A schierarsi a favore di Matteo Renzi e del suo governo è oggi l’ambasciatore Usa a Roma, John R. Phillips che annuncia così il suo endorsement a favore del sì.
Il 'no' al referendum sulla riforma costituzionale «sarebbe un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia». Lo ha detto l' ambasciatore Usa in Italia John Phillips intervenendo ad un incontro sulle relazioni transatlantiche organizzato oggi a Roma all'istituto di studi americani.
«Renzi - ha proseguito - ha svolto un compito importante ed è considerato con grandissima stima da Obama, che apprezza la sua leadership». Phillips ha quindi ricordato che il presidente del Consiglio andrà negli Stati Uniti il 18 ottobre prossimo in occasione della cena di Stato offerta alla Casa Bianca dal presidente Usa Barack Obama.
Quello che serve all’Italia è la stabilità e le riforme assicurano stabilità. Per questo il referendum apre una speranza", ha detto il diplomatico parlando ad un convegno del centro di studi americani su Brexit, "Molti ceo di grandi imprese Usa guardano con grande interesse al referendum. Il sì sarebbe una speranza per l’Italia, mentre se vincesse il no sarebbe un passo indietro. Mi viene chiesto spesso dai governatori delle Regioni italiane quale sia il modo migliore per attrarre investimenti americani sui loro territori e la mia risposta è sempre una: serve stabilità politica. In Italia ci sono stati 63 governi in 70 anni e questo non è un fatto positivo. Renzi ha assicurato un periodo di governo abbastanza lungo".
Philips ha ricordato che il premier italiano sarà alla Casa Bianca da Barack Obama il 18 ottobre e ha aggiunto che "è un grande onore che sia stato invitato per l’ultima cena di Stato dell’amministrazione Obama. Gli Usa apprezzano moltissino la sua leadership e la considerano molto importante".
Ma l'intervento dell'ambasciatore non piace a Forza Italia. «Quella dell'ambasciatore Usa in Italia, più che un auspicio, è un'entrata a gamba tesa ingiustificata negli affari interni dell'Italia, eseguita su delega di un presidente alla fine del suo mandato», dichiara il senatore di Forza Italia, Altero Matteoli. «Peraltro, - aggiunge - è fondata su una valutazione errata della riforma costituzionale, che in realtà non produrrebbe, se approvata, gli effetti sperati dal diplomatico. Il bicameralismo, infatti, non si supera e i tempi legislativi rischiano addirittura di allungarsi, mentre si privilegia una presunta stabilità offendendo uno dei principi basilari della democrazia: la rappresentanza».
Le parole dell'ambasciatore non sono piaciute ai comitati per il no. E in particolare a Forza Italia: "Ricordiamo all'ambasciatore americano Phillips l'art. 1 della nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo...italiano", attacca su Twitter Renato Brunetta.
E poi ci sono le proteste di Matteo Salvini: "Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari tuoi e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato, nelle vicende interne italiane", ha detto il leader della Lega Nord, "Spero che a novembre vinca Trump che ha già garantito che si occuperà delle questioni di casa sua. Se a votare sì al referendum sono i massoni, i banchieri e i poteri forti allora ancora più convintamente ci schieriamo per il no, ovvero per la libertà e il bene degli italiani".
Quindici anni fa, l'11 settembre del 2001, New York veniva colpita al cuore, con l'attacco alle Torri Gemelle. Da allora la Grande Mela si e' risollevata e si e' rafforzata ma resta ancora oggi una citta' blindata.
Dal mirino non e' mai uscita, anzi le minacce da cui si difende sono aumentate: non c'e' piu' infatti solo Al Qaida. Dall'Isis agli estremisti 'cresciuti' in casa, la citta' ritenuta il simbolo del capitalismo e' minacciata da piu' parti. Ma rispetto al passato, New York non e' piu' sola e non e' piu' la meta per eccellenza.
Se fino a qualche anno fa era ritenuta, insieme al resto degli Stati Uniti, il nemico numero uno da colpire per i terroristi, ora le fa 'compagnia' l'Europa, meta preferita degli ultimi attacchi. Parigi, Bruxelles e Nizza ne sono un esempio. Jihadisti di vecchia militanza e lupi solitari di varia origine hanno ampliato il raggio d'azione, prendendo di mira anche il Vecchio Continente e mostrando come il mondo e' profondamente cambiato. La primavera araba, la caduta dei dittatori in Nord Africa e nel Golfo Persico ha rivoluzionato gli equilibri, anche per i terroristi.
Ovviamente la citta' si e' risollevata: a oltre 15 anni di distanza il World Trade Center e' tornato quasi pienamente operativo. La Freedom Tower ha aperto i battenti, anche se l'attesa corsa a ripopolare con uffici e attivita' commerciali l'area colpita non e' cosi' veloce come previsto. I prezzi alle stelle e i tempi lunghi della ricostruzione hanno spinto le banche e le vecchie attivita' dell'area a ricollocarsi, e ora tornare al World Trade Center non sembra piu' conveniente. Ma in molti hanno scommesso su una rinascita dell'area: tra gli altri Eataly che ha investito 38 milioni di dollari in uno spazio di 5.000 metri quadrati nel cuore di Ground Zero. Un luogo significativo, nella Torre 4 del World Trade Center, proprio di fronte al parco con le due fontane che ricordano le Torri Gemelle abbattute.
Ma oggi alle ore 8.46 ora di New York: l'America si e fermata. Come a Ground Zero e' scattato ovunque un minuto di silenzio per ricordare le vittime dell'11 settembre 2001, nell'ora in cui il primo aereo - un Boeing 767 dell'American Airlines - si schianto' contra la prima delle Twin Towers del World Trade Center di Manhattan, la torre nord. Poco dopo il secondo schianto contro la torre sud.
A Ground Zero, simbolo della rinascita della città, sono arrivati entrambi i candidati alle presidenziali, prima Donald Trump e poi Hillary Clinton. I due si sono ignorati.
La candidata Dem si è allontanata prima della fine della cerimonia. Secondo indiscrezioni non confermate avrebbe accusato un malore. Lo riporta un tweet della Fox. Questo sarebbe il motivo della sua uscita prima della fine della lettura dei nomi delle vittime. Il malore accusato da Hillary Clinton a Ground Zero e' stato dovuto al caldo. Lo afferma il portavoce della campagna della candidata democratica che spiega come ora l'ex first lady sia a casa della figlia Chelsea e si sente molto meglio".
A tradirla a Ground Zero e' stato certamente il caldo, in una giornata durante la quale la temperatura percepita e' stata certamente superiore a quella reale per via dell'alto tasso di umidita'. A spiegare la decisione di Hilary Clinton di lasciare in fretta e furia Ground Zero, ben prima della fine della cerimonia, era stato il suo portavoce Nick Merrill, dopo quasi un'ora e mezza di silenzio e di mistero che tra i giornalisti presenti aveva alimentato le piu' disparate congetture. I pochi testimoni che hanno assistito alla scena hanno subito parlato di un malore improvviso che ha costretto l'ex first lady a lasciare il luogo dove una volta sorgevano le Twin Towers, sostenuta da un agente del Secret Service. Il primo a dare la notizia il reporter di Fox News presente alla cerimonia. Le immagini diffuse in seguito mostrano la Clinton appoggiata ad una colonnina sul margine del marciapiede mentre si aspetta il van che la deve portare via. Al momento di salire sul veicolo si nota chiaramente come le ginocchia della ex first lady cedano. Non riesce a camminare e le persone attorno a lei di fatto la tirano su di peso.
Insomma, se non proprio uno svenimento, un mancamento. Anche i giornalisti del pool che segue ovunque la candidata vengono tenuti a lungo all'oscuro di quanto accaduto. Non sanno dove sia stata portata. Sara' sempre il portavoce a comunicare che Hillary era a casa della figlia Chelsea, nel Flatiron District di Manhattan, e che si era ripresa. E' stata poi la stessa Hillary a rassicurare tutti, incrociando i giornalisti sotto l'abitazione: "Sto alla grande", ha detto. "Oggi a New Yok e' una bellissima giornata", ha quindi aggiunto, forse riferendosi al caldo. Poi di nuovo in auto, direzione Chappaqua, a nord di New York, dove i Clinton hanno la residenza. E' qui che probabilmente e' stata visitata dal medico.
Hillary Clinton ha cancellato dalla sua agenda il viaggio in programma oggi e domani nella costa occidentale degli Stati Uniti, in seguito al malore accusato durante la cerimonia a Ground Zero nel 15/o anniversario degli attentati alle Twin Towers, malore causato da una polmonite secondo quanto dichiarato da Lisa Bardack, medico curante della candidata democratica alla Casa Bianca. Hillary Clinton doveva volare oggi in California per due giorni dedicati alla raccolta di fondi per la sua campagna elettorale e per un'apparizione nel talk-show televisivo condotto da Ellen DeGeneres.
Donald Trump, anch'egli presente a Ground Zero, non si e' accorto di nulla. Del resto i due, finche' sono stati entrambe presenti, si sono praticamente ignorati tenendosi a debita distanza. Nessun commento del tycoon, che con eleganza decide di non infierire, lui che piu' volte attraverso la sua campagna ha espresso dubbi sullo stato di salute dell'avversaria, l'ultima volta in agosto. ll tema pero' rischia di tornare inevitabilmente al centro della campagna elettorale, a meno di due mesi dal voto. La Clinton, che poco prima di lasciare l'incarico di segretario di Stato era stata operata per un ematoma alla testa procuratosi in seguito ad una caduta, e' stata spesso attaccata da una parte della stampa ostile che fa insinuazioni sull'esistenza di problemi di salute della ex first lady, che compira' 69 anni ad ottobre. Insinuazioni che la campagna del tycoon ha piu' volte cavalcato, contrapponendo invece cartelle cliniche che attesterebbero l'ottimo stato di salute di Trump, 70 anni
A morire in seguito agli schianti e al crollo delle Torri Gemelle quasi 3 mila persone, tra cui molti vigili del fuoco e poliziotti intervenuti per i soccorsi. Al primo minuto di silenzio durante la cerimonia ne seguono altri cinque per ricordare il secondo schianto contro la torre sud, i momenti del crollo delle Twin Towers, l'aereo che si e' abbattuto sul Pentagono a Washington e quello precipitato in un campo della Pennsylvania prima di arrivare a colpire probabilmente la sede del Congresso americano.
Il presidente Obama ha ricordato le vittime al Pentagono. "Difendere non solo il nostro Paese ma anche i nostri ideali": questo lo spirito dell'11 settembre per Barack Obama, intervenuto alla cerimonia svoltasi al Pentagono. Il suo appello: "Gli americani non devono cedere alla paura". "Sappiamo che la nostra diversita', la nostra variegata eredita' non e' una debolezza - ha detto il presidente Usa - ma la nostra piu' grande forza".
Se Al Qaida era fino a poco fa era il simbolo del terrorismo per eccellenza, ora e' l'Isis che, piu' al passo con i tempi, minaccia il mondo, conquistando un numero crescente di combattenti e ispirando giovani e non a combattere al suo fianco e a colpire nel nome dell'Islam.
Attacchi e minacce, quelli dell'Isis, che infiammano il dibattito soprattutto politico, dando vita a una retorica di scontro quasi religioso. Donald Trump negli Stati Uniti ne e' uno dei protagonisti con proposte provocatorie per bloccare l'ingresso dei musulmani negli Usa ma anche per registrare quelli gia' nel Paese, cosi' da monitorarli piu' facilmente.
L'uccisione nelle scorse settimane dell'imam di Ozone Park, nel Queens, ha riaperto il dibattito sui crimini alimentati dall'odio e dalla retorica politica. Le possibili celebrazioni nella stessa giornata allarmano la polizia, che - come ha già assicurato - rafforzera' i controlli vicino alle moschee. Queste ultime stanno rivedendo i programmi, con celebrazioni al chiuso invece che all'aperto come in precedenza.
Con il passare degli anni le commemorazioni per l'anniversario dell'11 settembre si riducono, ma nessuno dimentica e vuole dimenticare l'accaduto.
Nonostante l'ultima batosta elettorale alle regionali in Meclemburgo Angela Merkel continua dritta sulla propria strada. In un intervento al parlamento tedesco la cancelliera ha detto che l'accordo Ue-Turchia sui profughi deve diventare un "modello" da stipulare con paesi della sponda sud del Mediterraneo come Egitto e Tunisia. Poi ha rassicurato: "La situazione oggi è migliore di un anno fa. Ma naturalmente resta molto da fare".
Ma dopo la disfatta elettorale nel land orientale di Meclemburgo-Pomerania, dove il partito guidato dalla Merkel, la Cdu, si è piazzato al terzo posto, con il 19% dei voti, dietro agli euroscettici dell’Alternative für Deutschland, che hanno conquistato il 20,8% dei consensi, la cancelliera tedesca si trova a fare i conti non solo con l’avanzata della destra nazionalista ed euroscettica, ma pure con le minacce di “divorzio” che arrivano dagli alleati cristiano sociali.
Intanto contro coloro che li accusano di strumentalizzare le preoccupazioni dei cittadini, la leader dell'ultradestra tedesca, Frauke Petry ha difeso la necessità di un partito di dare risposte agli attuali "grandi problemi", dai rifugiati alla crisi europea. Problemi a cui la Merkel non offre alcuna soluzione. Afd era fuori dal Bundestag nelle elezioni generali tenutesi nel 2013. La crisi dei rifugiati ha potenziato le prospettive elettorali del partito, che lo scorso marzo ha raggiunto importanti risultati in tre elezioni regionali. In Sassonia-Anhalt, nella parte orientale del paese, ha preso il 24,2% dei voti riuscendosi a imporsi come seconda forza dopo la Cdu. Nel Baden-Württemberg ha 15,1% e nella Renania-Palatinato, il 12,6%. Il prossimo test sarà tra due settimane, quando le elezioni si svolgeranno nella città-stato di Berlino.
Il premier della Baviera, Horst Seehofer, leader della Csu - la "sorella" bavarese della Cdu - ha chiamato Angela Merkel a rispondere dei suoi errori politici, all'indomani del disastro elettorale. In primis, della sua politica delle “porte aperte” ai migranti, criticata più volte, in questi mesi, dal leader dei cristiano sociali. La sconfitta registrata dalla Cdu, proprio nel collegio elettorale della cancelliera, ha rappresentato quindi, per Seehofer, una nuova occasione per sparare a zero sulla leader della Cdu, fino ad arrivare a minacciare una rottura all’interno dell’Unione, il gruppo politico formato dai cristiano deocratici e cristiano sociali al Bundestag.
In una intervista al quotidiano di Monaco,Suddeeutsche Zeitung, il leader bavarese ha detto che "la situazione per l'Unione è fortemente a rischio" proprio a causa dell’atteggiamento della Merkel, che, secondo Seehofer, è andata avanti sulla politica dell’accoglienza dei rifugiati, senza curarsi dei segnali di malcontento e ignorando le critiche arrivate più volte, in questi mesi, dalla Csu. Nessuno “voleva questa politica da parte di Berlino", ha detto Seehofer, secondo il quale il disastro elettorale in Meclemburgo-Pomerania, che rappresenta "la continuazione dei risultati elettorali disastrosi" ottenuti dalla Cdu negli ultimi appuntamenti elettorali, è direttamente collegato alla politica sui migranti della cancelliera.
Ma la Merkel ha chiesto unità contro il populismo di Alternativa per la Germania (AfD). In Meclemburgo, la "patria" politica della cancelliera, il partito di Frauke Petry ha superato la Cdu, facendo leva sul contrasto alla politica migratoria del governo. È una "sfida" per tutte le forze parlamentari, ha spiegato la Merkel, chiedendo di abbassare i toni ed evitare di cadere in una guerra di partito, inutile se si vuole riconquistare la fiducia dei cittadini. "Se ci aggrappiamo alla verità - ha aggiunto ostentando ottimismo - vinceremo. E recupereremo la cosa più importante, quello di cui abbiamo bisogno, la fiducia della gente".
Pero secondo il leader dei cristiano sociali, inoltre, la politica di accoglienza della Merkel, è solo la punta dell’iceberg di una serie di errori politici commessi dalla cancelliera, che potrebbero compromettere l’alleanza tra le due formazioni sorelle. "Abbiamo bisogno di un orientamento chiaro: fiscale, di sicurezza interna, sulle pensioni, sull'immigrazione, entro e non oltre settembre", ha, infatti, concluso Seehofer. Sebbene risulti improbabile, una rottura tra Csu e Cdu rappresenta uno scenario molto pericoloso per la Merkel, perché, qualora si avverasse, rischierebbe di far saltare la sua candidatura alle elezioni del 2017.
Nonostante gli attacchi interni al suo partito e l'appuntamento elettorale perso nella città-stato di Berlino , la cancelliera non sembra intenzionata, però, a fare mea culpa sul modo in cui il governo tedesco ha affrontato la crisi dei rifugiati e l'integrazione. “Le decisioni prese sono state giuste e dobbiamo continuare a lavorare su queste", ha detto, infatti, in proposito la cancelliera al G20 di Hangzhou, in Cina.
Alternative für Deutschland (Afd) ha registrato un successo senza precedenti. "Per la Merkel è un tonfo non solo a Berlino", ha esultato la leader dell'ultradestra tedesca, Frauke Petry, che ha ipotizzato di spedire tutti i profughi su un'isola. "A punire i partiti - ha spiegato - è stato il fatto che per troppo tempo non hanno ascoltato gli elettori".
Il piccolo partito, nato nel 2013 come forza euroscettica, ha avuto il risultato migliore nelle elezioni del Mecleburgo. Anche i socialdemocratici della Spd infatti, nonostante si siano confermati il primo partito con circa il 30% dei voti, hanno infatti perso cinque punti rispetto al 2011. "La ciliegina sulal torta - ha aggiunto Leif-Erik Holm, capo fila del partito regionale - è che abbiamo lasciato dietro la Merkel. Può essere l'inizio della fine". Da parte del parito della cancelliera non è rimasto che ammettere una sconfitta "amara". "È stata proprio la politica sull'immigrazione a provocare questo sentimento di insicurezza", ha commentato sempre dalla Cdu il candidato a Wismar Frieder Weinhold.
Per Alternative für Deutschland, guidata dall'ex presentatore radiofonico Leif-Erik Holm, nonostante il Meclemburgo-Pomerania sia il Land che ospita meno profughi (23mila migranti in tutto) si tratta in ogni caso di un successo perché ha strappato voti a tutti i partiti. I socialisti del Psd di Selle sono arretrati di 5,5 punti rispetto alle elezioni del 2011: fermi al 30,2% rispetto al 35,7% di 5 anni fa. Male anche i verdi passati dall'8,4% al 5%. I neonazisti dell'Npd sono crollati dal 7,3% al 3,2%. Malissimo anche i liberali dell'Fdp che dal 9,6% sono piombati al 3%. Il Mecleburgo-Pomerania è il Land più piccolo dei sedici che formano la Germania: ha solo 1,5 milioni di abitanti su un totale di 80 milioni.
Il Land è il più piccolo dei sedici che formano la Germania: ha solo 1,5 milioni di abitanti su un totale di 80 milioni. Ma il risultato dell'Afd assume un rilievo particolare perchè avviene ad un anno esatto dal trionfalistico annuncio della Merkel "Wir schaffen das" ("ce la faremo") ad accogliere tutti i migranti cui aveva aperto le porte poche settimane prima, facendo coinfluire in un anno nella sola Germania 1,1 milioni di profughi.
La Corea del Nord ha effettuato il suo quinto test nucleare. Ad annunciare il successo del test, che sfida per l’ennesima volta le restrizioni della comunità internazionale, la Korean Central News Agency.
La tv di stato della Corea del Nord ha annunciato il successo del quinto test nucleare del paese. Lo riferisce l'agenzia cinese Xinhua su Twitter. Pyongyang ha detto di aver effettuato un test di una "esplosione di testata nucleare" per contrastare quella che definisce "ostilità" degli Stati Uniti. Le testate "possono essere montate su missili strategici balistici", secondo quanto riferisce la tv di Stato Kctv, come riporta la Cnn. L'emittente specifica che tali testate possono essere "prodotte in quantità ed in vari formati".
"Lo sviluppo delle armi atomiche da parte della Corea del Nord costituisce una grave minaccia per il Giappone", ha detto il premier nipponico Shinzo Abe dopo che il governo di Tokyo ha confermato che il tremore registrato, pari a un'intensità sismica di 5.0 nelle coste nord orientali della penisola coreana, è stato causato da un test nucleare condotto dal regime di Pyongyang. Il capo di Gabinetto giapponese, Yoshihide Suga, ha ribadito che un nuovo sistema di sanzioni unilaterali verrà applicato e l'esecutivo continuerà a cooperare con i principali paesi dell'area incluse la Cina la Russia. L'esperimento odierno ha provocato le maggiori onde sismiche mai registrate prima, rispetto ai 4 precedenti test atomici condotti dalla Corea del Nord.
La Casa Bianca ha "ribadito l'incrollabile impegno degli Stati Uniti per la sicurezza dei nostri alleati in Asia e in tutto il mondo". E il presidente americano Barack Obama, che è in contatto con i partner giapponese e sudcoreano, "ha indicato che continuerà a consultare i nostri alleati e partner nei prossimi giorni, per garantire che le azioni provocatorie della Corea del Nord avranno conseguenze molte serie".
Il ministero degli Esteri cinese ha deciso di presentare una protesta formale all'ambasciatore nordcoreano a Pyongyang.
Il test è avvenuto a margine delle manifestazioni per il 68° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea e pochi giorni dopo il vertice economico del G-20 in Cina. Il Geological Survey degli Stati Uniti ha registrato un evento sismico artificiale di magnitudo 5.3 della scala Richter, a nord-est della città di Sungjibaegam, nei pressi del sito di Punggye-ri, destinato ai test nucleari della Corea del Nord. La resa esplosiva sarebbe stata di 30 kilotoni secondo i russi mentre Seoul stima una potenza di 10 kilotoni. Il terremoto di magnitudo 5.0/5.3 registrato, è comunque il più grande dei quattro eventi sismici associati ai test nucleari della Corea del Nord. Nel 2006 l’onda sismica artificiale registrata era di magnitudo 3.9 della scala Richter. Nel test dello scorso gennaio, il terremoto era di magnitudo 4.8. Il quinto test nucleare era comunque ritenuto imminente.
Nelle ultime settimane, le immagini satellitari della Airbus Defence and Space avevano evidenziato attività nel sito di Punggye-ri per una possibile detonazione con preavviso minimo. Il sito di Punggye-ri è distante 116 chilometri dal vulcano sul Monte Baekdu. L’'ultima eruzione del vulcano risale al 1903. La Corea del Nord avrebbe cinque impianti nucleari. Il più noto è quello situato a Yongbyon, presso il Nuclear Scientific Research Center, 60 miglia a nord di Pyongyang. In diverse occasioni negli ultimi tre mesi, pennacchi di fumo sarebbero stati monitorati proprio nel complesso di Yongbyon. I pennacchi suggeriscono che gli edifici del complesso si stavano riscaldando. Nell’impianto di Yongbyon, la Corea del Nord effettua il riprocessamento per ottenere il plutonio che utilizzerebbe poi per uso militare.
Già nel 2013, Pyongyang aveva annunciato l’intenzione di riavviare i principali impianti, compreso quello di Yongbyon, chiuso precedentemente perché inserito nelle trattative, poi fallite, per il disarmo nucleare. L’ultimo ispettore della Nazioni Unite è stato espulso nel 2009. Sembra ormai acclarato che la Corea del Nord abbia ripreso da tempo la sua attività di ritrattamento per sistemi balistici. Pyongyang avrebbe sviluppato due modi per produrre materiale fissile: arricchimento dell'uranio e separazione del plutonio. Il Nord ha condotto test nucleari nel 2006, 2009 e nel 2013. L’ultimo si è svolto lo scorso gennaio, due giorni prima il compleanno di Kim.
Una "esplosione" che ha provocato un terremoto di magnitudo 5.3 è stata segnalata dal Servizio geologico degli Stati Uniti (USGS) alle 2:30 di venerdì ora italiana nei pressi di un sito di test nucleari nel nordest della Corea del Nord, a Punggye-ri.
Il sisma artificiale registrato oggi nel nordest della Corea del Nord, di magnitudo 5 secondo le rilevazioni di Seul, potrebbe essere un test nucleare deciso per celebrare il 68/o anniversario della nascita della Repubblica democratica di Corea, avvenuta il 9 settembre del 1948 su iniziativa di Kim Il-sung. E' l'ipotesi rilanciata dall'agenzia Yonhap, citando una fonte governativa sudcoreana, secondo cui sono in corso le verifiche sulla detonazione atomica. Se confermata, sarebbe il quinto test nucleare dopo quelli del 2006, del 2009, del 2013 e di gennaio 2016.
Il test nucleare effettuato oggi dalla Corea del Nord "è il più potente fino ad ora, poco meno forte dell'esplosione della bomba atomica su Hiroshima" riferiscono fonti militari di Seul secondo quanto riportato dai media internazionali. La potenza sprigionata dal quinto test di Pyongyang, hanno spiegato l'agenzia meteorologica sudcoreana, è stata pari a "10 kilotoni, quella di Hiroshima a 15".
Il Papa ha pronunciato la formula di canonizzazione e iscritto nell'albo dei santi madre Teresa di Calcutta, al secolo: Gonxha Agnes Bojaxhiu (1910-1997). Papa Bergoglio ha letto la formula in latino e subito dopo c'è stato un applauso da parte dei fedeli. Subito dopo verranno collocate accanto all'altare le reliquie della nuova santa, che saranno poi incensate dal diacono
Madre Teresa una icona, un fenomeno globale, più popolare e credibile di Gandhi, Kennedy e Martin Luther King, secondo un sondaggio di qualche anno fa della Gallup. Oggi finalmente Santa anche per la Chiesa. Papa Francesco ha chiesto di prenderla come modello di santità. “Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione”. Piazza san Pietro ha iniziato a riempirsi lentamente. A occhio sembra che le persone siano meno del previsto, tanto che via della Conciliazione alle ore 9 era sgombra, perfettamente percorribile e ai varchi per entrare nell'emicilio beniniano il flusso scorreva senza intoppi. Circa 100 mila persone. C'è stata gente che ieri notte ha dormito in sacco a pelo nelle vie laterali di Borgo per poter essere tra i primi a prendere un posto di tutto rispetto in piazza. Ci sono tantissimi albanesi, ragazzi arrivati dal Kosovo, una nutrita rappresentanza dell'India, soprattutto dallo Stato del Kerala, i volontari del terremoto, quelli della Caritas e tantissimi barboni arrivati in pulman da Milano, Bologna, Torino. Palloncini, canti, striscioni, spillette.
Francesco Rutelli, sindaco di Roma dal 1993 al 2001, ha partecipato alla canonizzazione per Madre Teresa e ha voluto ricordarla con un post su Facebook che ricorda l'incontro avuto con la suora dei poveri a Roma. «A San Pietro, per Madre Teresa. Che ricordi di questa Donna, oggi fatta Santa da Papa Francesco - scrive Rutelli - La nominammo in Campidoglio Cittadina Romana nel 1996, riconoscenti per l'instancabile supporto ai più disagiati della città. Lei mi disse: "Sindaco, ma mica mi fa pagare l'ICI, ora che sono sua concittadina!" Donammo alle sue consorelle tessere ATAC per raggiungere tutti i quartieri. Quando la visitai con la mia famiglia nella casetta di via Casilina, mi fece vedere la sua stanza: 4 metri quadri, un lettino. Non aveva bisogno di privilegi, per continuare ad essere instancabile al servizio dei sofferenti. Il mondo cambia, Calcutta cambia, ma questi esempi - per credenti e non - valgono più che mai».
Si e fata festa a base di pizza napoletana, coca cola e gelato, un regalo dei pizzaioli di Napoli che hanno portato in Vaticano tutto l'occorrente, compreso tre capienti forni mobili. Ad annunciare la sorpresa è stato il cerimoniere del Papa, padre Kraiewsk. Madre Teresa ha costruito ponti e distrutto muri, soprattutto in India, una società che nei decenni passati era rigorosamente divisa in caste, poi ha avvicinato gli ultimi e la festa non poteva che essere per loro. Gli invitati sono poveri e bisognosi, soprattutto delle case (dormitori) delle suore di Madre Teresa. Hanno viaggiato durante la notte con diversi pullman per partecipare prima alla canonizzazione e poi al pranzo. Il pranzo sarà servito da circa 250 suore di Madre Teresa, 50 Fratelli della Congregazione maschile e da altri volontari. La pizza viene preparata da una pizzeria napoletana con il proprio staff di quasi 20 persone e con la propria attrezzatura mobile.
Madre Teresa, dice Papa Francesco nella sua omelia in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero». Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza.
La sua missione continua il Papa nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri. Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione. Madre Teresa amava dire: «Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere». Portiamo nel cuore il suo sorriso e doniamolo a quanti incontriamo nel nostro cammino, specialmente a quanti soffrono.
Ed ecco una parte del testo dell'omelia del Papa. Unica aggiunta a braccio, parlando della santa degli ultimi, è la constatazione che «continueremo a chiamarla Madre, ci verrà più spontaneo».
«Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? Questo interrogativo del Libro della Sapienza, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci presenta la nostra vita come un mistero, la cui chiave di interpretazione non è in nostro possesso. I protagonisti della storia sono sempre due: Dio da una parte e gli uomini dall’altra. Il nostro compito è quello di percepire la chiamata di Dio e poi accogliere la sua volontà. Ma per accoglierla senza esitazione chiediamoci: quale è la volontà di Dio nella mia vita?
Nello stesso brano sapienziale troviamo la risposta: «Gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito» (v. 18). Per verificare la chiamata di Dio, dobbiamo domandarci e capire che cosa piace a Lui. Tante volte i profeti annunciano che cosa è gradito al Signore. Il loro messaggio trova una mirabile sintesi nell’espressione: «Misericordia io voglio e non sacrifici». A Dio è gradita ogni opera di misericordia, perché nel fratello che aiutiamo riconosciamo il volto di Dio che nessuno può vedere. Ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di Dio.
Siamo dunque chiamati a tradurre in concreto ciò che invochiamo nella preghiera e professiamo nella fede. Non esiste alternativa alla carità: quanti si pongono al servizio dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio. La vita cristiana, tuttavia, non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno. Se fosse così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che suscita un beneficio immediato, ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni discepolo di Cristo mette al suo servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore.
Abbiamo ascoltato nel Vangelo che: «una folla numerosa andava con Gesù». Oggi quella folla numerosa è rappresentata dal vasto mondo del volontariato, qui convenuto in occasione del Giubileo della Misericordia. Voi siete quella folla che segue il Maestro e che rende visibile il suo amore concreto per ogni persona. Vi ripeto le parole dell’apostolo Paolo: «La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua» . Quanti cuori i volontari confortano! Quante mani sostengono; quante lacrime asciugano; quanto amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato! Questo lodevole servizio dà voce alla fede ed esprime la misericordia del Padre che si fa vicino a quanti sono nel bisogno.
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