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Venerdì, 01 Novembre 2024

Trenta anni dopo il primo raduno che volle Papa Wojtyla, ad Assisi si tornano a riunire i leader religiosi per un maxi G8 della fede. Papa Francesco è al Sacro Convento di Assisi per la Giornata di Preghiera per la pace che chiude l'evento interreligioso organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla diocesi di Assisi e dalle Famiglie Francescane.

Cosi ad Assisi le religioni firmano un patto contro le derive fondamentaliste. Papa Francesco voleva pregare con tutti loro per il Dio della pace, per contrastare le divisioni, per frenare la xenofobia e i populismi, per dare voce a chi soffre. "Non esiste un Dio di guerra" ha twittato il pontefice prima di partire in elicottero il Vaticano e raggiungere la cittadella umbra, in occasione della cerimonia di chiusura dell'evento interreligioso 'Sete di Pace', organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. Non sarà una fiction, non sarà uno show. "Oggi uomini e donne di tutte le religioni saremo ad Assisi non per uno spettacolo, ma semplicemente a pregare per la pace" ha spiegato. Ad Assisi lo aspettavano centinaia di esponenti religiosi, arrivati da tutto il mondo, sciiti, sunniti, ortodossi di varie chiese, scintoisti, buddisti giapponesi, evangelici, ebrei. Solo i buddisti tibetani non ci sono, mancano all'appello, il Dalai Lama non è stato invitato per non compromettere la delicatissima trattativa in corso tra la Chiesa cattolica e la Cina. A volte su tutto prevale la realpolitik.

Lo spirito col quale il Papa è partito per Assisi è stato spiegato da Francesco stesso all'omelia della Messa celebrata prima della partenza in Casa Santa Marta. In ginocchio a pregare il Dio della pace, insieme, "oltre le divisioni delle religioni", fino a sentire la "vergogna" della guerra e senza "chiudere l'orecchio" al grido di dolore di chi soffre. "Oggi uomini e donne di tutte le religioni saremo ad Assisi non per uno spettacolo, ma semplicemente a pregare per la pace", ha detto il Papa prima di partire per la cittadina umbra secondo un tweet dell'Osservatore Romano con l'hashtag #papaasantamarta. "Ho scritto una lettera ai vescovi di tutto il mondo perché nelle diocesi si preghi con tutti gli uomini di buona volontà", ha aggiunto Francesco, sempre secondo l'Osservatore Romano

Francesco in diverse occasioni ha invocato un fronte comune al fine di arginare la terza guerra mondiale a pezzi. Un brutto conflitto esteso e alimentato non solo da fanatici islamici, ma dai mercanti di armi, da persone senza scrupoli che giocano sulla pelle degli altri seminando sangue, terrore, emigrazioni, catastrofi umanitarie. In fondo non è altro che l’ipocrisia dei Paesi più ricchi che con una mano offrono aiuti umanitari ma poi l'altra producono armamenti da vendere agli stessi gruppi fondamentalisti. Senza parlare doppio ruolo dei Paesi del Golfo, del Qatar e dell'Arabia Saudita. “Non possiamo chiudere l'orecchio al grido di dolore di questi fratelli e sorelle nostri che soffrono per la guerra".

Francesco è stato accolto dal Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti. Il Papa ha salutato e abbracciato Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli; Ignatius Aphrem II, patriarca siro-ortodosso di Antiochia; Justin Welby, arcivescovo di Canterbury e Primate della Chiesa di Inghilterra; Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma; Abbas Shuman, vice presidente dell'Università Al-Azhar; il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi. Ad accoglierlo anche alcuni rappresentanti del governo italiano: stretta di mano e scambio di qualche parola tra il Papa e il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti e il viceministro agli Esteri Mario Giro.

Papa Francesco ha salutato i 25 rifugiati che saranno presenti al "pranzo di pace" con Bergoglio e gli altri leader religiosi. Dieci sono arrivati in Italia con i 'corridoi umanitari' di Sant'Egidio, dieci arrivano dal Cara di Castelnuovo di Porto, cinque sono assistiti dalla Caritas di Assisi. 

Ore di alta tensione negli Stati Uniti alla vigilia dell’apertura dell’Assemblea generale dell’Onu. Cinque persone sono state interrogate nella notte in relazione all’attacco di sabato sera nel quartiere di Chelsea. I cinque ieri erano in auto sul ponte di Verrazano, a New York, quando sono stati fermati, intorno alle 20.45 ora locale Tutti residenti a Elizabeth New Jersey, i cinque viaggiavano su un suv nero carico di armi, e andavano da Staten Island verso Brooklyn. La polizia inoltre sta cercando un'altra persona che potrebbe, in qualche modo, essere legata alle indagini

 Il primo a preoccuparsi per un possibile imminente attacco a casa sua era stato a fine giugno il direttore della Cia John Brennan. «Sono molto preoccupato per le capacità dell'Isis e per loro determinazione ad uccidere quanta più gente possibile mettendo a segno attacchi all'estero. Non sarei sorpreso - diceva Brennan a fine giugno - se tentassero di mettere a segno un attacco di quel genere negli Stati Uniti». 

In quest'ottica i due ordigni di Manhattan e quello in New Jersey potrebbero rappresentare il primo tentativo di colpire il nemico americano dispiegando non semplici lupi solitari, ma cellule ben strutturate come a Parigi e Bruxelles. A differenza dei lupi solitari immolatisi nel corso delle precedenti azioni l'eventuale cellula entrata in azione a New York avrebbe l'indubbio vantaggio di essere ancora operativa e di rappresentare una spada di Damocle per la sicurezza della Grande Mela. Una spada di Damocle particolarmente inquietante vista la campagna per le presidenziali e l'imminente arrivo a New York delle delegazioni internazionali e dei capi di stato pronti a partecipare alla 71ma Assemblea Generale dell'Onu in corso al Palazzo di Vetro fino al 26 settembre. Un appuntamento che la presenza di una cellula terroristica a piede libero trasformerebbe in un vero incubo sicurezza.

Dietro la tentata rappresaglia si potrebbe nascondere, però, anche l' aspirazione a siglare il primo vero attacco strutturato al cuore dell'America. Fino ad oggi il Califfato non è mai riuscito a mettere a segno un'azione ben pianificata sul territorio statunitense, ma si è limitato a rivendicare le iniziative di personaggi come Rizwan Farook e e Tashfeen Malik, la coppia radicalizzata autrice nel dicembre 2015 del massacro di San Bernardino, o dell'afghano Seddique Matin responsabile, a giugno, della strage nella discoteca gay di Orlando.

E stato immediato l'intervento degli artificieri. Poco dopo, mentre il robot stava esaminando il materiale, è avvenuta l'esplosione. La Cnn riferisce che lo zaino conteneva cinque ordigni. Nessun cellulare o dispositivo di innesco a tempo è stato rinvenuto. Altre tre bombe sono poi state ritrovate sempre in New Jersey, come ha riferito l'Fbi senza specificare dove.

Bloccate le partenze di tutti i treni diretti da New York in New Jersey, compresi quelli della linea ad alta velocità dell’Amtrak, ferme alla stazione di Penn Station, a Manhattan. La stazione di Elizabeth è vicina a Staten Island e al ponte di Verrazzano. Gli inquirenti hanno individuato alcune analogie tra gli ordigni esplosi a New York e in New Jersey, ma almeno per il momento non hanno concluso vi sia un legame.

Ma sabato mattina nel New Jersey, sull'altra sponda dell'Hudson, un altro ordigno - anch'esso dentro un cassonetto - è esploso, fortunatamente senza far feriti, a poche ore dal passaggio di una corsa amatoriale. Insomma nonostante il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo dichiari di non vedere collegamenti con il terrorismo internazionale le analogie farebbero ipotizzare l'esistenza di un lupo solitario o di una cellula islamista decisa a replicare le gesta dei fratelli Tsarnaev. Le motivazioni non mancherebbero. Al Qaida colpendo il cuore di New York a 15 anni dall'11 settembre e a cinque dall'uccisione di Bin Laden dimostrerebbe di essere ancora viva. La più evidente motivazione di un attentato firmato dallo Stato islamico sarebbe invece la vendetta per l'eliminazione di Abu Mohammad Al Adnani, il portavoce dell'organizzazione e mandante degli attacchi in Europa, ucciso a fine agosto da un raid aereo americano in territorio siriano.

La pentola a pressione collegata ad un telefonino ritrovata a quattro isolati dal punto della 23 sima strada di New York dove un'esplosione ha ferito 29 persone, sembra un tragico «deja vu» di quanto avvenuto il 15 aprile 2013 a Boston. Quel giorno due pentole a pressione esplose durante la maratona di Boston uccisero tre persone e ne ferirono altre 260. Quel giorno per capire chi avesse «ispirato» Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, i fratellini ceceni autori dell'attentato, bastò a rileggersi Inspire la rivista di Al Qaida che in un articolo del 2010 intitolato «Make a bomb in the Kitchen of your Mom» «Fatti una bomba nella cucina di mamma»spiegava come far esplodere, con l'ausilio di un telefonino, una pentola a pressione piena di polvere pirica e chiodi. Ma le analogie non si fermano qui.

Intanto la polizia di New York ha diffuso nome e foto di un uomo ricercato per l'attentato di sabato notte: si tratta di Ahmad Khan Rahami, 28 anni, afghano naturalizzato. La notizia esce dopo che l'Fbi aveva condotto un raid in un edificio di Elizabeth (New Jersey), vicino al luogo dove la notte scorsa sono stati trovati diversi ordigni esplosivi,vicino alla stazione della cittadina del New Jersey.

Rahami è "armato è pericoloso", ha detto il sindaco di New York, Bill de Blasio, esortando chiunque lo veda o abbia informazioni su di lui ad avvisare immediatamente la polizia, senza cercare di avvicinarsi. La polizia ha pubblicato sui social media un numero verde da contattare (1800755-TIPS) e tutte le emittenti americane lo stanno pubblicando. L'ultimo indirizzo noto di Rahami è l'edificio di Elizabeth dove oggi hanno fatto irruzione le forze di sicurezza.

Secondo quanto riporta il New York Post, agenti del Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives hanno partecipato all'operazione ma non è ancora stato reso noto se siano stati individuati dei sospetti. Il Washington Post scrive invece che la famiglia Rahami vive e lavora in quell'edificio. E' stato il portavoce della polizia di New York, Peter Donald, ad annunciare su Twitter la svolta nelle indagini che arriva dopo che le autorità hanno fermato diverse persone in relazione all'attentato.

Ora gli inquirenti stanno cercando di determinare, scrive ancora il Post, se Rahami possa essere stato influenzato, o meno, da gruppi estremisti internazionali o del suo Paese di origine.

Ci sono delle "somiglianze" tra le bombe di New York e quelle in New Jersey, e per questo motivo "ci sarebbe un legame" tra i due fatti, secondo il governatore di New York Andrew Cuomo. Il New York Times inoltre scrive che ci sono collegamenti tra il 28enne ricercato e le cinque persone fermate a bordo di un suv sul ponte di Verrazzano, che congiunge il New Jersey con Manhattan.

Questo nuovo attacco terroristico lascia sgomenti gli americani. Mentre New York viene dilaniata da una forte esplosione che ferisce 29 persone, Saint Cloud, città di 66mila abitanti nello stato del Minnesota, fa i conti con l'ennesimo lupo solitario che all'urlo "Allahu akbar" accoltella i passanti.

I miliziani del califfo Abu Bakr al Baghdadi esaltano Dahir Adan, il giovane americano di origine somala che ha seminato il panico in un centro commerciale di saint cloud Minnesota) accoltellando "i non musulmani" al grido di "Allahu akbar".

L'Fbi ci ha tenuto a metterlo subito in chiaro. Non ci sono prove di collegamenti tra l'esplosione di New York e l'accoltellamento avvenuto in Minnesota. L'attacco al centro commerciale resta comunque un episodio allarmante perché, dopo i fatti di Orlando e San Bernardino, dimostra quanto il terrorismo islamico si stia espandendo nelle pieghe sociali dell'America. "Il profilo di Adan in apparenza non è particolare, ricorda quello di altri protagonisti di agguati firmati dall’Isis - scrive Guido Olimpio sul Coprriere della sera  - giovani senza storia che si tramutano in terroristi entrando a far parte di un piano globale, più o meno ispirato dalla casa madre"

L'aggressore non era schedato dalla polizia se non per alcune infrazioni stradali. Non era nemmeno attivo sui social network. Su Facebook aveva addirittura scritto di venire da Fargo, nel Nord Dakota, e aveva postato foto della squadra di basket dei Lakers. Lo aveva fatto per scherzare. Nei suoi post, poi, non compaiono proclami a sfondo politico o di fantismo religioso. "Non c'era alcun segno premonitore...", fanno sapere gli inquirenti.

Prima di uscire di casa, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, Dahir Adan avrebbe salutato i genitori dicendo che avrebbe fatto un salto al centro commerciale di Saint Claude per comprare l'iPhone. Aveva addosso la divisa da guardia privata che gli aveva dato da indossare nel lavoro part time che svolgeva fuori dal Community College. Prima che un poliziotto lo abbattesse con un colpo di pistola, ha accoltellato otto persone. 

Non li colpiva a caso, ma sceglieva "i non musulmani". Originario della Somalia, aveva 22 anni e da quindici viveva negli Stati Uniti. Nel Minnesota ci è arrivato negli anni Novanta insieme ad altri 30mila somali sulla base di un programma governativo di accoglienza. Immigrati sui cui l'islam radicale ha subito messo le mani. "Da Minneapolis e dintorni sono partiti decine di volontari unitisi al movimento qaedista degli Shebaab - spiega Guido Olimpio - dei somali nati oppure cresciuti in America ma che a un certo punto della loro esistenza hanno compiuto il viaggio a ritroso, tornando nella terra dei padri con il solo obiettivo di combattere. Diversi non solo hanno partecipato ad azioni di guerriglia, ma hanno condotto missioni da kamikaze contro il contingente internazionale".

“L’Isis ed il cosiddetto estremismo islamico radicale, sono semplicemente delle invenzioni create dagli Stati Uniti e dai governi occidentali per mettere in cattiva luce i musulmani e l'Islam nel mondo, incitando all’odio”.

A scrivere l’ennesima teoria del complotto è l’editorialista Noha Al-Sharnoubi sul quotidiano Al-Ahram sotto il diretto controllo del Ministero egiziano dell'Informazione

Scrive Al-Ahram, e ripreso dal quotidiano Il Giornale :

“…dobbiamo davvero credere alla versione ufficiale del governo degli Stati Uniti per gli eventi dell'11 settembre del 2001? E 'una coincidenza che i piloti dell'11 settembre siano stati addestrati presso le scuole di volo americane? Secondo la versione ufficiale dell'amministrazione americana, il primo attacco sulla torre nord, è avvenuto alle 08:46, ora di New York. La torre sud è stata colpito da un altro aereo 15 minuti più tardi, intorno alle 09:03. Più di mezz'ora dopo, un terzo aereo colpì l'edificio del Pentagono, mentre un quarto mancavo il suo obiettivo, andandosi a schiantare. E’ davvero possibile credere che quattro aerei dirottati possano volare liberamente nello spazio aereo degli Stati Uniti colpendo le torri del World Trade Center ed il Pentagono, con intervalli di 15 e 30 minuti? Tutto questo senza che gli americani siano riusciti a fare nulla, nonostante i loro segreti militari. O, forse, era tutto previsto al fine di giustificare la guerra al terrorismo e l’invasione dell’Iraq? La maggior parte dei membri dell’Isis sono cittadini occidentali. Lo Stato islamico è stato pianificato in anticipo dall'Occidente per giustificare la devastazione, il partizionamento e l'occupazione dei paesi nel Medio Oriente?”.

Come riferisce il Giornale quella pubblicata sul quotidiano egiziano è solo l’ultima speculazione sulla genesi dello Stato islamico. A rinfoltire quelle note negli Usa come conspiracy theories, è stato anche il candidato repubblicano presidenziale Donald Trump. Quest’ultimo, poche settimane fa, ha dichiarato pubblicamente che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ed il candidato democratico alla presidenza Hillary Clinton, sono co-fondatori dello Stato islamico.

Nel quotidiano del governo egiziano, infine, Al-Sharnoubi suggerisce che molti video diffusi sulla rete dello Stato islamico, sarebbero in realtà ricreati in set allestiti con attori occidentali.

A scrivere l’ennesima teoria del complotto come sottolinea il Giornale è l’editorialista Noha Al-Sharnoubi sul quotidiano Al-Ahram. Sarebbe opportuno rilevare che Al-Ahram è uno dei principali quotidiani letti in Egitto e posto sotto il diretto controllo del Ministero egiziano dell'Informazione. Rispecchia, quindi, il pensiero dello Stato. L’articolo è stato pubblicato il 23 agosto scorso, poche settimane prima le celebrazioni per il quindicesimo anniversario degli attacchi alle Torri gemelle.

Scrive l’editorialista e ripreso dal quotidiano Italiano : “Gli attacchi dell'11 settembre così come quelli perpetrati in tutta Europa, sono soltanto una coreografia dai governi occidentali che hanno collettivamente cospirato contro i musulmani. Elementi dell’intelligence (forse occidentale) sono dietro gli attacchi e gli attentati. I cittadini musulmani vengono arrestati ed uccisi per giustificare quello che sta accadendo nei paesi arabi in nome della guerra al terrore. Chi vogliono ingannare gli Stati Uniti ?”.

A quasi un mese dal terremoto, centinaia di esperti geomorfologi provenienti da tutta Italia giungeranno a Ceraso, nel Geoparco del Cilento, per tenere l’Assemblea Generale dell’Associazione Italiana di Geografia e Geomorfologia (AIGeo)  e ricordare che in Italia esiste una condizione di multi-rischio , pertanto, la necessità di considerare in modo integrato il rischio idrogeologico congiunto a quello vulcanico e sismico.

 

Un grande evento, che il Corriere del Sud e in grado di anticipare con le dichiarazioni del Domenico Guida e Aniello Aloia, scientifico-istituzionale che vedrà la partecipazione importante di Gilberto Pambianchi, Presidente AIGeo, che associa i più grandi esperti e rappresentanti del mondo accademico ed istituzionale italiano  e dell’ISPRA, Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, (CNG), Aniello Aloia, Coordinatore Nazionale dei Geoparchi Unesco , Angelo De Vita e Tommaso Pellegrino, rispettivamente Direttore e  nuovo Presidente del Geoparco Unesco del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni, Gennaro Maione – Sindaco di Ceraso, Carmelo Stanziola – Vice Presidente della Provincia di Salerno ed altri  rappresentanti degli Enti Locali.

 

In base ai dati complessivi non aggiornati al 2016 di Fonte ISPRA, in Italia le frane sono ben 528.903. Nel solo 2015 abbiamo avuto oltre 200 eventi principali. Le aree a pericolosità da frana elevata in Italia - ha dichiarato al Corriere del Sud Domenico Guida, professore di geomorfologia presso Università agli Studi di Salerno - sono pari a  12.218 km2

 

Più di cinque milioni di persone risiedono in aree a rischio elevato, mentre le imprese che sono in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata  sono più di 79.000  ed il 18% dei Beni Culturali italiani è a rischio frane, mentre sono 40.000 i Beni Culturali in aree a pericolosità idraulica  e 9 milioni di persone risiedono in aree a pericolosità idraulica.  Complessivamente, le imprese esposte a rischio alluvioni in Italia sono più di 576.000. Il dissesto idrogeologico porta via suolo che non recupereremo più con pesanti conseguenze per l’economia del Paese. 

 

Per recuperare sottolinea il professore, un solo centimetro di suolo occorrono, in alcuni casi, ben 100 anni. Lo stato di dissesto idrogeologico non può essere affrontato in termini riduzionisti e settoriali, altrimenti si rischia di non tenere conto delle altre pericolosità e rischi naturali. Condizioni che in altre nazioni vengono definite “multi-rischio”.

 

Oggi, per affrontare queste situazioni, c’è Italia Sicura, la struttura di Missione creata dal Governo per affrontare il Dissesto Idrogeologico nella sua consistenza sistemica. Infatti, la nuova versione delle Linee Guida per l’attività di programmazione e progettazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico, alla cui stesura il CNG ha contribuito concretamente, contiene molte indicazioni di carattere idro-geomorfologico. 

 

Concetti come ambito morfologico significativo e valutazione dell’invarianza idro-geomorfologica, cioè dell’equilibrio complessivo degli interventi rispetto alla naturale evoluzione del paesaggio, diventeranno regole, procedure, protocolli ed usi con i quali e nei quali c’è più geologia, geomorfologia e geologia applicata.

 

All’attuazione di queste strategie potranno concorrere le Linee Guida sulla Cartografia Geomorfologica ad Oggetti, elaborate d’intesa tra AIGeo, ISPRA e CNG, che costituisce l’argomento di discussione del Workshop scientifico in ambito AIGeo. Esse contribuiranno a conferire una maggiore importanza alla cultura geologica ed al ruolo del geologo, inducendo una maggiore consapevolezza nei tecnici, nelle istituzioni e nelle popolazioni. 

 

Un Paese moderno non può permettersi disastri ogni anno, morti e danni, spendere fiumi di soldi sulle emergenze, ma deve avere un territorio più sicuro e consapevolmente tutelato, investire in prevenzione costa meno che rimediare dopo, le risorse finanziarie non bastano, serve più coltura geologica diffusa. 

 

In questo, i geoparchi sono fondamentali anche per questo, perché incrementando la consapevolezza delle popolazioni con il supporto alla ricerca, la disseminazione delle conoscenze e la formazione dei tecnici, rendono il territorio intrinsecamente più sicuro. In tal senso, una frana potrà essere vista come un “geosito evolutivo” e questo fa meglio conoscere, educa alla convivenza, indirizza i comportamenti singoli e collettivi. Una sinergia tra Consiglio Nazionale dei Geologi, Geoparchi ed associazioni scientifiche come l’AI Geo, pertanto, rappresenta l’attuazione di tali strategie nazionali, finalizzate alla valorizzazione della cultura e dell’agire in termini “geologici”.   

 

Nei geoparchi si attivano politiche ben precise di messa in sicurezza del territorio. Siamo dinanzi ad un patrimonio geologico in grado di raccontarci ben 4 miliardi di anni di storia del Pianeta . I geoparchi hanno siti  - ha dichiarato al Corriere del Sud Aniello Aloia , Coordinatore Nazionale dei Geoparchi Unesco -  al loro interno che memorizzano l’evoluzione della Terra ed i cambiamenti climatici" . Nei mesi scorsi l’Unesco , dichiarando i 120 Geoparchi esistenti al Mondo , di cui ben 10 in Italia Paese terzo in assoluto, patrimonio dell’Umanità ha per davvero riconosciuto il valore universale della Geologia . 

 

Noi italiani abbiamo ottenuto anche un altro risultato straordinario . In sostanza l’Unesco ha riconosciuto la gestione dei Geoparchi Italiani come modello internazionale . Infatti l’Italia  è l’unica nazione al Mondo che ha visto l’istituzionalizzazione del Comitato Nazionale dei Geoparchi da parte dell’Unesco . 

 

E’ un evento che non ha precedenti . Mai è accaduto che fosse istituzionalizzato un Comitato Nazionale dei Geoparchi . Adesso abbiamo nuove sfide ugualmente impegnative perché dobbiamo fare in modo che tutti i Geoparchi siano volano di sviluppo turistico e culturale.  L’evento ospitato a Ceraso (SA) nel Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano ed Alburni, rafforza il supporto e la sinergia tra il mondo accademico e le istituzioni che, anche alla luce degli eventi disastrosi che recentemente hanno colpito il nostro Paese, lavorano insieme al fine di mettere a diposizione delle popolazioni strumenti di prevenzione del rischio geologico in generale.

 

Tra i programmi futuri  del  Comitato Nazionale Italiano dei Geoparchi Unesco è prevista un’attività di educazione e conoscenza del rischio geologico in generale da effettuare nelle scuole ”.

Non era mai successo che il presidente degli Stati Uniti irrompesse, via ambasciatore, in una libera elezione italiana. O almeno non siamo nati ieri non in chiaro e così platealmente. Nell'era del duo Renzi-Napolitano, cioè della "cessione della sovranità nazionale", è accaduto anche questo

Un'invasione di campo senza precedenti che punta a viziare il dibattito sulle riforme. Tanto che, dopo aver invitato tutti a vivere il dibattito "con serenità", il capo dello Stato ha ricordato agli Stati Uniti che "la sovranità è degli elettori

Ieri infatti John Phillips, ambasciatore Usa a Roma, ha detto che se al referendum sulla riforma del Senato dovessero vincere i «no» ci sarebbero conseguenze per l'economia italiana. Per rafforzare il concetto, poche ore dopo, l'agenzia finanziaria americana Fitch quella che già complottò contro l'Italia e il governo Berlusconi ai tempi della crisi dello spread ha fatto sapere che la vittoria dei «no» sarebbe uno shock.

Il fatto che un presidente del Consiglio, neppure eletto ma nominato dal ex Presidente Napolitano, chieda aiuto secondo fonti giornalistiche, di fronte a sondaggi che lo danno sempre più per sconfitto a capi di Stato esteri non può che preoccupare. È la mossa della disperazione, una dichiarazione di "incapacità" ad uscire con le sue gambe dal vicolo cieco nel quale si è cacciato con le sue mani. Già in economia abbiamo ceduto le leve del comando alla Merkel. Ora facciamo decidere ad Obama come eleggere i nostri senatori. È davvero troppo, anche a non voler prendere alla lettera l'articolo uno della Costituzione sulla sovranità che appartiene al popolo

In quanto a Obama, nulla ci sorprende. Nel suo doppio mandato ha trattato l'Europa come una colonia. E, peggio, non ne ha azzeccata una. Ci ha costretti a rompere con Putin, mentre Lui torna ad essere una super potenza, e provocando alle nostre aziende, con le sanzioni, un danno ingente. Ci ha convinti secondo fonti giornalistiche a scalzare e uccidere Gheddafi , dando il via libera alla più grande ondata migratoria della storia che ci sta destabilizzando e stremando. Non ha fermato i suoi alleati dell'Arabia Saudita, che hanno agevolato l'ascesa dell'Isis....insomma il premio nobel per la pace non ha "indovinata" una nella sua politica con gli alleati Europei mentre anche Israele guarda sempre piu verso la Russia perche Vladimir Putin, e sempre più interessato a far assumere alla Russia il ruolo di potenza conciliatrice dell’area

E cosi il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come la maggior parte dei politici italiani, ha reagito con fastidio alle parole dell'ambasciatore americano, John Phillips, che ieri mattina ha parlato di un passo indietro per gli investimenti stranieri in Italia in caso di vittoria del "no" al referendum. 

A distanza di ventiquattr'ore Mattarella ha fatto sentire la propria voce. Il mondo è sempre più interconnesso, è il ragionamento del capo dello Stato, è chiaro che quello che avviene in un Paese importante interessi gli altri Paesi. Ma "questa considerazione non muta in nulla il fatto che la sovranità sia demandata agli elettori" che si devono esprimere con un referendum. Mattarella ha, tuttavia, invitato tutti a "vivere serenamente, come ogni passaggio democratico" questo momento che ci porta al voto. Ma a Matteo Salvini le parole non bastano: vuole una risposta plastica. "L'ambasciatore Usa in Italia minaccia gli italiani che voteranno 'no' al referendum - tuona il leader della Lega Nord - questo signore dovrebbe essere allontanato dall'Italia. Mai più schiavi, di nessuno".

L'endorsment, dicono in ambienti dem, non era stato concordato ma Matteo Renzi avrebbe, comunque, incassato con favore l'appoggio degli Stati Uniti. E i parlamentari piddì hanno sviato il problema indirizzando la propria irritazione nei confronti di Luigi Di Maio che ha paragonato il premier a Pinochet. Ma il problema resta il ruolo dell'America nel dibattito sulle riforme. Nelle ultime settimane, complici i sondaggi che davano il fronte del "no" in netto vantaggio, Renzi aveva cambiato strategia evitando una eccessiva strumentalizzazione della consultazione sul ddl Boschi. Ma il clima è tornato infuocato. Con le opposizioni che, dopo l'entrata a gamba tesa dell'ambasciatore Phillips, hanno chiesto un intervento del Colle che stigmatizzasse "una ingerenza inaccettabile.

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