del Califfato, riferisce il Site: il killer della strage di Orlando "era un combattente dell'Isis". Nel testo della rivendicazione riportato dalla direttrice del Site Rita Katz in un tweet si legge che una fonte ha detto all'agenzia Amaq: "L'attacco che ha preso di mira il gay club di Orlando, in Florida, e che ha provocato 100 tra morti e feriti, è stato compiuto da un combattente dello Stato islamico".

Ed emerge che il killer Omar Mateen pregava in moschea tre, quattro volte a settimana e prendeva parte alle cerimonie serali, recentemente anche con il figlio piccolo.  "Finita la preghiera - afferma l'imam - se ne andava, non socializzava con nessuno. Non è mai sembrato un violento".

Intanto il giorno dopo il massacro, emergono le prime critiche all'Fbi in quanto, nonostante Mateen fosse stato interrogato tre volte, due nel 2013 e una nel 2014, per sospetti legami al terrorismo, ha potuto comunque acquistare legalmente un fucile e una pistola la settimana scorsa.

La rivendicazione arriva dall'emittente ufficiale del gruppo jihadista, radio Al-Bayan. Ieri la notizia era stata data dall'agenzia di stampa Amaq, vicina all'Isis. Il killer del Pulse nightclub di Orlando, Omar Mateen, era "uno dei soldati del Califfato in America", ribadisce al-Bayan, l'organo di propaganda ufficiale dell'Isis in lingua inglese, secondo quanto riferito da Site.

Intanto è destinato a salire il bilancio delle vittime della peggiore strage nella storia degli Stati Uniti. Lo sostengono i medici, mentre stanno venendo comunicate le identità delle 50 persone decedute nella sparatoria. Tra le vittime del killer Omar Mateen, 29 anni, combattente jihadista, 15 hanno un'età compresa tra i 20 e i 50 anni e sono state pubblicamente identificate. Ci sono 53 persone in condizioni critiche. La maggior parte dei feriti è stata portata all'Orlando Regional Medical Centre, dove il chirurgo Mike Cheatham ha avvertito: "Penso che vedremo salire il bilancio delle vittime".

Il più giovane tra le vittime finora identificate è il 20enne Luis Omar Ocasio-Capo. Il più anziano invece aveva 50 anni e si chiamava Franky Jimmy Dejesus Velazquez. Secondo le indagini, il killer di origine afghana ha telefonato alla polizia proclamando la sua fedeltà allo Stato islamico prima di aprire il fuoco sulla folla. Il presidente degli Stati Uniti lo ha definitico come un "atto di odio". Più di 300 persone erano all'interno delm club quando Mateen ha iniziato a sparare poco dopo le 2 di notte (ora locale). L'uomo è stato ucciso in uno scontro a fuoco con gli agenti della Swat intorno alle 5 di mattina. Circa 39 persone sono morte all'interno del locale mentre 11 sono decedute in ospedale.

"Abbiamo una stretta al cuore, perché l'odio e la cattiveria di un singolo sono costate oltre 50 vite". Lo ha detto Angela Merkel commentando la strage di Orlando a margine delle consultazioni governative Cina-Germania a Pechino.

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