Renzi e Padoan difendono la manovra
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha difeso la manovra: "Il dialogo continua. La Commissione non ha espresso nessun scetticismo. Stiamo seguendo una procedura che si svilupperà nei prossimi giorni, di valutazione puntuale e specifica delle varie misure. Non è una questione generale di atteggiamento scettico".
Ieri sarebbe scaduto il termine entro il quale il provvedimento sarebbe dovuto approdare in Parlamento. Un passaggio obbligatorio e anche l'occasione per conoscere il dettaglio delle misure, visto che per stessa ammissione del governo il testo aveva bisogno di limature. Correzioni di dettaglio secondo la versione ufficiale, modifiche necessarie a meno che non si voglia rischiare che il provvedimento sia respinto dalla Commissione europea secondo fonti del ministero. Possibile che la versione definitiva arrivi lunedì.
Il testo ieri era blindato nelle stanze di Palazzo Chigi. Da una parte il segno che il premier ha accentrato ancora tutto, compresa la stesura dei testi. Ma anche il segno che il governo intende recepire parte delle osservazioni che sono arrivate da Bruxelles. Possibile quindi che, alla fine, il deficit del 2017 sia al 2,2% e non al 2,3% come nella versione del Consiglio dei ministri e che qualche una tantum presente nella manovra sia trasformata in una voce in entrata stabile. Non l'aumento dell'Iva come vorrebbe la Commissione, ma una entrata a prova di bomba.
Qualche novità ieri è emersa a proposito del decreto fiscale, collegato alla legge di Bilancio. Confermato il tramonto degli studi di settore per alcune categorie a partire dal 2017, con una riforma che dovrebbe comunque andare a regime nel 2018. Al loro posto una sorta di pagella dei contribuenti. Si chiameranno «indici di fedeltà fiscale» e prevederanno meccanismi premiali. Chi rientrerà tra gli affidabili non avrà controlli e potrà avere rimborsi fiscali più veloci, ha spiegato il viceministro all'Economia Luigi Casero.
L'obiettivo è eliminare controlli sui contribuenti a meno che non ci siano sospetti fondati di frodi. Gli studi di settore saranno eliminati in particolare per quelle categorie che hanno ricavi non prevedibili. Ad esempio avvocati e altri professionisti che hanno picchi di lavoro in alcuni periodi e un calo in altri.
"Non c'è nessun condono: chi ha preso la multa la deve pagare. A chi dice che il governo sta facendo i condoni o aiutando gli evasori - ha evidenziato il premier - rispondo che ha fatto nel 2015 il miglior risultato negli ultimi sessant'anni: oltre 14 miliardi dalla lotta all'evasione. Dire che aiutiamo gli evasori è senza alcun riferimento alla realtà. Eliminiamo un meccanismo, quello di Equitalia, che era punitivo per il cittadino". Lo ha detto Matteo Renzi a Rtl 102.5: "Basta con Equitalia come 'killer' dei cittadini, deve essere un consulente".
"La legge di stabilità non cambia" - ha detto il premier - e "spetta alla Commissione dire" se c'è qualcosa che non va, perché l'Italia "non chiede la flessibilità" ma invoca "le circostanze eccezionali per terremoto e immigrazione". "Non abbiamo discusso di legge di bilancio -ha puntualizzato - ma voglio chiarire che non abbiamo chiesto la flessibilità, perché la flessibilità viene concessa una sola volta: abbiamo chiesto ai sensi delle clausole eccezionali dei trattati per il terremoto e l'immigrazione. Ove ci fossero dei dubbi toccherebbe all'Unione Europea cosa dire che non convince. Ma la sostanza delle misure della legge di stabilità non cambiano".
"Tutti gli anni arriva una lettera, c'è una discussione e tutti scrivete 'chissà se l'Italia ce la farà ad avere il via libera della Ue. Ma ricordo - ha detto Renzi - che il nostro deficit è poco sopra il 2 e in Francia è il 3". "L'Italia - dice - sta facendo la manovra con il deficit più basso dal 2007. Vuol dire che è il deficit più basso di tutti i governi Berlusconi, Monti e Letta. Stiamo procedendo su una strada difficile per tenere insieme l'impegno per la crescita ma anche rispettando le regole".
In mattinata lo stesso concetto ribadito a Rtl 102.5. Sono pronte le osservazioni dell'Ue sulla manovra ? "Non ne abbiamo parlato. Però il tema non cambia assolutamente niente. Potranno scrivere, come si fa sempre - ha detto - una lettera per chiedere maggiori spiegazioni". "La legge di bilancio non si cambia: se l'Ue avrà osservazioni da fare ascolteremo ma questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni: gli sforzi li stiamo facendo e vogliamo dare un segnale ai cittadini non alle tecnocrazie di Bruxelles", aggiunge.
"La sostanza della manovra non cambia. La manovra dà due miliardi in più alla sanità, e questi non sono né di destra né di sinistra. La manovra parla di questioni concrete - ha detto - e questo non cambierà per niente. E quante volte abbiamo parlato di Equitalia, non solo Equitalia, ma della filosofia che c'era dietro: ecco questo dal 2017 finalmente sparisce. Insomma la legge di bilancio c'è. Non si cambia".
Nell'intervista radiofonica non poteva mancare un riferimento al referendum del 4 dicembre: "I grandi professori del No hanno fatto ricorso anche al Tar del Lazio e anche al Tar del Lazio hanno perso", ha detto tronfio Renzi, "Adesso dobbiamo andare avanti e parlare del merito. Abbiamo il blocco del no, la coalizione del no, con D'Alema, Berlusconi, Fini, Cirino Pomicino, Lamberto Dini, Beppe Grillo". Ma il segretario Pd è costretto ad ammettere che effettivamente la pubblicita di Masai è un po' esagerata: "A questo non arrivo, mi autocontengo. Si contenga...", ha detto imitando la voce di Silvio Berlusconi, "Non me la sento nemmeno io, che pure ho la faccia tosta, di dire che i Masai voteranno Sì. Resta il dubbio di quello che fa Diaco coi Masai, io metto la mia distanza".
Un altro tema su cui Renzi prova a fare la voce grossa - senza grande successo, visto che è saltato pure il bilaterale con Juncker - in Europa. Come fa ancora su immigrazione e manovra: "La legge di bilancio non si cambia: se l'Ue avrà osservazioni da fare ascolteremo ma questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni: gli sforzi li stiamo facendo e vogliamo dare un segnale ai cittadini non alle tecnocrazie di Bruxelles".
Il premier a Rtl 102.5 ha parlato anche della risoluzione del Unesco sui luoghi santi del medio oriente definendola una "vicenda allucinante, ho chiesto al ministro Esteri di vederci subito al mio ritorno a Roma. E' incomprensibile, inaccettabile e sbagliato. Ho chiesto espressamente ieri ai nostri di smetterla con queste posizioni.
"Trovo la risoluzione dell'Unesco - che ha stabilito, con l'astensione dell'Italia, che il Muro del pianto di Gerusalemme e "arabo" incomprensibile e sbagliata", ha detto il premier italiano a Rtl 102,5, sostenendo di aver convocato Paolo Gentiloni per esaminare la situazione: "È una vicenda che mi sembra allucinante. Ho chiesto al ministro Esteri di vederci subito al mio ritorno a Roma", ha spiegato da Bruxelles dove si trova per il Consiglio Ue, "Non si può continuare con queste mozioni, una volta all'Onu una volta all' Unesco, finalizzate ad attaccare Israele. Credo sia davvero allucinante e ho chiesto di smetterla con queste posizioni, e se c'è da rompere su questo l'Unità europea, che si rompa pure".
La risoluzione dell' Unesco sui luoghi santi del Medio Oriente «è una vicenda allucinante, ho chiesto al ministro Esteri di vederci subito al mio ritorno a Roma. È incomprensibile, inaccettabile e sbagliato. Ho chiesto espressamente ieri ai nostri di smetterla con queste posizioni. Non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele. Se c'è da rompere su questo l'unità europea che si rompa». Lo ha detto il premier Matteo Renzi a Rtl 102.5, commentando la decisione Unesco, con l'astensione dell'Italia.
«Storicamente su queste posizioni andiamo sempre insieme agli altri Paesi europei. Ma trovo la decisione Unesco sinceramente incomprensibile e sbagliata. Non si può continuare con queste mozioni, una volta all'Onu, una volta all' Unesco contro Israele. Sostenere che Gerusalemme e l'ebraismo non hanno una relazione è sostenere che il sole fa buio: una cosa incomprensibile, insostenibile e sbagliata. Ho espressamente chiesto ai diplomatici che si occupano di queste cose che non si può andare avanti così: non si può negare la realtà», ha aggiunto il premier Matteo Renzi a Rtl 102.5.
«Ringraziamo e ci felicitiamo con il governo italiano per questa importante dichiarazione», ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Emmanuel Nahshon.
"Possibile che il premier non ne sapesse nulla finora ?", si chiedono le opposizioni, Forza Italia in primis. "Forse era impegnato nelle sue trattative con l'Iran, su cui il governo si rifiuta da settimane di rispondere alla mia interrogazione...", lo punzecchia Daniele Capezzone. "Renzi si rivela un pagliaccio", aggiunge Maurizio Gasparri, "Il rappresentante del suo governo per ben due volte si è astenuto su una delibera negazionista che offende gli ebrei di tutto il mondo, ma che mortifica qualsiasi persona di qualsiasi etnia, religione e cultura. Renzi dice che è stata una scelta sbagliata. E perché non ha dato direttive diverse al rappresentante del suo governo che per ben due volte, lo ribadiamo, si è schierato su posizioni di fatto antisemite? Renzi non controlla nulla, non sa nulla, il suo governo è il regno della malafede, dell'approssimazione e dell'ignoranza".
Scrive Fiamma Nirenstein sul quotidiano Il Giornale : È un bagno di realtà il voto di ieri all'Unesco, in cui si è stabilito che secondo la maggioranza del mondo gli asini volano, che Roma non è mai stata la sede del papato, ovvero che la luna è fatta di formaggio, cioè che Gerusalemme è un sito solo musulmano e in particolare lo è il monte del Tempio col Muro del Pianto, chiamato nella risoluzione votata solo «complesso della Moschea»: la risoluzione, purtroppo reale, che è stata votata ci dice infatti che le decisioni e le opinioni espresse dall'Onu e dai suoi succedanei su Israele sono pura menzogna, veleno distillato sui principi stessi della conoscenza, negazionismo pari a quello della negazione della Shoah, distruzionismo pari a quello dell'Isis su Palmira.
Ma che cosa può avere portato la Russia e la Cina a votare per l'arabizzazione di Gerusalemme se non la fame di potere e l'interesse? Che cosa ha condotto l'Italia, che ospita a Roma l'arco di Tito con i bassorilievi degli ebrei in catene con la Menorah, prova provata della loro appartenenza a Gerusalemme; che cosa ha spinto la Grecia, che mai vorrebbe veder discussa la sua eredità storica, ad astenersi? Ma tant'è: 24 nazioni spudorate, per la maggior parte islamiche, hanno votato a favore; 26 pusillanimi fra cui l'Italia si sono astenute; 6 coraggiose hanno votato contro, Stati Uniti, Gran Bretagna, Lituania, Olanda, Germania, Estonia.
Si cerca qualche consolazione nell'idea che oggi il voto è meno unanime di quello che sarebbe stato in passato. Ma è poca roba. Le polemiche che lo hanno accompagnato vedono il gesto notevole dell'ambasciatore del Messico Andres Roemer che ha lasciato la sala e ha tentato di cambiare il voto negativo del suo Paese, ed è stato poi licenziato; il tentativo del presidente tedesco del direttivo Michael Worbs che ha espresso opposizione e ha tentato di posporre il voto e poi è stato costretto a autosospendersi; e infine il capo dell'Unesco Irina Bokova, che si era espressa contro e che ha ricevuto quindi minacce di morte e il rafforzamento della scorta.