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I premier di Polonia, Repubblica ceca e Slovenia sono a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. L'obiettivo della visita è "confermare l'inequivocabile sostegno dell'intera Ue alla sovranità e indipendenza dell'Ucraina e per presentare un vasto pacchetto di sostegni allo Stato e alla società".

La visita di Mateusz Morawieck, Janez Jansa e Petr Fiala "non è su mandato del Consiglio europeo in quanto nessuna conclusione è stata formalmente adottata dai 27 Stati membri" puntualizza una fonte Ue.

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, "sono stati informati dell'intenzione della visita dei premier, a margine del vertice di Versailles", racconta la fonte.

"Lunedì sera il premier della Polonia ha informato i presidenti (Michel e von der Leyen) della decisione di fare il viaggio con i premier di Slovenia e Repubblica Ceca", aggiunge. "Il presidente Michel ha riconosciuto la necessità di mostrare sostegno all'Ucraina e ha indicato i rischi per la sicurezza di un tale viaggio", conclude la fonte che ribadisce come l'Ue sostenga appieno l'Ucraina.

Intanto 4 persone sono morte nel bombardamento di un palazzo residenziale a Kiev. Prima dell'alba nella capitale sono state udite diverse esplosioni: nel mirino delle forze russe, il distretto di Svyatoshynskyi a ovest di Kiev, vicino al sobborgo di Irpin, teatro di intensi combattimenti negli ultimi giorni. Tra gli edifici colpiti da tiri di artiglieria, un palazzo di 16 piani che ha preso fuoco.

Il sindaco di Kiev ha deciso un coprifuoco di 36 ore di fronte al "momento difficile e pericoloso" che la vive la capitale ucraina dopo aver subito diversi attacchi delle forze russe, che hanno ormai quasi completamente circondato la città. Il coprifuoco entrerà in vigore stasera alle 20 (le 18 in Italia) fino alle 19 di giovedi' (le 17). Si tratta, ha specificato il primo cittadino, di "una decisione del comando militare". Il sistema integrato Nato di difesa aero-missilistica ha rilevato il percorso di volo di un oggetto che è entrato nello spazio aereo della Romania domenica scorsa, in risposta al quale la Romania ha fatto decollare immediatamente un jet da combattimento per indagare, e le autorità romene e della Nato stanno analizzando questo avvenimento, così come stiamo approfondendo anche lo schianto di un drone in Croazia”. 

Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa alla vigilia della riunione straordinaria tra i ministri della Difesa della Nato. “Dalle indicazioni che abbiamo finora sul drone che si è schiantato in Croazia fuori Zagabria non si trattava di un drone armato, ma comunque evidenzia che, con una maggiore attività militare nei cieli, c’è un maggiore rischio di incidenti e avvenimenti” di questo tipo “e per questo dobbiamo essere estremamente vigili, reagire quando necessario e garantire di avere linee di comunicazioni aperte anche coi russi per prevenire casi che possano creare situazioni pericolose”.

fonte agi e varie agenzie

Sono iniziati i colloqui a Roma, secondo quanto di apprende, tra il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jack Sullivan e il responsabile della politica estera del partito comunista cinese Yang Jiechi. Al centro dell'incontro "l'impatto della guerra della Russia contro l'Ucraina sulla sicurezza regionale e globale". L'obiettivo degli Stati Uniti è di spingere Pechino a far pressing su Mosca sulla crisi ucraina. Nel corso della giornata è previsto anche un incontro con il consigliere diplomatico del premier Mario Draghi, Luigi Mattiolo.L'ambasciata di Pechino a Washington afferma intanto di "non aver mai sentito parlare" di una richiesta di armi fatta alla Cina dalla Russia, come affermato invece da fonti Usa citate dai media che parlano anche di una richiesta di assistenza economica.  

Gli Stati Uniti provano ad accelerare per trovare una soluzione alla crisi ucraina andando a stanare Pechino dalle ambigue posizioni mantenute finora. A questo servirà l’incontro di oggi a Roma tra il Consigliere per la sicurezza nazionale americano Jake Sullivan e Yang Jiechi, il super emissario del governo cinese (direttore della commissione Affari esteri e membro del Politburo del Pcc). Un incontro che era in agenda da tempo per provare a migliorare le relazioni tra i due Paesi (Washington e Pechino ne discutero già a novembre dopo il summit virtuale tra i presidenti Xi Jinping e Joe Biden), ma che la situazione attuale ha reso più urgente che mai.

Già prima dell’incontro, il portavoce dell’ambasciata cinese a Washington aveva chiarito la questione ribadendo più volte di non essere a conoscenza di alcuna notizia che la Cina possa essere disposta ad aiutare la Russia per le attrezzature militari. «La Cina – ha detto il portavoce – è profondamente preoccupata e addolorata per la situazione in Ucraina. Speriamo sinceramente che la situazione si allenti e la pace torni presto».
Intanto sono iniziati alle 9.30 di oggi, 14 marzo, ora italiana, i colloqui in videoconferenza tra le delegazioni di Kiev e Mosca.

Rispetto alle fasi precedenti delle trattative sembra esserci maggior ottimismo.
Secondo quanto dichiarato da Mikaylo Podolyak, a capo della negoziazione per l’Ucraina, la Russia starebbe “cominciando a parlare in modo costruttivo“, tanto da far sperare di ottenere “alcuni risultati nel giro di pochi giorni”.  La delegazione sta lavorando per creare le condizioni per un incontro tra i due Presidenti, Zelensky e Putin.

La situazione sul campo, nel frattempo, continua a essere tragica e nessun segnale di distensione sembra farsi largo: oggi è fallito il corridoio umanitario a Mariupol, bombardato dalle forze russe, nonostante il presidente Zelensky abbia comunicato che “siamo stati in grado di evacuare circa 125 mila persone usando i corridoi umanitari”.

Fonti varie agenzie

 

Recep Tayyip Erdogan ha spinto affinché Ankara, membro della Nato, svolga un ruolo di mediazione. "Stiamo lavorando per impedire che questa crisi si trasformi in una tragedia", ha detto il presidente turco. "Spero che l'incontro tra i ministri apra la strada a un cessate il fuoco permanente". Al tavolo con i ministri russo e ucraino siedera' anche il collega turco Mevlut Cavusoglu..

Chi si illudeva che l’incontro tra i ministri russo e ucraino al vertice di Antalya potesse fruttare un qualche risultato, resterà doppiamente deluso. In questa fase ci sono pochi elementi di ottimismo: il quadro non muterà a breve, per una serie di ragioni di merito più che di metodo. I blocchi sono lontani anche perché non si vede in Russia un qualche segnale di rivoluzione che possa essere anticamera ad un cambio di regime.

"Non ci sono stati progressi per un cessate il fuoco" in Ucraina, nei colloqui di oggi in Turchia tra i ministri degli Esteri di Mosca e Kiev. Lo ha annunciato in conferenza stampa il capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba. "L'Ucraina non si arrenderà" ha detto Kuleba, al termine dell'incontro in Turchia con il suo omologo russo, Serghei Lavrov.

"Non ci sono alternative al percorso negoziale tra Russia e Ucraina apertosi in Bielorussia per risolvere la crisi ucraina". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Lavrov, al termine dell'incontro con l'omologo ucraino Dmytro Kuleba.

Non c'è accordo tra Russia e Ucraina sul cessate il fuoco, ma i negoziati vanno avanti conferma Lavrov, dal Forum di Antalya, dove ha ringraziato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha organizzato questo faccia a faccia in accordo con il presidente russo Vladimir Putin.

"Siamo qui perchè crediamo che ogni tentativo di porre fine a questi problemi vada sostenuto e questo incontro di oggi aggiunge qualcosa ai negoziati in corso", ha detto. Allo stesso tempo è importante che questi contatti non portino fuori strada le negoziazioni in Bielorussia. Questo ci siamo detti oggi, abbiamo ribadito la volontà di portare avanti il negoziato in Bielorussia nella maniera più concreta possibile", ha detto Lavrov.

Rimane alta l’attenzione intorno alla centrale di Chernobyl, finita nel cuore della guerra russa in Ucraina: 36 anni dopo il più devastante incidente della storia del nucleare civile, il sito torna a fare paura

Intanto l’ultimo allarme sulla centrale, occupata nei giorni scorsi dalle truppe di Mosca, è stato lanciato dopo l'interruzione della rete che porta la corrente elettrica, quella necessaria per attivare i sistemi di raffreddamento dell'impianto di stoccaggio del materiale radioattivo

"Entro 48 ore potrebbero esserci delle fughe", ha detto ieri il capo della diplomazia di Kiev Dmytro Kuleba, lanciando l’allarme. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica, poco dopo, ha assicurato che - almeno per il momento - non ci sono rischi reali per la sicurezza

Proprio l'Aiea, però, nelle scorse ore ha mostrato le prime preoccupazioni comunicando di aver perso "il contatto remoto di trasmissione dati con i sistemi di salvaguardia della centrale". Qualche ora dopo è arrivata anche la conferma dell'Energoatom, l'azienda di Stato che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari sul territorio ucraino: ha reso noto come la centrale sia in questo momento "completamente ferma", scollegata per mano dei russi

La Turchia è il principale acquirente di gas naturale russo e ucraino, anche per questa ragione Erdogan voleva fortemente per sé il ruolo di mediatore. Inoltre l’economia turca sta diventando sempre più vulnerabile ed è difficile sperare che si riprenda entro l’anno in corso. Il presidente turco non ha la forza per far cambiare posizione a Putin, anche se ha detto a Usa e Nato di essere pronto a farlo. L’unica figura in grado di avere un’ascendente sul Cremlino è il presidente cinese Xi Jinping.

La vicepresidente americana Kamala Harris porta in dote alla Polonia una batteria di Patriot, sottolineando che si tratta di armi di carattere difensivo. Un’altra scelta tattica precisa e ragionata da parte degli Stati Uniti, che non intendono offrire a Vladimir Putin un’occasione di reazione. Per cui falliti i colloqui ad Antalya, gli USA lanciano l’allarme sull’uso di armi biologiche da parte delle truppe di Putin che ormai si sono concentrate su obiettivi civili.

La Russia ha accusato gli Stati Uniti di portare avanti programmi di sviluppo di armi biologiche in Ucraina. L’addebito arriva direttamente dalla portavoce del Ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova. Sale la tensione tra le due superpotenze e nella querelle si inserisce anche la Cina. Dagli Stati Uniti arriva la clamorosa ammissione: “abbiamo dei laboratori”.

Le parole di Maria Zakharova fanno il giro del mondo tramite la pubblicazione del TASS. «In questi giorni, i nostri timori di lunga data, che abbiamo espresso ripetutamente e non si tratta del primo anno, in merito allo sviluppo da parte degli Stati Uniti sul territorio dell’Ucraina di materiali biologici per scopi militari sotto gli auspici delle autorità competenti Servizi speciali statunitensi, sono stati confermati» ha precisato la portavoce. «Ciò è stato confermato, non solo dai materiali e dai dati che ottenuti operativamente sul territorio dell’Ucraina, non solo dalle dichiarazioni dei dipartimenti competenti di Kiev, ma anche anche direttamente a Washington durante il discorso della sottosegretaria di Stato Usa, Victoria Nuland».

Proprio nella giornata di ieri la Nuland, sottosegretario di Stato americano per gli Affari Politici, aveva esplicitato che «ci sono strutture di ricerca biologica in Ucraina, infatti ora siamo piuttosto preoccupati che l’esercito russo possa cercare di prenderne il controllo. Stiamo lavorando con gli ucraini su come possono impedire che uno qualsiasi di quei materiali di ricerca cada nelle mani delle forze russe se dovessero avvicinarsi». Rispondendo al Senatore repubblicano della Florida Marco Rubo, la Nuland è stata chiamata come testimone davanti al Comitato per le Relazioni Estere del Senato sull’invasione della Russia in Ucraina: «Sono sicura al 100% che se ci fosse un attacco biologico questo sarebbe da parte della Russia. È chiaro che la Russia perderà questo conflitto è solo una questione di tempo. L’Ucraina ha bisogno di un continuo sostegno difensivo da parte degli Stati Uniti e degli alleati europei, inoltre potremmo approvare ulteriori sanzioni economiche contro la Russia».

Apprese tali notizie la Cina si è subito mobilitata tramite il proprio Ministero degli Esteri, esortando gli Stati Uniti a rivelare più informazioni sui laboratori biologici che gestisce in Ucraina, in modo da garantire la loro sicurezza. Il portavoce Zhao Lijian ha affermato in una conferenza stampa che per la salute e la sicurezza delle persone in Ucraina, nelle aree circostanti e nel mondo intero, tutte le parti interessate dovrebbero garantire la sicurezza di quei laboratori. «In particolare, gli Stati Uniti, in quanto parte che conosce meglio i laboratori, dovrebbero rilasciare quanto prima informazioni specifiche pertinenti, compresi i virus archiviati e la ricerca che è stata condotta», ha affermato Zhao. «Le attività bio militari statunitensi in Ucraina sono solo “la punta dell’iceberg”. Qual è la vera intenzione degli Stati Uniti ? Che cosa ha fatto esattamente? Queste sono sempre state fonte di timori per la comunità internazionale», così ha concluso il portavoce cinese.

 

Fonti Paragone.it/ Agi/Sky

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto a Vladimir Putin che è "urgente e necessario compiere un passo verso la pace" e ribadito al presidente russo l'importanza di un negoziato.

In questo momento quella del leader turco è una delle poche voci che Putin pare disposto ad ascoltare. Erdogan ha parlato ieri per circa un'ora con il presidente russo, una telefonata durante la quale ha insistito per organizzare un incontro tra i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina al forum diplomatico in programma ad Antalya, località della costa sud della Turchia, il prossimo 11 marzo.

I ministri degli Esteri di Russia e Ucraina si incontreranno ad Adalia, nel sud della Turchia, il prossimo 10 marzo. È ancora presto per dire se quell’incontro produrrà qualche risultato concreto, ma è indubbio che rappresenti il primo faccia a faccia di alto livello tra Mosca e Kiev dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio scorso. Così come è indubbia la paternità di questo tentativo di mediazione: la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan, tanto ambigua quanto strategica per un insieme di motivi.

Il presidente Usa, Joe Biden, ha vietato l'importazione di petrolio e gas dalla Russia. Putin ha risposto con un divieto di import-export. Ma la situazione economica russa potrebbe essere già allarmante. Secondo Standard & Poor's Mosca potrebbe registrare un -6,2% del pil per il 2022 per effetto delle sanzioni.

Secondo l'intelligence Usa, inoltre, la Russia sta incontrando gravi difficoltà militari in Ucraina, con problemi logistici ma anche nel morale delle truppe, e avrà difficoltà a controllare il territorio e a installare un regime filo-russo, considerata la persistente resistenza ucraina.

l presidente Zelensky ha aperto uno spiraglio che oggi potrebbe allargarsi per quanto riguarda Donbass, Crimea e Nato: "Possiamo discuterne e raggiungere un consenso su come questi territori continueranno a vivere": lo ha affermato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un'intervista alla AbcNews, rispondendo a una domanda sulle richieste avanzate dal presidente russo Vladimir Putin riguardo alla riconoscimento della Crimea in Russia e dell'indipendenza delle due repubbliche del Donbass.

"Per me è importante sapere come la gente che vuole essere parte dell'Ucraina vivrà in questi territori. La questione è più complicata del semplice riconoscerle", ha sottolineato, ribadendo che "questo è un ultimatum e noi non siamo pronti per gli ultimatum".

La Cina accusa la Nato e gli Stati Uniti di avere spinto il conflitto tra Russia e Ucraina fino al punto di rottura, e di voler reprimere, oltre a Mosca, anche Pechino per mantenere l'egemonia. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian

Il quattordicesimo giorno dell'invasione russa in Ucraina: l'allarme antiaereo ha costretto gli abitanti della capitale a rifugiarsi nei bunker, ma secondo l'intelligence britannica le forze armate russe sono ferme a nord della città.

Secondo l'agenzia Agi, i militari della Repubblica popolare di Doneck si stanno dirigendo verso nord, verso la regione di Zaporizhzhya: secondo un portavoce della milizia DPR citato da Interfax, dopo aver preso il controllo di 66 località abitate, soprattutto a Sud, i militari sono usciti dai loro confini mentre le località di Horlivka, Doneck, Dokuchayevsk e Yasynuvata continuano a essere bombardate dai lanciarazzi Grad, da sistemi di artiglieria e da mortai.

KIEV "Le forze russe non sono riuscite ad avere una svolta significativa a nord di Kiev, e le forze ucraine sembrano finora essere riuscite ad abbattere gli aerei nemici", si legge nel bollettino della Difesa Gb. "I combattimenti a nord-ovest di Kiev rimangono in corso con le forze russe che non riescono a fare alcun passo avanti significativo - spiega il ministero - Le difese aeree ucraine sembrano aver goduto di un notevole successo contro i moderni aerei da combattimento della Russia, probabilmente impedendo loro di raggiungere qualsiasi grado di controllo dei cieli". Stamattina, il capo dell'amministrazione regionale di Kyiv, Oleksiy Kuleba, ha lanciato l'allarme aereo dicendo che c'era una "minaccia di un attacco missilistico" sulla capitale ucraina. "Tutti immediatamente nei rifugi", ha scritto.

SUMY Secondo il governatore regionale, Dmytro Zhyvytskyi, la città è stata bombardata pesantemente e ci sono molte vittime civili, mentre circa 5 mila sono stati evacuati

ODESSA A Ovest della Crimea, dopo aver preso il controllo di Kherson, le truppe russe puntano su Odessa, per attaccarla da due fronti. Mykolayiv è stata sottoposta nei giorni scorsi a pesanti bombardamenti ma un tentativo di prendere la città rischierebbe di frenare l'avanzata verso il cruciale centro portuale sul Mar Nero.

ZAPORIZHYA A Nord della Crimea annessa nel 2014, quattro battaglioni tattici russi puntano verso Zaporizhya, una città di oltre 730 mila abitanti. Secondo lo Stato maggiore ucraino, gli invasori stanno ripristinando l'aeroporto di Melitopol, circa 100 chilometri a Sud dell'obiettivo, con il probabile scopo di offrire sostegno aereo a un'avanzata di terra che rischia di scontrarsi con una dura resistenza.

MARIUPOL Sul quadrante sudorientale prosegue l'assedio a Mariupol, martellata da incessanti colpi d'artiglieria con l'obiettivo di creare un ponte di terra tra la Crimea e il Donbass e ottenere il controllo completo del Mare d'Azov.

KHARKIV La seconda città ucraina, è ancora bersaglio di bombardamenti da terra e da aria ma non ci sono al momento segnali di un'offensiva di terra. Lo stato maggiore ucraino afferma che i russi si stanno preparando a circondare la citta' ma alcuni analisti militari sostengono che, dalle immagini satellitari, le forze di Mosca non appaiono organizzate per un attacco imminente.

Come sottolinea lAgi "Sono state le azioni della Nato, guidata dagli Stati Uniti, che hanno gradualmente spinto fino al punto di rottura il conflitto tra Russia e Ucraina", ha scandito il portavoce del ministero degli Esteri Cinese , Zhao Lijian . "Ignorando le proprie responsabilità, "ha proseguito il portavoce, "gli Stati Uniti accusano, invece, la Cina della propria presa di posizione sulla questione ucraina, e cercano margini di manovra per il tentativo di sopprimere contemporaneamente Cina e Russia, e mantenere la loro egemonia".

La Cina ha anche espresso "forte opposizione" alle sanzioni inflitte alla Russia, all'indomani dell'annuncio del presidente Usa, Joe Biden, di sospendere le importazioni di gas e di greggio da Mosca e della decisione della Gran Bretagna di interrompere entro la fine dell'anno le importazioni di greggio e di prodotti petroliferi russi.

Le sanzioni "non hanno fondamento nel diritto internazionale", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian. "Provocheranno solo serie difficoltà all'economia e al sostentamento dei Paesi interessati" e "aggraveranno ulteriormente la divisione e lo scontro". Cina e Russia, ha concluso il portavoce, "continueranno a portare avanti la normale cooperazione commerciale, compreso i giacimenti di petrolio e gas, nello spirito del rispetto reciproco".

La Cina ha anche annunciato l'invio del primo round di aiuti all'Ucraina. La Croce Rossa cinese, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, ha inviato un lotto di materiali per aiuti umanitari, inclusi cibo e necessità quotidiane, per un valore complessivo di cinque milioni di yuan (circa 723mila euro). Il lotto, ha aggiunto il portavoce sarà consegnato in Ucraina "il prima possibile". 

La società statale ucraina Energoatom, che si occupa della gestione delle quattro centrali nucleari attive nel Paese, ha avvisato che senza energia elettrica alla centrale di Chernobyl non ci puo' essere un adeguato controllo a distanza dell'impianto e si rischia il rilascio di sostanze radioattive.
Come si spiega in un comunicato, "il blackout di tutti gli impianti nucleari nella zona di esclusione è associato a danni alla linea elettrica dell'impianto che ha portato anche a un blackout nella città di Slavutych".


"Il combustibile esaurito ha bisogno di un raffreddamento costante, possibile solo se c'è elettricità. Se questa non è disponibile", spiega Energoatom, "la temperatura nelle piscine di raffreddamento aumenterà, si verificherà la formazione di vapore e il rilascio di sostanze radioattive nell'ambiente. La nuvola radioattiva può essere trasportata dal vento in altre regioni dell'Ucraina, della Bielorussia, della Russia, dell'Europa".

 

 

Fonti : Agi / Huffingtonpost / varie agenzie stampa

Una delegazione composta da alcuni volontari di Manalive, associazione di volontariato senza scopo di lucro, partirà oggi da Roma in direzione Ucraina. I volontari porteranno aiuti umanitari, prevalentemente medicinali, insieme alla solidarietà e la vicinanza della propria comunità. Nell'ambito della stessa missione saranno portati in salvo in Italia anche alcuni profughi, tra i più deboli, impossibilitati a lasciare le zone di guerra autonomamente.

destinazione Varsavia, e poi forse anche più a est, al confine con l'Ucraina, là dove passa la frontiera più tribolata del mondo. Matteo Salvini è in volo. Partito di buon mattino, seguendo una tabella di marcia preparata da Marco Campomenosi, il capogruppo della Lega al Parlamento europeo. L'obiettivo è quello di portare aiuti umanitari ai rifugiati ucraini che scappano dalle bombe di Putin, e che proprio in Polonia si stanno riversando. Il che è anche un diversivo, ovviamente, per il leader del Carroccio: stretto nella morsa di una simpatia troppo a lungo esibita per Putin e di una condanna verso l'invasione militare che, per quanto ambigua, non può non essere condivisa, Salvini si vota al pacifismo. "Con atti concreti, non con chiacchiere", dicono dal suo cerchio magico.

"In momenti storici come quello attuale non ci si può soffermare sulle questioni politiche che hanno provocato questo disastro umanitario", fanno sapere da Manalive che in linea con questa convinzione si impegna ancora una volta nel portare un aiuto materiale e morale ai milioni di innocenti colpiti dalla guerra.

Il presidente di Manalive Gianmarco Oddo descrive questa nuova importante missione dell'associazione affermando: "Crediamo fermamente nella forza della solidarietà, del dialogo e del confronto. L'Europa deve essere portatrice di pace e non di armi letali".

Alla fine il capo della Lega è partito: prima tappa in Polonia, poi forse si spingerà più a Est verso l'Ucraina. Con lui il parlamentare europeo Campomenosi e Gianmarco Oddo, funzionario leghista a capo di un'associazione no profit

Ed ecco, allora, il viaggio di oggi. A fare da punto di riferimento, logistico e operativo, è Gianmarco Oddo. E' lui, assistente parlamentare dell'eurodeputato leghista Antonio Rinaldi , a essere già sul terreno. E' lì, infatti, con la sua associazione Manalive, una organizzazione no profit che dal 2019 si occupa di aiuti umanitari, dall'Africa all'Albania, e ora sul fronte orientale. "I volontari porteranno aiuti umanitari, prevalentemente medicinali", spiegano da Manalive. Nell'ambito della stessa missione - si apprende - saranno portati in salvo in Italia anche alcuni profughi ucraini.

Fonti varie agenzie / la stampa / il foglio

 

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