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Venerdì 24 e sabato 25 ottobre si terrà il 4° Convegno delle Caritas parrocchiali della Diocesi di Pozzuoli. “I Poveri al centro del Vangelo” è il titolo della due giorni di cui è prevista la partecipazione di oltre 300 volontari provenienti dalle parrocchie, dei rappresentanti dei movimenti, delle associazioni cattoliche e laiche provenienti dal territorio della Diocesi di Pozzuoli (comprende parte di Napoli con i quartieri di Pianura, Soccavo, Fuorigrotta e Bagnoli e i comuni di Pozzuoli, Quarto, Bacoli e Monte di Procida e parte del comune di Marano).

Il primo giorno nella parrocchia san Lorenzo di Pianura (venerdì 24, inizio ore 16) è in programma la Lectio Divina curata da don Alessandro Scotto; seguiranno i saluti di monsignor Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli, di don Fernando Carannante, vicario episcopale alla Carità e direttore della Caritas Diocesana di Pozzuoli e di Sebastiano Maccarone, direttore del Centro di Accoglienza per i richiedenti Asilo C.a.r.a. di Mineo, in provincia di Catania. L’esperienza siciliana aiuterà a porre l’attenzione sul problema profughi e sull’impegno che la Chiesa italiana sta sostenendo per accoglierli. Interverrà don Salvatore Ferdinandi, responsabile del servizio promozione della Caritas Italiana. I delegati presenti parteciperanno ai laboratori in cui elaboreranno proposte per contrastare la povertà sul territorio.

Sabato 25 (inizio ore 16) appuntamento presso la lapide che ricorda l’approdo di san Paolo a Pozzuoli. Da qui partirà una processione verso il Duomo al Rione Terra. Don Salvatore Ferdinandi parlerà dell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” di papa Francesco. Alle 18,30 Celebrazione Eucaristica e a seguire presentazione del Duomo a cura dell’associazione Nemea.

«Questo Convegno nasce sulla base delle sollecitazioni dal magistero di papa Francesco - dichiara don Fernando Carannante, direttore della Caritas Diocesana di Pozzuoli - il Pontefice più volte ha richiamato la Chiesa a mettere i poveri al centro del Vangelo. Vogliamo riflettere sul cammino che la nostra Caritas ha effettuato negli ultimi anni insieme alla Chiesa di Pozzuoli e porre la nostra attenzione sulle periferie, esistenziali e geografiche. Non a caso abbiamo scelto una parrocchia di periferia, la san Lorenzo di Pianura, per discutere insieme il primo giorno. L’obiettivo del Convegno è metterci in ascolto del territorio, facendo emergere le tante situazioni di povertà che caratterizzano la nostra società. La Caritas vuole contribuire a stimolare le istituzioni a prendersi cura dei problemi dei cittadini e raccogliere l’invito a collaborare insieme alla Chiesa. Concetti, questi, che ribadisce frequentemente il nostro vescovo nei suoi interventi».

Altri giornali, forse per non esporre gli organizzatori ad una magra figura, si sono limitati, bontà loro, a confermare la cifra già iperbolica dell’anno scorso, con 500mila presenze per una notte bianca al Vomero, ribattezzata dai residenti notte in bianco, sia per gli strombazzamenti dei clacson delle autovetture rimaste bloccate per ore in tutta l’area nell’intorno di quella pedonalizzata sia per le musiche ad alto volume nelle principali piazze, sino a dopo lo scoccare della mezzanotte. Unica voce fuori dal coro, il quotidiano Il Mattino che, nell’occasione, ha deciso di rilanciare. Così nell’articolo a firma della giornalista Mariagiovanna Capone, si legge di ben 600mila presenze, 100mila in più rispetto agli altri organi d’informazione. Molti di più di quanti ne possa contenere l’intero stadio San Paolo, per intenderci. Dunque una differenza di non poco conto, che rilancia i dubbi sulle capacità matematiche in ambito giornalistico. Per il resto si è trattato, ancora una volta, di una festa, o meglio di una sagra paesana, decisamente sottotono rispetto alle aspettative sbandierate dagli organizzatori, che ha fatto la felicità dei soli ambulanti abusivi, presenti in massa, che, con carrelli improvvisati, hanno potuto vendere prodotti alimentari e bibite di ogni tipo, laddove invece la maggior parte degli esercizi commerciali a posto fisso, anche per preoccupazioni legate alla sicurezza, hanno deciso di abbassare le saracinesche normalmente. I flussi migratori dei partecipanti, in costante movimento, si sono manifestati solo lungo il percorso da piazza degli Artisti a piazza Vanvitelli, passando per le vie Giordano e Scarlatti, dove si è creato caos e disordine, mentre nelle altre strade interessate c’è stata scarsa affluenza. Ma, tornando ai numeri, per comprendere l’esorbitanza delle cifre sparate, basti riflettere sul dato che il Vomero è popolato da meno di 50mila abitanti, per la qual cosa, seppure avessero partecipato tutti, neonati e ultrasettantenni inclusi, aspetto inverosimile visto che la maggior parte dei residenti o sono rimasti tappati in casa o sono fuggiti altrove, le altre circa 550mila persone avrebbero dovuto raggiungere il quartiere collinare con i mezzi pubblici a disposizione, dal momento che non era possibile arrivarvi con gli automezzi privati, cosa che, stando ai dati delle aziende di trasporto interessate, non risulta affatto. Ed ancora: considerando che la popolazione del capoluogo partenopeo, in base all’ultimo censimento, è di poco più di 960mila abitanti spalmati su circa 199 km2 con una densità di poco più di 8mila abitanti a km2, per avere una tale presenza in una sola serata si dovevano mobilitare due napoletani su tre, bambini, nonni, ammalati e diversamente abili inclusi, andando ad occupare una superficie di appena 2 km2, che è quella a disposizione del Vomero, che nell’occasione avrebbe toccato la densità di ben 300mila persone a km2. Un valore stratosferico se solo si pensi che la città con la più alta densità abitativa al mondo è Manila, con poco più di 41mila abitanti a km2.

“ Manifestazioni episodiche, come quella svoltasi in questi giorni, come dimostrano i fatti, non sortiscono alcun richiamo né per il turismo né tantomeno servono a rilanciare il terziario commerciale in crisi. C’è il rischio che il Vomero possa diventare il luna park di Napoli e provincia, nell’ambito di un vituperato rilancio dell’antico panem et circenses - esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, criticando l’assenza da tempo di una seria politica produttiva ed occupazionale a favore del popoloso quartiere collinare -. La situazione è critica, come testimoniano anche recenti fatti di cronaca, ed occorre una seria ed immediata programmazione per il rilancio anche occupazionale del quartiere collinare della città “.

“ Si sente sovente parlare di un inserimento del Vomero nel circuito turistico – afferma Capodanno -, senza però tener conto, tra l’altro, del fatto che l’ultimo albergo del quartiere, sopravvissuto alla chiusura di un’analoga struttura collinare, trasformata tempo addietro in civili abitazioni, ha chiuso definitivamente i battenti da alcuni anni. Dove dovrebbero dunque alloggiare i turisti dal momento che, a parte qualche pensione ed alcuni bed and breakfast privati, non si riscontra un numero adeguato di strutture ricettive sul territorio collinare? “.

“ Se lo sviluppo di una politica turistica venisse demandato esclusivamente all’intervento, parziale e limitato dei privati, allora saremmo davvero messi male – continua Capodanno -. Il marchio Napoli vien pubblicizzato all’estero, sovente con risultati lusinghieri, ma poi vi sono zone a palese vocazione turistica, come il Vomero, con siti storici ed ambientali di valenza internazionale, come San Martino e la villa Floridiana con il museo Duca di Martina, che non vengono attrezzate, dotandole delle necessarie ed adeguate infrastrutture “.

“ Il Vomero, come è sotto gli occhi di tutti, è un quartiere che sta subendo un lento ma graduale degrado da alcuni anni a questa parte – ha continuato Capodanno -. Anche il settore commerciale, fiore all’occhiello dell’intera Città fin dagli anni ’60, sta attraversando un periodo di forte crisi, con la chiusura di decine di esercizi e la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro, senza che ai tanti, a partire dai giovani, in cerca di una prima occupazione, vengano offerte valide e concrete alternative che, appunto, potrebbero venire dalla valorizzazione della naturale vocazione turistica del quartiere “.

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