Nelle motivazioni della condanna si sostiene che Berlusconi agì in qualità di avversario politico di Fassino: la pubblicazione dell'intercettazioni avrebbe reso "necessario il suo benestare". Ma è solo un altro teorema montato dai giudici per far fuori il Cav
Basta leggere la sentenza secondo Sandro Bondi per capire che quello costruito dai giudici è un castello di sabbia.
"Nel Paese in cui il segreto d’ufficio è una barzelletta, nel Paese in cui non si mai voluto accertare gli affari sporchi dietro la scalata di Unipol a Bnl, nel Paese in cui le vicende che hanno coinvolto Penati sono state provvidenzialmente prescritte - tuona il ppl Sandro Bondi - si condanna un leader politico sulla base di motivazioni surreali per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio....
''La qualita' di capo della parte politica avversa a quella di Fassino, rende logicamente necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata''. E' un passaggio delle motivazioni del tribunale che riguarda Silvio Berlusconi, condannato a 1 anno di carcere per la vicenda dell'intercettazione Fassino-Consorte.
Silvio Berlusconi, la sera della vigilia di Natale del 2005 ad Arcore, ascoltò "attraverso il computer, senza alcun addormentamento (...)" la registrazione audio della telefonata intercettata tra Fassino e Consorte, poi pubblicata su 'Il Giornale'. Lo si legge in un passaggio delle motivazioni della sentenza, con riferimento al fatto che alcuni imputati hanno sostenuto che l'ex premier aveva gli occhi chiusi mentre veniva fatta ascoltare la telefonata.
Va inoltre considerato il periodo in cui venne effettuata la pubblicazione, a 4 mesi dalle elezioni e nel pieno delle vacanze natalizie, periodo di scarsa affluenza di notizie politiche più importanti: l'interesse politico delle intercettazioni era pertanto evidente così come la volontà di darvi risalto". E' un passaggio delle motivazioni della sentenza del tribunale sulla vicenda della telefonata intercettata Fassino-Consorte, costata a Silvio Berlusconi 1 anno di reclusione.
I giudici del tribunale di Milano nel condannare Silvio Berlusconi a 1 anno di reclusione per il caso della pubblicazione della telefonata intercettata tra Piero Fassino e Giovanni Consorte hanno ritenuto di non concedere le attenuanti generiche all'ex premier tenendo conto "della sua qualità di pubblico ufficiale" e "della lesività della condotta nei confronti della Pubblica Amministrazione". E' quanto si legge nelle motivazioni della sentenza del tribunale di Milano.
No alla ricusazione del giudice Maria Teresa Guadagnino, uno dei tre componenti del tribunale di Milano che ha condannato Silvio Berlusconi ad un anno di reclusione per la vicenda dell'intercettazione Consorte-Fassino: lo ha chiesto il sostituto Pg della Cassazione, Gabriele Mazzotta, nella sua requisitoria scritta. Il magistrato ha sollecitato la inammissibilità dell'istanza di ricusazione avanzata dalla difesa di Berlusconi. La decisione della Suprema Corte è prevista nel pomeriggio